Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Virelei    28/04/2013    2 recensioni
Un giorno il Seirin si accorge dello strano comportamento di Kuroko, che si presenta agli allenamenti mostrando sempre più ferite. Sta nascondendo un segreto? Determinata a scoprirlo, la squadra del Seirin inizia a fare indagini sulla vita di Kuroko, per scoprire presto qualcosa di shockante. Ma la Generazione dei Miracoli ha già fatto la sua mossa. GdM iperprotettiva, AkaKuro, AoKise.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 2

“Tetsuya, – sibilò una voce – Tetsuya, svegliati! Tetsu!” Uno strattone improvviso fece aprire gli occhi di Kuroko e lo fece sedere in una posa difensiva. Un dolore sordo si propagò per tutto il suo corpo. “Attento.” Due mani lo spinsero gentilmente sulle spalle e lui, sussultando, si stese di nuovo. “Non vorrai mica far riaprire le ferite. Ora riposa”.

Kuroko mosse leggermente la testa, riconoscendo la voce gentile. Gli ci volle un po’ per permettere alla vista di schiarirsi. “Otou-san?” provò a dire, ma con le labbra così screpolate e la gola secca, le parole vennero fuori stridule e deboli.

L’uomo che sedeva ansioso di fianco al letto gli fece un piccolo sorriso. Anche lui aveva i capelli azzurri, ma i suoi occhi erano marrone scuro. Nonostante la bassa statura di suo figlio, lui era abbastanza alto e la sua pelle era pallida. Ma, invece di un viso duro e spietato, l’uomo aveva un’espressione dolce e preoccupata per il figlio. I suoi occhi marroni brillavano di lacrime.

“Grazie al cielo, - Haru, il papà di Kuroko, bisbigliò – Stai bene”. Kuroko guardò suo padre inginocchiarsi sul pavimento e abbracciarlo in un gesto di conforto, facendo attenzione alle sue ferite. Il ragazzo, ignorando il dolore, circondò lentamente il corpo del padre con le braccia. “Mi dispiace, Tetsu,” bisbigliò Haru. Kuroko sentiva le lacrime del padre inumidirgli i capelli.

“Perché ti scusi, otou-san? – si tirò indietro e guardò suo padre negli occhi – Non è colpa tua”.

Haru scosse la testa, “Si che lo è, Tetsuya. Ho sposato quel mostro, e non ci posso fare niente. Se divorziassi lei ti prenderebbe in affidamento, e questo non lo posso permettere.” Suo padre fece un respiro tremante e si passò una mano sul viso con una risatina,”Guardami, un uomo adulto che piange. Non dovrei piangere, sei tu quello che sta provando dolore.” Haru alzò lo sguardo e tese una mano, sussultando quando Kuroko iniziò istintivamente a indietreggiare, ma la mano continuò il suo percorso, fino a raggiungere i capelli del figlio. Accarezzò le morbide ciocche blu chiaro, “Mi dispiace, Tetsuya,” bisbigliò di nuovo.

“Per favore, smettila otou-san, – Kuroko prese la mano del padre tra le sue, stringendola – Non è colpa tua. Per favore non farti carico di tutti i miei dolori.” Esitò prima di chiedere: “Okaa-san è in casa?”

Haru scosse la testa, “E’ uscita poco fa. Così ho avuto tempo di curare le tue ferite, – il padre guardò le bende sul corpo di Kuroko – Ti fa tanto male?”gli domandò preoccupato. Kuroko non rispose e suo padre salì sul letto con lui, facendolo appoggiare al suo fianco. In effetti il fragile ragazzo ne fu contento e appoggiò la testa al petto del padre, afferrando la rigida camicia formale che, come lui sapeva, il padre indossava solo per le riunioni di lavoro. “Non tenerti tutto dentro Tetsu. So che fa male, lasciati andare.”

Kuroko spinse di più il viso contro il petto del padre e rimase fermo.


Padre e figlio restarono così per quelle che sembrarono ore, entrambi desiderando disperatamente che il tempo potesse fermarsi.


“Non muoverti da qui, ok?” Haru aggiustò le coperte intorno a Kuroko. “Tornerò presto; chiuderò la tua porta a chiave dall’esterno. Se tua madre torna non aprire la porta; stai in silenzio e fai finta di non esserci, indipendentemente da quello che dice. Hai il mio numero di telefono, se qualcosa di brutto dovesse accadere chiamami. E… -  Haru esitò ma poi disse – Non importa quanto tu rispetti tua madre o quanto pensi di essere debole, se lei entra in questa camera per farti del male, tu reagisci. Capito, Tatsuya? Reagisci

“Si, otou-san,” rispose calmo Kuroko.

Haru annuì soddisfatto, sapendo che  suo figlio, così educato, non gli avrebbe mai disobbedito. “Ora vado. Non esitare a chiamarmi, Tetsu; risponderò sempre.” Gli diede un leggero bacio sulla fronte prima di uscire, assicurandosi di chiudere a chiave la porta.

Dopo aver sentito la porta chiudersi Kuroko si rilassò visibilmente contro la testata del letto. Ora che ne aveva l’opportunità, si guardò finalmente intorno e capì di essere nella sua stanza e che suo padre doveva averlo portato lì dopo il litigio con sua madre. Le pareti erano di un azzurro chiaro e si intonavano con il soffice tappeto. La stanza era semplice, come ci si sarebbe aspettati da Kuroko. Il letto su cui era sdraiato si trovava in un angolo, mentre una scrivania in legno e una sedia si trovavano al suo fianco. Sotto la scrivania c’era una palla da basket. Il suo zaino era posato vicino alla porta e una piccola cabina armadio si trovava dalla parte opposta del letto.

Kuroko sospirò e guardò il suo telefono, in cui aveva segnato tutte le date degli allenamenti. Fece una smorfia quando vide che quel pomeriggio ce ne sarebbe stato un altro. “Cosa posso dire agli altri?”si chiese. Decise di chiamare Kagami, giusto perché non pensassero che stesse evitando di allenarsi. Visto che la partita con il Kaijou si sta avvicinando si arrabbieranno sicuramente, pensò Kuroko cupamente.

“Pronto? – rispose Kagami con voce aspra – Sei tu, Kuroko?”

“Hai,”  rispose Kuroko con gentilezza, ma prima che potesse aggiungere altro fu interrotto dalle domande di Kagami: “Dove sei? Sei in ritardo e stanno dando la colpa a me! Non dirmi che non vieni, presto ci sarà la partita col Kaijou! Hei Kuroko, mi stai ascoltando? Muovi il culo e vieni qui!”

“Mi dispiace Kagami-kun, ma oggi non posso venire.”

Cosa? Perché no?”

“Sono…malato, Kagami-kun. Dovrò saltare gli allenamenti per qualche giorno.”

Ci fu un silenzio incredulo. “Ma prima stavi bene, Kuroko! È perché volevamo venire a casa tua? Alcuni scherzavano, sai…”

“No, non è per quello. Mi sono solo preso un raffreddore, mi dispiace,” Kuroko fece un piccolo inchino, anche se nessuno poteva vederlo. Visto che Kagami non rispondeva, aggiunse cautamente “…Kagami-kun? Potresti informare Riko-san della mia condizione, per favore?”

Kagami fece un lungo respiro che si sentì attraverso il telefono. “Si, certo. Guarisci presto, okay?”


“Hai,” rispose il ragazzo con educazione e poi riattaccò prima che si potesse aggiungere altro.


“Kuroko non ce la fa a venire, – annunciò Kagami ad alta voce – E’ malato”

Il suono delle palle da basket che rimbalzavano contro il pavimento della palestra si fermò, le teste si voltarono, le espressioni divennero incredule e i movimenti si bloccarono.

“Kuroko,malato?” chiese Hyuuga.

Kagami sollevò il suo cellulare rosso e lo mosse in aria, “E’ quello che ha appena detto.”

“Ma prima stava bene!” protestò Koganei.

“Sei sicuro che non sia una scusa?” chiese Teppei.

“Se è una scusa giuro che me la paga,” disse Riko minacciosamente.

L’alto ragazzo dai capelli rossi alzò le spalle. “Mi ha solo detto di passarvi il messaggio, nient’altro.” Si chinò e raccolse una palla, passandosela più volte avanti e indietro tra le mani, prima di scagliarla con tutta la sua forza contro un muro. Nessuno fece commenti per la piccola ammaccatura, “Diamine Kuroko, – mormorò Kagami, respirando affannosamente – Cosa cavolo stai nascondendo?”






NdT: Ed eccoci al secondo capitolo! Per fortuna il povero Kuroko può contare almeno su suo padre…
Ringrazio davvero di cuore chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite e anche chi ha semplicemente letto!
Salvo problemi imprevisti cercherò di pubblicare un paio di volte a settimana. Questi primi capitoli non sono molto lunghi, ma andando avanti si faranno più complessi, quindi potrei metterci un po’ a prepararli.
Ultima cosa, mi sono dimenticata di farlo nel primo capitolo, quindi rimedio ora: un ringraziamento speciale va a lucelince, che mi ha spiegato un po’ come funziona il sito e come postare le storie :)
Dovrei aver finito, al prossimo capitolo!
Nienor_11
   
 
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