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Autore: vampire charme    19/11/2007    4 recensioni
Si sa, il mondo della moda è bello è affascina, ma attenti, se si parla di vmapiri, tutto si dilata ai massimi confini... il mistero e la bellezza si fondono con l'orrore e l'oblio di giovani esistenze rubate...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il piccolo mozzicone di matita giaceva inerte tra le mie mani, crollato ormai da tempo alla furia corrosiva dei miei nervosissimi denti, guidati da mascelle che, se possibile, erano ancor più nervose. Tra profondi calchi di denti e continue temperate oramai quella matita aveva detto già da tempo addio a questo mondo, per andarsene raggiante e integra nell’allegro paradiso delle matite. Altri miseri resti facevano pateticamente mostra di sé sul pavimento, adagiati tra lievi scarti provenienti dal temperino aguzzino e fogli di carta appallottolati.
Era pressoché un’ora e passa che mi ero piantata davanti alla tv del mio salotto, tutta presa a seguire ragazze alte e impettite che avanzavano ancheggiando su una lunga passerella decorata di fiori stupendi, indossando vestiti da capogiro, in un trionfo di colori caldi e solari che celebravano la venuta dell’estate a colpi d’eterei veli fluttuanti e sandali con tacchi a spillo talmente vertiginosi che non potevano che ricordarmi la torre Eiffel capovolta.
Avevo gli occhi colmi di tutte quelle celestiali visioni, e non facevo altro che scarabocchiare su un block-notes schizzi appena accennati dei vestiti che più mi colpivano; praticamente tutti. Erano così belli! E le modelle, che fortuna che dovevano avere, a poter indossare quelle meraviglie e ad essere pure pagate profumatamente per farlo! Era da una settimana e mezza che ormai coltivavo la sfrenata passione per le passerelle d’alta moda, e dopo aver scoperto un canale che ogni pomeriggio alle tre e mezzo mandava in onda dal vivo alcune sfilate di stilisti minori, tutti i pomeriggi alla stessa ora mi piazzavo sul divano, fogli e matite alla mano, cercando di eguagliare col mio pessimo senso artistico la bellezza di quegli abiti, fallendo miseramente ogni volta.
Rabbiosamente strappai il foglio dal block-notes e puntai con stizza la matita sul foglio pulito, ma sbagliai mira e mi centrai in pieno la coscia con la mina appuntita; scattai in piedi come una molla con un patetico gridolino strozzato e saltellando mi massaggiai la parte dolorante; ma la sfortuna non aveva ancora finito con me, dato che misi un piede nudo sul mare di segatura che stava sul pavimento e con uno scivolone degno di King-Kong sulle bucce delle sue banane, atterrai dritta tra due forti braccia, che mi sostennero e mi tennero sospesa per aria, apparentemente senza il minimo sforzo fisico. Alzai lo sguardo verso il volto del mio salvatore, pronta già a farmi venire un infarto nell’incontrare due grandi occhi dorati che da soli illuminavano come due soli in miniatura tutta Forks, e, perché no, anche la foresta intorno, ma tutto ciò che vidi fu il bianco volto sogghignante di una bella ragazza dai corti capelli neri e gli occhi luccicanti di ilarità.
“Ah, Alice, sei tu, ciao.” Pronunciai con voce atona, delusa, ma subito me ne pentii.
La vampira mi mise giù e mi fissò con il broncio, piegando la testa di lato e incurvando le sopracciglia in un triste cipiglio:
“Non sei felice di vedermi? Eppure sono venuta qui apposta per te!”
“Ma no, no, che vai a pensare! Certo che sono felice di vederti!” Mi affrettai a rispondere, sorridendole e gettandole le braccia al collo “E’ solo che…”
“Si lo so, ieri notte Edward non è passato da te e neanche stamattina, eh?”
“Neanche di pomeriggio, a dire il vero... ma non preoccuparti, ho capito che è andato a caccia e che non devo preoccuparmi...”
“A dire il vero non mi pare che lo fossi poi tanto…!” Fece Alice sogghignando.
“Ma certo che lo ero!”
“Sicura?” E facendomi l’occhiolino indicò la tv dove le solite ragazze sfilavano una dietro l’altra, i vestiti uno più mozzafiato dell’altro.
“Eeep! Mi sono persa chissà quanti abiti!” Ululai sedendomi a volo d’angelo sul divano, ma proprio allora la trasmissione fu interrotta dalla pubblicità.
“Già, si vede che ti manca proprio tanto...”
“Mmh, già… beh, comunque, grazie per essere venuta apposta per salvarmi! Molto gentile…” Sorrisi, cercando di guardarla fisso in volto, ma occhieggiando di tanto in tanto alla tv.
La vampira sorridendo annuì e si sedette accanto a me, fissandomi con aria complice. Io la guardai di rimando, osservando i suoi begli abiti firmati: la camicetta blu di seta con finissimi ricami floreali di una sfumatura più scuri, i jeans a vita bassa attillati a fasciare due gambe stupende, mille volte meglio di quelle delle modelle nella trasmissione di alta moda, le scarpe nere con laccetti in argento, dai tacchi affusolati e dal design accattivante. Sospirai: ma come faceva ad essere così bella anche quando indossava quelli che lei definiva “straccetti casalinghi”?
“E allora, ci interessiamo di alta moda?” Mi chiese, giocosa, gli occhi che ridevano anche se le sue labbra erano cristallizzate in una posa volutamente seria.
“Mhm” Feci, arrossendo come un peperone e cercando invano di alzarmi per allontanarmi e dare l’idea che ora che c’era lei non mi interessasse più così tanto, ma proprio in quel momento la trasmissione riprese e i miei occhi furono nuovamente calamitati verso lo schermo.
Alice rise di gusto, scompigliandomi i capelli in un gesto affettuoso e abbracciandomi per consolarmi.
“Lo sai che tu sei sempre bellissima per Ed, anche se non sei una stangona di un metro e ottanta che se la tira alla grande sulla passerella, ancheggiando peggio di una papera!”
“Alice” Sospirai “Parli bene tu, che sei molto meglio della Venere del Botticelli, e che puoi permetterti abiti stupendi… ma io…!!!”
“Non dirlo neanche per sogno! Da quando ci hai conosciuto ti ho vista sempre soffrire di complessi di inferiorità... ma lo sai che non contano solo le apparenze!”
“Mhm” Feci, totalmente presa da uno stupendo vestito verde a sirena con lo strascico che lasciava scoperti dei polpacci fasciati da stivaletti composti di un milione di lacci. Il corpetto era piccolo e deliziosamente ornato di piccoli pizzi e roselline di velluto verde scuro, mentre una parure di gioielli completava l’aspetto da principessa della modella. Evidentemente quello era il capo must della collezione, dato che truccatori, hair-stylists e compagnia bella avevano dato il meglio di se su quella modella, che ora sfilava come fosse una dea delle foreste, scivolando con grazia sulla passerella.
“Mah, ammetto che quello non è male...” Fece Alice con noncuranza, gettando appena un occhiatina allo schermo, mentre io la fissai allibita.
“Non è male? Era stupendo! Come vorrei averne uno simile!” Sospirai, persa in sogni lontani “Per il mio Edward, per un occasione speciale...”
“A dire il vero uno ce l’hai: ti aspetta da tanto ed è bianco e...”
La mia eloquente occhiataccia la fece tacere all’istante, ma non poté fare a meno di trattenere un risolino.
“Non parlavo né di un vestito come quello ne di un’occasione come quella…”
“Va bene, come ti pare...” Prese il telecomando e spense la tv, e poi mi afferrò per un braccio, sorda alle mie proteste, e mi trascinò di volata in camera mia.
“Edward mi ha detto di tenerti occupata perché stasera ha in mente una cosa speciale per voi due, per farsi perdonare di essere stato via per un giorno intero...”
fece mentre mi scaricava sul letto “Quindi vestiti e poi via di corsa a casa mia!”
“Tenermi occupata?” Feci, rabbrividendo per l’occhiata maliziosa che la vampira aveva fissato su di me.
Me la ricordavo bene l’ultima volta in cui mi aveva tenuta ‘occupata’... mi ero ritrovata truccata come barbie e vestita di un abito griffato blu, con scarpe alte quanto un palazzo di sei piani e diretta verso il ballo di fine anno.
“Già, quindi niente storie, perché sai che da me non si scappa, amorino mio…” Disse dandomi affettuosamente un bacio sulla guancia, poi uscì dalla stanza “Sbrigati a vestirti!”
Sospirando mi vestii in fretta, pensando che in realtà era lei che non sapeva trattenersi dall’obbedire a suo fratello; era troppo divertente torturarmi!
Quando fummo pronte, salimmo sulla sua nuova macchina gialla e in meno di dieci minuti fummo a casa sua, la bellissima villa in mezzo alla foresta: parcheggiò nel vialetto e mi caricò a peso sulle spalle, dirigendosi a grandi falcate verso la porta d’ingresso.
Quando finalmente entrammo, non feci neanche in tempo a salutare Jasper ed Emmet, che stavano giocando a scacchi seduti su due poltrone, dato che l’eccitatissima vampira li scavalcò letteralmente, volando con grazia sul tavolo senza neanche travolgere un solo pezzo della scacchiera.
“Ehi!” Fece Emmet disorientato.
“Alice! Ma che... cosa...!!!???” Esclamò Jasper sgranando gli occhi e fissandoci allibito.
Sua moglie fece dietrofront e gli scoccò un veloce bacio sulla punta del naso, per poi dare una pacca sulla testa di Emmet e annunciare, mentre spariva su per le scale, che per le prossime tre o quattro ore lei e la parte femminile della famiglia sarebbero state occupate, molto occupate.
Io silenziosamente feci una preghiera al Misericordioso, tremando al solo pensiero di una Alice esagitata e lanciata in pieno in una opera di “exstreme make-up” sulla sua cavia da laboratorio preferita.
Mi portò nella stanza di Ed, ma prima di aprire la porta mi intimò di chiudere gli occhi, dicendomi che era una sorpresa e che se non avesse rispettato la procedura che Ed le aveva meticolosamente spiegato lui ne sarebbe rimasto molto dispiaciuto. Ma possibile che tutte le volte che Alice si scatenava era sempre onnipresente la presenza morale di Edward?
Facendo le spallucce mi coprii gli occhi; appena entrata nella stanza, li aprii al comando di Alice e strabuzzai gli occhi. Era piena zeppa di vestiti! E non vestiti qualunque, ma dei signori vestiti, poggiati sul divanetto, sul pavimento, su appostiti carrelli per vestiti presi da chissà dove. A tutta quella industria della moda avrei voluto fare tanto di cappello; finalmente i miei sogni si erano avverati! Con un sorriso a trentadue denti fissai entusiasta Alice, che mi guardò con un sorrisone a tutto denti; inutile dire che mi spaventai tanto e caddi all’indietro, sorretta stavolta da un altro paio di forti braccia. Dato che Alice era davanti a me, e dato che mi trovavo nella stanza di Edward, mi girai lentamente, pronta ad andare in iper-ventilazione, ma mi trovai faccia a faccia con un volto perfetto di donna, dai lunghi capelli biondi acconciati in un grazioso chignon e due occhi azzurri glaciali. Atterrita saltai via dalle braccia di Rosalie, balbettando scuse e ringraziamenti tutti insieme, confusamente.
“Benvenuta nell’angolo dell’alta moda!” Ghignò Alice allargando le braccia e piroettando su se stessa, per mostrare tutte le meraviglie che albergavano in ogni dove “Oggi pomeriggio siamo state a far compere e ti abbiamo preso tanti abiti da provare!”
“Ah sì? E, ehm, per cosa sarebbe tutto questo?” Chiesi imbarazzata ma anche pronta a fargli una bella ramanzina sul fatto di aver speso tanti soldi per me, cosa che non sopportavo proprio.
“E’ stato un ordine di Edward, quello di farti bella, certo, ma poi mi è venuta anche un’altra bella idea...” E la vampira sorridendo con più cautela di prima, si armò di spazzola e pettine e mi fissò, avvicinandosi lentamente. “Alice… aspetta… di che idea parli?”
“Ma di farti un bel servizio fotografico da spedire ad una rivista di moda, è chiaro!”
“Ehh?” Sgranando gli occhi, inciampai in un paio di scarpe mozzafiato dorate e venni puntualmente riafferrata al volo da altre braccia forti.
Sospirando rumorosamente, alzai lo sguardo e vidi una sorridente Esme che mi fissava con dolcezza e anche un’ombra di divertimento.
“Grazie, Esme” Feci ritornando coi piedi per terra “Allora, Alice, ma come fai a sapere della mia passione per la moda? Non ne avevo parlato a nessuno...!”
“Ti ho vista stamattina, proprio davanti alla tv mentre dicevi di voler avere quel vestito verde, per il tuo Edward; ebbene, noi siamo qui per far diventare il tuo sogno realtà!”
Le tre vampire si misero in postazione, davanti a me; Esme a destra, Rosalie a sinistra e Alice al centro:
“Ti aiuteremo a fare un servizio fotografico da urlo, per poi mandare le foto ad un concorso di una famosa rivista di moda, e se saremo fortunate pubblicheranno una delle tue foto tra le cinque più belle! Ah, e naturalmente ti prepareremo anche per la serata con il tuo Edward, che, per inciso, non sa nulla della nostra iniziativa!”
Spalancando la bocca e sgranando gli occhi, fissai quelle tre pazzerelle, e mi si riempirono gli occhi di lacrime; quanto gli volevo bene! Erano sempre così gentili; persino Rosalie sembrava eccitata all’idea, ma forse era solo perchè avrebbe mandato anche una qualche sua foto al concorso, ma non importava, andava bene anche così.
Allargai le braccia e feci per abbracciare Alice, ma venni afferrata di peso dalle altre due e portata davanti ad un grande specchio dai pesanti decori in bronzo.
Le ore che seguirono furono allucinanti: prima provammo tutte e quattro vari vestiti tra i tanti che erano là, semplicemente posandoceli sul corpo e specchiandoci per vedere come avrebbero potuto starci. Alla fine optammo, o meglio, Alice optò, per un look elegante, da gran ricevimento serale. E cominciarono i preparativi preliminari: mi portarono in bagno e mi fecero immergere nell’enorme vasca, a bagno nell’acqua bollente con una morbida schiuma profumata e, incredibile ma vero, autentici petali di rosa sparsi qua e là. Evitai di fare domande o commenti, e mi lasciai strigliare docilmente la testa da Alice con ogni tipo di prodotto per capelli, mentre mi insaponavo con strani oli e bagnoschiuma dai nomi impossibili. Quando fui tutta bella pulita e profumata, uscii dalla vasca e subito Esme e Rosalie mi avvolsero in un asciugamano e mi posizionarono su uno sgabello, davanti ad un altro grande specchio. Notai che nel frattempo loro si erano acconciate i capelli; Rosalie lisci e vaporosi, sciolti sulle spalle; Esme invece in tanti piccoli ricci che formavano un caschetto ordinato e tondeggiante a incorniciare il suo bel volto. Erano avvolte in due eleganti accappatoi, evidentemente pronte a indossare un abito elegantissimo.
Alice schizzò via a prepararsi anch’ella, mentre le altre due mi acconciavano i capelli prima in morbide onde con una speciale spazzola e un phon, poi, evidentemente non soddisfatte, me li lisciarono e li arricciarono, acconciandomeli in modo da lasciare alcune ciocche libere sulle tempie, mentre invece il resto era legato in una lunga ed elegante coda di cavallo sulla sommità della nuca, lisci all’inizio e arricciati appena alla fine.
Sembravano soddisfatte del lavoro, e io potei quasi tirare un sospiro di sollievo, dato che non era bello sentirsi toccare da tante mani i propri capelli, ma proprio allora rientrò Alice, anch’ella in accappatoio e con la chioma raccolta in un sofisticato chignon; la vampira mi fissò, trasalendo, poi, ruggendo appena, dimostrando di non gradire affatto quella mia acconciatura, prese in mano spazzola e pettine e ordinò alle altre due di andarsi a vestire.
Dopo un’altra buona mezz’ora finalmente Alice optò per un taglio in cui la frangetta lunga era fatta a boccoli raccolti sopra la testa con un diadema dorato decorato da tanti piccoli brillantini, che dovevano essere dei diamanti, mentre il resto mi ricadeva dietro la schiena e si ondulava appena alla fine. Entusiasta a opera compiuta mi trascinò di corsa nella camera di Edward, per poi presentarmi il vestito che avrei indossato per il servizio fotografico e, probabilmente, per la serata col mio ragazzo. Quasi svenni al vederlo; era di taglio cinese col colletto alto e fibbie dorate che lo chiudevano sul lato sinistro; aveva deliziosi ricami a fantasia animale e a tinta unita, lunghi fino al ginocchio, con piccoli disegni dorati lungo i bordi interni, per nascondere le cerniere.
Un altro accessorio opzionale del vestito era una bella cintura di stoffa pregiata intrecciata a fili rossi e d’oro, a cui era attaccata una lunga gonna leggera con un vertiginoso spacco laterale, che non faceva certo pensare che potesse essere tolta per cambiare look.
Abbinati c’erano anche un paio di stupendi orecchini con perla e due guanti corti di velluto rosso.
La mia bocca spalancata e il gridolino strozzato che emisi furono un indice di gradimento soddisfacenti per Alice, che ghignando diede il via all’operazione abito.
Quando fui vestita, avrei voluto osservarmi allo specchio, ma fui trasportata di nuovo in bagno e via con l’operazione trucco!
Mi applicarono una cipria bianca sulla faccia e un rossetto rosso fuoco sulle labbra, per esaltarne la forma delicata e piena, da bambola di porcellana, e mi misero un delicato ombretto dorato sulle palpebre, mi allungarono la linea degli occhi con una matita nera e mi infoltirono le ciglia con un rimmel davvero efficace, mi sistemarono le sopracciglia con le pinzette, in modo da farle risultare più fine e aggraziate, e mi applicarono sugli zigomi un lieve tocco di fard color terra bruciata. Come ultimo tocco mi fecero una manicure e una pedicure complete, mettendomi uno smalto trasparente ma luccicante e applicandomi un brillantino sull’unghia del mignolo della mano destra.
Alla fine del pomeriggio ero vestita meglio di una modella, e pronta per il servizio fotografico; guardandomi allo specchio ebbi un mancamento per la struggente bellezza del vestito, ma ancor più per come apparivo io con quello addosso. Parevo proprio una bambolina cinese, fragile e delicata nel volto, ma accattivante e fascinosa nel corpo.
La mia autostima tuttavia durò fino a quando non vidi Rosalie nel suo mini-vestito rosa confetto con la gonna a palloncino che le metteva in risalto le lunghe gambe trattate con una speciale crema che le rendeva lisce e lucenti alla vista; i suoi seni si gonfiavano nelle coppe del corpetto e tra di loro si infilava seducente un pendente di diamante a forma di cuore, mentre due spalline calavano dalle spalle sulle bracca fine e armoniose, per lasciare in vista il bel decolletè e il collo delicato, da ballerina classica.
Sospirando ammirai Alice nel suo straordinario abito-maglia nero che largo era fermato in vita da una bella cintura e che continuava in una corta gonnellina, mentre sulle spalle si arricciava morbido, creando un effetto “maglione extra-large”, mentre Esme, stupendo proprio tutte, aveva optato per un lungo abito verde ed elegante, che si legava dietro il collo con un fiocco e che aveva una scollatura fina che le arrivava fino alla vita, bordata di velluto verde scuro, che lasciava intravedere l’addome delicato, le curve dei seni e parte del decolletè.
Le fissai, ammirata e sbalordita; se fossero andate ad un vero ricevimento, probabilmente avrebbero fatto talmente tanti proseliti nell’universo maschile da poterci ballare insieme una conga chilometrica. Evidentemente le vampire di casa Cullen sfruttavano il loro immenso potenziale femminile e seduttivo al massimo solo nell’intimo della loro dimora, altrimenti avrebbero fatto morire d’infarto mezza Forks maschile!
Dall’alto delle scale Alice con un semplice cenno della mano fece partire a tutto volume la nostra colonna sonora d’entrata, un pezzo veloce di pianoforte che mi disse essere stato composto da Edward; a dire il vero non vidi nessuno stereo o che altro, ma non me ne curai più di tanto.
La prima a scendere fu Rosalie, chiaro: potei vedere benissimo la faccia da pesce lesso di Emmet non appena la vide, e immaginai stesse pensando che vampiro fortunato era ad avere una donna così bella e divina come moglie. I due si presero per mano e uscirono dalla casa, forse per godere di un po’ di solitudine.
Poi fu il turno di Alice, che tutta saltellante in quattro passi di danza scese le scale e si parò sorridente davanti a Jasper, a cui per un micro-secondo strabuzzarono gli occhi fuori dalle orbite; sicuramente non aveva mai pensato che la sua dolce e piccola Alice potesse trasformarsi in una femme fatale così ammaliante. Lei gli si avvicinò sinuosa e prendendogli il viso lo baciò teneramente, subito ricambiata, per poi sparire entrambi nella cucina.
La musica intanto andava sempre più animandosi, ed ecco che Esme fece la sua entrata nel salone ormai vuoto, posata e graziosa, il bellissimo corpo da sirena su cui il tessuto verde scivolava morbido e avvolgente; mi stavo chiedendo per chi stesse effettivamente sfilando quando in quel mentre Carlisle spuntò fuori da dietro di me, evidentemente attirato dalla musica, e sorrise sorpreso nel trovarmi così elegante. Io dal canto mio, ridendo sotto i baffi, indicai le scale, e lui, voltando lo sguardo, rimase letteralmente a bocca aperta, con la mascella inferiore calata in un angolazione impossibile. I fogli che aveva in mano gli caddero per terra in un gran frusciare, ma non se ne curò minimamente.
“E-Esme?!” Balbettò, mentre lei si girava e gli sorrideva dolcemente.
In effetti neanche io avrei mai pensato che la graziosa Esme potesse essere tanto femminile e bella, e mi aveva lasciata di sale.
Poi tutto successe molto in fretta; il vampiro in uno scatto felino si portò a metà della scala, sollevò la moglie tra le sue braccia e, baciandole lievemente il collo, la riportò su di volata, sparendo nel corridoio, senza neanche una parola, tra i risolini deliziati della vampira.
La musica continuava, anche se oramai tutte le coppiette si erano ritirate in luoghi appartati per starsene in santa pace; ed io ero rimasta in mezzo alle scale, come un salame, con la musica che trionfalmente echeggiava per tutto il soggiorno.
“Ehm, ma il servizio fotografico?”Urlai scendendo, sapendo che comunque nessuno mi avrebbe sentita.
In quel mentre inciampai nell’orlo della gonna, e con un volo d’angelo caddi dalle scale, dritta verso il pavimento, e se due forti braccia non mi avessero afferrata al volo, mi sarei sfrittellata peggio di un uovo nella padella.
“Grazie Alice!” Dissi, pensando che la mia ‘baby-sitter’ avesse previsto la caduta, ma in cambio ricevetti solo una risata profonda e musicale Irrigidendomi alzai lo sguardo e rimasi congelata; a due centimetri dal mio, stava il viso di un angelo, un bellissimo angelo, che mi fissava con due occhi neri che parevano due piccoli soli brucianti di passione e un sorriso sghembo che mi fece sciogliere le budella in una poltiglia informe di organi.
“Ah… E-Edward-d… ciao… eri tu al piano…” Balbettai arrossendo visibilmente anche attraverso la cipria bianca “N-non ti avevo visto…!!!”
Per tutta risposta lui mi posò a terra e sorridendo mi fissò a lungo e intensamente, come se volesse imprimersi nella memoria ogni singolo aspetto del mio abito, ogni curva del mi corpo, ogni più piccolo e infimo dettaglio. “Ciao, Bella”
La sua voce mi fece tremare tutte le vertebre del corpo, e correre i brividi lungo la schiena; era così calda, così appassionata, così.... innamorata. Mi entrava direttamente nel cuore e me lo dilatava all’infinito, gonfiandomelo e dandomi l’idea di fluttuare nel vuoto: la mia mente si fece sgombra all’improvviso e sbattei più volte le palpebre, disorientata e confusa, mentre sentivo le sue mani che mi cingevano la vita e che mi accarezzavano i fianchi attraverso il tessuto del vestito, ma in un modo così dolce e sicuro da far pensare che non ci fosse alcun tessuto, che fosse solo un’illusione e che in realtà quel tocco fosse assai più intimo.
Mi posò le labbra sulla fronte, ed erano talmente gelate da bruciarmi come ghiaccio rovente, lasciandomi una scia infuocata mentre scendevano pian piano su una tempia, sulla guancia, poi sul mento e infine sul collo, per poi risalire lentamente fino al lobo dell’orecchio, che prese a mordicchiarmi leggermente, facendomi venire le vertigini e obbligandomi a sorreggermi con le braccia avvolte intorno alle sue spalle.
“E-Edward?” Lo chiamai, tremante.
“Sì?” Rispose lui, accarezzandomi le labbra con l’indice della mano, seguendone adagio il contorno a cuore di quello superiore e palpandone la curva piena di quello inferiore.
“Ehm, che ne pensi del vestito?” Che domanda sciocca: era evidente che gli piaceva.
“Sei stupenda, il rosso ti sta davvero bene; dovrei ricordarmene, per il matrimonio, o la prima notte di nozze, semmai....”
“Edward!” Sbottai, incredula ma anche lusingata: dunque aveva già stabilito una scaletta degli eventi che avrebbero cambiato la mia vita per sempre. La trasformazione per ultima, naturalmente, perché prima ci sarebbe stato il matrimonio ( ugh! ), e poi... ehm, ma perché affrettare troppo gli eventi e pensarci prematuramente?
Il vampiro mi fissò, carezzandomi la nuca con una mano, mentre con l’altra mi attirava a lui, facendomi aderire al suo corpo marmoreo, freddo anche attraverso lo smoking nero che indossava. Era davvero sorprendente come i nostri corpi sembrassero essere stati fatti l’uno per l’altra; potevo posare la testa nell'incavo tra il suo mento e il suo collo, mentre il mio seno si schiacciava contro il suo petto e il mio tronco aderiva ai suoi addominali, i bacini sensualmente vicini, a creare quella vertigine d’amore che prende i due amanti quando la tensione sessuale è ai suoi picchi più estremi.
Quando finalmente mi baciò, lo fece però con la solita cautela, forse per evitare di spaventarmi troppo con la veemenza che stava evidentemente trattenendo: offesa, decisi di risvegliarmi momentaneamente dal soffuso torpore in cui ero sprofondata per prendere in mano la situazione e, abbracciatolo con vigore, lo baciai dapprima languidamente, inebriandolo del mio profumo e soffiandogli di tanto in tanto sulle labbra, per stordirlo, poi premendo più forte sulla sua bocca, fino a fargli finalmente dischiudere le labbra; a quel punto lo attirai in basso verso di me e con la lingua feci un piccolo guizzo contro la sua, toccandone appena la punta umida di veleno...
Immediatamente si riscosse e mi allontanò; sospirando, assaporai quella piccola goccia di veleno che avevo raccolto nella sua bocca: era amara, e subito la sputai, pulendomi poi la lingua con guanti e fiondandomi in cucina per prendere un po’ d’acqua, ma sorpresi Alice sulle ginocchia di Jasper, teneramente avvinghiati insieme: chiedendo scusa e arrossendo per l’imbarazzo, mi sciacquai più volte, mentre dalla porta proveniva la risata di Edward, che doveva starsi divertendo un mondo.
Il tossicchiare profondo di Jasper ci mise subito sull’attenti e con un sorrisetto di vergogna io e il mio fidanzato sparimmo in fretta e furia dalla cucina.
Non feci neanche in tempo a chiudere la porta della stanza che Edward mi sollevò e mi trascinò fuori casa, travolgendo quasi i poveri Rosalie ed Emmet, il quale tuttavia, tra un bacio e l’altro, trovò il tempo di farmi l’occhiolino e il gesto col pollice verso l’alto.
Rossa come la peperonata che a volte mi aveva fatto mia nonna quando ero piccola, mi feci adagiare sul sedile anteriore della Volvo di Ed, che poi fece subito il giro della macchina per mettersi al volante e sgommare via a razzo, senza una parola.
Dopo cinque minuti eravamo già sulla strada principale per Port Angles: mi tormentai i capelli dato il silenzio. Doveva essersi davvero arrabbiato per il fatto del mio bacio, ma allora perché Emmet avrebbe fatto l’occhiolino?
“Senti, Edward” Dissi con cautela, fissandomi i piedi.
“Mmh?”
“Mi… mi dispiace per, ehm, per il bacio…”
Lui sorrise , voltandosi verso di me, mi prese il mento e mi dette un piccolissimo bacio con un guizzo della sua lingua, asciutta, stavolta. Quando anch’io lo baciai, ma scendendo verso il collo, con la mia lingua calda a sfiorargli piano la carotide, si irrigidì e sospirando accostò all’improvviso, infilandosi in una curva semi-nascosta dai cespugli, spegnendo i fari e ogni luce della macchina.
“Bella” Disse allora, afferrandomi per mettermi sulle sue ginocchia e togliendomi piano la gonna e poi i guanti, fino a farmi rimanere col vestito nel suo minimo “Non devi mica scusarti per avermi fatto battere il cuore di nuovo, per un secondo”
“Eh?” Feci confusa, mentre posava la sua testa sul mio petto, per ascoltare il mio cuore.
“Mi sono allontanato, ma solo perché stavo per ricambiarti senza prima eliminare tutto il veleno dalla mia bocca…”
Detto ciò emise una serie di rumori, come di risucchio, e poi sorrise, attirandomi con se sui comodi sedili posteriori:
“E poi” Aggiunse, mentre mi faceva sdraiare e mi sfilava piano gli stivali “Certe cose portano necessariamente a certi fatti… e questi fatti non si possono consumare in una casa piena di altre persone… ci vuole intimità…”
A quel punto il mio cervello era andato in tilt, e a parlare erano solo i miei sentimenti, che guidavano il mio corpo a rispondere alle sue carezze e ai suoi baci, ad abbracciarlo e a condurlo sopra di me.
“Infine, chi ha mai detto che non mi sia piaciuto, il tuo bacio?” Mi chiese mentre la sua lingua fredda e asciutta si incontrava con la mia calda e umida, unendosi insieme in un passionale intreccio di labbra e profumi.
  
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