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Autore: Giulia23    28/04/2013    6 recensioni
A causa della sua amica Bonnie, Caroline si ritrova catapultata nel passato al fianco di Klaus, Signore indiscusso dello Hampshire. Ma un'importante ed inattesa missione la attende e dovrà rimanere al fianco del suo nemico se vorrà portarla a termine.
< Non preoccupatevi Caroline, non vi farò del male.> non era un mostro, almeno non in quel senso. < Giurate.> sussurrò lei fissandolo negli occhi quasi per voler leggervi attraverso.
Klaus si trovò a rispondere ancor prima di riuscire a capire l’importanza e lo sforzo sovrumano che quella promessa avrebbe comportato.
< Giuro.>le disse sorridendole e facendo un passo verso la sua direzione. Questa volta Caroline non indietreggiò. No, era rimasta abbagliata da quel dolce sorriso. Il primo sincero e spiazzante sorriso che la ragazza aveva visto comparire su quel volto irresistibile.
Caroline annuì.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi di nuovo qui ragazzi! Allora ho finito di scrivere questo capitolo proprio oggi, di solito mi do qualche giorno per rileggerlo ma visto che vi avevo promesso di pubblicarlo nel week end eccoci qui! Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate soprattutto perché ho intenzione di introdurre un po’ d’azione nei capitoli successivi, spero di aver per questo creato una base idonea per lo sviluppo della storia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Che altro dire, buona lettura!! =)
 
 
Erano passate ore dall’ultima volta in cui Caroline aveva visto Klaus. Quegli occhi pietrificati dalla rabbia continuavano a tormentarla ogni volta che provava ad addormentarsi. Per fortuna dopo qualche bruciatura e posizioni scomode il sole aveva finalmente deciso di tramontare permettendo a Caroline di stendersi sul suntuoso letto a baldacchino dell’ibrido. Non avrebbe voluto farlo irritare ancora di più ma si sentiva davvero sfinita.
Le ustioni ci avevano messo più del solito a guarire e quel giorno non si era nutrita. Non ricordava che il sangue animale fosse così poco … nutriente. Non aveva mai apprezzato le sacche di sangue come in quel momento.
Ogni tentativo di riposare era stato vano. Non era stata solo la paura a tenerla sveglia ma un pensiero. Un pensiero fisso che la stava tormentando. Negli occhi di Klaus aveva potuto vedere per un terrificante momento non rabbia, né furia o odio ma dolore. Lei lo aveva ferito.
In fondo erano amici nel suo presente. Gli amici non tradiscono, non dovrebbero farlo.
L’immagine di Bonnie, Elena, Stefan e Jeremy la investì come un treno in corsa. Anche loro erano suoi amici e l’unico modo per salvarli, per poter stare di nuovo con Tyler, era mettere fuori gioco Klaus anche se adesso la cosa la faceva sentire una crudele voltafaccia.
Caroline strinse con più forza la coperta di piume d’oca che ricopriva il letto. Avrebbe giurato di sentire freddo. Forse erano solo i suoi sensi di colpa che la stavano divorando dall’interno.
Sentì all’improvviso la porta della stanza fare uno strano rumore, poi aprirsi ma non riuscì a trovare il coraggio per voltarsi e vedere chi fosse venuto a prenderla e con ogni probabilità a portarla nella cella più scura e buia di tutto il castello.
Caroline prese un profondo respiro mentre sentiva dei passi avvicinarsi al letto. Chiuse automaticamente gli occhi e attese. Attese a lungo.
Chiunque fosse entrato nella stanza adesso sembrava essere scomparso.
La vampira si costrinse a non aprire gli occhi, nemmeno a gridare anche se era tutto quello che si sentiva di fare.
Doveva essere notte fonda, il verso di un gufo la fece rabbrividire ulteriormente. Come se tutta quella situazione non fosse già abbastanza inquietante!
Ad un certo punto, senza nessun preavviso il materasso affianco a lei si abbassò e qualcuno si stese al suo fianco sotto le coperte.
Si, era evidentemente il momento di aprire gli occhi e uccidere il maniaco ma Caroline non riusciva più a trovare le forze per muovere un muscolo.
 < Hai freddo.> la voce atona e distante di Klaus la fece sentire estremamente colpevole. Si sentiva stranamente sollevata di sentirlo parlare di nuovo, con lei. Certo il suo tono era freddo e glaciale ma almeno non aveva deciso di ignorarla o peggio …
Caroline si portò le coperte vicino al viso, ancora stesa su di un fianco dava le spalle all’ibrido.
 < Credo siano solo i sensi di colpa.> sussurrò con sincerità la vampira. Non aveva più senso mentire o fare finta che quel biglietto non volesse significare niente.
Klaus rimase paralizzato a guardare il soffitto. La sua risposta lo aveva spiazzato.
La sua Caroline, pensò mentre accennava un sorriso stanco e scrollava la testa. Onesta e sincera anche di fronte alla morte. Perché era quello che avrebbe dovuto fare. Ucciderla.
Klaus aveva passato le successive otto ore dal ritrovamento di quel maledetto biglietto ad imprecare, bere e a cacciare. E no, non si trattava di dolci cerbiatti. Aveva cercato di starle il più lontano possibile o la tentazione di spezzarle il collo per averlo tradito ed avergli mentito lo avrebbe sopraffatto. Si conosceva bene, anzi era sinceramente stupito del sangue freddo che aveva dimostrato con lei.
Gli aveva fatto quella stupida promessa. Non poteva farle del male, ma c’era qualcosa di più.
Lui non voleva.
In modo impacciato Caroline cominciò a voltarsi verso l’ibrido. Klaus non potè fare a meno di notare come apparisse indifesa e forse persino triste con le labbra imbronciate e lo sguardo perso, quasi vitreo. Sembrava davvero molto stanca.
La vampira posò delicatamente la mano sul cuscino e vi adagiò la testa. Rimase a fissare il profilo scolpito di Klaus che si ergeva a pochi centimetri da lei. L’ibrido aveva l’aria pensierosa, le mani dietro la testa in una posizione rilassata. Ma il gelo che era sceso tra loro la faceva quasi sentire male, a disagio.
 < Avete deciso cosa fare di me?> domandò con titubanza Caroline. Non voleva apparire sconfitta, non voleva giustificarsi o implorare la sua misericordia. Come avrebbe potuto?
Era stata lei a tradire la sua fiducia. Qui tra i due per la prima volta lei era il cattivo.
Il viso di Klaus si girò per guardarla. L’espressione dubbiosa e le sopracciglia corrugate.
 < No. >rispose sincero mentre notava come il respiro di Caroline fosse accelerato.
La vampira annuì in silenzio. Non sapeva cos’altro dire o fare.
 < Da domani comincerete a svolgere le vostre mansioni. Dovremmo trasferirci prima del previsto quindi dovrete coordinare la servitù e far imballare il necessario. > disse con aria serena tornando a fissare il soffitto.
Caroline rimase in silenzio, scioccata dalle parole dell’ibrido.
 < Temo che i nostri incontri diminuiranno drasticamente Caroline. Primo perchè non mi fido di voi e secondo perché non è bene che un nobile passi tutto questo tempo con una serva, a meno che …> La mano dell’uomo andò a posarsi lasciva sulla guancia della vampira. Le parole lasciate in sospeso erano state più che chiare.
Caroline sentì la guancia andare in ebollizione ed una strana morsa di paura ed eccitazione le chiuse la bocca dello stomaco.
Lo fissò di rimando smarrita e confusa.
Alla vista dello sguardo trionfante di Klaus, la ragazza riuscì a ritrovare la lucidità.
Afferrò la mano dell’ibrido e la strinse forte nella sua, portandola sul letto.
 < La mia amica Bonnie mi ha mandata da voi per … trovare un modo per impedirvi di fare del male alle persone che amo. È una strega.> disse Caroline fissandolo intensamente negli occhi. Notò con piacere la sorpresa di Klaus alle sue parole.
L’ibrido rimase a fissarla godendo della stretta forte della mano della vampira.
 < Come? Come vorreste impedirmi di fare qualsiasi cosa?> il tono glaciale e duro della sua voce fece raggelare Caroline che decise però di non lasciare andare la mano dell’uomo.
 < Avete letto il biglietto, anche lei ha detto che ci stava lavorando sopra.>
 < E perché venire qui quando siete ancora completamente disarmata?>domandò Klaus voltandosi di fianco.
Ora si trovavano faccia a faccia. Solo le loro mani intrecciate li separavano.
 < Io non ho proprio voluto fare niente. Un attimo prima ero a casa mia a dormire e l’attimo dopo dormivo davanti i cancelli del vostro palazzo.>osservò un po’ irritata Caroline.
Klaus accennò un sorriso stanco.
 < Quindi una vostra amica vi ha spedito qui senza arte né parte per impedirmi di fare del male a dei vostri amici. Quali amici? > domandò tutto d’un tratto Klaus con aria pensierosa.
Perfetto. Ed ora cosa diavolo avrebbe potuto rispondergli?
 <  Vi basti sapere che … non era mia intenzione ferirvi. Ma … voi avete ferito me e tutte le persone a me più care. Non volevo ritrovarmi immersa in questo bel pasticcio ma ci sono e non posso tirarmi indietro. Farò tutto il possibile per evitare che facciate del male alla mia famiglia.> la voce le uscì fuori spezzata. Sapeva bene di rischiare molto parlando chiaro con Klaus ma non vedeva altra via di scampo.
L’ibrido sciolse la presa attorno alla sua mano e la posizionò sul viso di Caroline. Con una mossa fluida, seducente si portò sopra di lei ed ancor prima di capire cosa stesse accadendo Caroline sentì le labbra soffici e umide di Klaus posarsi sulle sue.
Non poteva rifiutare quel bacio. Sarebbe stata una terribile bestemmia. C’era così tanta gratitudine in quel gesto da farla sentire inerme contro di lui.
Un bacio soffice, lento. Un solo bacio e Klaus si allontanò da una Caroline pietrificata.
 < Grazie.> le disse inchiodandola al letto con quello sguardo intenso e profondo.  < Per la vostra onestà>.Precisò Klaus mentre i suoi occhi correvano ingordi sul viso di Caroline.
La ragazza si schiarì la gola ancora imbambolata ed annuì lentamente facendo ridere l’ibrido.
Klaus si lasciò cadere sulla sua parte del materasso, scombussolato dalle molteplici sensazioni che quel breve discorso aveva suscitato in lui.
 < Dormite Caroline. > ordinò con aria serena. < Domani sarà una lunga giornata.>
Senza lasciarselo ripetere due volte e senza riuscire a formulare un pensiero coerente Caroline si voltò di fianco, dando le spalle a Klaus e per la prima volta fu felice di obbedire ad un ordine.
 
 
 
 
Il profumo dell’aria mattutina la svegliò dolcemente. Caroline si stiracchiò un po’ indolenzita e in un attimo di lucidità sbarrò gli occhi, terrorizzata.
Era mattina, perché non stava andando a fuoco?
La stanza era ancora all’oscuro, durante la notte Klaus doveva aver richiuso la finestra e le tende.
Caroline si voltò alla ricerca dell’ibrido col quale aveva condiviso il letto. Ma non lo trovò.
Si sentì stranamente delusa e si domandò come avrebbe reagito quel giorno Klaus alla sua presenza. Riusciva a cambiare umore così velocemente che non si sarebbe stupita se quella mattina fosse arrivato alla sua porta armato di paletto e verbena.
Con difficoltà si alzò dal letto, non togliersi quel pesante vestito non era stata l’idea migliore del mondo.
Caroline si guardò attorno. Nessuna traccia del suo anello diurno. Diavolo non sapeva nemmeno se poteva uscire da quella stanza o no.
Klaus le aveva detto che avrebbe dovuto cominciare ad occuparsi del trasferimento, questo includeva uscire da quella camera no? Ma le aveva anche detto che se lo avesse fatto avrebbe ucciso una delle sue serve. Non poteva permetterlo assolutamente.
Ma doveva pur lavarsi, cambiarsi. Doveva mangiare.
Una volta in piedi la testa le girò facendola barcollare. Cosa diamine stava succedendo? Poteva la fame farla sentire così debole? Era un vampiro dopo tutto!
Qualcuno bussò alla porta. < Avanti.> sussurrò la vampira con una tremenda sensazione allo stomaco.
Caroline si voltò lentamente, non sapeva assolutamente cosa aspettarsi. Forse era Becky, venuta ad aiutarla a vestirsi.
Sul ciglio della porta un Elijah dal volto preoccupato e severo la stava fissando. Al suo fianco c’era Becky con un’aria più preoccupata di quella dell’Originale . Si fiondò su di lei e l’aiuto a sorreggersi. Non pensava fosse così evidente che riusciva a mal pena a stare dritta.
 < Sedetevi. Sembrate distrutta.> le sussurrò dolcemente la serva. Caroline le riservò un sorriso gentile prima di mettersi seduta sul letto.
 < Klaus ha mandato voi a fare il lavoro sporco?> domandò la vampira senza guardare il suo interlocutore negli occhi.
 < No. A dire il vero sono voluto venire io di mia spontanea volontà per accertarmi che non vi fosse successo niente di male.> si chiarì il vampiro entrando nella stanza e richiudendo la porta dietro di lui.
 < Vi preoccupate per me?> domandò sbalordita Caroline.
Elijah le si avvicinò e dopo aver fissato il posto vicino alla ragazza ed aver accennato un gesto gentile con la mano per avere il consenso della ragazza si sedette al suo fianco.
Becky si recò svelta in quella che doveva essere la camera di Caroline, passando per una porta nascosta che la ragazza non aveva notato prima. Fantastico, la sua stanza e quella di Klaus erano comunicanti. Inquietante!
 < Dovreste nutrirvi di qualche essere umano, sembrate davvero vicina all’orlo del disseccamento. > le sussurrò gentile l’uomo.
Ma certo, ecco cosa poteva essere.
 < Ricordo che ci vogliono anni per arrivare a quel punto.> osservò pensierosa la ragazza.
 < Da quando non bevete sangue umano? > domandò Elijah fissandola con aria dolce.
 < Troppo credo. Ultimamente mi sento continuamente affamata.> affermò la ragazza fissando di rimando le iridi color nocciola dell’Originale. Caroline non poteva credere che quell’uomo così gentile e amorevole fosse un assassino.
Elijah inclinò la testa e la studiò attentamente. Aveva un’aria confusa sul viso.
  < Non capisco il motivo per il quale tenete tanto alla vita umana. È all’ordine naturale che contravvenite, siamo predatori. Il sangue ci dona la vita.>
 < La mia umanità è tutto ciò che mi resta. È l’unica ragione per la quale riesco a guardarmi allo specchio ogni mattina e ad accettare quello che sono diventata. Essere un vampiro non significa per forza essere un mostro, io posso essere ciò che voglio e voglio essere migliore di quello che la mia natura mi impone. Posso farlo e non è … un semplice capriccio. La mia vita ha lo stesso valore di quella dei miei amici, sono esseri umani come lo siamo ancora noi, in fondo.> disse con aria gentile la ragazza. Sembrava voler far comprendere davvero le sue parole ad Elijah.
Il vampiro le sorrise dolcemente e le baciò il dorso della mano. < Siete un essere incantevole Caroline, unico oserei dire. Non ho mai incontrato un vampiro più puro di voi. La nostra natura ferina non sembra toccarvi. Ed è per questo che mi stavo domandavo cosa fosse mai accaduto tra voi e mio fratello da farlo infuriare tanto. L’altra sera ha ucciso metà degli abitanti del villaggio più vicino. >
 < Ucciso? > sussurrò col fiato corto Caroline. Una voragine le attanagliò lo stomaco, facendola annaspare alla ricerca d’aria. Klaus si era arrabbiato con lei e degli innocenti avevano pagato al posto suo.
La ragazza si alzò dal letto e si aggrappò al comodino per posarvi il suo peso in attesa che le lacrime le rigassero il viso.
  < Caroline mi dispiace avervi dovuto dire questo ma stamattina mio fratello è intrattabile ed abbiamo degli importanti affari in sospeso. Mi ha ordinato di farvi uscire dalle sue stanze e di mostrarvi cosa dovete fare. Ho temuto per la vostra incolumità, credevo che Niklaus vi avesse … fatto del male.> Elijah si alzò dal letto e le posò una mano sul braccio, dandole una stretta amichevole. Caroline sollevò un poco il viso per sorridergli.
 < Perché vi preoccupate così per me?> domandò la ragazza nel tentativo di eludere la domanda dell’uomo.
  < Non per ferire il vostro ego Caroline, ma mi sto preoccupando per mio fratello e la mia famiglia. Se Klaus vi facesse del male credo perderebbe la lucidità di cui adesso abbiamo davvero bisogno .> Elijah fece segno a Becky di rientrare nella stanza.
Si era fermata sulla soglia aspettando il permesso del suo padrone. Portava in mano uno splendido vestito azzurro.
  < Credete davvero che Klaus mi abbia preso così in simpatia? > domandò con aria sarcastica Caroline mentre osservava Becky depositare il vestito sul letto. La ragazza si chinò scoprendo il collo delicato. Il profumo del suo sangue la investì in pieno.
  < Lo credo.> rispose secco Elijah come se non volesse parlare di quell’argomento in quel momento.
  < Becky andatevene!>la implorò quasi Caroline mentre indietreggiava dalla ragazza, spaventata dai pensieri che stava facendo. Affondare i denti in quella pelle deliziosa la stava tentando più del previsto.
Becky si voltò a guardarla con lo sguardo perso e preoccupato di un bambino. Elijah si frappose tra le due.
 < Becky credo sia arrivato il momento di andare.> le disse l’Originale.
 < Ma io … posso donarvi un po’ del mio sangue Caroline. > cercò di protestare la ragazza che si era fatta all’improvviso seria e spavalda.
Gli occhi di Caroline diventarono rossi e le vene attorno ai suoi occhi si gonfiarono. I canini esposti ed un ghigno sadico sul viso. < Non voglio il vostro sangue! Andate via!> le urlò contro.
Il tentativo di spaventarla a morte riuscì alla perfezione e la ragazza fuggì dalla stanza.
Caroline chiuse gli occhi cercando di ricontrollare il suo respiro impazzito. Si obbligò a non correre dietro quel cuore accelerato che pompava sangue nelle vene della serva.
Le dispiaceva averla aggredita ma quella dolce ragazza non sapeva a cosa sarebbe andata in contro se Caroline avesse acconsentito.
Elijah le posò dolcemente le mani sulle spalle. domandò incuriosito.
 < Non sarei riuscita a controllarmi. Non ho mai imparato.> affermò con aria triste mentre i canini tornavano al loro posto.
 < Siete sicura di riuscire a resistere per la giornata senza cibarvi?> le domandò preoccupato. Caroline annuì.
 < Non appena il sole sarà calato chiederò a Niklaus il permesso di farvi uscire nel bosco così che possiate nutrirvi liberamente.>
 < Grazie.>  gli disse riconoscente la ragazza.
  < Vestitevi. Vi aspetto in sala da pranzo. Vi farò vedere cosa dovrete fare oggi.> e detto questo Elijah scomparve oltre la porta.
Entrare in quel fantastico vestito da sola si verificò più difficile del dovuto. Caroline sorrise della scelta mirata di Becky. Era un vestito evidentemente non adatto alla giornata di lavoro che l’aspettava. Era magnifico. Il colore tenue le ricordava il cielo d’estate, dello stesso colore dei suoi occhi. Le finissime rifiniture in oro erano dei veri capolavori. Il taglio lungo dell’abito, la piccola fascia dorata che le circondava la vita subito sotto il seno risaltava il suo fisico asciutto ed elegante.
Fu una lunga, lunghissima giornata. Elijah la presentò alla servitù al completo, il suo compito era coordinare tutti, dare ordini a destra e a manca. Dovevano impacchettare una reggia per il trasferimento.
E come avrebbe potuto ordinare a Tom, un ragazzino di appena dodici anni dallo sguardo innocente ed i capelli color miele di portare un baule più grosso di lui senza dargli una mano? Senza “sporcarsi le mani” anche lei assieme a tutti loro?
Non si era fermata un solo secondo. Durante l’ora di pranzo si era unita alla servitù. Sam, un omone alto quasi due metri, dal fisico asciutto e la faccia da cucciolo la aveva letteralmente costretta ad unirsi a loro anche se tutti avevano intuito che lei non avesse bisogno di quel tipo di cibo.
In quell’unica ora di riposo si era ritrovata a ridere e persino a dimenticare la stanchezza e la sete che la attanagliavano. Un po’ di calore umano, ecco di cosa aveva bisogno.
Se all’inizio Becky si teneva a debita distanza da lei poco a poco cominciò a parlarle. A Caroline quella piccoletta dalla pelle color nocciola cominciava a piacere davvero.
Di Klaus nemmeno l’ombra. La vampira non sapeva se sentirsi sollevata o triste. In realtà si sentiva solo confusa dall’atteggiamento dell’ibrido.
La sera giunse in fretta. Caroline si ritrovò nelle cucine con Sam, che aveva scoperto essere il garzone del castello, Becky, il piccolo Tom e l’anziana e vivace Amanda, la cuoca.
 < Avreste dovuto vedere la faccia di Tom mentre sollevava quel baule.> osservò Sam scoppiando a ridere assieme a tutti gli altri. Tom lo guardò di traverso mettendo il broncio.
 < Avresti dovuto sapere che lady Rebecca ha più vestiti che giorni della settimana per indossarli.> continuò a punzecchiarlo il ragazzo passandogli amorevole una mano tra i capelli e scompigliandoli. A quel gesto affettuoso anche Tom scoppiò a ridere.
 < Sam, smettila. Se ben ricordo anche tu hai rischiato di cadere dalle scale oggi pomeriggio.> lo rimproverò col sorriso sulle labbra Caroline mentre si metteva seduta su una panca vicina al fuoco che Amanda stava attizzando. Il calore delle fiamme la fece sentire meglio.
 < E quella è colpa della mia altezza. Non posso essere un gigante, dal fisico di un dio greco ed essere per di più coordinato. Non pensate anche voi milady? > scherzò il ragazzo bevendo un altro sorso di birra.
 <  Ti ho detto di darmi del tu!> sbottò Caroline sorridendogli.
Sam fece un lieve inchino per prenderla in giro.
 <  Il tuo ego non ha fine non è vero Sam?> domandò sarcastica Amanda mentre puliva le ultime stoviglie.
 <  Aspetta, ti do una mano.>si offrì Becky mentre posava a terra una cesta di panni.
 <  Ci penso io.> le sorrise Caroline, raggiungendo Amelia. Becky le sorrise entusiasta in risposta.
 <  Grazie Caroline. > le disse solare Amanda mentre le passava un piatto da insaponare.
 <  Per così poco.> rispose la ragazza.
 <  Domani potremo vedere se la nostra Caroline è in grado di lasciar fare un po’ di lavoro pesante anche a noi e smetterla di comportarsi come un feudatario nel giorno dell’affitto.> scherzò Sam alzandosi in piedi.
La vampira si voltò a guardarlo con un sorrisetto irritato sul viso e gli lanciò lo straccio col quale stava asciugando i piatti. Lo prese in pieno viso, lo straccio gli ricoprì il capo nascondendo il sorriso divertito dell’uomo.
Tutti scoppiarono a ridere ma ben presto la loro attenzione fu attirata da un imponente figura in piedi sulla soglia della porta.
Caroline si voltò a fissarlo pietrificata. Klaus.
Il suo sguardo trapelava odio e disapprovazione. La stava fissando con aria truce. Fece un passo verso di lei mentre tutti si mettevano sull’attenti.
 <  Non è vostro compito lavorare nelle cucine.> disse gelandola con lo sguardo.
 <  La perdoni Signore, è stata colpa mia. La signorina  … > cercò di intervenire Amanda.
  < Taci! Non sto parlando con te Amanda. > il rimprovero colmo d’ira che l’ibrido rivolse all’anziana donna fece infuriare Caroline che si dimenticò del fatto che Klaus avrebbe potuto, anzi dovuto strapparle il cuore dal petto e lo affrontò.
 < Non potete trattarla così! Non vi ha fatto nulla, così come io non sto facendo niente di male! Sto solo aiutando i miei amici.> gli sbuffò contro Caroline facendo raggelare tutti nella stanza.
Lo sguardo d’odio di Klaus si accese ancora di più. Fece un altro passo nella direzione di Caroline.
 <  Questo non è il vostro posto Caroline! Non sono le vostre mansioni! > le urlò contro infuriato.
La ragazza si avvicinò a lui, furibonda.  <  Sono una delle vostre serve o lo avete dimenticato? Voi mi avete detto di cominciare il mio lavoro oggi e l’ho fatto! Quindi smettetela di comportarvi da pazzo psicopatico!> gli urlò contro la ragazza mentre stringeva i pugni nel tentativo di non prenderlo a schiaffi.
Klaus riempì la breve distanza che ormai li separava e l’afferrò con forza per le braccia. < Vi sto cercando da ore! Non potete fare di vostra testa qui dentro! Sono il vostro padrone e vi ho espressamente ordinato di non allontanarvi mai dal mio fianco!> le urlò contro infuriato. Lei lo stava umiliando davanti a tutti, alla servitù! Dopo un giorno passato lontani sperava che la tensione tra loro si sarebbe calmata, ma la trovava ancora più irritante di prima!
 <  Vi dico che non vi appartengo e quasi mi strangolate, mi comporto come volete, come una serva ed ottengo lo stesso trattamento! Cosa dovrei mai fare per accontentarvi?> gridò Caroline ormai a pochi centimetri dal volto dell’Originale. Erano entrambi furibondi.
 <  Obbedirmi!> urlò l’ibrido sgrullandola violentemente.
 <  Non potrei mai prendere ordini da un assassino a sangue freddo! Perché avete ucciso quelle persone? Loro non c’entravano niente, io vi avevo fatto arrabbiare! Era me che dovevate punire!> la vampira cercò di trattenere le lacrime ma non ci riuscì troppo bene a notare dall’espressione smarrita dell’uomo.
 <  Non tentatemi Caroline.> sibilò tra i denti Klaus con aria gelida e fin troppo seria dopo essersi ripreso dallo shock. Quel fannullone di Elijah doveva averle detto tutto.
Sam si fece avanti protettivo.  < Lasciatela andare, le state facendo del male.>
Klaus si voltò a guardarlo con aria truce, un sorriso sadico apparve sul suo viso.
Caroline sapeva benissimo cosa sarebbe successo poco dopo.  < No. > sibilò prima che l’ibrido si lanciasse sul ragazzo.
Prima che Klaus riuscisse a spezzargli il collo, Caroline prese il posto di Sam gettandolo a terra.
Tutto era avvenuto così velocemente che Klaus si accorse di aver spezzato il collo di Caroline solo quando la vide riversa, senza vita ai suoi piedi.
Tutti rimasero pietrificati. Becky fu la prima a muoversi. Si gettò su Caroline con le lacrime agli occhi. Le fece posare la testa sulle sue ginocchia e le scostò i capelli dal viso. < Caroline, Caroline! > le sussurrava cercando di farla svegliare.
Klaus era rimasto immobile ad osservare la scena. Lo sguardo disgustato mentre fissava il corpo senza vita della sua Caroline.
Si sentì infintamente incolpa. Aveva violato la sua promessa.
Anche quello stupidissimo ragazzo ora si era avvicinato a lei e le aveva posato una mano sul viso. Era troppo.
Klaus lo afferrò per il bavero della giacca e lo scaraventò contro il muro. Lo bloccò.
Sam lo fissava con aria terrorizzata ma non implorate. Quell’idiota aveva fegato, doveva ammetterlo.
   < È il tuo giorno fortunato.> sibilò furioso contro il ragazzo.   <  Ma se la toccherai un’altra volta non avrai più mani per farlo.> Detto questo Klaus lo gettò a terra con disprezzo. Non poteva uccidere quel parassita dopo che Caroline si era fatta spezzare il collo al posto suo. Solo Dio sapeva per quale assurda ragione.
Senza dire altro Klaus si chinò su Caroline facendosi spazio tra gli amici che le si erano radunati attorno e la prese in braccio.
Uscì dalla cucina e salì le imponenti scale che portavano alle camere da letto.
Sentirla così vicina al suo corpo lo fece sentire stranamente più rilassato. Elijah lo aveva avvisato di quanto Caroline gli fosse apparsa stanca ed affamata due ore prima ed aveva deciso di portarla insieme a lui nel bosco, come aveva già fatto. Ma non era riuscito a trovarla nella sua camera, né in quella della ragazza. Sembrava svanita ed il pensiero che fosse scappata lo aveva fatto sentire … male. Lo aveva fatto sentire ferito, dolorante. Tradito.
 L’aveva cercata per due ore in ogni parte del castello, persino nel bosco senza fortuna. Quando l’aveva vista in quella piccola cucina, la pelle candida, i boccoli semplicemente raccolti in una mezza coda, il corpo avvolto dalla seta azzurra del suo vestito, si era sentito di nuovo vivo. L’ossigeno era tornato ad inebriare i suoi polmoni. L’aveva trovata.
Poi l’aveva sentita ridere e scherzare con tono rilassato e familiare con quelle persone, con quell’idiota. Come con lui non aveva mai fatto. Si sentì all’improvviso geloso e fuori di sé.
Arrivato nella sua stanza aprì la porta con un piede e depositò Caroline con delicatezza sul letto.
Le scostò i capelli dal viso e rimase a fissarla ammaliato. Persino adesso sembrava appena uscita da uno dei suoi sogni più belli. Quell’innocenza quasi celestiale riusciva a farlo sentire in pace col mondo intero. Mondo che in realtà odiava profondamente.
Con un tocco leggero accarezzò la ferita che proprio lui gli aveva inflitto. Non accennava ancora a guarire. Elijah lo aveva avvisato dello stato di Caroline, ma Klaus non poteva immaginare che potesse essere tanto debole.
Avrebbe dovuto darle del sangue.
Per un attimo l’idea di nutrirla col suo sangue gli balenò per la mente. La scacciò poco dopo. Condividere il proprio sangue non era qualcosa da prendere sotto gamba, era qualcosa di speciale, unico ... intimo. Avrebbe voluto condividerlo con lei, non imporglielo.
 
Caroline cercò di aprire gli occhi, ancora assonnata. Si sentiva indolenzita ed aveva la  bocca impastata.
Ma si sentiva stranamente meglio. Cercò nuovamente di aprire gli occhi ma la luce del sole le fece portare automaticamente una mano sul viso. Perfetto, non stava bruciando.
Deglutì rumorosamente notando che la sua bocca aveva un buon sapore ed osservò la sua mano. L’anello di lapislazzulo era tornato al suo posto.
  <  Credevo lo rivoleste indietro.> sussurrò gentilmente Klaus.
Caroline si voltò per vedere dove l’ibrido si trovasse. Era seduto su una lussuosa poltrona color ebano a pochi metri di distanza dal letto. Una caviglia poggiata elegantemente sull’altro ginocchio e le mani incrociate al petto. Non riusciva a vedere il suo viso perché il sole alle spalle dell’uomo era ancora troppo forte per i suoi occhi.
  <  Come vi sentite? > domandò con uno strano tono di voce.
  <  Indolenzita.> rispose sincera Caroline. Non si sentiva male, anzi. A parte quel senso di intorpidimento generale poteva dire che si sentiva alla grande. Ah e già c’era il fatto che lui le aveva appena spezzato il collo a farla sentire un po’ strana.
   <  Mi dispiace Caroline.> sussurrò Klaus abbassando lo sguardo ed avvicinandosi a lei. Il tono di voce basso e colpevole dell’ibrido le fece sbarrare gli occhi. Klaus Mikaelson le aveva per caso appena chiesto scusa?
Caroline riuscì finalmente a vedere il viso dell’ibrido. Una profonda ruga di preoccupazione gli solcava la fronte ed i suoi occhi erano tristi, spenti. La vampira sentì un tuffo al cuore, Klaus stava soffrendo. Per lei?
  <  Sto bene, davvero Klaus.> sussurrò automaticamente davanti a tanta pena la ragazza. Non le piaceva vederlo così, preferiva il Klaus dalle pupille dilatate, il tono di voce alle stelle e quello sguardo infuocato … le riusciva più facile così capire che lo odiava e basta!
L’ibrido la scrutò a fondo senza togliersi quell’espressione corrucciata dalla faccia. Senza nessun avviso si alzò in piedi e si avvicinò ad un mobiletto posto nell’altra parte della stanza.
Solo allora Caroline si accorse di trovarsi  nella stanza dell’Originale.
 <  Cos’è nemmeno da morta vi fidate a lasciarmi in una camera con la serratura forzata?> domandò un po’ inacidita la vampira.
Klaus si voltò a guardarla con un bicchiere di acqua in mano. Lo sguardo truce ma ancora triste.
 <  Smettetela Caroline, non mi sembra il caso di fare del sarcasmo anche su questo.> la rimproverò come farebbe un padre autoritario con la sua bambina capricciosa.
Stranamente la vampira pensò che fosse il caso ubbidirgli. Klaus era evidentemente sconvolto. Ma c’era qualcosa che la irritava.
  <  Un attimo! Qui sono io quella a cui è stato spezzato l’osso del collo! Quella arrabbiata e sofferente dovrei essere io, non voi?> sbottò la ragazza cercando di mettersi seduta.
Klaus fu vicino a lei in un secondo. Come aveva fatto a non versare nemmeno una goccia d’acqua dal bicchiere?
Lo sguardo colmo d’ira dell’ibrido  la obbligò a fermarsi. Caroline deglutì rumorosamente un’altra volta. Strano, non sentiva più la gola in fiamme.
Tutto d’un tratto l’aria arrabbiata dell’ibrido svanì per lasciare posto ad un espressione preoccupata. Posò il bicchiere sul comodino vicino il letto e con fare dolce sistemò i cuscini dietro la schiena di Caroline per aiutarla a mettersi seduta.
Il viso di Klaus era troppo vicino a quello della ragazza. Il respiro dell’ibrido le colpì la guancia provocandole un dolce brivido lungò il collo, la spalla, la spina dorsale.
Non potè non ripensare a quel breve e soffice bacio. Le labbra di Klaus si erano posate così delicate e soffici sulle sue da averla paralizzata. E lo stava facendo di nuovo, lasciarla pietrificata. Senza forze mentre lui si avvicinava seducente a lei.
Klaus sembrava davvero preso nella sua “impresa” quando posò le mani lungo i fianchi di Caroline per aiutarla a sollevarsi. La sollevò con gentilezza. I loro visi finalmente uno di fronte all’altro. E quegli occhi, quegli occhi di un blu così intenso da farla star male si incatenarono ai suoi.
Lo aveva visto infuriato con lei, preoccupato per lei. L’aveva perdonata per averlo tradito, beh qui c’era da considerare un bel forse, ma l’aveva visto ora ed era diverso. Un Klaus meno duro, meno … ferito. Ferito da secoli di lotte, fughe e tradimenti. Poteva sperare in un suo mutamento?
L’immagine di Jeremy riverso senza vita sul divano di casa Gilbert le investì la mente ed in un attimo di lucidità la vampira allontanò il suo sguardo da quello di Klaus e voltò la testa.
L’ibrido indietreggiò lentamente. Caroline non aveva la forza di osservare la sua reazione.
Per un attimo Klaus aveva letto negli occhi di Caroline il suo stesso desiderio, i suoi stessi dubbi. Ma il rifiuto non era una cosa alla quale aveva mai reagito bene. E questa volta per di più … faceva davvero male.
 <  Vi manderò Becky, si prenderà cura lei di voi. Bevete altro sangue, non preoccupatevi non ho ucciso nessuno dei plebei a cui tenete tanto. Chiamatele donazioni spontanee senza le quali sareste morta. > disse con tono iroso e crudele l’ibrido.
Si, si era solo illusa di poterlo vedere redento. Caroline alzò lo sguardo, fiera. E non potè non notare di averlo ferito. Ma la rabbia sembrava il sentimento predominante sul viso dell’Originale.
 <  Non cambierete mai non è vero? Gli umani non sono solo sacche di sangue di cui potete fare quel che volete! Siete un mostro! Come posso fidarmi di un mostro!> gli urlò contro Caroline con i pugni stretti sul letto.
 < Senza questo mostro ora voi sareste morta! Dimostrate un po’ di riconoscenza!> e la furia di Klaus era di gran lunga più spaventosa di quella della ragazza.
In un attimo era tornato vicino a lei e l’aveva afferrata per le spalle.
Caroline sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi. Vederlo così sconvolto in qualche modo la feriva, ma più di tutto erano le parole di Klaus a ferirla.
 <  Siete stato voi a spezzarmi l’osso del collo.> osservò in un sussurro la ragazza.
 <  Si perché voi siete così sciocca da mettervi tra me e un idiota che meritava di morire.> sibilò iracondo Klaus. La stava incenerendo con lo sguardo.
 <  Perché? Perché lo meritava? Perché aveva cercato di difendermi da voi? > domandò Caroline ritrovando la sua grinta.
 <  Già.> disse serio l’ibrido come se quella fosse la risposta più ovvia.
La vampira lo guardò con disprezzo mentre sentiva la presa attorno alle sue braccia farsi più intensa.
 <  Perché si è preso libertà con voi che non doveva. Perché mi ero preoccupato per voi, non riuscivo a trovarvi. Pensavo mi aveste … abbandonato.> Klaus sussurrò l’ultima parola distogliendo il suo sguardo di ghiaccio da Caroline.
Senza nemmeno rendersi conto di quello che stava facendo Caroline posò dolcemente una mano sul viso di Klaus e lo costrinse a guardarla di nuovo negli occhi. Erano infinitamente tristi e lontani, come se quelle parole avessero riportato alla mente ricordi troppo dolorosi.
 <  Non vi abbandonerò.>sussurrò Caroline gentilmente mentre legava il suo sguardo a quello dell’ibrido.
Klaus la fissò stupito. Ogni traccia d’ira era scomparsa dal suo volto. Si sentiva … scombussolato e sollevato.
Perché quella ragazza che sembrava odiarlo profondamente gli aveva fatto una promessa del genere?
Una parte di Caroline si pentì immediatamente di quella promessa. Ma doveva pur conquistarsi la sua fiducia, far abbassare le sue difese per … metterlo a dormire.
“Ucciderlo Caroline, dillo!” la sua vocina interiore le gridò contro arrabbiata. No lei non lo avrebbe ucciso! Era falso!
Ma una parte di lei non aveva potuto resistere a quello sguardo triste, al suo dolore. Una parte di lei voleva farlo sentire meglio, rassicurarlo e quelle erano state le prime parole che le erano venute in mente.
“ Perfetto così ora oltre che ucciderlo lo ferirai a morte, tradendo la fiducia e l’affetto che ha risposto in te! Traditrice!” un’altra volta quella maledetta vocina. “ Taci!” le ordinò mentalmente Caroline.
La forte mano di Klaus la riportò al presente. Si posò delicata sulla sua spalla ed un sorriso innocente apparve sul volto dell’ibrido.
   <  Grazie Caroline.> sussurrò l’Originale e sembrava sincero.
La vampira gli sorrise sperando di evitare un altro momento di imbarazzante vicinanza.
Klaus si sollevò dal letto e si diresse verso la porta.
   <  Becky arriverà al più presto. Riposatevi per oggi, domani continuerete il vostro lavoro. >Disse senza voltarsi e l’attimo dopo era scomparso.
Klaus sollevò il viso per sentire la sensazione calda e familiare del sole che gli scaldava la carne. Un sorriso rilassato comparve sul suo volto. Si sentiva felice ma scombussolato. Doveva capire cosa volesse in realtà da lui quella ragazza. Doveva pensare.
  
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