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Autore: lafilledeEris    29/04/2013    3 recensioni
ATTENZIONE: E' UNA KURTBASTIAN
“Mh…” No, non voleva alzarsi. In quel momento, con quei postumi da incubo, il letto gli sembrava l’unico posto al mondo in cui sarebbe voluto stare.
Finché Rachel non trovo opportuno sollevargli le coperte di scatto e scoprirlo.
“Rise and shine!”**
“Rachel, sappi che ti odio!”
La ragazza si lanciò a peso morto sull’amico, abbracciandolo forte.
In quell’ultimo periodo Hummel si era rivelato poco incline alle dimostrazioni d’affetto e in tutto quel casino di emozioni represse e rimosse, in qualche modo, vi era andato di mezzo anche il rapporto con la sua migliore amica. Lei ormai stava con Brody – Finn sembrava un ricordo abbastanza sbiadito a sentire i rumori che provenivano dalla camera da letto quando il ragazzo restava a dormire e Kurt era quasi sicuro che non si mettessero a spostare i mobili nel cuore della notte –, andava alla NYADA , aveva trovato il suo equilibrio newyorkese, insomma.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brody Weston, Burt Hummel, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE: CAPITOLO NON BETATO
 
 

Capitolo 11
 
 
 
Track#12 Cosmic Love

Artist:Florence + The Machine

 
 
Gli amori estivi finiscono per i motivi più disparati, ma di solito hanno tutti un elemento in comune: sono stelle cadenti, un attimo di splendore luminoso nel cielo, un lampo fugace di eternità che in un istante svanisce.

Il professore fermò l’immagine sul video e riprese a spiegare.
Kurt tirò su col naso, ringraziando ogni santo – Gaga,Madonna, Micheal Jackson -  che l’aula fosse in penombra.  “The Notebook” era uno dei suoi film preferiti e quando il docente di cinema aveva annunciato che lo avrebbero visto ne era rimasto molto felice.  Quanto si sbagliava.
Perché Kurt Hummel sapeva che effetto gli faceva quel film. Cataste di Kleenex, confezioni di macarons svuotate e occhi rossi e gonfi. Purtroppo c’era chi non riusciva ad apprezzare la bellezza delle cose. Infatti, se Kurt approfittava dell’oscurità dell’aula per nascondere le proprie lacrime, Sebastian ne approfittava per recuperare le ore di sonno perse la notte precedente.
Quando Kurt si accorse di cosa Sebastian stesse facendo, provò ad attirare la sua attenzione.
Dopo vari tentativi, rivelatisi buchi nell’acqua, decise che per svegliare Sebastian servivano le maniere forti. Così da persona matura qual’era si sporse verso il banco di Sebastian e lo pizzicò sul fianco. Al che lui sussultò, prima di voltarsi verso Kurt e lanciargli uno sguardo torvo.
“Che cavolo fai?”  si lamentò Sebastian, nascondendo di nuovo il viso fra le braccia incrociate sul banco.
“Come fai a dormire mentre si guarda un film del genere?” bisbigliò Kurt, con lo sguardo corrucciato.
Sebastian rimase a guardarlo per un attimo. In qualche modo, rimaneva sempre attaccato all’idea romantica dell’amore. Nonostante le delusioni del passato, i dubbi del presente ( e qui si sentì particolarmente colpevole, lui e il suo qualunque cosa fosse)  e i forse del futuro, Kurt sognava una storia d’amore da film.
Sebastian fece spallucce, chinandosi in avanti per poggiare poi il mento sul banco.
“Non puoi non rispondere” si lamentò Kurt, mettendo un piccolo broncio.
“Vuoi davvero che ti risponda?” Sebastian spalancò gli occhi stupito. “ Vuoi che ti dica che detesto che lui passi anni ad aspettare lei solo per una stupida casa, come se tutto fosse legato ad un oggetto, a qualcosa che prima o poi crollerà”.
“ E a cosa dobbiamo badare, allora?” domandò curioso, Kurt.
Sebastian gli tese la mano, sorridendogli.
“Se verrai con me te lo dirò”.
“Non possiamo fuggire dalla lezione!” gli fece notare l’altro.
In fondo era giusto capitasse così: Kurt era la parte razionale e coscienziosa fra i due, Sebastian era istinto. 
Non si poteva mai anticipare cosa potesse succedere fra i due, ma si sapeva che non c’era pericolo: avevano capito che vivere e viversi era un rischio. Ma entrambi volevano viversi.
“ Dove andiamo?” domandò curioso, mentre si abbassavano per sgattaiolare fuori dalla stanza. Sebastian gli fece cenno di fare silenzio. Uscirono dall’uscita laterale dell’aula per non dare troppo nell’occhio.
Quando furono fuori, tirarono un sospiro di sollievo.
“Ti voglio portare in un posto” disse serio Sebastian, tirando a sé Kurt, a cui venne spontaneo cercare appoggio al suo petto.  Gli venne spontaneo arrossire, a quel gesto Sebastian sorrise. Eccolo, il suo pinguino. L’adorabile ragazzo con cui amava litigare e fare pace. Lo prese per mano e si misero a correre per i corridoi della NYADA.
Kurt sentiva il cuore battere. Gli venne spontaneo pensare ad un’altra corsa, un altro sorriso. E si sentì colpevole quando Sebastian gli sorrise. Fu in quel momento che Kurt capì che non poteva permettere che un ricordo ( perché è questo quello che succede quando lasci scappare una persona, fai sì che questa diventi un ricordo, solo un posto in più nella tua mente) si mettesse fra lui e Sebastian. Nessun muro avrebbe dovuto costruirsi e seminare dolore, non quando si erano finalmente trovati.
Strizzò forte gli occhi. Doveva bastare per rimuovere il dolore. Si concentrò sulla stretta di Sebastian. Non era come quando facevano sesso – o l’amore -, non era un contatto profondo. Eppure era più intimo. Quando stringi la mano ad una persona a cui sei legato intimamente trovi un legame e un significato in ogni gesto, anche piccolo.
Quando arrivarono sulla terrazza della scuola, Kurt si sentì mancare il respiro. Si sentiva forte, libero e consapevole di ciò che gli stava accadendo: stava sul tetto del mondo – il suo – con la persona che in quel momento gli stava accanto.
New York si estendeva maestosa sotto i loro occhi. Avrebbe dovuto avere  paura della Grande Mela, ma da quella posizione, con Sebastian accanto sentiva di poterla fare fuori con un morso, quella mela.
Si voltò verso Sebastian e gli sorrise, gettandosi al suo collo. Il primo nascose  il volto nell’incavo del collo di Kurt.
Stare in silenzio, abbracciati non era un gesto eclatante, ma Kurt aveva capito una cosa: quando i grandi gesti deludono, ripieghi sui piccoli perché in questi risiede il vero significato di un amore. Quello fatto di respiri mozzati e nasi che sfiorano, privarsi di grandi gesti non fa venir meno il valore di un sentimento.
“Perché mi hai portato qui?” domandò curioso Kurt, strofinando il naso contro il collo di Sebastian, cercando riparo nel suo abbraccio.
La presa di Sebastian si fece più ferrea.  Era come se volesse legarsi a lui. Ma non serviva, loro erano già legati. Non da fili, né sentimenti. Era il loro cuore, il loro essere liberi, su quel terrazzo.
Dalla prima notte passata insieme non era passata un’ eternità: solo il tempo necessario per capire. Conoscersi è un percorso lungo e tortuoso in cui scegli di buttarti a capofitto o di andare con calma. Il loro era un perfetto equilibrio. Loro erano equilibrio. Tutto stava in una mano, quella che si stringevano a vicenda.
 Non si erano mai detti apertamente i loro sentimenti, ma vivendo insieme qualcosa era successo. Tutto si riassumeva in notti passate abbracciati, in sorrisi a fiori di labbra, in scherzi e battute.  Non è facile aprirsi con qualcuno, ma l0 si deva fare se si vuole vivere sino in fondo.
“Voglio cantare per te” spiegò Sebastian, tenendo lo sguardo basso.
“Sebastian, guardami” disse Kurt, prendendogli il mento per sollevarlo. “ Tu non abbassi mai lo sguardo” gli fece notare “Quello solitamente sono io”.
“ Ma stavolta è difficile”.
“Non è mai facile, lo sai tu e lo so io. Siamo noi, e questo basta a definirci. Questo lo abbiamo capito”.
“Kurt tu sei così coraggioso, io sono…”
“Sebastian” l’anticipò l’altro “questo è abbastanza. Credi davvero che per accettarti abbia cercato un perché? Ora ti chiedo solo di cantare”.
Smythe gli sorrise, non era naturale, era spontaneo: nel secondo caso era facile perché iniziava a far parte della sua natura.
“Grazie, checca” gli stampò un bacio fra i capelli ed iniziò a cantare, ridendo mentre guardava l’altro arricciare il naso.

Sometimes it's like someone tooh a knife baby
Edgy and dull and cut a six-inch valley
Through the middle of my soul
At night I wake up with the sheets soaking wet
And a freight train running through the middle of my head
Only you can cool my desire
I'm on fire” [1]
 
Quando Sebastian finì di cantare, si trovò davanti un Kurt con gli occhi lucidi, un piccolo sorriso sulle labbra e il naso arricciato.
Non lo avrebbe detto ad anima viva ma lui non riusciva a stare senza quel sorriso. Quelle labbra non erano solo da baciare o pensare a quello che avevano fatto fra le lenzuola. Era bello pensare alle loro chiacchiere, alle loro risate,  alle loro canzoni.
Sebastian non era bravo a parole, tolte le frecciatine che si scambiava con Kurt,  quando si parlava di sentimenti. Ecco perché cantava.
Cantare era il suo modo – il loro – per comprendere se stessi e comprendersi a vicenda.
“Ehi” Sebastian si sedette sul pavimento in cemento e prese la mano di Kurt facendolo sedere fra le sue gambe, quando provò a sedersi davanti a lui.  Smythe posò il mento sulla spalla di Kurt e respirò profondamente.
“Mi è piaciuta la canzone” commentò Kurt. “ Da quanto ascolti Springteen?”
“Avevo otto anni, trovai un vecchio vinile di mio padre. Credo che quello sia stato unno dei motivi per cui ho iniziato a cantare”.
“Ricordami di regalarti i jeans che indossa in “Born in USA” ridacchiò Kurt.
“Con il mio fisico me li posso permettere” precisò Sebastian.
“Come sei modesto” Kurt si sporse all’indietro cercando la guancia di Sebastian, sfregando il naso contro la barba incolta.
“ E’ per questo che ti piaccio!”  la presa si rafforzò e Sebastian si stese, portando con sé Kurt. 
“Fra le varie cose” ridacchiò l’altro.
“Anche perché sono sexy?”
“Forse…”
“Kurt!” lo riprese Sebastian, sentitosi toccato nel vivo.
Ma Hummel lo bloccò sul nascere e lo baciò. Fu un bacio leggero, perché alla fine era pur sempre lui, non era irruente e indelicato.
Kurt si staccò un po’ e lo guardo negli occhi.
“Perché mi hai portato qui?”
“Venivo qui quando volevo stare solo, quando mio padre mia ha buttato fuori di casa e non sapevo dove andare”.
“E quindi…” tentò Kurt.
“Voglio che tu sappia dove vado quando sparirò un giorno”.
“Perché vuoi che ti trovi?” Kurt non riusciva a capire.
“Perché non vorrei? Io so dove trovarti”.
Tutto cambiò quando fu Sebastian a dare il ritmo al bacio per zittire Kurt. Era un richiamo di lingue , denti e labbra. Era rubarsi più baci possibili.
Non era la quantità di pelle scoperta, ma il tocco sugli abiti. Era volersi spogliare eppure sentire che nonostante i vestiti loro erano comunque pronti a donarsi.
“Kurt, andiamo a casa”.
 E non ci fu bisogno d’altro.
 
 
[1] Pezzo di “I’m on fire” di Bruce Springteen
 
I’m here
Ci ho messo un po’, ma ce l’ho fatta.  Lo so, è un capitolo di passaggio, avrei dovuto scrivere altro, ma ho preferito dare un momento di pace ai due prima di… Oddio! Non voglio pensarci ancora ç_ç mi prende male solo l’idea.
Quuuindi da quanto abbiamo capito, entrambi hanno fatto un passo avanti. Apprezziamo i piccoli gesti. <3
Se volete dite la vostra.
Alla prossima,
Nico.
   
 
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