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Autore: Koori_chan    29/04/2013    5 recensioni
Natsumi Hinata, ventisei anni, sta per sposare l'unico che abbia mai amato, il suo punto fermo, la sua ancora in mezzo alla tempesta, la sola persona che sia stata in grado di farla sentire perfetta, nonostante tutto.
Eppure qualcosa stride in questa giornata dal cielo terso e dall'aria di festa.
Natsumi Hinata sente che c'è qualcosa di sbagliato, qualcosa di ingiusto nella sua scelta.
Peccato solo non riesca a ricordare cosa...
//Lo specchio mentiva.
No, quell’immagine riflessa non era lei. Non poteva essere lei…
Più guardava il pizzo, i tacchi e il mascara, meno si riconosceva.
E poi, tutto quel bianco…//
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Natsumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Solo le Stelle Rimangono a Guardare















Lo specchio mentiva.
No, quell’immagine riflessa non era lei. Non poteva essere lei…
Più guardava il pizzo, i tacchi e il mascara, meno si riconosceva.
E poi, tutto quel bianco…
Era difficile da credere anche per se stessa, che sempre aveva visto il matrimonio sotto una luce negativa.
Forse era per colpa di suo padre, ma adesso che, abito bianco e velo sul capo, Natsumi Hinata si apprestava ad andare all’altare, si rendeva conto che il fatto che Aki fosse stata abbandonata quando lei e Fuyuki erano ancora piccoli non incideva poi così tanto sulla sua insicurezza.
Certo, prima di accettare la proposta aveva pensato a lungo a tutti i pro e i contro, ad ogni probabilità, anche alla più piccola eventualità che lui si sarebbe un giorno stancato di lei…
Nonostante uscissero insieme da ormai più di dieci anni, senza considerare quel paio di volte in cui si erano lasciati e ripresi come una coppia di ragazzini, era ben consapevole delle differenze e delle distanze fra di loro.
E se un giorno quelle distanze avessero dovuto rivelarsi insormontabili?
“Non potrai rimandare per sempre” le aveva detto Fuyuki, saggio come al solito.
Aveva ragione, e adesso eccola lì, i capelli raccolti in un muccetto e i velo sugli occhi, pronta per il giorno più importante della sua vita.
Era questione di pochi minuti, poi sarebbe partita.
Lasciò che il suo sguardo scivolasse nostalgico sui mobili della sua vecchia cameretta: il letto, la libreria, l’armadio, la scrivania… Persino la radio, ormai giunta al termine dei suoi giorni, le sembrava ora nuova e piena di misteri, come se quel semplice e quotidiano oggettino avesse potuto nascondere un grande segreto.
- Sei pronta tesoro? E’ ora di andare… -
Si voltò di scatto, sua madre la aspettava sulla porta.
Solo adesso si rendeva conto di quanto Aki fosse invecchiata in quegli anni.
- Natsumi, amore mio, non fare così… - la mamma la abbracciò mentre lei, ragazzina nel corpo di un’adulta, si aggrappava al suo abito singhiozzando forte.
- Mamma, io non posso, non posso sposarlo! – si ritrovò a dire, sentendosi sporca e indegna dell’amore che il suo futuro sposo provava per lei.
- Ma cosa stai dicendo, Natsumi? Cosa è successo? – fece la donna, allarmata dal comportamento della figlia.
Natsumi camminò lentamente verso la finestra, lo sguardo puntato al cielo azzurro di mezzogiorno.
- Non lo so… - sussurrò.
- Io lo amo.. Amo Saburo… - ripeté, convincendosi di qualcosa che già sapeva.
- E’ solo che sento che non dovrei farlo… E’ come… È come se avessi dimenticato qualcosa… un dettaglio, una promessa… - esalò, stringendo la gonna nel tentativo di trattenere quelle subdole ed infide lacrime.
Esatto, era proprio quello a bloccarla: una stupida sensazione, un qualcosa di terribilmente irrazionale.
Aki la prese per mano e la riportò di fronte allo specchio, abbracciandola affettuosamente.
- Guardati. – ordinò.
Natsumi piantò gli occhi sullo specchio, senza capire dove sua madre volesse andare a parare.
- Beh? – domandò scettica.
- La vedi? – continuò Aki.
- Cosa dovrei vedere? –
- Ma dai, guardala, è lì! Natsumi Hinata, ventisei anni, bella e intelligente. Toglile quello stupido vestito bianco e lasciala un attimo in mutande. E’ forse cambiata? A me sembra sempre uguale, vestito o no. –
E di fronte ai modi strampalati della madre non riuscì a trattenere un sorriso.
Sì, la mamma aveva ragione, non doveva preoccuparsi.
Trasse un respiro profondo e drizzò la schiena, scacciando ogni indecisione.
- D’accordo, andiamo! – esclamò risoluta, la Natsumi di sempre, asciugandosi gli occhi senza sbavare il trucco.
Ma sì, quello non era un addio, dopotutto… Lei e Saburo avrebbero continuato a vivere a Tokyo, sarebbero andati a trovare Fuyuki e la mamma regolarmente, nulla sarebbe cambiato…
Aprì la porta di casa e subito la gattina, ingrigita dagli anni, si precipitò verso di lei.
- Eh no, Gattina, lo sai che la mamma non vuole animali in ca… -
Ammutolì nel notare che la gatta non stava cercando di sgattaiolare oltre l’uscio, bensì le stava porgendo qualcosa.
Si accucciò e prese l’oggetto che la micina lasciò cadere fra le sue mani.
Una pigna.
Un colpo al cuore.
Non capiva, Natsumi, non riusciva a ricordare, ma la vista di quella pigna secca le stringeva il cuore.
Era forse dolore quello che stava provando? Che cosa significava?
Strinse il frutto fra le mani e sorrise debolmente, mentre in realtà voleva solo cadere a terra e piangere fino allo sfinimento.
Perché? Perché continuava a sentirsi lacerata in due?
Per quale motivo adesso sentiva con chiarezza il bisogno di chiudere gli occhi e gridare con quanto più fiato avesse in gola?
- Grazie, la conserverò come un porta fortuna… - si ritrovò invece a sussurrare, la voce dolce stridente con l’asprezza del suo cuore.
Il suono del clacson la riportò alla realtà, e si infilò in macchina senza pensarci due volte.
- Coraggio mamma, andiamo! Adesso sono pronta… -
E, anche se proprio non riusciva a capire perché, era ben consapevole di aver appena detto la più grande e terribile bugia di tutta la sua vita.
 

*

 
- No, Kururu. Questa volta no. –
- Ne sei sicuro? Senza un back-up dimenticherà tutto, davvero… -
Silenzio. Il Caporale stringe i denti, i pugni, il cuore. La decisione è presa, non si torna indietro.
- Appunto. Per lei sarà molto meglio dimenticare. Passeranno gli anni, sarà felice, si farà una famiglia, come è giusto che sia… Ricordare ogni cosa sarebbe solo un’inutile sofferenza. –
Pausa, e il Sergente Maggiore percepisce nel silenzioso canto dei grilli tutto il dolore del mondo.
- Non ha più bisogno di me. Non ne ha mai avuto. –
Ancora silenzio, questa volta è Kururu a non trovare le parole.
- E’ stato bello finchè è durato. Coraggio, su Keron ci aspetta un bell’interrogatorio… - sussurra appoggiandogli una mano sulla spalla e dandogli la schiena.
Non dice nulla, il Sergente Maggiore, mentre il suo dito preme il pulsante senza più freni.
Non dice nulla, il Caporale, mentre atteso dal resto del plotone rinuncia a sé stesso, una volta per tutte.
Un unico click, poi solo le stelle rimangono a guardare.










Note


Ordunque...
Salve a tutti! Questa è la prima fanfiction che pubblico in questo fandom, e confesso che sono un po' intimidita... ^^"
Questa storia -non chiedetemi da dove mi sia uscita, sto ancora cercando di capirlo- è ambientata dopo un ipotetico finale della serie:  gli alieni, richiamati dall'esercito di Keron, sono tenuti a tornare in patria e fornire un resoconto dettagliato del fallimento della loro missione.
Il Plotone Keroro sarà dunque sciolto e non verrà mai più inviato su Pekopon.
Ecco perchè fra gli avvertimenti ho messo what if... V.V
Beh. Sì. Depressione a palate, me ne rendo conto. Inoltre sono abbastanza traumatizzata dall'aver fatto sposare Saburo e Natsumi, in quanto shipper GiroNatsu incallita.
Ecco, diciamo che in assenza di happy ending per il nostro Caporale, il matrimonio fra quei due mi sembrava una cosa abbastanza probabile... forse...
Ok, ho già parlato a sufficienza! Ai lettori l'ardua sentenza! XD
Grazie per aver letto, i commenti sono sempre graditi!
Kisses,
Koori-chan
  
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