Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MorwenGwen    28/04/2013    18 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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< Io...Io... > Chaz cominciò lentamente ad indietreggiare permettendomi di entrare nella camera; chiusi con un calcio la porta alle mie spalle avanzando verso quel bastardo:
< Cosa cazzo ci fai nella camera della mia fottuta fidanzata!? > domandai evidenziando ogni parolaccia
< Me ne stavo andando.. > balbettò guardandosi intorno ma la sua affermazione così evasiva non fece altro che innervosirmi: lo afferrai per il maglione avvicinandolo pericolosamente a me: < Ti sto per uccidere Somers. > sussurrai piantando i miei occhi nei suoi e vidi le sue pupille dilatarsi e restringersi velocemente. Sentii il rumore di una porta spalancarsi ed una voce femminile richiamarmi velocemente ma non le detti peso, < Io ti faccio saltare in aria la testa! Oggi forse è la volta buona! > sbraitai scuotendolo come se fosse un giocattolo e lo mollai lasciandolo cadere ai piedi del letto, questa volta Elysabeth tuonò: < Justin smettila e non fare altre cazzate! > , mi voltai verso di lei: si reggeva con una mano allo stipite della porta del bagno e, non so come, capii che aveva fatto un enorme sforzo ad urlarmi contro con una tale forza; < Cosa ci fa lui qua. > domandai abbassando il tono ma tenendolo sempre autoritario ed incazzato nero, puntai un dito contro a Chaz che intanto si stava rialzando < Oh ma sta zitto > farfugliò El portandosi una mano in fronte e chiudendo gli occhi:
< Sai solo peggiorare le cose, vero Bieber? > continuò aprendo una palpebra e fulminandomi con lo sguardo, ma cosa... < Chaz aiutami, ho bisogno di sedermi sul letto > ed immediatamente quel lurido cane le scattò accanto afferrandole la mano tesa nel vuoto e guidandola, lentamente, verso il materasso.
Quando la ragazza si accomodò decisi di poter parlare nuovamente: < Elysabeth te lo chiedo per l'ultima volta: cosa ci facevi con Somers in camera tua. >
< L'ho incontrato in caffetteria, stamattina- >
< Non sei andata a lezione per andarlo a trovare in caffetteria!? >
< No razza di idiota! Non sono andata a lezione perchè qualche tuo amico mi ha fatto una visita che mi ha fatto perdere tempo! >
ed accentuò quel "tuo" facendo ricadere la colpa di tutta la situazione su di me, sebbene non sapessi di che cazzo stessimo parlando. Rimasi un minuto in silenzio cercando di capire a chi si riferisse poi, come un'illuminazione, mi resi conto che l'unica persona che poteva esseresi catapultata senza preavviso nella camera di Elysabeth fosse stata Mark, < Oh.. > farfugliai tra me e me ma evidentemente sentì anche lei:
< Già. QUINDI, stavo dicendo, ho deciso di prendermi un giorno di "vacanza" e sono andata a fare colazione in caffetteria. Lì ho incontrato Chaz ed ho scoperto che ci lavora da poco > appunto personale: aggiungere "ci lavora Chaz Somers" alle motivazioni per le quali non andare in caffetteria;
< Chaz mi ha raccontato cose che tu prima di adesso non mi avevi mai riferito. > continuò aspettandosi una mia reazione, corrugai le sopracciglia guardandoli entrambi:
< Che cosa diamine avrebbe dovuto dirti di nuovo? > El scrollò le spalle: < Oh non so, che magari vi conoscevate da tanti anni? O che eravate nello stesso giro? O ancora che lui è tornato in questa scuola perchè doveva aggiustare i casini che tu avevi combinato con me!? > domandò retoricamente sapendo già che quelle argomentazioni erano più che valide; mi portai una mano tra i capelli: ora ero davvero nella merda < Erano cose passate El. Perchè dovevo parlarti di cose che ti avrebbero fatta stare nuovamente male?- >
< Perchè fanno parte della mia vita Justin! Perchè erano pezzi mancanti che rimanevano sempre nel dubbio, perchè sono cose che parlano del tuo passato e a quanto pare del tuo presente. >
sospirai pesantemente rendendomi conto che, in qualunque modo, lei sarebbe riuscita ad aver ragione;
osservai intensamente Chaz che ci osservava in silenzio, la sua presenza mi irritava. Elysabeth seguì il mio sguardo ed arricciò le labbra: < Chaz ti dispiacerebbe lasciarci soli? > domandò educatamente ma era chiaro che anche a suo parere doveva togliersi velocemente dalle palle; Chaz in maniera impacciata e veloce raccolse il suo zaino: < Ma certo, si, ok, ci vediamo El va bene?. > No che non va bene; rimase per un attimo nel dubbio se lasciarle un bacio sulla guancia oppure no poi fece la cosa migliore per la sua incolumità: le rivolse un semplice cenno della mano e scappò via, lasciandoci finalmente soli. 
Cominciai a sentire la stanchezza della camminata fatta velocemente quella mattina per arrivare davanti alla sua camera, quindi decisi di accomodarmi sulla sedia posta vicino alla scrivania: la trascinai davanti al letto e, volandola con lo schienale verso il materasso mi accomodai poggiando i gomiti sullo schienale: < E quindi dal parlare di quei fatti siete arrivati in questa camera, eh? > chiesi in maniera pungente leccandomi le labbra, la ragazza alzò un sopracciglio, < Che c'è, hai deciso di dargli una "ricompensa" per la sincerità? > continuai a stuzzicarla, questa volta il suo sguardo si fece omicida ed assotigliò gli occhi: < Ti conviene finirla con queste battutine del cazzo. > sbuffai e guardai fuori dalla finestra:
< Sei permalosa >
< Sei un coglione >
rispose altrettanto acidamente dedicandomi un sorriso assolutamente ironico, < E comunque, caro il mio genio, la notizia mi ha così sconvolto che sono mezza collassata nel parco e Chaz mi ha portato di urgenza qua. Tutto qui. > la guardai con la coda dell'occhio:  dovevo imparare a starmene più zitto ed a lasciar finire di raccontare prima di sparare troppe minchiate. Finalmente mi decisi a guardarla negli occhi, sembrava quasi divertita: < Cosa hai da sorridere? > domandai sbuffando, scrollò le spalle < Niente, mi diverte vederti in difficoltà. Stai guardando ovunque tranne che me e tutto per non dirmi un semplice "scusa" >
< Scusa, okay? >
sputai fuori e mi sentì stranamente meglio. Elysabeth si alzò dal letto venendomi incontro, alzai lo sguardo per osservare il suo viso: era così bella, prese il mio viso tra le mani e si chinò per baciarmi < Non permetterei mai a nessun ragazzo di entrare in questa camera se non a te > sussurrò prima di tornare a sedersi sul materasso,
dovetti battere le palpebre più volte prima di rendermi conto dell'accaduto: in quei giorni mi era mancata come l'aria.
Mi alzai di scatto facendo accappottare la sedia per terra, poi mi fiondai sul letto.

*Elysabeth*

Sentii il suo corpo sul mio, i miei pensieri in quel momento erano un qualcosa di poco casto: le sue labbra divorarono le mie e la sua lingua picchiettò sulla mia dentatura chiedendo un più libero accesso, accesso che ricevette subito dopo. Le mie mani scivolarono oltre il suo collo tra i suoi capelli, anche se sapevo quanto quella cosa gli desse fastidio. Sentì le sue mani scivolare lungo i fianchi ed alzarmi senza troppe preoccupazioni i lembi della maglia, inarcai la schiena permettendogli di farlo più velocemente. Le sue labbra cominciarono a scendere: prima la mandibola, poi il collo - sul quale lasciò una visibile traccia- poi l'addome scoperto; cercai di non contorcermi in preda al formicolio che le sue labbra calde provocavano a contatto con la mia pelle ma ipotizzai di essere alquanto ridicola. Justin lasciò un piccolo morso sul fianco facendomi lanciare un urlo eccessivamente acuto < El sei un'oca > ridacchiò rimanendo chino sul mio corpo e guardandomi con quei suoi occhioni color caramello, contornati dalle lunghe e nere ciglia ma mi limitai a poggiare nuovamente la testa sul cuscino senza degnarlo di una risposta. Justin risalì verso di me tornando all'altezza del suo viso e le sue mani spostarono le lunghe ciocche di capelli che mi erano cadute nuovamente sul viso, poi prese a darmi una serie di veloci ed interminabili baci a stampo, < Justin > provai a dire tra uno e l'altro cercando di fermarlo e di riprender fiato ma questo non fece altro che divertirlo, potetti sentire il suo sorriso sulle mie labbra, < Odio litigare con te > sussurrò accarezzando il mio fianco,annuii: < Ti fai troppi film >
< Voglio solo che lui ti stia il più distante possibile, non è il tipo che si accontenterebbe di averti solo come amica >
< Mi ha perso già una volta Justin, in realtà due se calcoliamo qualche anno fa. >
< Anche io ti ho persa una volta, ciò significa che io non posso più stare con te? >
chiese basilarmente tranquillo, strofinando il suo naso contro il mio ma potetti sentire, avendo i nostri petti l'uno vicino all'altro, il suo cuore accellerare; mi morsi il labbro vergognandomi a prescindere della rispostare che gli stavo per dare: < Tu non mi hai mai persa. Nemmeno per un attimo. > buttai fuori tutto d'un fiato prima di fiondarmi sulle sue labbra per evitare l'imbarazzo.
La sua mano scese velocemente all'altezza dei miei jeans ed inserendoci un pollice all'interno li fece scendere il necessario per farmi sentire a disagio, la sua mano sfiorò la mia intimità da sopra al tessuto dell'intimo. Chiusi istintivamente la gambe, ma Justin non sembrò scomporsi più di tanto: cominciò a massaggiare il mio internocoscia risalendo molto lentamente e facendomi rilassare i muscoli < El non ti farò male > sussurrò riavvicinandosi pericolosamente al mio centro; presi un respiro profondo e decisi di fidarmi di lui - come sempre, oramai- e gli permisi di accarezzarmi nuovamente. Questa volta la sua mano scivolò all'interno ed il suo indice cominciò a stuzzicare la mia entrata, inserì improvvisamente un dito all'interno e mi dovetti portare una mano alla bocca per non urlare, era una cosa praticamente nuova per me. Sentivo il respiro di Justin sulle labbra, sentii il secondo dito infilarsi all'interno ed ebbi il terrore che potesse farmi male pertanto nascosi il mio viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla, cercando protezione; sentì i movimenti delle sue dita fermarsi: < El? > domandò < Mh > mugugnai rimanendo incollata al suo corpo e con il viso nascosto < Vuoi che smetta? > domandò quasi deluso, sapevo bene quanto, arrivati ad un certo punto, certe esperienze andassero fatte e poi non poteva mica essere la fine del mondo no? < No. > dissi < El non mi fido della tua parola, scusa > e così dicendo lo sentì lentamente allontanarsi dal mio corpo;
in quel momento capì che non ne valeva la pena di tornare indietro e che dovevo semplicemente lasciarmi andare, quindi mi aggrappai alla sua schiena impedendogli di estrarre le due dita dal mio interno: < Justin, continua. > ordinai cercando di apparire il più sicura possibile ma la mia sembrò quasi una supplica.
Dopo un attimo di incertezza il biondo mi fece ristendere nuovamente sul letto, accarezzandomi il volto con la mano libera, poi tornò a pompare con l'indice ed il medio nella cavità. Cominciai a sentire una sensazione conosciuta ma distante al basso ventre e prese il posto del disagio; mi lasciai trasportare dai movimenti del ragazzo sopra di me e coordinai, anche se con parecchia difficoltà, i miei respiri con i suoi. Cominciò a stimolare il mio clitoride con il pollice, quasi spazientito < Vieni El > mi disse con voce roca e sebbene fossi consapevole di esserci vicina qualcosa mi impediva di liberarmi di quella sensazione opprimente. Cominciai a respirare con la bocca aperta, quasi alla ricerca di aria ed i suoi movimenti diventartono più veloci e profondi < El liberati, non aver paura > continuò, premette le sue labbra contro le mie e così racchiusa con lui capì di essere al sicuro, di non avere al mio interno -anche se solo in minima parte- uno sconosciuto, ma Justin, il mio ragazzo, il mio Justin. In quel momento i suoi movimenti si fecero più completi se non complessi ed andarono a stuzzicare parti che nemmeno io sapevo potesse provocare così tanto piacere. Inarcai la schiena assicurandomi però di avere le labbra di Justin ancora vicine alle mie, quando capì di stare finalmente venendo serrai gli occhi e repressi quella voglia di urlare in un bacio.

Justin scivolò velocemente via da me, baciandomi la fronte: < Sei stata brava piccola > mi disse prima di alzarsi dal materasso, perchè la prendeva come un'interrogazione di matematica? lo vidi dirigersi nel bagno ed aprire il getto dell'acqua per sciacquarsi le mani:  < E comunque > mi richiamò a voce alta osservando il letto in lontananza dal riflesso dello specchio < Non hai ancora provato niente, babe > e così dicendo strizzò l'occhio. Roteai gli occhi al cielo ed affondai il viso nei cuscini prima che le guance mi diventassero color porpora.
Sentii il mio telefono vibrare sul comò per poi illuminarsi facendo partire la suoneria; tastai l'intero ripiano senza alzare la testa dal cuscino e quando finalmente afferrai il telefonino aprii la chiamata senza badarmi del mittente: < Pronto? > domandai con voce allegra fissando il soffitto, ci fu un minuto di silenzio e cominciai a pensare che fosse caduta la linea - o che fosse un maniaco, dipende dai punti di vista- poi una voce maschile dall'altro capo del telefono rispose: < Elysabeth... > soffiò più a se stesso che a me, dal suo tono sembrava incredulo,
che cazzo mi aveva chiamato a fare allora? Ci misi un po' per associare quella voce lontanamente familiare ad un viso amico, ma quando finalmente ci riuscii dovetti stringere doppiamente la presa sul telefono per evitare che mi cadesse dalle mani: < Papà? > domandai e quel semplice nome servì a far affacciare Justin dal bagno, incuriosito,
< Si sono io... ommiodio, come stai? > adesso bene, ma non grazie a voi
< Bene, grazie. >
< Da quanto non ti vediamo piccola mia... >
< Io vi ho cercato. >
ricordai acidamente, avevo lasciato loro tipo 10 messaggi in segreteria tempo prima, sperando che mi richiamassero o mi venissero a prendere da quell'inferno che era diventata la Quoter, ma invano; < Oh si lo so, lo so bene piccola ma non potevamo chiamarti- > < Per tanti giorni, settimane, mesi di fila!? > < E' complicata la situazione Elysabeth > < Ed allora perchè diamine mi hai chiamato?? > cominciai ad alzare il tono della voce, vidi Justin poggiarsi allo stipite della porta per osservare la scena da lontano, < Volevo parlarti di una cosa importante e ti prego di ascoltarmi perchè non è una cosa facile da dire e spiegare. > rimasi in silenzio acconsentendo, quindi lo sentì cominciare: < Quando tu andasti via, alla Quoter High School io e tua madre decidemmo finalmente di intraprendere un percorso duro, triste sperando di riuscire ad uscire dal tunnel > la sua frase non aveva elementi sufficienti per capire di cosa stesse parlando, stava delirando < Ma i risultati di questi percorsi, nonostante i prezzi alti, i sacrifici non sono mai arrivati in questi anni e noi abbiamo deciso di smetterla. Abbiamo fatto il possibile ed io continuo a farlo ma tua madre ha deciso di darci un taglio con questa storia- > < Papà mi hai detto di non interromperti, lo so e perdonami, ma non capisco di cosa tu stia parlando. > lo sentii prendere un respiro profondo: < In questi anni tua madre ha affrontato un'intensa Chemioterapia ed io con lei, ma non ha funzionato e le sue condizioni peggiorano. Tua madre ha un tumore ai polmoni. > sparò fuori, senza troppi giri. Per fortuna mi ritrovai seduta sul letto altrimenti sarei collassata nel bel mezzo della stanza, la testa cominciò a girarmi e la percezione dello spazio divenne strana, troppo lontana se non assente, il tempo sembrò bloccarsi e la voce di mio padre dall'altro capo del telefono sembrò ovattarsi, mi richiamarono più volte dall'altro capo del telefono ma decisi di non rispondere, di rimanere in silenzio a ricollegare i pezzi del puzzle: mia madre ha il cancro, la chemioterapia non funziona, mio padre mi chiama di botto, forse mamma è morta allora... niente, 0, neanche così riuscivo a ragionare in maniera limpida, dovevo partire da un qualcosa risalente a parecchio tempo prima: Mi chiamo Elysabeth Warren. frequento da 4 anni la Quoter High School. I miei genitori mi lasciarono partire senza problemi. Non ho avuto loro notizie fino ad oggi in tutti questi anni. Mio padre mi ha chiamato dicendomi che mia madre ha il cancro. Mia madre affronta la chemioterapia da 4 anni, quindi dal periodo della mia partenza. Ciò significa che loro sapevano tutta questa storia ancor prima che io partissi. Improvvisamente cominciai a seguire il filo logico delle cose con più facilità e mi venne voglia di urargli contro: io ero rimasta all'oscuro della situazione per 4 anni! < Mi avete nascosto il cancro di mamma per 4 anni!? > urlai alzandomi sulle ginocchia, facendo cigolare le molle del letto;
alla parola "cancro" Justin si mise dritto sulla schiena, ascoltando attentamente la mia discussione al telefono,
< Abbiamo scoperto questo cancro da 6 anni, quando tu avevi 9 anni ed a 11 abbiamo deciso che la Quoter era la scelta migliore: tu saresti diventata indipendente, avresti sempre avuto i nostri sostegni economici, avresti studiato in una buonissima scuola e noi avremmo potuto effettuare il percorso della chemioterapia senza farti preoccupare o traumatizzarti >
< Beh notizia dell'ultimo minuto papà: mi avete fatto preoccupare e mi avete traumatizzato! >
< Ora sei abbastanza grande da- >
< Da cosa papà!? DA COSA?? DA ESSERE VOSTRA FIGLIA? >
stavo letteralmente urlando ad un telefonino,
< Elysabeth calmati. > mio padre riacquistò immediatamente il suo impeccabile autocontrollo
< Non ti ho chiamato per litigare- >
< Beh ci sei riuscito ugualmente. >
< Ti ho chiamato, dicevo, perchè tua madre ha deciso di finire la chemioterapia. In questi anni ho speso tutto ciò che avevo, ho lavorato il doppio per lei e non me ne pentirò mai ma i costi adesso sono diventati troppo elevati e dall'inizio lei non fa che aggravarsi... vuole stare un po' con te, ecco perchè vogliamo venire a trovarti >
rimasi in silenzio rielaborando il suo messaggio indiretto: mamma stava morendo, non c'erano più possibilità per lei se non credere e sperare in un miracolo, ed io avevo poco tempo per vivere i miei momenti madre-figlia con lei, ma non era di certo colpa mia cazzo, loro me li avevano sottratti, nascosti 4 anni prima.
Mi leccai le labbra, nervosa e guardai nella direzione di Justin: i suoi occhi erano confusi, preoccupati, ma nel colore delle sue iridi riuscii a ritrovare un po' di serenità
< Vi aspetto. > risposi semplicemente a mio padre < Sono felice che tu dica questo Elysabeth. Verremo tra 3 giorni > la sua voce era più serena, quasi allegra ma la notizia data con così breve preavviso adesso mi aveva terrorizzata: 3 giorni!? Solo 3 fottuti giorni e li avrei rivisti in chissà quali condizioni!? < Va bene, ciao. > tagliai corto chiudendo immediatamente la chiamata e buttando quasi spaventata il telefono sulle coperte, lontano da me.

*Justin*

La vidi scaraventare il telefono dall'altra parte del letto e raggomitolarsi su se stessa, capii di potermi avvicinare quindi avanzai lentamente verso di lei e mi accomodai al bordo del letto, facendomi piccolo piccolo per non darle fastidio ed osservando le sue braccia ed i tremiti del suo corpo mi resi conto che stesse piangendo; circondai con un braccio il suo corpo e l'avvicinai a me, lasciandole un bacio tra i capelli e poggiando la mia guancia sulla sua nuca: cosa potevo dire?
Nulla Justin ti devi solo stare zitto per una buona volta.
Alzò il volto ed osservai il suo profilo: il naso piccolo arrossato, gli occhi rossi e gonfi il cui color mare, tuttavia, rimaneva sempre impeccabilmente perfetto, le gote accaldate ed i capelli arruffati, < Mia madre... > cominciò singhiozzando ed asciugandosi con i polsi le lacrime, < Mia madre ha un tumore Justin, ha un tumore e sta morendo. > sbottò guardandomi distrutta e mi sentii inutile, perchè nemmeno quella volta potevo salvarla da se stessa.

Nei due giorni seguenti vidi Elysabeth ben poco, solo di sfuggita nei corridoi o all'ora di pranzo ed era ovvio che quel poco tempo a disposizione non mi bastava, ma ero consapevole del fatto che avesse bisogno di stare da sola. Il giorno seguente sarebbero arrivati i suoi genitori, sapevo solo questo e la sua ansia era in qualche modo anche la mia: mi sarei dovuto presentare? Li avrei mai visti in quei giorni di permanenza? El mi avrebbe presentato o era meglio che io me ne rimanessi in un angolino? Decisi di non pensarci e quando vidi la sua lunga chioma farsi spazio tra gli studenti che si dirigevano in mensa per la pausa pranzo accattonai tutte le preoccupazioni in un posto distante.


*Elysabeth*

In quei giorni i miei rapporti con Justin furono davvero scarsi, ci sentivamo spesso per telefono e durante l'ora pranzo ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ritagliarmi del tempo per noi due: la paura, l'ansia per l'arrivo imminente dei miei genitori mi stava uccidendo. Quella sera mi rintanai sotto le coperte, il display del telefono si illuminò: un nuovo messaggio.
Justin: Domani arrivano i tuoi genitori, come ti senti?
sorrisi rendendomi conto di quanto la mia "battaglia" fosse anche la sua, digitai la mia risposta:
Risposta: Non sto di certo tranquilla. Spero solo di non avere brutte sorprese
Justin: Cosa potrebbe mai accadere di nuovo? Peggio di così credo non possa andare El
Risposta: Sei inquietante ma nello stesso tempo rassicurante, grazie eh.

Justin: Di niente babe, lol
Non gli risposi, intenta a riordinare i libri per il giorno dopo, Justin mi inviò un nuovo messaggio:
Justin: Comunque se le cose dovessero mettersi ancora peggio se vuoi ti presto la pistola ;)
Risposta: ...Ok è meglio eliminare la conversazione dal telefono.
conoscendolo, immaginai stesse ridendo sul serio nella sua cameretta.
E conoscendo me stessa, sapevo che avrei pagato di tutto pur di poterlo vedere con i miei stessi occhi in quel momento.




TADAAAAAAAAAAAAAAN,
Okay okay devo scappare,scusatemi scusatemi scusatemi ma per chi non lo sapesse ho rotto il pc sul quale erano salvati tutti i capitoli, quindi sto usando quello di mio fratello.
Avevo scritto tantissimo sull'altro pc ed ero in attesa che fosse riparato ma a quanto pare i miei si sono dimenticati di prendere il pezzo di ricambio ed immagino se ne dimenticheranno per ancora parecchio tempo.
Ho dovuto fare le ore piccole per riscrivere tutto decentemente e spero di esserci riuscita, se non sono riuscita a trasmettervi nulla in questo capitolo che trovo anche complesso, come argomentazione, perdonatemi.
Parlando della parte mlmlml: non sono il tipo, lo sapete, mi vergogno ma so che ogni tanto ci vuole e non ve le negherò di certo queste scene lol ma ci ho messo tanta forza di volontà, mi sentivo una maniaca mentre lo scrivevo. Ciao Mona te lo dedico :**.
L'idea di lasciare quel capitolo sul computer di mio fratello mi ha terrorizzato fino ad ora ma adesso posso eliminarlo*stelline*
Anyway(ECCOLO) sono felice di aver aggiornato, scusate scusate e scusate ancora per il ritardo ma non era mia intenzione, la tecnologia mi odia anche perchè ho rotto ANCHE il telefonino lollino.
Mh, non ho niente da dire, spero vi sia piaciuto. Vi amo tanto, ora scappo! Mel.
yaw continuerò dopo 18 recensioni, vi amo tantissimo lalala

   
 
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