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Autore: Margherita Dolcevita    30/04/2013    2 recensioni
I magnifici capolavori della Clare dal punto di vista del misterioso Jonathan Christopher Morgenstern.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                     Il Portale Pantadimensionale





Quando le prime luci dell'alba fanno capolino alla finestra della mia camera, io sono già sveglio, e ho iniziato a prepararmi, indossando la tenuta da cacciatore. Alla cintura ho infilato un pugnale e una spada angelica, anche se probabilmente non ci sarà bisogno di combattere, la speranza è l'ultima a morire.

Grazie alla collaborazione di Abbadon e ai ricordi di Dorothea sappiamo dove trovare Lucian, ma visto che non abbiamo una macchina a disposizione, il modo più veloce per raggiungerlo è un Portale.
E fortunatamente, noi lo abbiamo. 

Mio padre non verrà con me, Blackwell e Pangborn, è troppo impegnato alla ricerca della pozione o di uno stregone che possa svegliare Jocelyn, o almeno questo è quello che mi ha detto lui. Ho una strana senzazione come se mi stesse nascondendo qualcosa. Non ha ancora detto una parola su Clarissa, e questo non mi piace affatto.

Dopo che ha scoperto che ho evocato Abbadon, mi ha ordinato di rivelargli il mio piano, minacciandomi se avessi riprovato a nascondergli qualcosa. In quel momento le cicatrici sulla mia schiena hanno iniziato a bruciare più del solito, come se le frustate le stessi ricevendo in quel preciso istante. Avevo solo otto anni quando le ho ricevute la prima volta, tredici quando le ho ricevute l'ultima volta.

Se non fosse per il fatto che ora sono troppo grande e che probilmente, anzi sicuramente, riuscirei a sottrarmi a quella tortura, sono sicuro che mio padre avrebbe usato la sua frusta ancora e in più di un'occasione.

Inizio a scendere le scale lentamente, non preoccupandomi di far aspettare Blakwell e Pangborn. Arrivo in fondo e come sempre sono costretto a stringere gli occhi e a mettermi una mano per coprirmi la faccia, per la lucentezza del sole. Li trovo a parlare fra di loro, non penso che mi abbiano sentito arrivare.

-Quanto ci mette quel ragazzino, ci sta facendo perdere tempo!- Vedo che Blackwell è molto impaziente di vedere Lucian.

-Perchè non possiamo andare da soli?- Gli chiede con un tono di voce leggermente acuto e irritato, che contrasta molto con la sua stazza.

-Lo sai che nè io nè te siamo così agili, finiremmo per farci scoprire subito da Lucian. Non possiamo rischiare, inoltre si sarebbe insospettito se avesse visto solo uno di noi, mentre l'altro va a cercare la Coppa Mortale- Continuo ad ascoltarli da lontano, senza intromettermi, dando ragione a Pangborn. 

Un sorriso spontaneo nasce sul mio viso al pensiero di Blackwell, con la sua enorme corpuratura, che cerca di sgattaiorare via e in silenzio da un appartamento, senza essere visto. Devo fare uno sforzo enorme, per non scoppiare a ridere.

-Anzi che lamentarti come una donnicciola, che ne dici se iniziamo ad andare?- Chiedo a Blackwell, stufo di aspettare. Lui si gira verso di me di scatto, stupito e preoccupato del fatto che abbia sentito le sue lamentele su di me.

-Se non volete collaborare con me, potete anche andare da qualche altra parte. Posso riuscire a recuperare la Coppa Mortale anche da solo, come ho saputo trovare uno stregone che potesse evocare Abbadon- Gli dico spavaldo iniziando a incamminarmi verso la casa di Dorothea, dando per scontato che gli altri due mi stiano seguendo.

Per il resto del viaggio l'energumeno viola non osa fiatare, preferendo il silenzio, interrotto solo dal rumore dei nostri passi sull'asfalto. Arriviamo all'appartamento in poco tempo. Blackwell e Pangborn si fermano a discutere, ma io non li ascolto continuando a camminare, entrando nella nella casa.

Abbadon mi apre la porta, e ,senza parlare, si sposta leggermente per farmi entrare. L'appartamente è esattamente come l'ultima volta che l'ho visto: sciatto e troppo esuberante. L'unica differenza è la quantità di luce nella stanza. Abbadon ha chiuso le tende delle finestre, bloccando ogni raggio di sole.

-Dove sono gli altri?- La voce di Dorothea interrompe i miei pensieri riportandomi alla realtà.

-Fuori a discutere- Rispondo avvicinandomi al Portale Pantadimensionale. Sfioro la fredda maniglia con le dita. Basta che pensi ad un luogo uno qualsiasi, apri la porta e come per magia ti troverai lì.
Per un secondo la mia mente va alla tenuta dei Morgenstern, che ormai non è altro che un mucchio di polvere e cenere, dove sono nato.

Quando Valentine ha dato fuoco alla villa, avevo pochi mesi, non l'ho mai vista intatta, in tutto il suo splendore. Mio padre mi ci ha portato una volta, pensava fosse importante per me sapere dove sono nato, ma quello che ho visto è stato solo un mucchio di macerie senza alcun valore.

Ora però non è quella l'immagine che invade la mia mente. 

Vedo una villa di legno in mezzo ad una collina, isolata da tutto il resto, immersa nella pace e nella quiete. 

Vedo una ragazza dai lunghi e ricci capelli rossi seduta sul prato, con la tenuta da cacciatrice, con un blocco da disegno fra le sue piccole, delicate e letali mani. 

Vedo un ragazzo dai capelli biondi, quasi bianchi, osservarla da lontano, avvicinandosi alla sua preda lentamente, sicuro che lei sia troppo intenta nel suo lavoro per accorgersi della sua pericolosa
presenza. 

Vedo il ragazzo avvicinarsi sempre di più, finchè non arriva alle spalle di sua sorella.

Vedo la ragazza sobbalzare visibilmente, quando sente due calde e forti braccia avvolgerla, bloccandogli l'uso degli arti superiori. 

Vedo il ragazzo sederlesi alle spalle, adagiando le gambe ai lati dei fianchi della ragazza. 

La vedo appoggiare delicatamente la schiena contro il petto del fratello, rilassandosi ,dopo aver riconosciuto il suo pungente e afrodisiaco odore.

-Cosa stai disegnando, Clarissa?- Le chiede, soffiando nel suo padiglione auricolare, facendola rabbrividire, ma non dal freddo. Il ragazzo dagli occhi neri, appoggia il mento sulla spalla della sorella,
sbirciando il blocco che tiene ancora fra le mani.

-La nostra casa- Risponde lei in un sussurro, girando un poco il collo, iniziando a baciare la mascella del ragazzo, fino ad arrivare alla sua bocca, sfirandola delicatamente. 

Il ragazzo la libera dalla sua forte presa, permettendogli di girasi completamente, anche con il busto, verso di lui, fino a sdraiarcisi sopra, lasciando cadere da qualche parte sul terreno umido e
profumato il suo blocco da disegno.

Vedo il ragazzo sdraiarsi sull'erba, in modo che i loro corpi aderiscano perfettamente, mentre morde con forza il labbro inferiore della ragazza, facendola gemere, e approfittandosi di questo per
intrufulare la lingua dentro la bocca semiaperta della sorella, approfondendo il bacio.

Vedo le mani di entrambi iniziare ad esplorare il corpo dell'altro sotto le tenute, iniziando a spogliarsi lentamente, sicuri che lì nessuno può vederli, in mezzo alla natura. 

C'è solo un testimone, che farà sempre da custode dei loro segreti, una villa, antica quanto nuova. La tenuta dei Morgenstern, ricostruita in modo da farla tornare al suo antico splendore.   

-Vi dovreste chiedere su cosa stavamo discutendo- Interrompe i miei pensieri la voce gutturale e fastidiosa di Blackwell. Mi giro lentamente verso di lui, gli occhi iniettati di sangue. Pronto ad eliminarlo
appena farà qualcosa che non mi aggrada.

-E sentiamo, su cosa stavate discutendo?- Gli chiedo con un tono ironico, Fulminandolo con lo sguardo. Nonostante la sua stazza superiore alla mia, riesco ad intravedere il timore nei suoi occhi e
questo mi fa rabbrividire d'orgoglio per me stesso.

-Sbaglio o per usare un Portale ci serva una persona che conosca e sia stato nell'appartamento di Lucian?- Mi chiede, abbassando appena il tono di voce, il che allarga ulteriormente il sorriso che mi è comparso poco fa sul volto.

-Sbaglio o mi sembra di aver capito che voi siete dei completi ed inutili imbecilli, visto che non vi è mimimamente passato per l'anticamera del cervello che io potessi aver già trovato la soluzione a tutto?- Gli chiedo usando il suo stesso tono, questa volta rivolgendomi ad entrambi.

-Come ben saprete, ma per qualche oscuro motivo vi siete dimenticati di questo piccolo, ma importante particolare. Abbadon, attraverso la possessione demonianca, riesce, non solo ad impradonirsi del corpo della sua vittima, ma anche di tutti i suoi ricordi.-

-E centra questo?- Chiede con una nota saccente nella voce l'energumeno viola. Cerco di trattenermi dall'ucciderlo, apprezzando mentalmente il carattere silenzioso e solitario di Pangborn.

-Centra. Dorothea, guarda caso, è stata più volte nell'appartamento di Lucian, e visto che Abbadon e Dorothea in questo momento sono la stessa persona, anche Abbadon è in grado di aprire il Portale sulla casa di quel traditore di Graymark- Gli spiego cercando di essere il più chiaro possibile, in modo che il discorso entri dalle sue orecchie e rimanga nel suo cervello, anzichè uscire. 

-Ora se non avete nessun'altra domanda da fare, vi dispiace se andiamo?- Chiedo con una punta di ironia nella voce a Blecktorn e Pangborn. Mi sposto leggermente di lato, per permettere anche a loro di vedere la Porta Pantadimensionale, ma nessuno dei due accenna a muoversi.

-Oppure potremmo sempre prenderci una buona tazza di thè, scommetto che Dorothea, o meglio Abbadon, sarà più che contento di prepararci un'ottima colazione- Rispondo guardando con la coda dell'occhio l'espressione furente che mi rivolge il Demone Superiore.

-Muovetevi, non abbiamo tutto il giorno- Ordino, senza più ironia della voce, ma utilizzando un tono duro e deciso. Finalmente i due Shadowhunters si decidono a camminare, Pangborn per primo, anche se riesco a notare ancora una punta di diffidenza nello sguardo di Blackwell.

Perchè, dovrebbe fidarsi?. Mi chiede una vocina dentro di me.

Dobbiamo solo aspettare di avere nelle nostre mani la Coppa Mortale, poi, iniziando da Valentine, toglieremo di mezzo tutti quelli che ci daranno fastidio, arrivando poi a lui. 

Un ghigno crudele e sadico compare sul mio volto o questi pensieri, senza che io me ne renda conto. In tanto l'energumeno viola si è fermato proprio davanti a me, superando Pangborn e bloccando la
sua avanzata, sovrastandomi con la sua corporatura.

-Visto che sei così sicuro che il Portale funzioni, non ti dispiacerà sicuramente andare per primo- Mi dice sorridendo a sua volta.

-Se avete così tanta paura, potevate anche restare a Renwick, così siete solo d'intralcio per me- Gli rispondo io a tono, non facendomi intimorire dalla sua stazza. Sarà anche più grosso, ma la sua agilità e la sua velocità sono inferiori rispetto alle mie. Riuscirei ad atterrarlo in una decina di secondi.

-Ma se proprio ci tenete tanto...D'accordo andrò io per primo- Dico senza dargli il tempo di rispondere alla mia prima frecciatina. Vedo il mio avversario stringere convulsamente i pugni, tentando inutilmente di darsi una calmata. Proprio sul più bello, quando Blackwell fa un ulteriore passo in avanti verso di me, pronta a sferrare il pugno, Pangborn decide di intervenire mettendosi in mezzo a noi
due, per separarci.

-Ha ragione il ragazzo- Dice con mia grande sorpresa.

-Non abbiamo tempo per certe cose... Almeno non adesso- Di colpo ha abbassato il tono di voce, in modo che l'ultima parte della frase la potesse udire solo il suo compagno, anche se nonostante questo, sono riuscito a captare perfettamente le sue parole.

Decido di ignorarli, non dando peso alle loro minaccie, donando tutta la mia attenzione al Portale che mi sta davanti. Faccio un cenno ad Abbadon che subito e sopratutto senza ribattere, mi ubbidisce, andando a posare la sua mano sulla maniglia della Porta, aspettando un mio consenso.

Dovrebbere essere così. Rifletto dentro di me.

Io ordino e gli altri ubbidiscono, senza aggiungere nient'altro.

Do un ultimo cenno ad Abbadon, prima che lui apra il Portale, e che una forza invisibile mi risucchi al suo interno. Mi sento sprofondare sempre più giù, fin quando non riesco ad intravedere il terreno e cerco di mettermi in posizione eretta in modo da atterrare eretto.

Il piano funziona solo a metà, infatti sono riuscito a mettere nella giusta posizione solo un piedi, mentre con l'altro ho preso una storta che mi ha fatto perdere l'equilibrio e cadere all'indietro.

Stringo i denti e gli occhi, a causa del dolore alla caviglia, ma non un suono esce dalla mia bocca. Con uno sbuffo tolgo le ciocche di capelli che mi sono cadute davanti agli occhi e che mi impediscono
di vedere. Davanti a me ci sono una decine di case tutte affacciate su di un fiume, sotto le mie dita riesco a sentire la consistenza di un prato secco e ormai morto. Ma tutto questo non mi aiuta a capire in quale parte di New York siamo finiti.

Una casa di legno spicca però fra le altre, ma non in modo positivo. Infatti mentre tutte le altre case sono più o meno colorate quella davanti a me è di un grigio spento deprimente e accerchiata da un ancora più deprimente rete metallica.

-Garroway Books. Belli, usati, nuovi e fuori catalogo. Chiuso il sabato.- Leggo ad alta voce l'insegna che oscilla al vento, compiendo qualche passo in avanti verso la casa. Mio padre l'aveva detto che probabilmente Lucian aveva cambiato nome.

Inizio a camminare intorno alla casa, per cercare un buco nella reta, in modo da oltrepassarla, quando vedo ,oltre la recinzione, la porta della casa spalancarsi. Cerco di nascondermi il più possibile, rendendomi invisibile agli occhi delle persone che sono appena uscite.

Il primo che riesco a vedere è un ragazzo mingherlino con gli occhiali e gli occhi e i capelli marroni. 

Probabilmente il Mondano più Mondano che io abbia mai visto. Penso con disprezzo.

-Scusa Luke, ma pensi davvero che io creda a tutto questo?- Chiede il ragazzino scocciato girandosi verso Lucian, mettendosi a posto gli occhiali sul naso.

-Sì, perchè è la verità- Gli dice semplicemente Lucian, bloccandi la porta di casa con il suo corpo in modo che il Mondano non ci possa più entrare.

-Ma Clary me lo avrebbe detto, mi avrebbe chiamato per dirmi che se ne andava in campagna a curare sua zia- Gli risponde il ragazzino con tono infantile. Lucian deve sapere molto più di quello che mi immaginassi. Deve sicuramente sapere della sparizione di mia madre, ma cosa centra Clarissa?

-Magari hai fatto qualcosa che l'ha ferita ed ora è arrabbiata con te. Simon non lo so perchè non te l'abbia detto, ma davvero se cerchi Clary qui non la troverai, per questo ti pregherei di andartene- Gli dice brusco. Un tonfo alle mie spalle mi fa visibilmente sobbalzare. 

-Stupidi inetti senza un bricioli di cervello- Sussurro maledicendo Pangborn e Blackwell in tutte le lingue che conosco, vedendoli stesi per terra a masaggiarsi le parti doloranti a causa dell'impatto con il terreno. 

Proprio ora dovevano attraversale il Portale?! 

-Cos'è stato?- Chiede il Mondano impaurito.

-Niente, tornate a casa Simon- Dice rientrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Sempre seza cercare di farmi vedere mi alzo in piedi, andando verso quei due inetti che mio padre si ostina a chiamare alleati.

-Ma che diavolo state combiando?- Chiedo infuriato. Quei due si limitano ad alzarsi da terra, pulendosi i pantaloni sporchi di terra con le mani.

-Cosa c'è il ragazzo prodigio ha fatto male i suoi calcoli?- Mi chiede con tono beffardo l'energumeno viola. Io lo fulmino con lo sguardo, intimandogli silenziosamente di chiudere la bocca.

-No, siamo a casa di Lucian, quello che vorrei sapere è perchè ci avete messo così tanto tempo- Chiedo con il tono di voce leggermente alto. 

-Lasciate perdere. Lucian è in casa, voglio che lo attiriate fuori in modo che io possa entrare dentro senza essere visto- Ordino a tutti e due, parlando prima che possano rispondere alla mia precedente domanda. Senza aspettare, neanche questa volta, una risposta mi volto dandogli le spalle recandomi verso la casa di Lucian. 

Mi avvicino alla rete metallica cercando con gli occhi il ragazzino che ho visto poco fa con Greymark. Anche se non mi può vedere a causa delle rune, non voglio correre rischi. Non vedendolo penso che se ne sia andato, così scavalco la rete entrando nella proprietà. Mi appiattisco contro una parete laterale della casa tenendo d'occhio la porta d'ingresso, ma senza farmi vedere.

Dopo qualche secondo vedo la porta spalancarsi e Lucian uscirne, con sguardo preoccupato e infuriato allo stesso tempo. Lo vedo camminare con passo svelto, ma non posso aspettare che volti l'angolo per scattare verso la porta. Infilo la mano in mezzo ad essa appena un secondo prima che si chiuda, e con la stessa velocità entro nella casa e richiudo la porta dietro di me con un piccolo clic.

La prima cosa che i miei occhi vedono è il caos che regna in questa sorta di sgabuzzino. Ci sono scotoloni impolverati in ogni angolo della stanza. Le scritte in pennarello nero sulle scatole mi fanno capire che dentro di esse devono esserci dei libri.

-Narrativa,poesia,cucina,storia locale e storie d'amore- Leggo a bassa voce le scritte sugli scatoloni. La luce della stanza era minima, ma nonostante il buio riesco a vedere perfettamente. Noto una porta al di la del corridoi e decido di iniziare da li la mia ricerca della Coppa.

Mi avventuro fra le molteplici pile di scatoloni, stando attento a non farne cadere nemmeno uno. Analizzo tutti gli scatoloni con attenzione, cercando di trovare il mio obbiettivo. 

-Bene, bene, bene. Cos'abbiamo qui?- Sussurro ironicamente con un sorriso per niente rassicurante in volto, vedendo delle catene attaccate al muro. Mi avvicino lentamente ad esse, prendendone una fra le mani, notando delle macchie di sangue. Alzo lo sguardo sul muro notando dei profondi rigonfiamenti e della vernice scrostata.

-Questo ,per il nostro lupacchiotto, non è stato un bel periodo, a quanto pare- Sussurro a me stesso, mentre il mio sorriso si allarga e si spegne altrettanto velocemente, quando sento delle voci provenire da dietro la porta di casa. Impreco mentalmente, mentre cerco di nascondermi il più velocemente possibile dietro ad uno scatolone.

La porta si apre, proprio quando sono riuscito a nascondermi in modo da non farmi vedere. Sento dei passi, cerco di concentrarmi sul loro rumore per riuscira a capire quanti sono. Non sono del tutto sicuro, ma mi sembra siano in tre. Forse sono Pangborn, Blackwell e Lucian. 

-L'appartamento è da questa parte- I miei occhi si spalancano e il mio cuoer inizia a battere più forte, quando sento questa voce. La sua voce. Non riesco a capire il motivo, ma sono sicuro che sia lei, che sia Clarissa a parlare. 

Si è svegliata, finalmente.

La sento camminare attraverso la stanza, i suoi passi sono leggeri, aggraziati, fino ad arrivare al mio nascondiglio e devo utilizzare tutto il mio autocontrollo per non uscire da qui e rapirla. 

-Aspetta- Questa volta la voce che mi arriva alle orecchie non è quella di mia sorella. Con la testa esco leggermente dal mio nascondiglio, per vedere a chi appartiene quella voce. Davanti a me c'è un ragazzo dai capelli biondi, ma più scuri dei miei, che mi impedisce la vista di mia sorella.

Jace...

-Qualcosa che non va?- Ed eccola di nuovo, la sua voce, che riesce a calmare il mio istinto omicida verso il ragazzo angelo.

-Non lo so- Le risponde, sento il nervosismo nella sua voce. Lo sento avvicinarsi al mio nascondiglio e sono costretto a spostarmi leggermente nascondendomi dietro un'altra pila di scatoloni. 

-Clary, è meglio che tu venga a vedere una cosa- Le dice dopo aver fischiato. I miei occhi non si staccano da lui, osservando ogni suo movimento, ma lui sta fermo a guardare le catene sporche di sangue.

-è buio...- Risponde mia sorella timidamente. Passa qualche secondo, quando Jace sale su un scatolone e accende una stregaluce. Riesco a vedere negli occhi di Clarissa la sorpresa e l'ammirazione, e la gelosia nei mie occhi. 

-Stregaluce- Spiega il ragazzo angelo, con superbia. Il Mondano dice qualcosa, ma io sono troppo occupa a rivolgere sguardi d'odio a Jace per accorgermene. I miei pugni si stringono violentemente, fino quasi a lacerarmi la carne con le unghie. Non deve avvicinarsi a Clarissa. 

Non so se riesco ad aspettare di avere la Coppa Mortale in mano, per ucciderlo. Penso mentre estraggo dal fodero il mio pugnale. Non sarà una spada angelica, ma sarà abbastanza per ucciderlo, ma mi costringo a non farlo.

è ancora troppo presto. Mi ripeto nella mente come un mantra.

Valentine si arrabbierebbe e tutti i miei piani con Clarissa andrebbero in fumo. Mi alzo lentamente dal mio nascondiglio, quando i tre intrusi escono dallo sguabizzino per entrare in un'altra stanza. 

Cammino verso la porta senza fare rumore, e sempre senza fare rumore la apro e me la richiudo alle spalle. Prima di scendere gli scalini controllo se c'è Lucian nei paraggi, e non vedendolo decido di andare sul retro della casa e sedermi dietro ad un cespuglio, in modo che non mi veda nessuno, aspettando Pangborn e Blackwell.

Ormai è inutile tentare di cercare la Coppa Mortale in casa, mi farei solo scoprire da Jace. 

Cosa diavolo ci faceva qui, con Clary?



















NOTE DELL'AUTRICE:
Ormai non so più come chiedervi scusa, ma...Ho avuto un lutto in famiglia e spero capirete perchè la mia ispirazione sì è improvvisamente spenta. Questo capitolo è dedicato a mia zia, che mi ha lasciato senza aspettare che gli dessi l'ultimo saluto. Ti vogliamo tutti bene, e sarai sempre con noi.
Scusate se ho fatto questo piccolo "necrologio", ma...Gli volevo davvero molto bene.
Bè penso di avervi annoiato abbastanza, spero che recensirete in tanti!
Un bacione e ancora tante scuse,
Margherita
   
 
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