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Autore: Ezrebet    29/04/2013    4 recensioni
...Hermione Granger, la sanguesporco, la Grifondoro che aveva attraversato la sua strada mille volte, l’essere che aveva costituito un affronto per lui per il solo fatto di esistere.
Anche adesso, la sua presenza lo sgomentava, ma per tutt’altre ragioni che non riusciva a chiarire nemmeno a sé stesso...
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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L’uomo la guardava con un’espressione del tutto fuori luogo. Hermione, pur sconvolta per quanto appena accaduto sotto i suoi occhi impotenti, era abbastanza lucida da sapere che non ne sarebbe uscita viva nemmeno lei dalla battaglia. L’aveva capito non appena il suo rapitore si era tolto la maschera svelando gli inconfondibili lineamenti di Lucius Malfoy. Nonostante il fervore della lotta, il suo sguardo rimaneva algido e sprezzante. La fissava immobile, lui, in piedi davanti a lei, sbattuta contro una parete umida.
La penombra li avvolgeva, così come il silenzio. Il clamore della guerra era scomparso, le urla, le voci concitate, tutto scomparso. Ma nemmeno per un secondo Hermione aveva creduto di essere in un sogno; troppo intenso era stato lo strappo della smaterializzazione e troppo strette le braccia che l’avevano sorretta, lasciandole appena lo spazio per respirare. Si rendeva conto dello spettacolo che concedeva al mangiamorte; il fiatone, scarmigliata per il fervore della battaglia, le guance nere di fuliggine rigate dalle lacrime… gli occhi spalancati dallo shock. Erano tutti morti davanti a lei, scivolati via per sempre nello spazio di un attimo. Un singhiozzo le risalì la gola, squassandola, ma, con un moto di dignità, lo represse, abbassando di scatto la testa. Non davanti a lui, non davanti all’anima nera di un mangiamorte.
“Una grifondoro non dovrebbe abbassare lo sguardo” lo sentì dire, un tono gelido che le arrivò dritto nel petto come la punta di una lama affilata. Si ritrovò a fissarlo, senza riuscire a profferir parola.
“Devi riprenderti, sanguesporco” la apostrofò sollevando un sopracciglio “O morirai anche tu come quegli sciocchi dei tuoi compari”.
Ed Hermione parlò, col poco fiato che riuscì a racimolare dentro di sé  “A che cosa servirebbe? Morirò ugualmente”.
“Stupida babbana” fece l’uomo spazientito “Non sai dire altro? Credevo che a Hogwarts ti avessero insegnato qualcosa” strinse gli occhi senza distoglierli da quelli di lei “Saresti già morta, se avessi voluto ucciderti”.
Questa volta fu la ragazza a lanciargli un’occhiata diffidente.
“E non fissarmi in questo modo” disse Malfoy, appellando a sé la bacchetta di lei, che giaceva ai suoi piedi. Quando l’ebbe fra le dita la scrutò a lungo “Ottima fattura” poi di nuovo sulla grifondoro “Purtroppo dovrai rinunciarci, almeno per un po’, o sarà uno scherzo rintracciarti”.
Le sue parole la confusero ancora di più. Si schiacciò contro la parete fredda, stringendo i denti e sibilando “Cercate di essere chiaro! E uccidetemi, non è questo che fate voialtri? Uccidere babbani e sanguesporco” quasi abbaiò, affondando le unghie nel muro scrostato e ferendosi le dita. Aveva paura, certo che ne aveva, e aveva coraggio, come era sempre stato. Affrontare la morte con coraggio…
“Merlino, Granger, ti ho detto che non saresti qui a parlare con me se fosse questo il mio obbiettivo” la redarguì sospirando.
Il silenzio cadde di nuovo tra loro. Hermione, sconvolta e senza forze, non sapeva più che cosa pensare di quella situazione anomala e non riusciva a dire niente… forse per la prima volta da tanto tempo. Negli occhi ancora la visione di Ron e Harry che cadevano sotto i colpi nemici, il fumo nei polmoni, il tremore che la scuoteva da capo a piedi.
Poi, d’un tratto, Malfoy disse in un tono spiccio “Sei qui perché voglio che tu viva” uno sguardo duro, un’espressione tesa allo spasimo sul viso pallido “La terra intorno a Hogwarts è ricoperta di sangue, del sangue dei tuoi compagni, poco più che bambini. Non un…” parve perdere la voce, poi riprese “… non un sopravvissuto, nemmeno uno. Non permetterò che anche tu venga sacrificata a questa insensata guerra”.
Hermione spalancò gli occhi, fece per dire qualcosa, ma non un fiato le uscì. Forse era davvero un sogno, e lei era morta, in un altro mondo, il più improbabile dei mondi, un mondo dove Lucius Malfoy  le salvava la vita.
“Oh, non guardarmi in quel modo” la sgridò “Sono un mangiamorte, non un killer di ragazzini e niente mi trasformerà in ciò che non sono” le puntò contro la bacchetta “Tu vivrai, bambina, se non altro per salvare la mia sporca anima assassina. E non ricorderai niente di questo incontro” la fissò intensamente “Addio, Hermione Granger”.
 


Quando Hermione smise di parlare, si accorse che Draco le fissava le labbra con un’espressione assente e nello stesso tempo sgomenta che la impressionò. Temette per lui. Si mosse appena, e gli pose una mano sul braccio, sentendolo teso e freddo.
Sussurrò “Mi fece un incantesimo di magia nera, che la tua pozione ha annullato. Sono rimasta sospesa tra il sonno e la veglia, in quel vicolo del mondo babbano, finché qualcuno non mi ha soccorsa e poi, dopo qualche tempo, sono stata riconosciuta” gli accarezzò il braccio, lentamente, per scaldarlo, per confortarlo, per svegliarlo da quello stato “Penso che abbia voluto darmi un’altra possibilità, facendomi scordare ogni cosa. Senza bacchetta, forse ha pensato che avrei potuto vivere nel mondo babbano, lontano dalla guerra, dal terrore..Mi ha salvato. E ha salvato anche te”.
Solo allora, i loro occhi s’incontrarono. Hermione vi lesse stupore, certo, incredulità, certo, ma anche altro. Capì che Draco stava ripensando a suo padre, agli ultimi momenti concitati che avevano condiviso, alla sua ferma volontà di tenerlo lontano dalla battaglia, capì che stava facendo i conti con un’idea di Lucius che non l’aveva mai nemmeno sfiorato, l’idea di un uomo che, alla fine, aveva compreso i suoi errori ed aveva agito secondo coscienza.
Malfoy le prese la mano e tremante se la portò al viso, l’accarezzò con la guancia, poi, in tono appena percepibile mormorò “Tu credi… credi che fosse pentito…” il nodo in gola gli impedì di continuare. Deglutì, strinse gli occhi, dove le lacrime erano ferme “… credi che avesse compreso l’errore? ..che volesse… riparare?” l’ultima parola non fu che un tremolio, mentre posava le labbra sul palmo della mano di lei.
Commossa e rispettosa del sentimento che stava invadendo Draco proprio sotto i suoi occhi, sussurrò “Ha riparato. Tuo padre ha riparato, Malfoy”.
Lo vide chiudere gli occhi ed annuire.
Nessuno dei due si accorse di Dobby, che, in lacrime, stava ascoltando ogni cosa, appoggiato alla parete dietro alla porta della biblioteca. Sapeva che era sbagliato origliare, ma quella volta perdonò se stesso, immediatamente.


Mi voglio scusare per il ritardo ma gli impegni personali mi hanno impedito di scrivere e revisionare il capitolo in tempi più brevi. Il prossimo sarà l'ultimo e arriverà in settimana. Grazie a tutti voi che mi seguite. Un abbraccio, Ezrebet
 

   
 
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