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Autore: Lady Lee    30/04/2013    6 recensioni
L'amore non è una cosa facile.
Neanche per Beast Boy e Raven, che in questa storia si accorgeranno di amare, oltre ai pregi, anche i difetti l'uno dell'altra.
Ma non sarà semplice, perchè amare è difficile, però in fondo, basta ascoltare il proprio cuore.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, maggio.
Il mese più bello di tutta la primavera, con il sole e le passeggiate tra amici, gli uccellini che cinguettano, il pensiero che ormai l’estate è vicina, e… il ballo annuale di beneficenza organizzato dal sindaco di Jump City.
Forse quella festa era l’unica cosa brutta che accadesse nel mese di maggio, Beast Boy la odiava.
Tutte quelle persone che discutevano degli argomenti più strani, i logorroici discorsi del sindaco e il semplice fatto di dover indossare abiti formali e scomodi, rendeva il mutaforma ancora più nervoso.
Aveva già programmato di rimanere, per tutta la durata dell’evento, seduto su una sedia in disparte. Senza farsi vedere da Robin, ovviamente.
Il leader dei Titans, infatti, pensava che il ballo di beneficenza fosse un modo per interagire con persone diverse, conoscere gente; perciò, invogliava anche gli altri membri del gruppo a conversare con i partecipanti e interessarsi ai discorsi altrui.
Secondo Beast Boy, invece, Robin partecipava alla festa solo per essere elogiato dal sindaco e fare bella figura con gli ospiti.
Così, quella sera, il mutaforma si era ritrovato a parlare con Cyborg e ad aiutarlo ad aggiustare il suo orologio.
-Beh, questa non ci voleva. Ti rendi conto B? Si è rotto l’orologio, quello che mi avete regalato al mio compleanno.- disse il robot, svitando con un cacciavite dei pezzi dall’orologio.
-Avanti Cy, non importa. Va’ a parlare con quella ragazza mora lì in fondo, prima sembrava essersi interessata a te.- gli suggerì l’amico.
-Oh, d’accordo.- sospirò Cyborg, riponendo l’orologio guasto nella tasca della giacca.
-Hai visto Raven?- chiese poi Beast Boy.
-No, ma perché vuoi saperlo? Ti interessa?- domandò il robot, alzando lo sguardo e osservando il suo amico negli occhi.
-Volevo parlare un po’ con lei…- rispose timidamente il ragazzo, arrossendo.
-Uh uh, B.B. c’è qualcosa che devi dirmi, amico?- domandò Cyborg con voce maliziosa. 
Beast Boy arrossì ancora di più, spostò lo sguardo altrove e non parlò.
Sì, effettivamente, aveva qualcosa da dire a Cyborg, pensò.
Ma come avrebbe fatto? Gli avrebbe confessato tutto, e poi? Avrebbe sorbito le prese in giro del suo amico senza poter fare niente? 
E poi, non sapeva neanche bene cosa avrebbe detto, se avesse parlato.
Forse era innamorato di Raven, forse no.
Forse lei non avrebbe ricambiato, e allora avrebbe dovuto lasciar perdere, smettere di pensare a lei.
Si soffermò su questo pensiero, che fece sobbalzare il cuore del mutaforma. Non poteva immaginare la sua vita senza Raven.
Perché, in fondo, anche quando si arrabbiava, era dolce, era bella.
Anche quando non rideva alle sue battute, aveva qualcosa che attirava l’attenzione di Beast Boy.
Perciò, almeno per quella sera, non avrebbe detto niente a Cyborg, avrebbe tenuto tutto per sé.
-Voglio solo parlare con lei, tutto qui.- affermò guardando il suo amico.
-Scommetto venti dollari che non riuscirai a parlare con Raven nemmeno per un minuto.- rispose il robot in tono di sfida.
-Affare fatto, allora.
Cyborg trattenne una risata. –Ora vado B.B., io ho una ragazza con cui ballare e chiacchierare, senza rischiare di morire.
-Preparati a sganciare i soldi…
Le ultime parole di Beast Boy non le sentì perché, con passo veloce, il robot si era incamminato verso il centro della sala per arrivare dalla ragazza che aveva catturato la sua attenzione.
Il mutaforma intanto, cercava Raven con lo sguardo e, quando la vide, era con le spalle appoggiata al muro che osservava il suo bicchiere pieno d’acqua.
Indeciso, Beast Boy si avvicinò a lei e disse:- Tutto bene, Rae?
La maga sollevò lo sguardo, sorpresa.
Le sembrava strano che il mutaforma si fosse interessato a lei, perché forse avrebbe preferito discutere di argomenti futili e insensati con qualche ragazzino appassionato di videogame.
“Hai visto? È venuto a parlare con te!” esclamò una vocina nella sua testa.
Raven riconoscendo quella voce, disse: “No, no, no. Non è venuto per me, Amore.”
“Avanti Rae-Rae, non fare la timida, parla con lui…”
“Basta! Amore, vai via e non infastdire Raven.” Intervenne Coraggio, con voce ferma. “Ma anche tu, bella, cerca di non fare così altrimenti sembrerai una tonta!”
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, le sue emozioni si dileguarono.
Ripensò alle parole di Coraggio e Amore. Non avrebbe dovuto fare la timida. Però, senza un apparente motivo, ogni volta che si ritrovava a parlare con Beast Boy sembrava spaventata dall’idea di dire qualcosa di sbagliato.
-Ho solo un po’ di mal di testa.- si limitò a dire, con la voce rauca.
-Oh, beh, è normale, con tutta la confusione che c’è qui dentro.- rispose il mutaforma, per sembrare gentile. –Che ne dici di uscire un po’ fuori? Magari prendere un po’ d’aria ti farebbe bene…
Raven non si aspettava una simile offerta da Beast Boy. Quella sera era davvero cordiale ed educato con lei, forse troppo.
-Va bene.- disse in un soffio, e cominciò a camminare facendo lo slalom tra la gente.
Il ragazzo la seguiva, sorpreso dal fatto che la maga avesse accettato l’invito.
Quando furono fuori dalla grande porta d’entrata dell’hotel nel quale si svolgeva la festa, Raven sospirò.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, mentre Beast Boy la guardava incantato dalla sua bellezza. Gli batteva il cuore all’impazzata, si sentiva strano, come se fosse… innamorato.
La candida pelle veniva illuminata dal chiarore della luna, rendendola ancora più bella. Osservò il suo vestito nero e si soffermò in particolare sulla cintura rossa che aveva in vita, era come se gli ricordasse qualcosa; come se l’avesse già vista da qualche parte.
-Rae,- disse, con il tono basso. –Dove hai preso quella cintura?
Lei alzò lo sguardo e arrossì leggermente:- Non l’ho presa io, in realtà.
-Te l’ha prestata Starfire?
-No, è che non ne avevo altre. Visto che qualcuno ha riempito il mio armadio di vestiti rosa e rossi, io mi sono accontentata di un abito che non avevo intenzione di mettere e che si è salvato per caso e una cintura rossa, l’unica decente che sempre quel “qualcuno” ha messo nel mio guardaroba.
Ecco perché ricordava la cintura.
L’aveva messa lui nell’armadio della compagna.
-Beh… non devi fartene un problema, ti sta benissimo.- disse, con le guance rosse.
-G-grazie B.B....- rispose lei, abbassando gli occhi per evitare lo sguardo del mutaforma.
Ma cosa stava facendo? 
Arrossire, lei? Arrossire ad un complimento, per giunta? Non si riconosceva. Non era quella la Raven che vedeva ogni giorno.
Anzi, non era quella la Raven che voleva vedere.
Lei doveva rimanere distaccata, non poteva permettersi di arrossire davanti a un complimento di Beast Boy.
-Ti va di fare due passi?
La voce del mutaforma la distolse dai suoi pensieri. Annuì debolmente e cominciò a camminare assieme a lui.
-Qualcosa non va?- chiese Beast Boy dopo un po’.
-No è solo che…- si bloccò. 
Stava per parlare dei suoi prolemi con Beast Boy? Non era cosa da lei.
Non era cosa da lei neanche pensarlo, neanche immaginarlo.
-Solo che…?- la incitò a continuare lui.
Non poteva parlarne, pensò Raven.
Non poteva farlo.
Non poteva, ma voleva.
-Ti è mai capitato di voler fare qualcosa ma non poterla fare?- domandò alzando la voce.
Quella domanda colpì Beast Boy come una freccia.
C’era qualcosa che la maga desiderava fare, ma non avrebbe potuto?
-Sì, mi è successo.- affermò con voce sicura.
Certo, e gli stava accadendo anche in quel momento.
Avrebbe voluto confessare il suo amore a Raven, ma non avrebbe potuto. E non ne sapeva neanche il motivo.
-E… e tu come hai risolto questo problema?
Stava chiedendo un consiglio a Beast Boy? Assurdo.
Ma cosa le stava succedendo? 
Forse nel bicchiere c’era qualcosa in più, oltre all’acqua.
-Io il mio problema non l’ho ancora risolto, Rae.
-Ma se non riuscissi a risolvere il mio?
Era spaventata a quel pensiero.
-Tutti i problemi nascono per essere risolti.
Quelle parole fecero riflettere molto Raven.
Lei però, non aveva ancora capito che anche il suo problema era nato per avere una soluzione.
-Dici sul serio?- chiese, per avere una conferma.
-Dico sul serio,- disse Beast Boy in un soffio. –Il vero problema, in realtà, è trovare la soluzione al problema. Capisci?
La maga annuì.
Il fatto di poter dare consigli a Raven faceva sentire il mutaforma importante per lei, gli faceva capire che per la ragazza contava il suo parere. Ed era vero.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, perché in fondo, “Rae è pur sempre Rae.” pensò Beast Boy.
-Penso si sia fatto tardi… torniamo dentro?- chiese, guardando Raven negli occhi.
-Sì, sì, d’accordo.
Così i due si incamminarono verso l’hotel, senza parlare.
Il silenzio che li avvolgeva era magico, il silenzio che c’è tra gli innamorati, quello che vale più di mille parole.
Poco lontano dalla loro destinazione, una voce interruppe quel silenzio urlando.
-Raven! Beast Boy! Sbrigatevi, ma dove vi eravate cacciati? Vi siete persi il discorso del sindaco!- era l’inconfondibile voce di Robin.
Il mutaforma roteò gli occhi. Certo, il discorso del sindaco. Era una fortuna non averlo dovuto ascoltare.
E Raven non era da meno. In fondo, lei odiava tutte quelle formalità.
Anche Cyborg non le sopportava. 
Beast Boy lo seppe durante la loro conversazione nel lungo corridoio della T-Tower. Il robot stava parlando al suo amico della serata all’hotel, quando, improvvisamente, si ricordò della scommessa.
-Allora? Cosa è successo con Raven?- chiese curioso.
Il mutaforma avrebbe raccontato tutto, e si sarebbe preso volentieri i venti dollari; ma poi ci riflettè su.
Sarebbe stato come tradire la fiducia di Raven. Lei si fidava di lui, e molto proabilmente non le sarebbe piaciuto sapere che Beast Boy avesse parlato di tutto con Cyborg. Avrebbe mantenuto quel segreto.
-No, avevi ragione tu.- disse, con voce bassa. –Non abbiamo parlato per niente.
Poi tirò fuori dalla tasca una banconota tutta stropicciata e la mise nella fredda mano metallica del suo amico.
-Oh, dai su. Non fartene un problema.- sospirò il robot con tono apprensivo.
-No figurati, tanto si sa che tutti i problemi nascono per essere risolti.- sentenziò Beast Boy.
Poi, con passo deciso e con un grande sorriso, si avviò verso la sua camera sotto lo guardo sorpreso del suo amico.
  
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