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Autore: bebe    18/11/2007    3 recensioni
Li abbiamo lasciati neo genitori ed in procinto di sposarsi. Li ritroviamo sposati ed alle prese con un incidente che ha cambiato le loro vite, rischiando di allontanarli definitavamente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un nuovo aggiornamento. Spero di non avervi sconvolto troppo con questo cambio di registro...Ringrazio chi ha letto e le mie commentatrici: BlackPearl e Michi88...grazie davvero! Buona lettura!

Orlando non rientrò per cena. Victoria cenò con i ragazzi, poi li fece preparare per la notte; lasciò che giocassero un po’, poi verso le 9.30, come sempre, li spedì a dormire. Sistemò la cucina, sbirciando di tanto in tanto l’orologio; fece un po’ di zapping col telecomando, ma visto che non c’era niente di bello, pensò di mettersi a letto a leggere un libro mentre lo aspettava.
Lui arrivò verso le undici. Lo sentì aprire la porta e fermarsi in cucina, probabilmente a bere. Dopo cinque minuti salì in camera da letto.
“Ciao”- le disse semplicemente.
“Ciao”- rispose di rimando.
Erano entrambi sulla difensiva. Vicky non voleva rischiare di peggiorare la situazione; se non ci fossero stati i ragazzi forse se ne sarebbe andata, ma non voleva aggravare le cose, perciò si decise, per quanto possibile, a mordersi la lingua. Orlando, invece, non voleva ammettere la gravità di quel momento, preferiva far finta di niente; gli bruciava ancora lo schiaffo ricevuto, pur sapendo benissimo di esserselo meritato.
“Hai mangiato?”- si sincerò lei.
“Si…avevo una cena di lavoro…”- rispose dal bagno, dove si stava spogliando.
“E’ andata bene?”- gli chiese.
“Penso di si…vedremo nei prossimi giorni…”- rispose laconico, prima di raggiungerla a letto.
“Domani hai molto da fare?”-
Lui ci pensò un attimo, poi le rispose:
“Come al solito…ma se è ancora per quella storia del terapista credevo di esser stato chiaro..”- precisò.
“Infatti stamattina sei stato chiarissimo…Non è per quello, domani pomeriggio c’è la partita di Joel…cerca di liberarti…per lui sarebbe importante…”-
“Vedrò di fare il possibile..”-
Ovviamente quella risposta non piacque per nulla a Vicky. Suo figlio sarebbe dovuto venire prima di tutto il resto.
“Cerca di fare anche l’impossibile, per favore…ci tiene così tanto…ha bisogno di te Orlando”- sottolineò, cercando di mantenere la calma.
“Non dipende solo da me…devo vedere delle persone nel pomeriggio, per definire un contratto d’appalto…”-
“Non può pensarci Dom?”-
“No…l’ ho seguito io dall’inizio…non posso delegare qualcun altro…Farò di tutto per esserci…Ma per favore evitiamo di farne un dramma se dovessi mancare…ce ne saranno tante altre di partite..”-
“Dici sempre così…intanto però non ne hai vista nemmeno una…”-
“Per favore…sono troppo stanco per discutere ancora con te…”-
“E io sono stanca di coprirti…I ragazzi stanno sentendo la tua mancanza, soprattutto Joy…teme che tu non gli voglia più bene…Credo che fargli cambiare idea conti più di qualsiasi stupido appalto”-concluse risentita.
“Bene…direi che è la degna conclusione della giornata…Stamattina mi hai detto quanto sono pietoso come marito e stasera che sono un pessimo padre…Adesso possiamo spegnere questa maledetta luce e dormire?…Direi che per oggi basta…Se hai dimenticato qualcosa me lo dirai domani…”- rispose polemico, voltandole le spalle.
Sempre più avvilita e preoccupata, Victoria non riuscì a dormire granché; si girava e rigirava nel letto, cercando di trovare una soluzione. Ma c’era poco da fare, se lui non collaborava non sarebbero andati da nessuna parte.


Giovedì pomeriggio- Partita di calcio juniores
La partita era iniziata da circa mezz’ora. Di Orlando neppure l’ombra. Joel stava giocando veramente bene, era un razzo, veloce, preciso, sembrava pure divertirsi ed aveva già segnato un gol.
Nell’intervallo tra primo e secondo tempo, le chiese più volte del padre e lei non sapeva più cosa inventarsi: non voleva illuderlo, ma nemmeno abbandonare ogni speranza.
Per fortuna, dopo cinque minuti dall’inizio del secondo tempo, Orlando arrivò e raggiunse Vicky sugli spalti del campo sportivo, insieme agli altri genitori.
“Vincono o perdono?”- le chiese.
“Vincono…e Joel ha anche segnato un gol…”-
“Grande…”-
“Sarà contento di vederti…”- aggiunse lei.
Lui sorrise.
In effetti, vedere il padre sugli spalti a tifare per lui, fu un’enorme soddisfazione per il bambino, che segnò un altro gol.
Alla fine della partita, Orlando lo riempì di complimenti e se lo spupazzò come non accadeva da tempo, tanto che Victoria si convinse che forse le cose stessero cambiando.
“Papà…sei riuscito a venire…”- diceva allegro Joy.
“Non potevo perdermi una partita così bella…”- rispose lui, prendendolo in braccio.
“Mi hai visto bene? Sono stato bravo?”-
“Sei il mio campione…sei stato bravissimo…”- gli disse stringendolo e sé.
“Vieni a casa con noi adesso, vero?”-
“No Joy…non posso…devo tornare in ufficio…ci vediamo stasera per cena, ok?”- gli promise.
“Va bene…”- rispose il bambino.
“Adesso fila a farti la doccia e a cambiarti, altrimenti prendi freddo…”-
“Devi già scappare?”- intervenne Vicky.
“Si…devo finire alcune cose…però cerco di non fare tardi, ok?”-
“Allora ci vediamo a casa…”-


Orlando mantenne la promessa, e quella sera rientrò decisamente prima del solito. Cenarono in un clima disteso, come succedeva sempre quando c’era ancora Delia.
Sembrava davvero che, lentamente, le cose tornassero alla normalità.
Dopo cena si soffermò a giocare con Joel ed Emma, li mise a letto e poi scese in cucina da Victoria.
“Hai visto com’era contento Joy? Da tempo non lo vedevo così sereno…Grazie per esser venuto a vederlo…”- osservò conciliante lei.
“Ha fatto piacere anche a me esserci…”-
Seguì un attimo di silenzio; erano in uno strano imbarazzo, come se non fossero più abituati a stare insieme senza litigare. Ma qualcosa turbò quella quiete.
“Stamattina sono stato dall’avvocato…mercoledì prossimo c’è la prima udienza del processo…pensavo volessi saperlo…”-
Per Victoria fu come una doccia gelata; certo, sapeva che non mancava molto, ma per lei era solo un modo per rinnovare il suo dolore, era come spargere sale su una ferita: terribilmente doloroso ed inutile.
“Ci sarai?”- le domandò lui.
“Io..io non credo…e non dovresti andarci nemmeno tu…”-
“Non ti interessa il processo al bastardo che hai investito Delia?”- sottolineò.
“Certo che mi interessa…ma non starò in aula a risentire ogni minimo dettaglio di quella giornata…e’ una sofferenza inutile…”- gli spiegò calma, ma decisa.
Lo vide irrigidirsi notevolmente. All’improvviso il suo ritrovato buon umore era sparito, per lasciare spazio nuovamente al distacco ed alla freddezza.
“Dammi retta Orlando…non andarci neanche tu…ti farà solo stare peggio”- gli suggerì, carezzandogli una guancia.
Ma lui la scostò deciso ed insofferente.
“Invece non vedo l’ora di andarci e di guardarlo bene in faccia…e spero tanto che lo sbattano dentro e buttino la chiave…”- le disse gelido.
“E quando sarà in prigione cosa cambierà? Delia non tornerà da noi…non servirà a niente…”-
“E’ inutile… non capisci…”- tagliò corto lui.
“No, hai ragione..non capisco…non riesco proprio a capire come potrebbe farci stare meglio…Dovrei esser contenta perché un ragazzo poco più che ventenne passerà forse i prossimi 10 anni in galera?”-
“Bè, se l’è cercata…lui aveva una scelta, Delia no invece…Spero che ci passi il resto della sua vita chiuso fra quattro mura…”-
“Adesso non ragioni…sei ancora troppo arrabbiato…”- constatò lei.
“Si, lo sono… e vederti così rinunciataria mi manda in bestia…Parli dello stronzo che ha ucciso nostra figlia come di un povero agnellino…”- la riprese duramente.
“Non mettermi in bocca parole che non ho detto…anch’io voglio giustizia, ma non è rovinando due famiglie che si risolvono le cose…non si può tornare indietro…Non c’è scelta, dobbiamo andare avanti ed accettare quello che è successo…”-
“E magari perdonarlo pure, vero? Ma che brava..sei davvero una santa…Perdonalo tu se ci riesci…”- disse rabbioso.
“Non riesco nemmeno io a perdonarlo, ma non voglio nemmeno avvelenarmi la vita e rendermela ancora più difficile con false aspettative…”-
“Cosa vuoi dire? Credi che lo assolveranno?”-
“La verità dei fatti e quella processuale sono ben distinte…non  dico che lo assolveranno, ma fossi in te non mi aspetterei nemmeno una pena esemplare..è giovane, incensurato…probabilmente il suo avvocato farà leva sull’incapacità di intendere e volere causata dalla droga e se la caverà con una salata cauzione e 300 ore di lavori socialmente utili…”- gli spiegò.
“Ma ci sono dei testimoni…”- rispose.
“Testimoni che hanno dichiarato che è stata Delia a tagliargli la strada…”-
Lui la guardava incredulo.
“Ancora con questa storia…non posso creder che tu incolpi nostra figlia per discolpare un criminale…se fosse stato lucido avrebbe frenato in tempo…”-
“Io non…non incolpo nessuno…ma credo che sia stato un incidente…un tragico incidente…Probabilmente il ragazzo aveva i riflessi rallentati, ma non è detto che sarebbe riuscito ad evitarla in altre condizioni…”-
“Non può andare così…non può farla franca…Deve pagare in un modo o nell’altro…”- disse con una rabbia negli occhi che non gli aveva mai visto prima di allora.
“Orlando…per favore calmati..Posso anche sbagliarmi, voglio solo che tu non ti faccia delle inutili aspettative…”- precisò.
“Deve andare diversamente…sono sicuro che ti sbagli…Ora vado a letto..sono un po’ stanco e domani devo svegliarmi presto…”- concluse.
Victoria era rimasta impressionata dall’astio che stava divorando suo marito e, soprattutto, temeva una sua reazione in caso di esito negativo del processo. Anche lei era agitata, ma voleva concentrarsi solo ed esclusivamente sulla sua famiglia, senza farsi condizionare da nient’altro.









  
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