Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Pioggia    18/11/2007    6 recensioni
Un raggio di sole impertinente si fece strada tra le persiane di una stanza malandata di una locanda a Hogsmeade.
In un letto, circondato da vestiti, mantelli e un piumino logoro caduto per metà, una donna dai capelli rosa dormiva profondamente.

Ecco la mia prima ff. Spero davvero che vi piaccia!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non tradizionali




Corridoio, scale, altro corridoio, passaggio segreto, ancora scale e poi l’atrio e infine la strada per Hogsmeade.
Tonks non seppe mai come si era ritrovata nei pressi della Stamberga Strillante. Aveva solo sentito l’impellente bisogno di mettere quanta più distanza possibile tra lei e l’infermeria della scuola.
Non voleva pensare alle fitte al petto che la perseguitavano dallo scontro con Bellatrix, non voleva pensare al sordo dolore che provava ogni volta che pensava a Sirius e non voleva pensare nemmeno alla morte di Silente, l’ultimo baluardo che li aveva protetti in quella maledetta guerra.
Quella sera c’era spazio solo per l’angoscia, per il dolore, per il panico.

Remus le aveva fornito la lampante prova che non l’amava.

Ne aveva avuta la certezza in quella stanza, quando lui era riuscito a obiettare a tutte quelle ragioni che gli mostravano quanto fossero stupide le sue prese di posizione.
Non l’amava e probabilmente non glielo aveva voluto sbattere in faccia solo per quella assurda cortesia e sensibilità che lo rendevano così dannatamente perfetto.
Come una sciocca aveva continuato a incolparlo di non voler essere felice, di essere uno stupido e l’aveva perfino chiamato vigliacco; lui che aveva perso tutte le persone che aveva amato, che aveva combattuto per difendere quello in cui credeva.

Semplicemente non l’amava.

Pregò che la terra la inghiottisse, che il vento la disperdesse nell’aria, che un fuoco la divorasse. Che morisse finalmente e non sentisse quella voce chiamarla ancora e ancora.

- “Dora!” udì chiaramente qualcuno urlare a squarciagola e solo una persona usava quel nomignolo. Quando Remus la raggiunse, una fitta strinse dolorosamente i cuori di entrambi i maghi.
Ninfadora aveva ancora i capelli color topo, era pallida, smagrita, uno straccio.
Remus appariva più lacero che mai, nuovi graffi stentavano a cicatrizzarsi sul volto, i capelli sempre più striati di grigio.
- “Credevo non volessi più vedermi” mormorò abbassando gli occhi.
- “Sei un’incosciente Tonks. Questo posto potrebbe pullulare ancora di mangiamorte” ribattè aspramente lui.
- “Almeno sarei morta, avrei smesso di soffrire” rispose d’impulso, notando che ancora una volta lui era tornato a chiamarla con il cognome.
- “Cosa stai blaterando? Ti rendi conto di quello che hai appena detto?”
- “Lupin, stasera mi sono resa conto di tante cose. Una di queste è che non ti interessa nulla di me. Mi spiace di averti tormentato in questi mesi; immagino di essere stata una seccatura”.
Remus non capiva, ma nell’udire lei chiamarlo per cognome una voragine aveva preso dimora nel suo petto, ingoiando il suo cuore.
- “La mia scomparsa sarebbe stata un sollievo per tutti. Per me, per te, per Molly…” mormorò infierendo.
- “Dora, ma cosa farnetichi?” chiese terrorizzato. Si avvicinò e la scosse.
- “Che senso ha la mia vita? Non sono più una brava auror e rischio di perdere il lavoro, non passa ora che non mi metta a piangere, non riesco più nelle metamorfosi. Per cosa dovrei vivere?” domandò fissando il vuoto con gli occhi pieni di lacrime.

Lacrime che uccidevano Remus. Ascoltare il suo dolore, capire quanto fossero importanti l’uno per l’altra aveva finalmente disintegrato all’istante tutte quelle sciocche teorie assurde nella mente del licantropo.
- “Vivi per me; anzi, insegnami a vivere” disse abbracciandola.
Lei rimase immobile, le lacrime che non cessavano di rigarle il viso.
- “Remus, ti prego non avere pietà di me” bisbigliò senza forze.
- “Io non ho pietà di te. Io ti amo e sono stato un folle a farti così tanto male” esclamò, mentre nella sua mente le voci di James e Sirius urlavano un Inno alla gioia di Beethoven abbastanza stonato.
L’auror lo fissò incredula.
- “Riuscirai a perdonarmi?”
- “Solo se prometti di non fuggire più”
- “Non ci riuscirei. Non ti libererai facilmente di me” e per la prima volta da tanto tempo sorrisero.

Quando ritrovarono l’uno le labbra dell’altra fu come morire e rinascere. Tutte le angosce e la disperazione si dissolsero all’istante. Quando si strinsero forte fu come ritornare a Stevenford, sulle rive di un ruscello. Quando Tonks si nascose nell’incavo del suo collo il mannaro pensò che mai più avrebbe potuto commettere l’errore di distruggere le loro anime.
- “Voglio che però rifletti sul fatto che non saremo una coppia in senso tradizionale”
- “Chi mai accosterebbe la parola ‘tradizionale’ al mio nome?” chiese ridendo.
- “Sai di cosa parlo. Sono sempre povero, vecchio, pericoloso” continuò serio.
- “Io sono casinista, disordinata e testarda. Ma ti amo, quindi tutti i difetti e i problemi possono andare tradizionalmente a quel paese”
- “Anche io ti amo, Dora” rispose alla fine, lasciando cadere anche l’ultima barriera che impediva al suo cuore di battere follemente mentre la teneva fra le sue braccia.
Con un sorriso osservò i capelli della strega diventare lentamente rosa. La strinse più forte, cullandola lievemente.
- “Sono guarito” mormorò prendendo tra le dita una ciocca.
- “Tu? Io sono guarita!” esclamò lei, sorpresa di aver ripreso improvvisamente possesso delle sue metamorfosi.
- “No, io sono guarito dalla sindrome del mannaro con la fifa cronica delle relazioni interpersonali”
Lei scoppiò a ridere.
- “Una malattia con un nome così assurdo è sicuramente una trovata di Sirius. Era pur sempre cugino di mia madre; dev’essere una tara di famiglia quella dei nomi astrusi”
- “Sì, e tu mi hai curato”
- “Non ci saranno ricadute? Contagi accidentali?” si accigliò leggermente.
- “Avrò bisogno di tutto il tuo aiuto e del tuo amuleto” ridacchiò.
- “Tutte le volte che vorrai” disse prima di baciarlo intensamente. Come se non avrebbero fatto altro per il resto delle loro vite.



~

Salve a tutti.
Confesso che sono commossa nel postare questo capitolo. Tecnicamente è l'ultimo, ma ne ho già buttato giù uno che è una sorta di epilogo della storia. Questa è stata la prima ff che ho scritto e le sono abbastanza legata. Ma adesso bando ai sentimentalismi, urge ringraziare chi ha permesso a questa storia di andare avanti!
Summers84 (come avevo già scritto è dispiaciuto anche a me far morire Sirius. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto)
Ginny36 (grazie per i complimenti!)
monipotty (come vedi James e Sirius hanno continuato a imperversare nella testa del nostro lupetto)
Rainsoul (quella battuta l'avevo scritta d'impulso tempo fa ed è veramente bella. Sono felice che sia piaciuta anche a te)
Nonna Minerva (grassie per i complimenti. Come prevedevi quel momento è arrivato!)
Spikesilver (sono felice che la storia proceda come la immagini. Merci!)

In tempi brevi posterò l'epilogo. Grazie ancora a tutti e alla prossima!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pioggia