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Autore: teabox    30/04/2013    5 recensioni
Un giorno, in futuro, quando Sherlock Holmes sarebbe diventato solo una storia da raccontare ai più curiosi, Pip avrebbe puntato il dito ad una foto appesa al muro. Avrebbe indicato l’uomo di spalle ed avrebbe detto: “quello è Sherlock”. E quando inevitabilmente le avrebbero chiesto della donna accanto a lui, Pip avrebbe risposto: “quella è Miss H., ovviamente”. Avrebbe sorriso, poi, al ricordo di quei giorni e avrebbe raccontato del modo stravagante in cui li aveva conosciuti.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Lisbeth, emme, Cabiria, Irregolare! Grazie, grazie, grazie mille per i commenti! 

Per anticiparvi un dettaglio, la sorpresina dell’ultimo capitolo sarà una specie di piccolo gioco dove potrete vincere una cosa :-) 

Chiudo qui e vi lascio con un’altra delle parti favorite. Grazie e, spero, buona lettura!





Libro

 

Era passato un mese senza sorprese. Poi, una mattina non troppo fredda, Molly si era accorta di avere un libro nella borsa. L’aveva notato solo quando era arrivata all’ospedale e non aveva avuto la più pallida idea di come fosse finito lì dentro, perché sapeva che non era stata lei a mettercelo. 

Quando aveva cercato il portafoglio e la sua mano si era invece chiusa sul libro, l’aveva osservato confusa. Era un piccolo volume antico, un trattato sulla dissezione dei cadaveri - un particolare che sarebbe potuto sembrare inquietante, se non fosse stato che aveva passato mesi, l’anno prima, a cercare senza fortuna proprio quel volume in tutte le librerie antiquarie di Londra. Ed ora era tra le sue mani.

Lo aveva sfogliato con attenzione, cercando una nota o un biglietto che le dicesse cosa doveva fare, ma non aveva trovato nulla. Poi, quando era tornata alla prima pagina, aveva notato - appena visibile - una parola annotata a matita in un angolo. “Grazie”, c’era scritto.

Aveva sorriso come non le era capitato di fare da tempo. 

Quella sera, tornata a casa, aveva messo il libro vicino alle altre cose di Sherlock. Sorrideva ancora.

 

*

 

«Urgh», aveva detto Pip portandosi una mano alla gola e fingendo di vomitare. «Questo libro è pieno di disegni di pezzi umani.»

Aveva aspettato che Sherlock la correggesse - come succedeva sempre, del resto - e lui non aveva mancato di farlo.

«Sono incisioni dell’inizio del millesettecento, non disegni. E per l’amor del cielo, hai in mano un raro trattato di anatomia umana, mostra rispetto.»

Pip aveva mormorato qualcosa sfogliando il libro.

«Se hai qualcosa da dire, sentiti libera di farlo ad alta voce. In fondo non hai mai avuto problemi in passato», le aveva detto Sherlock asciutto.

«Dicevo», aveva risposto Pip con un tono annoiato, «che come regalo non mi sembra un granché.»

«E’ più che adeguato per dimostrare gratitudine.»

«Già», aveva replicato lei sarcastica, continuando a sfogliare il libro, «niente dice “grazie” come il capitolo quattro, “strumenti per dissezionare il cervello umano o animale”. Urgh

«Molly capirà e, al contrario di qualcun altro, apprezzerà», disse Sherlock togliendole il libro di mano. «Ma se la cosa ti dà tanto fastidio, posso sempre trovare qualcun altro disposto a consegnarlo.»

«Stavo solo dicendo», aveva risposto Pip cercando inutilmente di riprendere il libro da Sherlock, che - più alto di lei - aveva semplicemente alzato la mano per allontanarlo dalla sua presa. «Stavo solo dicendo che forse dovresti scrivere qualcosa. Dentro, sai. Tipo un messaggio.»

«Non prendo suggerimenti da una tredicenne-»

«Ho quattordici anni.»

«Non è vero.»

Pip aveva sbuffato. «Ho quasi quattordici anni.»

«Quasi avere qualcosa non è come averlo davvero. E se mi avessi lasciato finire, avresti scoperto che non prendo suggerimenti da una tredicenne, ma in questo caso la tua idea potrebbe essere valida.»

Pip aveva sorriso. «Tipo che ho ragione?»

Sherlock aveva alzato gli occhi al cielo. «Per metterla nella tua forma lessicale scorretta, sì.»

Lei lo aveva osservato cercare una matita, esitare un attimo e quindi scrivere qualcosa nell’angolo di una pagina. Poi aveva chiuso il libro con un gesto secco e l’aveva guardata con sospetto, trattenendo il libro. 

«Cosa?», aveva chiesto lei infastidita.

«Prometti che non lo aprirai e leggerai cosa ho scritto.»

Pip aveva sbuffato. «Prometto.»

Sherlock, ancora riluttante, le aveva passato il libro. «E non farti vedere, quando lo metterai nella sua borsa.»

Lei aveva sorriso. «Hai forse dubbi, capo?»

Ma non aveva aspettato una risposta, perché la conosceva già. No, Sherlock non aveva dubbi e sì, Sherlock poteva dimostrarsi scettico quanto voleva, ma sapeva che quando lei dava la sua parola, la manteneva. 

Anche quando moriva, moriva, moriva dalla voglia di leggere cosa lui avesse scritto.

  
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