Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: Readme    30/04/2013    3 recensioni
"Ma a otto anni, nessuno ti dirà che cantare è solo un bel sogno. A dieci anni, nessuno ti dirà che ovunque andrai, nulla in te andrà bene. A dodici anni, non ti confesseranno che nessuno crederà nella tua musica, perchè a nessuno interesserà davvero quella. A nessuno interesserà il tuo nome, perchè tu sarai solo la fidanzata di qualcuno, la puttana di turno. A quattordici anni, nessuno ti racconterà che il mondo della musica non è fatto di musica, ma di odio, invidia, cattiveria. A sedici anni, quando quella bambina ti riconoscerà per strada, non penserai che forse quando crescerà ti odierà, ti odierà per essere uscita con il suo idolo. E nessuno, ti chiederà mai ad otto anni, se ne varrà mai la pena".
Taylor lascia il mondo della musica dopo lo SNT. Non è la ragazza forte che tutti si aspettavano. Non dopo averle fatto sanguinare il cuore fino ad ucciderla.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Quarto capitolo.









Flashback.


 

Harry.


 

Fissavo il pavimento, i miei occhi non si erano al buio della stanza. Voglio solo sapere se le foto sono vere Harry. La ricordo la telefonata, la testa che girava e il cuore pesante che batteva forte. Posso spiegare. Non aveva risposto ai miei messaggi, alle mie telefonate. Le avevo inviato un messaggio su Twitter, in pubblico. @taylorswift13 I love you. Le avevo scritto. Lei non ha risposto. Inutile dire la reazione dei media. Inutile quantificare quanto quelle tre semplici parole avessero dato solo una motivazione in più per farle ricevere altro odio. Non mi aveva dato il tempo di spiegare, aveva riattaccato, eppure la speranza era rimasta appesa a quei trentacinque secondi di silenzio, quei trentacinque secondi in cui la sentivo combattere, forte, indistruttibile vicino alla cornetta, pronta a dirmi un'altro 'Si', pronta a dimenticare ed andare avanti. Non aveva mai detto di amarmi, ma lo sapevo. Lei sapeva che io l'amavo invece? Credo di si, ma ha sempre fatto parere il contrario. Tenevo ancora il telefono tra le mani, era appena arrivata la sera. Chissà che ora era da lei, chissà se stava maledicendo il mio nome. Cosa avrei dato per sentire ancora il mio nome fuoriuscire dalle sue labbra. Harry. Era così che Taylor Swift chiudeva con i suoi fidanzati? Il tono freddo, distaccato ma carico di un implicito dolore e di una esplicita delusione. Mi ricordo come strinsi forte il telefono mentre la richiamavo. Questa è la segreteria telefonica di Taylor Swift, vuol dire che non ci sono, lasciami un messaggio e ti richiamerò. Saluta Meredith. Il miagolare del gatto fu l'ultimo suono che sentii prima del normale 'bip'. Rimasi lì in silenzio, fino a che non sentii la cornetta essere aperta e poi riappesa. Taylor mi sentiva, Taylor era ancora lì. Richiamai con un barlume di felicità negli occhi. Questa è la segreteria telefonica di Taylor Swift, vuol dire che non ci sono, lasciami un messaggio e ti richiamerò. Saluta Meredith. - “Taylor, sono Harry. So che sei lì, lo so. Posso quasi immaginare il tuo respiro. Non voglio immaginarti per il resto della mia vita, dammi una possibilità, sarà l'ultima Taylor, lasciami spiegare, non voglio essere una canzone, non voglio essere un tuo maledetto Grammy, non voglio essere la tua fonte di denaro..” - mi fermai di colpo, quando sentii veramente il suo respiro dall'altro lato. Avevo alzato la voce, stavo tremando. - “E' finita. E' finita. E' finita. E' finita. E' finita.” - ripeteva istericamente, mantenendo il tono di voce calmo. Non riuscivo a capire, a pensare come potesse essere così fredda. - “Non mi hai mai amato” - dissi fermando il flusso di parole. Altri secondi di silenzio. - “Per questo hai preferito lei invece di tornare da me?” - citò la promessa che le avevo fatto, sentii la sua voce rompersi in silenziosi sospiri. Piangeva, lo sapevo. Ecco perché era calma, aveva già pianto prima, ora semplicemente proseguiva. - “Si” - dissi e per l'ultima volta, mise il telefono giù. Dovevo lasciarla andare. Pensavo sarebbe stata la cosa giusta, ci credevo, ci speravo. Subito dopo, andai sul mio profilo di Twitter, volevo rivedere il messaggio che le avevo inviato, volevo far capire a me stesso che era meglio così. Il mio sguardo però, cadde sulla 'Home', un nuovo messaggio era inciso digitalmente sullo schermo e sul mio cuore. Lanciai il telefono contro il muro, questo si aprì e cadde a pezzi sul pavimento. Mi chiesi se tra quei pezzi, ci fosse anche il cuore di Taylor. Sicuramente il mio, giaceva ancora sul pavimento di casa sua.


 

Fine Flashback.



 

-“Taylor?” - Qualcuno gridò il mio nome. Non riuscivo ad identificare la voce e da dove provenisse. Ero distrutta, era la quinta volta che giravamo di nuovo il videoclip. I primi tre giorni, li avevamo passati ad imparare il tutto e a rendere i movimenti il più veloce possibile per poi sincronizzarli. Non parliamo dei costumi. Non riuscivamo a trovare un pigiama giallo con i gatti, così al secondo giorno di ritardo, mi accontentai e ne indossai uno con degli scoiattoli colorati. Meredith mi guardava continuamente male. Credo ne fosse offesa, le ho anche chiesto scusa, non è colpa mia. Poggiai la fronte contro il muro, il mal di testa non voleva lasciarmi andare, gli occhiali indossati per tre ore consecutive non mi aiutavano. Dovevo ammettere però che se tutto sarebbe andato per il meglio, il videoclip sarebbe stato molto bello. Qualcosa di cui essere orgogliosa, senza dubbi. - “Taylor? Devi fare l'intervista” - sospirai, annuii e sorrisi a Steve, collaborava con il regista per farmi impazzire. Mi tolsi gli occhiali e notai il rosso che accerchiava il mio naso. Aveva preso la forma delle bacchette degli occhiali. Feci una smorfia e l'indossai nuovamente. Sciolsi i miei capelli. Seppur lisci, dopo essere stati tenuti alzati da un codino per ore, erano impossibili da sistemare. Districai qualche nodo con le mani e mi avviai verso gli studi centrali. - “Eccomi, dove devo mettermi?” - Grant da lontano mi sorrise, mentre veniva struccato da una ragazza. Risi ricordando le foto ufficiali per il singolo 'Speak now'. Ricordo Liz, conciata in quell'orrendo modo per tre minuti di foto. Per punizione, rubò il mio arriccia capelli, tenni i ricci crespi e gonfi per tre giorni prima che me lo ridasse indietro. Mi mancava Liz. Mi mancavano anche i miei ricci. Steve mi indicò una sedia con accanto una telecamera, mi diedi uno schiaffo in fronte. Era ovvio che avrei dovuto sedermi lì. Mi avvicinai, prendendo posto sulla sedia. Presi una grande boccata d'aria e cercai di rilassarmi.

 

L'intervistatore mi guardò sorridendo, ci salutammo scambiando i nostri nomi e dopo qualche minuto, presentò la sua prima domanda. - “Racconta com'è stato realizzato il video per il tuo nuovo singolo” - In realtà non era una domanda e ciò mi rilassò. Era una cosa molto in generale.

-“Il video 'We are never ever getting back together' è un'idea a cui mai e ripeto mai – tanto per citare la canzone – avrei mai pensato. Una telecamera, nessun montaggio, una sola ripresa. Tutti si muovevano così velocemente per far succedere le cose in diretta, perché la telecamera doveva seguire e filmare tutto. Questo video è diretto da Declan Whitebloom che ha anche diretto 'Mean' e 'Ours'. E' stato uno sballo, abbiamo girato più di cinque volte, tutt'ora stiamo girando per vedere qual è l'angolazione giusta, per far si che le cose funzionino. E' un continuo 'Ricominciamo dall'inizio!', una sola cosa fatta male, troppo lentamente o troppo velocemente, ci costringe a rifare tutto. I cambi di costume, le scenografie a dir poco meravigliose, gli attori e la band travestita e truccata. Credo che questa non se la lasceranno dietro alle spalle, me la faranno pagare. - Presi un'altro respiro e soffocai una risata - “E' un video pazzesco, divertente ma molto frenetico. Non si nota il lavoro, si pensa che dietro ogni scena ci sia abbastanza tempo per dire 'Stop, continuiamo da qua'. Credo che questo modo di fare che ho deciso di adottare per questa canzone, sia ispirato dalla mia vita. Ho passato mesi avendo paura di scrivere qualunque cosa, anche una semplice frase, figuriamoci una canzone. E' stata una fase della mia vita che ho dovuto affrontare per poter riprendere la chitarra tra le mani e scrivere di un qualcosa che mi ha deluso così tanto in modo così ironico ed infantile. Avrei voluto dire 'Stop Taylor, adesso non sentirai più niente, sarai felice, ricominciamo da qua'. Non riuscivo a ricominciare, era quello il punto.” - Accavallai le gambe giusto per muovermi e non rimanere immobile.

 

-“Perchè definisci questa canzone infantile ed ironica?” - Chiese con un pizzico di vera curiosità.

-“Credo avessi bisogno di ridere. C'è quel momento in cui pensi che tutto stia andando male. Non so nemmeno come spiegarlo. Avevo passato mesi a deprimermi. Non riuscivo a focalizzare il dolore. Perciò ho deciso di riderci sopra. Insomma, non è risaputo che i più grandi poeti del tempo hanno spesso metaforizzato il dolore?” - Gesticolai nervosa con le mani e ripresi a parlare - “Un sorriso amaro. Ecco cosa doveva essere questa canzone. E' una enorme metafora. L'amore, il senso della vita anche, gli insulti, le critiche. Noi non torneremo mai più insieme. Ho cercato di racchiudere in un mondo non mio, per potermi vedere da lontano. Ed ho visto miseria. Così ho scritto una canzone su me stessa. Ho riso di me stessa in questa canzone. Dovrebbe essere, tipo, deprimente” - corrugai la fronte e girai gli occhi. - “No, non lo è. Credo che il coraggio stesso di una persona si veda quando decide di affrontare il tutto lasciandolo infine andare. Con questa stupida, monotona e forse anche 'commerciale' canzone, questo genere folk che non mi appartiene, non è dedicata a nessuno. E' ispirata a chiunque abbia pensato 'Taylor Swift? Ew', a chiunque mi abbia odiato, a chiunque abbia cercato di distruggermi. Loro ridevano di me. Io piangevo. Con le lacrime ho scritto come mi sarebbe piaciuto ridere, tutto in questi pochi minuti.” - Conclusi, sperando di essere stata obbiettiva, senza essermi lasciata trasportare dalle emozioni. L'intervistatore accennò un sorriso, appuntò qualcosa e mi fece l'ultima domanda.

 

-“Come mai hai scelto questa canzone come tuo primo singolo?”-

 

-“Credo, credo sia stato per il genere. Volevo incantare le persone. Ammetto che questa non è una canzone, una canzone che faccia riflettere. E' fatta per essere ascoltata, è fatta per lasciarsi trasportare dal ritmo inconsueto e dall'ironia della mia bassa voce. Eppure, quando la cantai ai miei amici ed ai miei genitori, ricordo che cucinavano, passeggiavano, pensavano, cantando sottovoce questa canzone, parola per parola. Era un ritornello che non voleva uscire dalla loro testa. E' quello che sento ogni volta che ho un'idea per una nuova canzone. Volevo che le persone, a distanza di giorni, anche dopo avermi ascoltato per sbaglio o avessero disgustato la mia canzone, se la sarebbero comunque ricordata. Sarei stata lì, nella loro testa. L'ho comunque scelta, anche perché, come ho ripetuto tante volte, quest'album si spinge verso nuovi orizzonti parlando sia della lirica che dei suoni. All'inizio, avevo accordato per una base più lenta, che si avvicinasse al country, invece come risultato mi sono orientata verso il folk. Non l'ho deciso, la mia chitarra ha fatto tutto. So che questo avrebbe incuriosito sia i miei fan che persone sconosciute alla mia musica. La maggior parte della gente che mi ascolterà, non penserà che io sia Taylor Swift e la mia famiglia – i miei fan – invece capiranno quanto la mia musica sia maturata ed io con lei. Poi, tutti penseranno 'Ed il resto dell'album come sarà?', amo tenere le persone sulle spine” - risi e lasciai in sospeso il discorso per far capire che avevo finito. L'uomo mi salutò, io ricambiai e indirizzai un cuore fatto con le mie mani verso la telecamera, per salutare chiunque fosse in ascolto.

 

Ero stanca. Avevo parlato per soli dieci minuti, ma dire ad alta voce tutto ciò che sentivo dentro era stressante. Non immaginavo come sarebbe stato cantare ogni mia singola emozione. Ancora una volta. Per sempre. Mi stiracchiai e dalla tasta, sentii il vibrare costante del mio cellulare. Era un messaggio di Abigail. Non mi aveva potuto raggiungere, ma stava arrivando per liberarmi da quel dannato posto o semplicemente per tenermi compagnia. Le risposi immediatamente ringraziandola ed infine, tanto per svagarmi un po', mi collegai su Twitter.

 

La risposta al mio ultimo tweet – che era il primo dopo la mia pausa – era stata istantanea. Chi scriveva che non poteva credere alla mia presenza online, chi semplicemente retwittava, chi ironizzava pesantemente su di me ed infine loro. I miei swiftie scrivevano delle loro lacrime, descrivevano la loro felicità nel rivedermi così felice, nel rivedermi sana e presente.

 

@taylorswift13 : Ciao ragazzi, sto leggendo i vostri meravigliosi tweet, mi credete se vi dico che mi state facendo commuovere? @edsheeran dice che ho un'anima bellissima. Se fosse vero, ce l'avrei solo grazie a voi.”

 

Inviai il tweet e i messaggi di risposta che mi arrivarono mi fecero avvampare. Mi ero dimentica la carica che solo loro potevano darmi. A volte mi chiedevo se avessi fatto bene a prendermi una pausa. E se fossi rimasta? Forse loro mi avrebbero guarita, mi avrebbero fatto sentire bene.

Andai sulla 'Home' e vidi un tweet di risposta da Ed, stavo decisamente per rispondere con qualche frase intelligente, quando vidi un mio tweet sulla Home. Un tweet vecchio, di quasi due anni fa. Qualcuno lo aveva retwittato.

 

@taylorswift13: @harry_styles i love you too <13”

 

Gli occhi mi si inumidirono. Ricordo di averglielo scritto poco dopo aver scoperto che mi tradiva, due giorni dopo che lui lo aveva scritto a me, sempre lì, su Twitter. Lo avevo fatto, perché sapevo, che in un modo o nell'altro, lo amavo. Doveva saperlo che lo amavo. Doveva sentire il rumore del mio cuore che si spezzava, il dolore della ferita che bruciava.

 

Retwittato da Harry Styles.

 

-“Taylor, ti sei riposata? Dobbiamo girare un'ultima volta, andiamo” - Steve mi richiamò. Posai il cellulare sulla sedia e lo raggiunsi. Avevo appena unfollowato Harry. Sapevo già come il mondo avrebbe reagito.

 

You are a bitch Taylor.























Angolo della scrittrice:


Oddio. Tre recensioni. Sei mi seguono. Un preferito. Non sono eccitata per la mia storia ma per il fatto che forse qualcuno shippa Haylor. Sono estremamente soddisfatta.
Scusate il ritardo (?) Per il capitolo ci ho messo tre giorni. Cioè. Ho rivisto l'intervista di Taylor sul videoclip. Ho rileborato il tutto, l'ho basata sulla mia storia e sul differente carattere di questa Taylor e dal nulla mi è venuta l'idea di Twitter. Farò molti riferimenti reali e Twitter è uno di quelli, Taylor è vittima di Twitter e mi ispiro molto ad una sua dichiarazione del 2010 in cui disse "Non cerco più il mio nome su Internet da dopo l'esibizione ai Garmmy 2010", perchè quella notte stonò e fu criticata duramente. Col cazzo, ha vinto due grammy con una canzone contro le loro stesse critiche. Scialla.

Si, mi sto dilungando.

Ho fatto il mio Twitlonger Haylor. Nah, non l'ha letto nessuno, se volete sapere i motivi per cui io credo in loro, ecco qua : http://t.co/Yv9yKMjsVR

Account Twitter : @onesposide

Account Ask - per qualunque dubbio o altro - : http://ask.fm/EspositoItaly

Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione, se potete, garzie mille ragazzi dskfd (?)

Pace, amore ed Haylor.

 

  
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