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Autore: isachan    17/11/2007    10 recensioni
Ff basata sul 6° e 7° volume di Kodocha scritta sull'onda di un'ispirazione momentanea, niente di più...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti…! Eccomi dopo una lunghissima assenza…( lo studio mi sta uccidendo.. J)

Comunque, tra un libro e l’altro, mi è venuta l’ispirazione per questa ff.

È ambientata nello stesso periodo della mia ff “The sweetest pain”(leggetela se non l’avete ancora fatto…J) questa volta, però, è Akito a parlare… vi chiedo anticipatamente scusa se sarà un po’ diversa dalla vera storia, specialmente alla fine, ma mi piace fantasticare un po’ ogni tanto…

Comunque buona lettura e, come sempre, commentate!!

 

 

MY FAULT

 

 

A volte non riesco proprio a capirti, sai Sana?

E quando succede, quando non ci riesco, sento nascermi dentro qualcosa di talmente strano che mi pare quasi d’impazzire.

Si, nel vero senso della parola. Perché proprio non mi capacito del fatto che tu possa essere così sciocca, a volte.

Io non sono mai stato bravo con le parole, lo sai benissimo anche tu.

Ma questo non vuol dire nulla! A te, piccola sciocca ragazzina, le parole non sarebbero dovute servire. Ti sarebbe bastato guardare… guardare un po’ più a fondo nei miei occhi, dentro di me, per leggere, per vederlo lì, chiaro come il sole, quel sentimento…

Già. L’ho maledetto molte volte, questo sentimento, sai…?

Inizialmente ho cercato di nasconderlo a tutti, riuscendoci anche…

È stato quando ho cercato di nasconderlo a me stesso che ho capito che non potevo far finta che non ci fosse. Perché c’era.

Era reale. Lo potevo sentire, toccare quasi,  per quanto consistente fosse…

E allora quando ho capito che nasconderlo non sarebbe servito, ho iniziato ad offenderlo.

A maledirlo… a insultarlo con quanta voce avevo in corpo, mentre, da solo, buttavo pugni ai muri della mia stanza.

Credendo che se facevo del male a me stesso, ne avrei fatto anche a lui.

Stronzate!

Per quanto reale fosse, quel sentimento non sentiva dolore, non si feriva, non si scalfiva neppure.

E allora ho imparato a conviverci, giorno dopo giorno. E ho capito che, dopotutto mi dava un calore che non avevo mai provato prima. Ed era una cosa nuova, che, forse, mi piaceva provare…

Perché Dio Sana…! Mi bastava guardarti per stare bene.

Ora dimmi come diamine hai fatto a non vedere una cosa tanto grande…!

L’avevano visto tutti… proprio tutti… tranne te.

E allora dimmi  se poi non ho ragione, quando ti dico che sei una sciocca…!

Se non dovrei dubitare, adesso… adesso che sei qui di fronte a me, bella come non mai, a dirmi che l’hai respinto. Rifiutato. Perché è me, solo me, che ami.

 

Avrei voluto spaccarlo, quel televisore ieri notte, mentre lo sentivo parlare di te… mentre sentivo quel damerino di Kamura dire pubblicamente, a milioni e milioni di persone, che tu non hai ricambiato il suo amore perché… bè perché l’amore che avrebbe voluto per lui, che avresti dovuto dare a lui… quell’amore era già di un altro.

Quell’amore era… mio…?

Tsk… Solo un tipo come Kamura avrebbe potuto fare una cosa simile!

 

“ Cazzate…quello spara solo cazzate! Sana non mi ama… Sana non può amarmi… non adesso…”

 

Questo ho pensato.

Ma c’era qualcosa, comunque, dentro di me che mi urlava di chiedertelo.

Che mi urlava di fermarti, obbligandoti anche, e domandarti se è vero che tu mi ami.

Te l’ho domandato, Sana. E non so se sia stato un bene.

Perché è di fronte ai tuoi occhi che non riesco a razionalizzare più nulla.

 

“Non guardarmi così! Non farlo…!”

 

Vorrei dirtelo. Non lo farò.

Perché non è vero che voglio che tu smetta. Starei a specchiarmi in questi occhi per un’ eternità, se solo potessi.

Ma il punto è che non posso farlo.

Perché anche se, quando sono con te, è come se il mondo intorno sparisse, non posso lasciarmi andare. Non posso dirti che ti amo anch’io. Che ti amo da sempre.

C’è Fuka adesso. C’è lei accanto a me.

C’è sempre stata… da quando sei partita.

C’è Fuka con i suoi sorrisi felici, con la sua allegria, con la sua spensieratezza.

C’è Fuka che mi sta accanto anche quando mi comporto da stronzo, che mi fa ridere, ogni tanto, che mi fa pensare, per un attimo, che forse non esiste solo Sana…

C’è Fuka che fa finta di non capire… che fa finta di non vedere che, quando guardo quei cartelloni appesi per tutta la città che ritraggono il tuo viso, il mio sguardo si rabbuia e divento insopportabile…

C’è Fuka e con lei non c’è Kamura. Non c’è di mezzo un film o una pubblicità da girare e quando guardo la TV, alla sera, lei è accanto a me e non di fronte…

No… con lei ci sono solo chiacchierate, passeggiate mano nella mano e problemi di ragazzini… ci sono compiti in classe e luna park il sabato pomeriggio.

Con Fuka c’è… quello che volevo con te.

 

Allora perché, perché nonostante questo, non riesco a lasciarti andare…?

Perché continui ad avere quello sguardo…? Perché ho l’impressione che il tuo cuore si sia spezzato una seconda volta…?

Cosa dovrei dirti…?

Che ti amo?

Lo sai già.

Dovrei prendere il tuo viso tra le mani, baciarti e non lasciarti andare via mai più?

E chi se ne frega di Kamura, dei film, delle pubblicità e di Fuka…!

Ti aspetti questo da me, Sana…?

Vorrei farlo, tu lo sai.

Ma non lo farò, e sai anche questo.

 

Sinceramente non so cosa tu abbia trovato in me, di cosa esattamente tu ti sia innamorata.

Ho paura persino a domandartelo, perché temo che, guardandomi bene, guardandomi da vicino, tu possa vedere che i miei difetti sono così tanti e così grandi  da non trovare più nulla da poter amare.

Forse sarebbe meglio così, non credi Sana…?

Si. Sarebbe meglio che tu non mi amassi affatto. Non così, non adesso.

Avrei rinunciato a tutto, avrei fatto qualsiasi cosa, ti avrei aspettato… ti avrei aspettato per tutta la vita se solo tu me lo avessi detto prima. Se solo tu l’avessi capito prima.

E non ci sarebbe stata nessuna Fuka.

Ma Fuka, ora, è una realtà.

E non posso ignorarla, anche se una parte di me lo desidera.

 

Però penso che, dopo questa tua “confessione” avrei fatto meglio ad ascoltare Tsuyoshi, una volta tanto.

Perché credo che mi capisca meglio di quanto lo faccia io stesso.

O che capisca meglio te… questo non saprei dirtelo.

Ma ci penso adesso che ti sto guardando. E mi rendo conto che forse avrei dovuto confessarti tutto, quando ancora potevo farlo.

È che ti vedo così bella anche adesso…! Adesso che  i tuoi capelli morbidi e leggermente scompigliati ti contornano il  viso, che mi pare quasi impaurito.

Hai paura di me… Sana?

No…! Non averne…sono sempre io quello che ti sta davanti…

Ma capiscimi, Sana… stavolta non posso stringerti fra le braccia, come facevo un tempo… non posso offrirti la mia spalla…

Credo, neppure la vorresti, la mia spalla.

 

Ed è quando ti vedo voltarmi le spalle e andartene lontano che la mia mano si muove da sola, cingendo il tuo polso così fragile e sottile.

E un brivido mi percorre la schiena.

È come se avessi paura che, da un momento all’altro, tu possa spezzarti.

E lo so… che non riuscirò a evitarlo e lascerò che tu ti spezzi.

Ti sembrerà egoistico… e magari lo è.

 

Vorrei non doverti fare questo… davvero vorrei che tu non mi amassi.

Perché finchè ero solo io ad amare te, finchè non c’erano complicanze, fino a quando ero ancora solo “il tuo miglior nemico” allora potevo sopportarlo.

Finché ero l’unico a soffrire allora potevo sopportarlo.

Ciò che non sopporto è che sia tu, Sana, quella che soffre. Anche tu.

 

E allora capisco che comunque qualcuno soffrirà. E non potrò impedirlo.

E mi pare quasi facile, ora che ho raggiunto questa consapevolezza, dirti quello che provo… ora che non ho i tuoi occhi puntati addosso, ora che mi dici tremante con il capo chino, che adesso è Fuka quella che voglio, che è con lei che voglio stare e che  noi, i nostri sentimenti, la nostra storia fanno parte del passato…

Non sarai mai solo il passato per me, Sana…

Ci ho provato, credimi, a trasformarti in un ricordo... a dirmi che potevo amarla… che potevo amarla davvero.

Ma il punto è che già so che non l’amerò mai come amo te.

E allora provo a dirtelo, piano, con un filo di voce.

Ma l’infermiera apre improvvisa la porta, facendoci sobbalzare.

 

Accidenti a lei! Odio questa brutta vecchiaccia!

 

E quando indica qualcuno, nascosto dietro la parete, sento una morsa attanagliarmi lo stomaco.

Vedo Fuka con gli occhi bassi che mi guarda un attimo e poi scappa via.

E vedo te, Sana, seguirla senza esitazioni.

 

Rimango fermo per qualche istante e provo ribrezzo, quasi, per un pensiero che, veloce, passa nella mia mente e che se và via un attimo dopo.

Avrei voluto finire il discorso con te, Sana, e avrei voluto che Fuka sentisse tutto.

 

Bastardo…?

 

Si lo so. Ma non me ne vergogno.

Ed è come se  mi fossi liberato da un peso.

 

  

 

 

   
 
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