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Autore: Linn_CullenBass    28/04/2013    2 recensioni
Cross-over The Vampire Diaries e twilight.
Stefan e Damon Salvatore. Due fratelli conosciuti un po da tutti, alla fine.
Isabella Swan. Una ragazza frustrata, con il ricordo di un amore che le è stato negato.
Un’idea che mi è nata così, per caso.
E se…
E se Bella fosse andata via da Forks, e fosse andata dalla zia, a Mystic Falls, dove fa la conoscenza di due fratelli affascinanti e misteriosi?
E se questi due s’innamorassero di lei entrambe? Come era successo anni prima con Kathrine?
Bella sa, cosa sono loro. E non racconta nulla della sua vita passata, ne del suo amore per Edward.
Ma poi, una complicazione. E i Salvatore chiameranno al loro fianco il miglior amico di Stefan e la sua famiglia. E la sorpresa, potrebbe sconvolgere tutto quello in cui hanno sempre creduto.
[N.d.A: qui non esiste Elena, è impersonata da Bella]
Non so da dove trovassi la forza di stare con Stefan, senza provare disgusto con me stessa perché non era … lui a baciarmi. Ma per lo meno, questo vampiro, non mi avrebbe mai lasciata. È vero. Ma non era lui la persona con la quale avrei voluto condividere la mia vita, sempre.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo 5.











Buttai indietro la testa, sospirando sul divano di pelle nera.
Jacob era corso a farsi un giro, mentre io continuavo il mio processo di depressione post-notizia.
Ma che diavolo, sembrava un incubo.
Non avevo ancora metabolizzato la cosa, probabilmente non ci sarei riuscita. Accettare che.. Lui fosse loro amico (o meglio, amico di Stefan), era un qualcosa di troppo difficile da mandar giù.
Una pillola amara sprovvista d’acqua.
Ed io, avevo anche sete.
- E’ tutto a posto, Bella. Tu devi.. stare tranquilla. Ho già chiamato chi ci potrà aiutare. Ha confermato che ci aiuteranno.-
Non volevo sapere chi ci avrebbe aiutato. Non ne avevo idea, e sapevo che nulla al mondo mi sarebbe importato di più di sapere dei Cullen, in questo momento.
Stefan si sedette vicino a me, ed incominciò ad accarezzarmi lentamente in braccio, prima di stringermi in un abbraccio rassicurante. Ero convinta credesse che il mio timore nascesse dal vampiro appena entrato nel pensionato, non sapendo che in realtà tutto quello che temevo partiva dalle sue conoscenze “vampiresche”.
- Stefan, posso chiederti una cosa?-
La domanda sorse spontanea. Senza che io riuscissi a pensarci.
Come un’idiota, volevo sapere di più su questa conoscenza.
- Sì, certo.-
Il suo sorriso mi tormentava il cuore.
Così, come il senso di colpa s’insidiava nel cervello e divideva me stessa in due. Da una parte, Bella di Forks. Dall’altra, più leggera e lontana, la Bella di Mystic Falls. La Bella nuova.
- Senti.. ma questi vampiri “occhi-gialli”, cos’hanno di tanto diverso? Di tanto speciale?-
Pronunciai le parole con un tocco di incertezza, deglutendo alla fine della frase.
Stefan sospirò, prima di guardarmi addolcito e lievemente incuriosito da quella domanda.
- Damon ha fatto bene ad anticipartelo. Vedi, loro non sono i “vampiri dagli occhi gialli”. Loro sono anche amici miei, la mia seconda “famiglia”. Ho conosciuto uno di loro nel 1950, quando me ne stavo a Chicago per pura voglia di girare il mondo. È stato comprensivo. E mi ha aiutato lui a diventare quello che sono oggi, a nutrirmi di sangue animale. Sono stati la mia salvezza.-
Il modo in cui ne parlava, pareva tanto quello che avevo io nel parlare di LUI. Era come se l’avesse salvato, come se fosse stato il suo “angelo”.
Una cosa non mi sfuggì: il suo cambiare numero del soggetto.
- Hai detto lui.. poi “mi hanno”. Cosa intendevi?-
La sua risposta non si fece attendere.
- uno di loro è stato il mio mentore- spiegò, alzandosi per versare qualcosa di forte nel suo bicchiere di cristallo.- .. ma è stata la famiglia ad essermi d’aiuto. Vedi, il nutrirsi d’animali favorizza la creazione di clan. Ecco, per loro è andata così.-
Bevve un sorso, mentre cercavo disperatamente di non pensarci. Quello che fin’ora avevo sentito, l’avevo già ascoltato dalla bocca di un’altra persona. Un qualcuno che al momento mancava. Un qualcuno che mi aveva stretto troppo il cuore fino ad ucciderlo.
- Sono diversi, speciali. Inanzitutto, la loro pelle è di ghiaccio. Bianca, fredda. Non per nulla, secondo alcune leggende del posto, sono chiamati anche “freddi”. E non bruciano al sole, anzi. Essendo di una composizione particolare, direi che l’effetto che esso provoca loro, può essere paragonata a quella di un cristallo.-
Guardò il bicchiere, sospirò e lo riposò sul tavolino antico. Poi incrociò le braccia.
- Brillano.-
Annuì con la testa.
Ovviamente, già ero a conoscenza di tutto. Ma volevo sapere fino a che punto i Salvatore sapevano. Di sicuro, più di me.
- Poi, non possiedono il potere di soggiogamento.- si risedette di fianco a me.- vedi, noi lo usiamo per raggirare le prede. A loro non serve. Alla debole vista umana, un freddo pare la creatura più meravigliosa del mondo. Possiedono, però poteri speciali. Secondo alcuni, soltanto un’alta amplificazione di un qualcosa che già possedevano.. da umani.-
Mi appoggiai a lui, intenta a non cadere. Lo sconforto mi premeva dappertutto. Nessuna parte del mio corpo umano, restava esanime. Anzi, il cuore era il muscolo più colpito. Quello più propenso a cedere.
Sperai che Stefan non se ne accorgesse.
E, nel frattempo, mi sentivo uno schifo. Con Jacob lontano da me, la voragine che si stava richiudendo pian piano, aveva ripreso a sanguinare, ritardando la cicatrizzazione. “Di questo passo”pensai “non lo farà mai.”
 
 
*
 
Damon.
 
 
 
Il Mystic Grill era vuoto.
Tranne poche anime che sedevano ai tavolini di fianco all’angolo, non c’era nessuno ad vivacizzare quel posto squallido con chiacchiere inutili, e futili pensieri del cavolo.
Eppure, quelle poche parole che provenivano da qualche metro di distanza, riuscivano a distrarmi un po’ anche in un momento del genere. Anche mentre la ragazza che tentavo di proteggere aveva il suo migliore amico. Anche mentre aveva di fianco a sé il fidanzato, pronto a dirle “ci sono io per te”.
Non avevo alcuna importanza, io, nella sua vita.
Stefan l’aveva.
- C’è posto, vicino a te?-
Una voce roca, calda. Troppo calda, che veniva preceduta dal tonfo insopportabile. Di sicuro, avere qui Jake il cagnolino era meglio di nulla.
- No. Non lo vedi? Mike l’amico immaginario è seduto vicino a me.-
Ironizzai. Non era odio, quello che sentivo verso di lui. Né rancore.
Era solo che i suoi sentimenti verso di me non erano dei più rosei, ed io, di solito, ricambiavo i sentimenti.
Si sedette, ed ordinò quello che avevo anche io. Qualcosa di troppo forte, a dirla tutta. Il suo debole corpicino da quadrupede non avrebbe retto.
- Che c’è? Stefan ha messo il cartello con su scritto “Qui no cani”?-
Buttai giù un altro sorso.
- Non mi piace l’aria che si respira in questo posto.-
Sorrisi.
- Benvenuto nel paese dei vampiri, Jake. L’aria che abbiamo qui sarà sempre irrespirabile per te. Se non ti piace, puoi anche andartene. Voglio dire, è la nostra aria.-
Lo guardai, cercando di addolcirmi il più possibile.
- Provengo da un posto pieno di vampiri, Damon. Fidati, sono abituato all’odore.-
Non dissi nulla, mi limitai a prendere direttamente la bottiglia, attenuando così il dolore che scolpiva nel petto il simbolo esatto della frustrazione silenziosa. Quella più balorda.
- A lupolandia ci sono vampiri? Buono a sapersi, voglio dire.-
Jacob non rispose.
Semplicemente, vidi un lieve sorriso solcargli il volto, quasi pensasse a qualcosa di divertente.
Non volevo sapere, cosa. Non avevo idea, e non amavo quel ragazzo particolarmente. Addirittura stare qui con lui, mi dava fastidio. Ma lo facevo per lei, perché sapevo che ne sarebbe stata felice.
Certo, se gliene fosse importato.
-Dimmi la verità, Damon. Tu hai idea di chi siano i visitatori di questo pomeriggio?-
Evasi la domanda.
Quale stupido idiota poteva farne una simile?
Insomma, se lo avessi saputo avrei agito. Se lo avessi saputo avrei detto a Stefan: andiamo a prenderlo e facciamolo a pezzi. Se lo avessi saputo, sarei stato il primo ad andargli incontro.
Scoppiai in una fragorosa risata, che risuonò tra le pareti del vecchio bar.
- Lo prendo per un no.-
-Una donna.-
Era l’unica, l’unica cosa che sapevo. Non ne avevo la certezza, ma qualsiasi individuo fosse entrato in quella stanza, di sicuro portava del profumo femminile.
Era una donna, fino a qui non mi sfuggiva. Era il resto che era avvolto dalla nebbia.
- Il profumo femminile, vero? Non era solo una mia impressione, allora.-
Dunque se n’era accorto. I suoi sensi amplificati avevano fatto la loro parte, comunque. Forse, uno di loro con noi, non sarebbe stato poi così inutile.
Ma se s’era accorto del profumo, come mai non aveva notato con stupore la differenza dei nostri odori?
- Jacob, come mai non sei svenuto, sapendo che l’odore non era uguale al nostro? Voglio dire, Bella è crollata, sapendo che esistevano più razze di noi.-
Si guardò intorno, e qualcosa lo bloccò. Ma..cosa? Aveva ancora il bicchiere in bocca, quando lo guardai per ottenere la mia risposta.
Il suo comportamento era troppo strano.
- Sono solo più forte di lei, tutto qui.-
Posò il bicchere e fece un respiro profondo, al punto da farmi vacillare un secondo.
A cosa dovevo questo strano atteggiamento? Sembrava coprisse qualcosa. Sembrava cercasse di non dire nulla. Lo si leggeva negli occhi. E giuro, giuro con tutto me stesso, che avrei pagato oro per far sì che il soggiogamento mi svelasse cosa stava pensando.
Purtroppo,però, non potevo.
- Non me la dai a bere, amico. Sembrava che già.. ne fossi a conoscenza. Che c’è? I vecchi del tuo posto già ti avevano raccontato?-
E poi, un lampo.
Nessuno sapeva da dove Jacob venisse. Nessuno aveva la certezza che fosse davvero di dove diceva di provenire. Nessuno.
Sorrise, lasciò una banconota sul tavolo e poi, con assoluta naturalezza, se ne andò.
*
 
 
 
 
Vancouver, 14 settembre.
 
 
 
- Ha chiamato Stefan.-
La velocità con la quale Alice s’era fiondata nel salone, era incredibile. Avvertire Carlisle era l’unica cosa da fare.
Eppure, l’uomo era sorpreso quanto me. Mi lanciò un’occhiata confusa.
“ tu sai qualcosa?”
Scossi la testa.
- Salvatore?-
Alice annuì, in segno positivo. L’uomo non sapeva darsi una spiegazione. E, a dirla tutta, io nemmeno.
- Non ha detto perché. Ha semplicemente chiesto il nostro aiuto..-
La ragazza s’avvicinò, prudente, a noi. Ancora giocherellando con il telefono in mano. Sorrideva, o per lo meno tentava di convincerci.
“ ti prego, Edward. E’ nostro amico. E’ tuo amico. Sembrava disperato..”
- Non se anche Damon è presente.-
“ma non è sicuro..”
Vidi il volto della ragazza dai capelli corvini scurirsi un millesimo di secondo. E poi, compresi.
-Com’è possibile Alice?-
La voce di ghiaccio, colpì gli occhi della ragazza, che si richiusero all’istante. Tornò a guardarmi, con lo stupore che le fuoriusciva da ogni angolo del corpo perfetto. Era quasi impietrita, confusa. Sospettosa.
- Che succede?-
Carlisle s’era avvicinato, con la fronte corrugata dallo spavento e dall’apprensione. E la confusione, la voglia di sapere, aleggiavano nella stanza chiara come i nostri respiri, seppur del tutto assenti.
- Non posso. Non riesco a vedere nulla.-
Si guardò intorno, persa. Sconvolta e confusa, cercò in me l’appoggio necessario, e poi si sedette. Certo, non ne aveva bisogno; era stanca mentalmente. A volte capitava.
Jasper, che le sedeva accanto, le prese la mano con assoluta delicatezza.
- Che succede, Alice? Non vedi nulla, nel futuro dei Salvatore?-
Scossi il capo, per rispondere alla sua domanda. La ragazza di sicuro non ce l’avrebbe fatta.
Ma perché non poteva? Perché vedeva solo buio nero, e strade che scomparivano, bruciate da quell’assenza di colore, da quell’oscurità?
La soluzione era una sola. O forse, solo c’era qualcos’altro che non era possibile individuare.
- Sai cosa significa?-
Mi guardò, Emmett. Dalla grande prole spaventosa, era quello più preoccupato.
- Che stanno per morire. Per morire entrambe.-
Sussurrai quella frase fissando un punto vuoto all’interno della stanza.
- Non è del tutto vero.-
Intervenne Carlisle.
- C’è un’altra spiegazione. Ed io.. -
S’alzò, senza dare tempo di finire la frase. Pochi secondi dopo, sul tavolo maestoso della cucina inutilizzata, la copertina di un grande libro, c’incuriosiva sempre più.
“Le leggende dei Quileute”.
 
*
 
 
 
 
 
Mystic Falls,14 settembre.
 
- Ho chiamato i Cullen.-
Damon, dalla parte opposta della casa, si materializzò accanto a me, in meno di due minuti.
Sbuffò, e si sedette sul divano antico con lo sguardo di chi era contrario alle scelte che avevo fatto.
- Sai che loro possono aiutarci più di quanto possa fare un qualsiasi cacciatore. Più di quanto possa farlo Jacob stesso. Sono diversi, Damon. Non sappiamo la loro vera potenza, la loro vera entità.-
-..balle.- sbottò, con lo sguardo fisso ad indagare il vuoto. – sono vampiri. Né più né meno come noi. E sai una cosa, Stefan? Ne abbiamo già uccisi. E nessuno, nessuno ci è mai sopravvissuto. Chiamare quella specie innaturale, è del tutto superfluo.-
S’alzò, e fece per andarsene.
-Perché ce l’hai tanto con loro?-
Chiesi, mentre ancora si stava mettendo la solita giacca di pelle nera.
Sospirò, e mi guardò con aria ironica.
- Voglio dire, andiamo. Saresti stato contento, di solito, che qualcuno ci avesse aiutato. E invece no; quando si tratta dei Cullen, fai di tutto pur di tenerli lontani. Perché, Damon?-
Mi guardò torvo, con le braccia incrociate. Abbassò lo sguardo, e poi lo rialzò.
- Non sono i Cullen che non sopporto. È la bionda, Rosalie, che non voglio vedere.-
Gli feci cenno di seguirmi, afferrai la bottiglia di Bourbon sul tavolo antico, e lo feci sedere di nuovo sullo stesso divano.
Mi misi davanti a lui, contringendolo a raccontare.
- che è sucesso?-
Chiuse gli occhi algidi, impenetrabili. Di un’azzurro così chiaro da parire addirittura ghiaccio. Gli occhi del fratello cattivo, erano fatti di vetro.
Tirò un sospiro, poi un altro ancora. Fino ad incrociare lo sguardo con il mio, e a versare un po’ d’alcool nel suo bicchiere. Bere, bere in continuazione. Questa era la sua filosofia.
- Erano gli anni venti, credo. Anzi no, forse un decennio dopo. Si, un decennio dopo circa.
Rosalie Hale, spavalda giovane donna altezzosa, era la più bella che io avessi mai visto.-
Mi guardò. Negli occhi, la malinconia strana di tempi passati.
- Lunghi capelli biondi ed occhi chiari. Un classico, dirai. Oppure strano, visto le esperienze passate. Non ero nobile,e probabilmente fu quello che mi fregò. La bellissima figlia di una delle famiglie più potenti del posto, passeggiava sempre spensierata per le vie di una città alquanto caotica. E per quanto riguarda i vampiri, ancora di più. Il dottor Cullen e suo fratello (così era considerato Edward, all’epoca) non erano visti di buon occhio. E fu proprio la loro sconcertante appariscenza, che mi fece pensare al loro essere.. vampiri.-
Mise giù il bicchiere, mentre io, preso dalla storia, mi tormentavo di futili domande.
-.. Aspetta. Tu avevi già conosciuto i Cullen?-
Non mi ascoltò. Scosse la testa, si guardò in torno, per poi riprendere da dove s’era fermato.
- Una sera, mentre tornavo a casa, le cadde la borsa dalle braccia. Mi chinai, e la raccolsi con l’educazione di un galantuomo. Il freddo ed il gelo, torturavano le vie nascoste dal buio. Ed era pericoloso, per lei, vagare di notte a quell’ora. “Grazie.” Il suo sorriso era dolce, paziente, sincero. Sembrava incantata, e forse addirittura un tantino sprezzante. Ero sempre stato un bravo osservatore.
“Non c’è di che.” E la guardai. E sembrava che tutto intorno fosse.. cambiato. Non avevo più avuto sentimenti per tanto tempo, eppure ora mi sembrava così.. naturale. Vedi, tu mi vedi come un qualcuno di spavaldo, egoista. Un tempo non ero così, a quell’epoca ero l’uomo più rispettabile che si potesse incontrare.-
Faticavo a credere alle parole che uscivano dalla sua bocca. In realtà, faticavo a credergli e basta.
Ma era.. possibile?
- .. ad ogni modo, le sorrisi. “che ci fa una giovane donna come lei in giro da sola, a quest’ora?” le rivolsi la voce più calma che potevo. “ oh.. lei è molto gentile a preoccuparsi per me.” Era restìa, sulle sue. Volevo rompere il ghiaccio, ma non avevo la più pallida idea di come fare. Ero.. pietrificato. “Vuole che l’accompagni?” mi proposi, perché pensai che fosse l’unico modo di fare conoscenza. “piacere.. Damon Salvatore.” Le porsi la mano destra, inchinandomi leggermente. “è italiano?” non risposi, ci pensarono i miei occhi a farlo. “ Rosalie Hale.”
“Piacere di conoscerla, Rosalie.”
A quel punto, sembrava fosse decisamente più tranquilla in mia compagnia. C’incamminammo verso casa sua, parlando di noi e delle nostre origini. Tralasciai la mia età, ero a conoscenza del fatto che la realtà l’avrebbe sconvolta. Arrivati davanti alla villa, ci salutammo. La notte seguente, la rincontrai. E tutto si svolse nella stessa medesima maniera. Andammo avanti per settimane.-
Corrugò la fronte.
- Poi conobbe lui. Quel miserabile che la portò alla morte. Ricordo che da quella sera, nulla era più lo stesso. In me, in lei. Vedi fratello, era quasi riuscita a farmi dimenticare Kathrine, il mio amore per lei. Era riuscita a farmi uscire, parlare. A farmi aprire. Rosalie Hale era stata la mia salvezza. E non vedevo l’ora che giungesse la notte, solo per incontrarla ancora. Quella stessa notte, le feci dimenticare tutto. E la osservai, durante il giorno. La osservavo ossessivamente, solo per vedere s’era felice o meno. -
Deglutì rumorosamente, distraendomi da tutto quello a cui pensavo. Il mio volto, impassibile.
- Poi quel tale la ferì. E vidi i Cullen arrivare e prendersi cura di lei. Da quel momento, feci ricerche su ricerche, prima di scoprire che lo erano. Erano vampiri, diversi da me e da te. Diversi. Di un’altra specie. Non ne parlai a nessuno, mai.-
- Perché?-
La domanda sorse spontanea. Ma, ancora una volta, non ricevetti risposta.
- Poi tu conoscesti Edward. Ed io li vidi, ancora. Strani, diversi. Tutti a modo loro. E rividi anche lei.
Provai dolore,quel giorno, non lo nego,nel vederla. E poco dopo seppi del suo imminente matrimonio con uno di loro. Provai ribrezzo, e non riuscii più a vederli.
Ad ogni modo, poi la cosa passò. Tornai ad essere il “viscido Damon”, ma la mia avversione per i Cullen…-
Metabolizzai le sue parole una per una. Ma non riuscivo a trovare una spiegazione plausibile. D’altronde, ogni cosa sentita, era priva di significato coerente con tutte le leggende sentite.
- Quello che dici non ha alcun senso. Il soggiogamento termina con la trasformazione. I ricordi tornano, Damon. Che Rose si sia dimenticata di te.. è assurdo.-
- Sì.- rispose secco. – Ma non siamo al corrente, di tutti gli effetti. Magari, essendo diversi.. questa cosa non vale.-
E sospirò.






Scusate scusate scusate scusate scusate scusate scusate. D: D: vorrei ripeterlo mille volte, solo che sarebbe del tutto inutile!! Purtroppo non ho più avuto il tempo di postare capitoli. Spero di riuscire a mettere quello sucessivo il più presto possibile! D:

Dunque, siamo giunti a questo punto.
Abbiamo una Bella un po' confusa (e quando mai?), uno Stefan che si da disperatamente da fare per salvarle la vita da un qualcuno di misterioso (o dovrei dire "una donna misteriosa"?), un Damon un po' fiacco e depresso per l'amore (quello perduto, di Rose, e quello tutto nuovo di Bella), un Jacob protettivo e famigliare e una famiglia di vampiri occhi-gialli che conosciamo molto bene, che sono sul punto di partire per una cittadina immersa nella penisola Olimpica. E lì? Cosa succederà lì? Se volete saperlo, continuate a seguire la storia.
Un bacio. :)

C.
   
 
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