Ecco un nuovo aggiornamento. Spero di non avervi sconvolto troppo con questo cambio di registro...Ringrazio chi ha letto e le mie commentatrici: BlackPearl e Michi88...grazie davvero! Buona lettura!
Orlando non rientrò per cena. Victoria cenò con i
ragazzi, poi li fece preparare per la notte; lasciò che
giocassero un po’, poi verso le 9.30, come sempre, li
spedì a dormire. Sistemò la cucina, sbirciando di
tanto in tanto l’orologio; fece un po’ di zapping
col telecomando, ma visto che non c’era niente di bello,
pensò di mettersi a letto a leggere un libro mentre lo
aspettava.
Lui arrivò verso le undici. Lo sentì aprire la
porta e fermarsi in cucina, probabilmente a bere. Dopo cinque minuti
salì in camera da letto.
“Ciao”- le disse semplicemente.
“Ciao”- rispose di rimando.
Erano entrambi sulla difensiva. Vicky non voleva rischiare di
peggiorare la situazione; se non ci fossero stati i ragazzi forse se ne
sarebbe andata, ma non voleva aggravare le cose, perciò si
decise, per quanto possibile, a mordersi la lingua. Orlando, invece,
non voleva ammettere la gravità di quel momento, preferiva
far finta di niente; gli bruciava ancora lo schiaffo ricevuto, pur
sapendo benissimo di esserselo meritato.
“Hai mangiato?”- si sincerò lei.
“Si…avevo una cena di
lavoro…”- rispose dal bagno, dove si stava
spogliando.
“E’ andata bene?”- gli chiese.
“Penso di si…vedremo nei prossimi
giorni…”- rispose laconico, prima di raggiungerla
a letto.
“Domani hai molto da fare?”-
Lui ci pensò un attimo, poi le rispose:
“Come al solito…ma se è ancora per
quella storia del terapista credevo di esser stato chiaro..”-
precisò.
“Infatti stamattina sei stato chiarissimo…Non
è per quello, domani pomeriggio c’è la
partita di Joel…cerca di liberarti…per lui
sarebbe importante…”-
“Vedrò di fare il possibile..”-
Ovviamente quella risposta non piacque per nulla a Vicky. Suo figlio
sarebbe dovuto venire prima di tutto il resto.
“Cerca di fare anche l’impossibile, per
favore…ci tiene così tanto…ha bisogno
di te Orlando”- sottolineò, cercando di mantenere
la calma.
“Non dipende solo da me…devo vedere delle persone
nel pomeriggio, per definire un contratto
d’appalto…”-
“Non può pensarci Dom?”-
“No…l’ ho seguito io
dall’inizio…non posso delegare qualcun
altro…Farò di tutto per esserci…Ma per
favore evitiamo di farne un dramma se dovessi mancare…ce ne
saranno tante altre di partite..”-
“Dici sempre così…intanto
però non ne hai vista nemmeno una…”-
“Per favore…sono troppo stanco per discutere
ancora con te…”-
“E io sono stanca di coprirti…I ragazzi stanno
sentendo la tua mancanza, soprattutto Joy…teme che tu non
gli voglia più bene…Credo che fargli cambiare
idea conti più di qualsiasi stupido
appalto”-concluse risentita.
“Bene…direi che è la degna conclusione
della giornata…Stamattina mi hai detto quanto sono pietoso
come marito e stasera che sono un pessimo padre…Adesso
possiamo spegnere questa maledetta luce e dormire?…Direi che
per oggi basta…Se hai dimenticato qualcosa me lo dirai
domani…”- rispose polemico, voltandole le spalle.
Sempre più avvilita e preoccupata, Victoria non
riuscì a dormire granché; si girava e rigirava
nel letto, cercando di trovare una soluzione. Ma c’era poco
da fare, se lui non collaborava non sarebbero andati da nessuna parte.
Giovedì pomeriggio- Partita di calcio juniores
La partita era iniziata da circa mezz’ora. Di Orlando neppure
l’ombra. Joel stava giocando veramente bene, era un razzo,
veloce, preciso, sembrava pure divertirsi ed aveva già
segnato un gol.
Nell’intervallo tra primo e secondo tempo, le chiese
più volte del padre e lei non sapeva più cosa
inventarsi: non voleva illuderlo, ma nemmeno abbandonare ogni speranza.
Per fortuna, dopo cinque minuti dall’inizio del secondo
tempo, Orlando arrivò e raggiunse Vicky sugli spalti del
campo sportivo, insieme agli altri genitori.
“Vincono o perdono?”- le chiese.
“Vincono…e Joel ha anche segnato un
gol…”-
“Grande…”-
“Sarà contento di vederti…”-
aggiunse lei.
Lui sorrise.
In effetti, vedere il padre sugli spalti a tifare per lui, fu
un’enorme soddisfazione per il bambino, che segnò
un altro gol.
Alla fine della partita, Orlando lo riempì di complimenti e
se lo spupazzò come non accadeva da tempo, tanto che
Victoria si convinse che forse le cose stessero cambiando.
“Papà…sei riuscito a
venire…”- diceva allegro Joy.
“Non potevo perdermi una partita così
bella…”- rispose lui, prendendolo in braccio.
“Mi hai visto bene? Sono stato bravo?”-
“Sei il mio campione…sei stato
bravissimo…”- gli disse stringendolo e
sé.
“Vieni a casa con noi adesso, vero?”-
“No Joy…non posso…devo tornare in
ufficio…ci vediamo stasera per cena, ok?”- gli
promise.
“Va bene…”- rispose il bambino.
“Adesso fila a farti la doccia e a cambiarti, altrimenti
prendi freddo…”-
“Devi già scappare?”- intervenne Vicky.
“Si…devo finire alcune
cose…però cerco di non fare tardi, ok?”-
“Allora ci vediamo a casa…”-
Orlando mantenne la promessa, e quella sera rientrò
decisamente prima del solito. Cenarono in un clima disteso, come
succedeva sempre quando c’era ancora Delia.
Sembrava davvero che, lentamente, le cose tornassero alla
normalità.
Dopo cena si soffermò a giocare con Joel ed Emma, li mise a
letto e poi scese in cucina da Victoria.
“Hai visto com’era contento Joy? Da tempo non lo
vedevo così sereno…Grazie per esser venuto a
vederlo…”- osservò conciliante lei.
“Ha fatto piacere anche a me esserci…”-
Seguì un attimo di silenzio; erano in uno strano imbarazzo,
come se non fossero più abituati a stare insieme senza
litigare. Ma qualcosa turbò quella quiete.
“Stamattina sono stato
dall’avvocato…mercoledì prossimo
c’è la prima udienza del
processo…pensavo volessi saperlo…”-
Per Victoria fu come una doccia gelata; certo, sapeva che non mancava
molto, ma per lei era solo un modo per rinnovare il suo dolore, era
come spargere sale su una ferita: terribilmente doloroso ed inutile.
“Ci sarai?”- le domandò lui.
“Io..io non credo…e non dovresti andarci nemmeno
tu…”-
“Non ti interessa il processo al bastardo che hai investito
Delia?”- sottolineò.
“Certo che mi interessa…ma non starò in
aula a risentire ogni minimo dettaglio di quella
giornata…e’ una sofferenza
inutile…”- gli spiegò calma, ma decisa.
Lo vide irrigidirsi notevolmente. All’improvviso il suo
ritrovato buon umore era sparito, per lasciare spazio nuovamente al
distacco ed alla freddezza.
“Dammi retta Orlando…non andarci neanche
tu…ti farà solo stare peggio”- gli
suggerì, carezzandogli una guancia.
Ma lui la scostò deciso ed insofferente.
“Invece non vedo l’ora di andarci e di guardarlo
bene in faccia…e spero tanto che lo sbattano dentro e
buttino la chiave…”- le disse gelido.
“E quando sarà in prigione cosa
cambierà? Delia non tornerà da noi…non
servirà a niente…”-
“E’ inutile… non
capisci…”- tagliò corto lui.
“No, hai ragione..non capisco…non riesco proprio a
capire come potrebbe farci stare meglio…Dovrei esser
contenta perché un ragazzo poco più che ventenne
passerà forse i prossimi 10 anni in galera?”-
“Bè, se l’è
cercata…lui aveva una scelta, Delia no
invece…Spero che ci passi il resto della sua vita chiuso fra
quattro mura…”-
“Adesso non ragioni…sei ancora troppo
arrabbiato…”- constatò lei.
“Si, lo sono… e vederti così
rinunciataria mi manda in bestia…Parli dello stronzo che ha
ucciso nostra figlia come di un povero
agnellino…”- la riprese duramente.
“Non mettermi in bocca parole che non ho
detto…anch’io voglio giustizia, ma non
è rovinando due famiglie che si risolvono le
cose…non si può tornare indietro…Non
c’è scelta, dobbiamo andare avanti ed accettare
quello che è successo…”-
“E magari perdonarlo pure, vero? Ma che brava..sei davvero
una santa…Perdonalo tu se ci riesci…”-
disse rabbioso.
“Non riesco nemmeno io a perdonarlo, ma non voglio nemmeno
avvelenarmi la vita e rendermela ancora più difficile con
false aspettative…”-
“Cosa vuoi dire? Credi che lo assolveranno?”-
“La verità dei fatti e quella processuale sono ben
distinte…non dico che lo assolveranno, ma fossi in
te non mi aspetterei nemmeno una pena esemplare..è giovane,
incensurato…probabilmente il suo avvocato farà
leva sull’incapacità di intendere e volere causata
dalla droga e se la caverà con una salata cauzione e 300 ore
di lavori socialmente utili…”- gli
spiegò.
“Ma ci sono dei testimoni…”- rispose.
“Testimoni che hanno dichiarato che è stata Delia
a tagliargli la strada…”-
Lui la guardava incredulo.
“Ancora con questa storia…non posso creder che tu
incolpi nostra figlia per discolpare un criminale…se fosse
stato lucido avrebbe frenato in tempo…”-
“Io non…non incolpo nessuno…ma credo
che sia stato un incidente…un tragico
incidente…Probabilmente il ragazzo aveva i riflessi
rallentati, ma non è detto che sarebbe riuscito ad evitarla
in altre condizioni…”-
“Non può andare così…non
può farla franca…Deve pagare in un modo o
nell’altro…”- disse con una rabbia negli
occhi che non gli aveva mai visto prima di allora.
“Orlando…per favore calmati..Posso anche
sbagliarmi, voglio solo che tu non ti faccia delle inutili
aspettative…”- precisò.
“Deve andare diversamente…sono sicuro che ti
sbagli…Ora vado a letto..sono un po’ stanco e
domani devo svegliarmi presto…”- concluse.
Victoria era rimasta impressionata dall’astio che stava
divorando suo marito e, soprattutto, temeva una sua reazione in caso di
esito negativo del processo. Anche lei era agitata, ma voleva
concentrarsi solo ed esclusivamente sulla sua famiglia, senza farsi
condizionare da nient’altro.