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Autore: Cocomero_    30/04/2013    3 recensioni
Harry e Eiffel, due ragazzi che si conoscono dall'età di quindici anni e che hanno condiviso tutto, le cose importanti e le stronzate. Questa è una storia d'amore, di amore profondo, di amore desiderato, di amore bramato, di amore raccontato sulle note delle canzoni dei nostri ragazzi.
Buona lettura. xmela
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I WISH


Un gruppetto di ragazzine starnazzanti guardarono attraverso la vetrina del negozio dritto negli occhi di Harry, quelle che sembravano le due più grandi, mentre facevano finta di essere interessate al vestito viola slavato dietro al vetro, accennarono anche un sorriso nella sua direzione, il ragazzo si sistemò i capelli , aprì un bottone della camicia e afferrò il bicchiere pieno di non si ricordava quale schifezza ghiacciata, arrotolò la lingua intorno alla cannuccia e tirò su un piccolo sorso della bevanda, posò il bicchiere sul tavolino piegandosi un po’ verso il basso ma senza mai staccare gli occhi da quelli della bionda per strada, si passò sensualmente la lingua sul labbro superiore e aprì la bocca in uno di quei sorrisi enormi che gli facevano spuntare le fossette sulle guance.

Le ragazzine erano scappate ridacchiando come comari di paese, metà divertite e metà spaventate dalla sua risposta, Harry prese di nuovo il bicchiere e si buttò di peso sul divanetto rosa confetto dando le spalle all’interno della vetrina e cominciando a giocare con le perline che rifinivano la stoffa trapuntata di quel discutibile pezzo di arredamento del negozio. “Mi serve assolutamente il tuo parere, come uomo e come migliore amico, Sara dice che mi sta bene ogni cosa che provo, non è obbiettiva, e non posso portare con me Jo perché gli rovinerei la sorpresa e perché ha gli allenamenti di football domani, quindi ti prego, ti prego, ti prego vieni anche te ad aiutarmi a scegliere il vestito domani!!! Ti prego!!!” con queste parole Effy lo aveva convinto a seguirla in quel negozio, aiutata sicuramente dall’effetto che faceva su di lui il suo sguardo implorante che prevedeva lo spalancamento degli enormi occhioni celesti e lo sbattimento delle lunghissime ciglia nere.

Quindi adesso si ritrovava seduto lì, su quei cuscini rosa confetto in cui affondava quasi fino al mento e che gli procuravano una quantità di goccioline di sudore eccessiva anche per una giornata di metà giugno, con la camicia appiccicata alla schiena e i piedi che bollivano chiusi nelle Converse dopo quattro ore di shopping; unico punto positivo della situazione era il bicchiere freddo in mano in cui i cubetti di ghiaccio sciogliendosi stavano annacquando una bevanda non ben definita, probabilmente un tè a qualche gusto strano. Le due ragazze erano sparite tra gli scaffali del negozio più di venti minuti prima e ancora non davano segni di vita, Harry aveva provato in tutti i modi a rifiutare la bevanda offerta dalla proprietaria finché non si era dovuto rassegnare a sedersi su quel divanetto e ad accettare il bicchiere per poi, per fortuna, vederla sparire immediatamente anche lei, pronta a consigliare le due amiche. Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni, lo tirò fuori e lesse il messaggio di Louis: “Mi raccomando non farmi diventare zio, anche perché come prima volta in un camerino è veramente squallido!!! A parte gli scherzi, se il pomeriggio di oggi non ti fa cadere le palle e ti trasforma in una femminuccia definitivamente, sentiamoci per sta sera!! Alcol, ragazzine arrapate e scollature profonde!!!!”

Dopo cinque minuti Harry si sentì chiamare e si ritrovò davanti Sara che, con una mano chiusa a pugno davanti alla bocca come un microfono, annunciò ad alta voce ridendo: “Signore e signori, anzi unico signore che ci ha seguito oggi in questo giro da pazze, ecco a lei la sfilata della signorina Eiffel Cruis per la scelta del vestito per il ballo d’estate della scuola!!!! Un applauso prego”. Eiffel detta Effy passò dietro l’amica dandole uno scappellotto sulla nuca e girandosi per sorriderle, si posizionò davanti a Harry con sguardo di sfida: “Sarebbe il sedicesimo che bocci, non fare il difficile, alla festa di sta sera vorrei evitare di presentarmi in mutande…”. Harry si imbambolò a fissare la ragazza davanti a lui, il corpo perfetto della sua migliore amica era racchiuso in un vestito rosso con lo scollo a cuore e la gonna a palloncino, le gambe della ragazza uscivano dal vestito dritte e magre e finivano in due decolté rosse con un tacco vertiginoso, le braccia erano incrociate sul petto perfettamente consapevoli del poco spazio che lasciava all’immaginazione lo scollo del vestito.  “Banale, semplice e banale, sta sera sarà pieno di bambine che verranno vestite con un vestito rosso superscollato e rasofica, non è niente di speciale, troppa pelle scoperta e un colore troppo aggressivo, per carità ti sta bene però non è niente di che…”. La bocca di Sara era spalancata, le si poteva controllare cosa avesse mangiato a pranzo, era esattamente quello che voleva Harry, insultare i suoi gusti e criticare tutti i vestiti che convinceva Effy a provare, non doveva metterla sul mercato, primo motivo perché non avrebbe mai voluto che lei si vestisse come tutte quelle troiette che finivano occasionalmente nel suo letto e secondo motivo perché Effy era già fidanzata e un ragazzo era già abbastanza da sopportare per lui.

“Ricevuto Styles, più lungo, meno scollato, di un colore più neutro, in pratica se ci vado vestita da suora potrebbe andarti bene!” Effy si girò per vedere dove fosse finita Sara offesa a morte, si avvicinò al divanetto rosa e si chinò tenendosi una mano sullo scollo e  sfiorando l’orecchio del ragazzo con le labbra, gli sussurrò: “Ti prego, non essere cattivo con Sara, siete i miei migliori amici, non posso vedervi litigare, non per una stronzata come questa del vestito; ti prego, se me ne approvi uno abbiamo finito.”

La ragazza si alzò e si diresse di nuovo verso i camerini, lasciando Harry in preda ad una attacco cardiaco, il cuore del ragazzo batteva sempre più veloce, il respiro si era fatto più pesante e la sensazione del fiato di lei sul collo gli aveva fatto patire un brivido di piacere e desiderio lungo la schiena. “Eccomi qua, Harry Styles, noto playboy scolastico, pedinato e stalkerato da più della metà delle ragazzine e completamente invidiato da tutta la popolazione maschile, eccomi qua, Harry Styles ed ecco qua l’effetto che mi fanno due parole sussurratemi all’orecchio dalla mia migliore amica…sono fottuto, sono sempre più fottuto…”. Eiffel Cruis, la conosceva da ormai quindici anni, da quando le loro madri si erano incontrate in uno dei numerosi viaggi a Parigi per lavoro; tutte e due inglesi, lavoravano nella stessa ditta, una patriottica convinta, l’altra sognatrice romanticamente innamorata della città francese si erano conosciute quando erano andate a “ritirare” i figli di quattro anni dal nido aziendale dopo un’importante riunione, per poi scoprire che i due bambini erano stati tutte e tre le ore a prendersi in giro sui rispettivi nomi, uno quello del nipote della regina, l’altra quello dell’architetto che aveva progettato il monumento simbolo della città.

Eiffel e Harry erano cresciuti insieme, metà in Francia, seguendo le mamme nel loro lavoro, e metà in Inghilterra dove si trovavano adesso, avevano condiviso pianti, risate, giochi, arrabbiature, delusioni, amicizie, desideri, segreti, camere d’albergo e letti a castello negli appartamenti che affittavano insieme le madri, avevano condiviso tutto, le cose importanti e le più piccole stronzate, solo che per Effy Harry era sempre rimasto il fratello mai avuto, per Harry, invece, Effy era diventata decisamente qualcosa di più, peccato che lei non sembrava accorgersene. “Io ti amo!!!” avrebbe voluto urlarglielo in faccia tutte le volte che lei lo guardava con quegli occhi enormi color del  celo primaverile, tutte le volte che le labbra si aprivano formando un sorriso enorme su quei denti perfettamente bianchi, tutte le volte che i loro sguardi si incrociavano e loro si capivano senza bisogno di parole né gesti inutili, tutte le volte che lei si accoccolava accanto a lui sul divano perché ancora si ostinava a sfidarlo a vedere film dell’orrore, tutte le volte che, quando le madri erano fuori per lavoro, lui si autoinvitava sistematicamente a casa di lei e la osservava preparare la cena, tutte le volte che, dopo la litigata con il ragazzo di turno, lei picchiettava alla sua finestra e entrando in camera si buttava sul suo letto piangendo disperata finchè non si calmava cullata nel suo abbraccio. Tutte le volte che la vedeva avrebbe doluto dirglielo ma poi si paralizzava, la lingua non si muoveva e le parole rimanevano intrappolate nella gola, troppo timorose di rovinare tutto una volta uscite.

“Emh emh…dopo averle perdonato il commento poco cortese di prima veniamo qui per mostrarle la seconda scelta per la serata” un tonfo distolse l’attenzione di Harry dalla faccia Incazzata-ma-troppo-felice-di-fare-shopping di Sara, il ragazzo si sporse in avanti giusto in tempo per vedere Effy letteralmente appesa ad uno scaffale che tentava di tirarsi in piedi: “’Sta cazzo di scarpa non si vuole infilare!!! Merda Sara ma che numero sono?”. La ragazza arrivò davanti a Harry con le scarpe in mano mentre l’amica andava a cercare un numero più grande, il vestito era aderentissimo, non troppo corto, le arrivava a metà coscia, era di un blu scurissimo che si abbinava perfettamente al nero dei suoi capelli, copriva una sola spalla da cui partiva una manica stretta e lunga e lasciava completamente scoperta l’altra parte, le scarpe erano dello stesso blu ma completamente tempestate da piccolissimi brillantini, “Io…io…sei…sei bellissima…” la ragazza lo guardò sorridendo, girò intorno al tavolino e si buttò a sedere accanto a lui: “Complimenti Harry, stavo quasi per crederci, comunque hai ragione, anche io mi sono rotta di provare vestiti, se Sara trova le scarpe prendo questo e ce ne andiamo a mangiare un cono quadruplo in gelateria qui dietro da Max”

Dopo quaranta minuti finalmente il ragazzo si ritrovò di nuovo sul marciapiede, tentò tre volte di prendere la busta enorme dalle mani di Effy ma non ci riuscì, ogni tanto la ragazza aveva questi picchi di sentimento femminista che le proibivano di accettare a l’aiuto dell’amico, si diressero chiacchierando verso la gelateria all’angolo, appena vide il ragazzo al bancone Sara gli saltò al collo cominciando a baciarlo, era Maxxime il suo ragazzo,  lavorava lì per pagarsi gli studi di giurisprudenza, si erano conosciuti l’estate prima e nonostante lui fosse sei anni più grande di lei non avevano esitato una attimo a mettersi insieme e ancora duravano. Harry e Effy presero un tavolo sul marciapiede e cominciarono a gustarsi le immense coppe di gelato e frutta che avevano preso al bancone: “Sta sera dormo da te, va bene? Non c’è mamma e non riesco più a dormire a casa da sola da quando abbiamo visto l’ultimo film, e poi lei sarà più tranquilla sapendo che ci sei te ad aspettarmi, chi sa quanti film mentali si starà già facendo sui progetti miei e di Jo per sta sera!!!!”  Lo sguardo malizioso della ragazza non sfuggì ad Harry che si obbligò a non indagare oltre sulla vita privata dell’amica, era sicuro che glielo avrebbe detto se fosse successo, gli raccontava sempre tutto in fondo no? Eppure non ne era sicurissimo, di William, quello prima, non gli aveva raccontato niente e sicuramente era successo qualcosa visto che erano stati insieme quasi un anno…Harry scacciò velocemente l’immagine di Effy avvinghiata sensualmente a quel gorillone, non erano affari suoi, lui a lei non raccontava niente delle sue scappatelle con la squadra delle cheerleader, quindi perché lei avrebbe dovuto raccontare qualcosa a lui? Perché si, perché lui la doveva proteggere, perché lui era il suo Harry, perché lui era geloso…gelosissimo.

I pensieri di Harry furono interrotti dal rumore della sedia della ragazza che si era alzata di corsa e che si era lanciata verso la squadra di football della scuola che stava arrivando in quel momento dagli allenamenti. Effy si gettò tra le braccia del ragazzo che portava la fascia da capitano, lui la alzò da terra senza il minimo sforzo e le fece fare un giro in aria per poi riabbassarla fino a far arrivare alla stessa altezza le loro facce e darle un veloce bacio sulle labbra rosse, la posò per terra e le prese la mano intrecciando le loro dita, lo sguardo di Harry si fissò su quelle mani e mentre il gruppetto avanzava verso il suo tavolo osservò l’espressione del volto di Eiffel, era felice, il sorriso era enorme e gli occhi ridevano insieme alle labbra, uno sguardo così non lo aveva mai rivolto neanche a lui, mai in tutti e quindici gli anni che si conoscevano lo aveva mai fissato così, con gli occhi enormi che brillavano fissi sul suo volto e pronti a captare qualsiasi piccola sfumatura di umore.

Gli occhi di Harry si abbassarono sulle coppe di gelato ormai sciolte e si rialzarono quasi subito dovendo rispondere al saluto d Jo e dei ragazzi arrivati al tavolo: “Effy, dobbiamo andare se vogliamo riuscire a prepararci in tempo, oh ciao Jo, che sorpresa” l’occhiata tra Sara e Jo non aveva bisogno di spiegazioni, lui odiava lei e lei odiava lui, per la prima volta in vita sua Harry benedisse la sua esistenza, “Tempismo perfetto strega…” pensò alzandosi dalla sedia e facendo segno a Effy di seguirlo, la ragazza lasciò un veloce bacio sulle labbra di Jo, si alzò dalle sue gambe e stava per prendere la busta con il vestito quando il ragazzo la precedette: “Vi accompagno fino alla macchina”. Per tutto il tragitto a piedi Jo tentò di sbirciare dentro la busta ma veniva fermato tempestivamente da Effy che gli dava delle pacche sulle braccia, lo spingeva e lo guardava ridendo e dandogli dello stupido; Harry si fiondò in macchina, Effy poggiò la busta sul sedile e si girò a salutare il suo ragazzo,  la mano di lui scivolò nei suoi capelli e quelle di lei si allacciarono dietro alla sua testa, fu un bacio decisamente meno casto dei due precedenti, ma, in fondo, c’era solo Harry che li stava aspettando!!! Effy si sedette sul sedile del passeggero e il riccio partì il più velocemente possibile lanciando un ciao in direzione del giocatore di football, quando la ragazza smise di guardare fuori dal finestrino Harry notò che aveva un angolo del labbro di sotto decisamente arrossato, come si era permesso, non solo se la slinguazzava davanti a lui ma osava anche lasciare dei segni sulle sue labbra, su quelle labbra che se avesse potuto avrebbe baciato e morsicchiato fino allo sfinimento, su quelle labbra che lo tormentavano anche di notte nei sogni, su quella labbra che avrebbe voluto si piegassero per dirgli “Ti amo!”.

“Dove finisce il tuo femminismo davanti a Jo? Perché lui ha preso la busta e a me non l’hai fatta toccare?” la risata scoppiata dopo questa domanda provocatoria fece girare la testa di Harry verso la ragazza, rideva, lui era serio e lei rideva, “Quanto sei cretino, il mio femminismo non sparisce mai, solo che è stato più veloce di me a prenderla e poi gli piace essere un cavaliere quindi lo lascio fare!!!” la mano della ragazza si avvicinò alla radio, cambiò stazione e alzò il volume, la strada correva veloce sotto le note di “Bed of Roses” dei Bon Jovi “I wanna lay you down in a bed of roses, For tonight I’ll sleep on a bed of nails” Effy canticchiava guardando fuori dal finestrino con la guancia poggiata sul palmo della mano, Harry continuava a lanciarle occhiate veloci e poi ritornava concentrato sulla strada, non poteva permettersi errori, stava portando in giro il suo tesoro più prezioso, non avrebbe mai rischiato di metterla in pericolo, per lei avrebbe portato qualsiasi busta, per lei avrebbe giocato qualsiasi partita di football pur non essendone capace, per lei si sarebbe sorbito la prova di quarantacinque mila vestiti,  per lei sopportava in silenzio tutti i giorni l’amica Sara; le avrebbe dedicato una canzone, non un misero goal; l’avrebbe portata all’opera, non al ballo della scuola; l’avrebbe portata a mangiare pesce in riva al mare, non a bere birra al pub dello zio; le avrebbe proposto un pomeriggio a Hyde Park loro due da soli, non un gelato da Max con mezza scuola intorno; avrebbe voluto poggiarla su un letto di rose mentre invece era costretto in un letto di spine, così cantava Jon Bon Jovi, con una bionda al suo fianco e con lei sempre più lontana che baciava le labbra di un altro non rendendosi conto di quanto fosse grande il suo desiderio di stringerla a se e di rubare il posto a Jo.

“Vengo a suonarti alle nove, non farmi arrivare in ritardo come al solito…” Harry stava chiudendo la saracinesca del garage quando si accorse di essere osservato, si girò e lo sguardo colpevole, triste e compassionevole di Effy lo colpì lasciandolo spiazzato “Scusami, mi ero completamente dimenticata di te, ha detto Jo che mi passava a prendere per le otto e mezza, ma non fa niente, lo chiamo subito e gli dico che vengo con te, non voglio lasciarti solo, mi dispiace…” la ragazza stava già componendo il numero quando Harry le fermò la mano: “Ti pare!! Pensavo ti avesse lasciato a piedi, non ti devi preoccupare assolutamente, l’ho detto solo per essere sicuro che avessi il passaggio, io mi becco con i ragazzi, sai com’è, il pre-serata è d’obbligo…” disse facendole l’occhilino.

Stava guardando fuori dalla finestra sopra al lavandino della cucina con in mano quella che doveva essere la terza bottiglia di birra nel giro di un’ora quando vide una macchina grigia fermarsi davanti al vialetto della villetta di Effy e seguì con lo sguardo la ragazza che, stretta nel vestito che lui aveva scelto, si era catapultata fuori da casa e si era seduta accanto al conducente salutandolo con un lungo bacio. Si allontanò dalla finestra solo dopo aver visto la macchina girare l’angolo e si diresse verso le scale che portavano in camera sua per vestirsi, Louis sarebbe passato di lì a mezz’ora per accompagnarlo al ballo. Aprì l’anta dell’armadio e prima di sfilare una camicia azzurra dalla stampella finì in un sorso il contenuto della bottiglia poggiandola rumorosamente sul vetro della scrivania; al ballo probabilmente non ci sarebbero stati alcolici quindi se voleva divertirsi avrebbe dovuto arrangiarsi da solo, si tolse i pantaloni della tuta e si infilò i pantaloni beige, andò in bagno, si sistemò i capelli con un gesto veloce davanti allo specchio e scese di nuovo in salotto dove si buttò sul divano aspettando gli amici.

“Ma quanto cazzo hai bevuto!!! Si è sentita la puzza quando hai aperto lo sportello!!!”  lo sguardo di Louis era mezzo preoccupato per l’amico e mezzo incazzato perché a sorteggio era toccato a lui portare la macchina e quindi non avrebbe potuto bere quella sera, “Non tantiscimo, guarda riesca ancora a toccarmi la punta del naso e il ginocchio!!” per fare questo movimento Harry posò un piede in macchina e si appoggiò completamente allo sportello, provocando le risate dei tre animali seduti sul sedile posteriore, “Visto che ci riesco!! E che vi ridete voi tre là dietro? Guarda che ce ne è anche per voi…” detto questo Harry tirò fuori dalla giacca una bottiglia di tequila, la aprì, ne prese un sorso e la passò agli amici assetati che se la litigarono; arrivati sotto scuola nella bottiglia era rimasto un ultimo sorso abbondante che Harry si scolò di corsa prima che Louis gli ficcasse in bocca uno spruzzo di quegli spray per l’alito pesante.

Preso dagli amici sotto braccio venne trascinato in palestra dove già erano arrivati ai lenti e alle canzoni attempate, erano arrivati tardi, era arrivato tardi, arrivava sempre tardi, dimostrazione di ciò era, senza dubbio, il fatto che mentre lui se ne stava buttato su quel divanetto attaccato alla parete con una mano sul culo di una bionda seduta lì accanto, Effy, la sua Eiffel stava ballando un lento al centro della pista da ballo nella braccia di Jo, del suo fidanzato, che non era Harry. Il ragazzo si alzò e si diresse al piano bar allestito per l’occasione, chiese una coca-cola e si vide porgere una birra al modico prezzo di due dollari in più passati sottobanco, amava i catering per le feste adolescenziali… si appoggiò ad uno sgabello e, ignorando gli sguardi provocatori di una roscia seduta dall’altro lato, ricominciò a osservare la coppia sulla pista da ballo, erano perfetti, sembravano una di quelle coppie da lieto fine nei film con tanti liceali che a lei piacevano tanto, gli sguardi di tutti erano fissati su di loro ma nessuno dei due sembrava accorgersene, si guardavano negli occhi che brillavano, felici di essere lì in quel momento, le braccia di lei erano intrecciate dietro al suo collo e le mani di lui erano poggiate sui suoi fianchi, avrebbe voluto esserci lui lì in quel momento, in quella posa non volgare ma allo stesso tempo protettiva e possessiva, avrebbe voluto che lei guardasse lui in quel modo e che Jo non fissasse la sua Effy con quegli occhi innamorati che non lasciavano a Harry nessuna speranza.

La bottiglia vuota cozzò contro il bancone nello stesso momento in cui finì la canzone, lo sguardo di Harry tornò al centro della pista per rimanere fisso sul lungo e appassionato bacio che i due innamorati si stavano scambiando, una sensazione di vuoto colpì la bocca dello stomaco di Harry come se gli avessero tirato un pugno, mano a mano che il bacio continuava si trasformò però in nausea, prima debole, poi sempre più forte, si sentiva morire, tutte le volte che li vedeva baciarsi si sentiva morire dentro sempre di più, inoltre questa volta con tutto l’alcol che si era bevuto la situazione non accennava a migliorare, la nausea si era trasformata in vera e propria sensazione di vomito, Harry si alzò e si diresse di corsa verso i bagni andando addosso e prendendo a spallate chiunque gli si parasse davanti nel buio della sala. La musica arrivava ovattata dal piano di sotto, per fortuna in bagno non c’era nessuno, Harry si chiuse la porta alle spalle, si accovacciò, posò il gomito del braccio che reggeva la fronte sul ginocchio e buttò fuori tutto quello che continuava a premergli in gola, vomitò, vomitò tutto quello che si era bevuto, la birra di poco prima, la tequila fino ad arrivare al sapore della birra che si era scolato da solo a casa, vomitò tutta l’ansia, la frustrazione, la rabbia, l’angoscia e il desiderio che aveva dentro finché esausto non si avvicinò al lavandino, si sciacquò la bocca e si diresse di nuovo verso il piano superiore per buttarsi su un divanetto.

“Cazzo Louis, mi devi dire con sicurezza se si è preso o fumato qualcosa oltre ad aver bevuto come un cammello!!!” era la voce di Effy, mamma come era bella!! Harry provò ad aprire gli occhi ma le palpebre pesantissime si richiusero immediatamente, “No, non credo, non aveva niente, è solo alcol, sto cretino probabilmente si è fatto un’altra birra dopo la tequila!!”, “Solo bevuto…” due parole che gli erano costate una fatica immane, riuscì ad aprire uno spiraglio nel muro nero che aveva davanti agli occhi, Effy era piegata su di lui e continuava a dargli schiaffetti sulle guance e a chiamarlo, dietro di lei Jo la tranquillizzava assicurandole che solo alcol si sarebbe risolto con una profonda dormita e con un mal di testa atroce il giorno dopo. Harry si sentì sollevare e mettere in macchina, l’aria che entrava dal finestrino gli spettinava i capelli e lo aiutò a recuperare un po’ di quella lucidità che probabilmente era finita, anche lei, nello scarico; quando la macchina si fermò aprì lo sportello e maldestramente riuscì a mettersi in piedi, la voce di Louis gli arrivò alle orecchie ovattata “Pensi di riuscirci a portarlo fino a dentro? Fammi sapere se ci sono problemi.” La mano di Effy si chiuse intorno al suo braccio e cominciò a trascinarlo verso la porta di casa, salirono i tre scalini, lei girò le chiavi nella serratura e lo aiutò a sdraiarsi sul divano.

“A chi scrivi?” il rumore dei tasti del cellulare lo avevano distratto dalla contemplazione del bianco del soffitto, “A Jo, ha chiesto come stai e gli ho augurato buona  notte, tieni, prendi un sorso d’acqua” Eiffel si alzò dal pavimento dove si era seduta, prese la bottiglietta poggiata sul tavolino davanti al divano e la porse all’amico, l’acqua fresca idratò la gola secca di Harry e buona parte finì sulla camicia e sul cuscino che aveva sotto alla testa, un fischio fastidioso e pungente continuava a risuonare nella testa del ragazzo, una soffice nuvola ovattante non gli permetteva di mettere in ordine i pensieri, le palpebre continuavano a cadere sugli occhi stanchi, ma lui continuava a lottare contro il sonno per poter godersi a pieno la scena che aveva di fronte, Effy era seduta per terra accanto al divano, si era tolta le scarpe e, ancora con il vestito a dosso, che le lasciava la spalla scoperta, massaggiava concentrata sullo schermo del cellulare aspettando che lui si addormentasse; avrebbe voluto cominciare a giocare con i suoi capelli ma le braccia erano troppo pesanti per essere mosse, avrebbe voluto che lei si sdraiasse accanto a lui per passare la notte a dormire abbracciati, ma non lo avrebbe mai fatto, avrebbe voluto che il messaggio di buona notte lo avesse inviato a lui, ma, invece, in quell’istante probabilmente il telefono di Jo stava squillando e lui avrebbe sorriso guardando il display dell’iPhone comprato la settimana prima con i soldi del padre, avrebbe voluto essere lui il suo ragazzo, oh come avrebbe voluto essere lui!!

“Oh,how I wish that was me…” gli occhi di Harry si chiusero e lui si addormentò ancora prima di sentire la richiesta di Effy di ripetere cosa avesse detto perché non aveva capito.


“Na na na na na 
Na na na na na 

He takes your hand, I die a little 
I watch your eyes and I'm in riddles 
Why can't you look at me like that? 

Na na na na na 

When you walk by, I try say it 
But then I freeze and never do it 
My tongue gets tied, the words get trapped 

I hear the beat of my heart getting louder whenever I'm near you 

But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me... 

Na na na na na 
Na na na na na 

He looks at you the way that I would 
Does all the things I know that I could 
If only time could just turn back... 

'Cause I got three little words that I've always been dying to tell you 

But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish that was me 

With my hands on your waist while we dance in the moonlight 
I wish it was me that you call later on 'cause you wanna say goodnight 

'Cause I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 

But I see you with him, slow dancing 
Tearing me apart 'cause you don't see 
Whenever you kiss him, I'm breaking 
Oh, how I wish... 
Oh, how I wish... 
Oh, how I wish that was me... 
Oh, how I wish that was me..”.

- One Direction - I Wish -




SPAZIO ME
Per fortuna che mi ero ripromessa di scrivere una cosa veloce!!!!
Ragazzuole belle, questa OS nasce in metro nel tragitto per andare all’università, stavo cercando idee per il nuovo capitolo della FF, ma è partita nelle cuffiette I Wish e l’unica cosa che riuscivo ad immaginarmi era Harry davanti a una vetrina in un pomeriggio di sole che aiutava la migliore amica a scegliere il vestito e che nel frattempo si sentiva morire, il risultato finale è un po’ diverso dal primo flash, ma almeno sono riuscita a scrivere qualcosa.
Sinceramente spero che, adesso che mi sono tolta quell’immagine dalla testa mettendola per iscritto, mi venga in mente qualcosa da scrivere nel nuovo capitolo della FF e che ritrovi la voglia di raccontare di Niall e Livia, mi sono bloccata, non riesco a superare la prima metà pagina…
Fatemi sapere cosa ne pensate,  non ignoratemi come al solito, anche se avete qualche critica da farmi non vi tirate indietro che quelle costruttive sono sempre ben accette (insomma, magari evitate di prendermi a parolacce) baci. xmela
  
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