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Autore: Justanotherpsycho    30/04/2013    2 recensioni
Raccolta di brevi storie ispirate al mondo di The Elder Scrolls V: Skyrim
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sheogorath «Secondo te quale mi sta meglio, Pelly?»
«Ma quello non è un cappello, è una marmitta!» rispose a stento e con la voce corta.
«Parli ancora da solo, Pelagius, anche sul tuo letto di morte?» commentò la moglie con una punta di disprezzo nella voce.
«Eh già, povero Pelly... mi dispiace che non potrai esserci al tuo funerale, perché questo cappello mi starà proprio alla grande sul completo nero a lutto...» disse ammirando il suo copricapo "originale" riflesso nello specchio, mentre poco più sotto i suoi occhi completamente bianchi gli restituivano lo sguardo.
«Funerale? Perché, sto per morire?» chiese l'imperatore agitandosi d'un tratto, cercando di sollevarsi dal letto.
«Beh, la debolezza, i tremori, il sudore freddo, la faccia sconsolata dei dottori, quella soddisfatta di tua moglie e il mio cappello da funerale avrebbero dovuto farti scattare un qualche campanello in quella testa bacata» rispose con un tono atto a sottolineare l'ovvietà della cosa.
«Ma io non voglio morire! Non posso!»
«Non preoccuparti, mio Re, sono sicura che le porte di Sovngarde ti attendono» cercò di consolarlo la moglie con aria superficiale e per niente convinta, comunque ignara del dialogo fra il marito e quella strana entità che sembra esserle invisibile.
«Ahahahahahahaha! Sovngarde!! Questa è bella! - esplose il figuro - Tua moglie è più pazza di te e me messi insieme! Ahahahahahaha! Ho in mente altri piani per te! Tu sei troppo divertente per lasciarti andare solo perché smetti di respirare, ti farò compagnia nella tua testa per sempre, anche nell'aldilà»
«No! No! Non posso morire! Io sono l'Imperatore di Tamriel! Sono troppo potente per morire!»
«Ah! Voi mortali e le vostre stupide cariche. Pensate di avere il potere? Urlare ordini a destra e a manca senza sentire l'ebbrezza della forza che vi scorre dentro... quello non è potere! Tua zia, Potema! Lei sì che aveva potere! Che donna! Eravamo in ottimi rapporti, dato che non ha tentato di uccidermi... certo non avrebbe potuto... in fondo sono un Principe Daedrico io! Immortale! Immortale e senza paura... lo giuro... ma che splendide tende aveva! Viola! Il mio colore preferito! O era il giallo canarino? Non ricordo... Sai, i millenni passano e la mia memoria non è più come quella di una volta... Ma sto divagando... di cosa parlavamo? Oh, già, tua zia! Ci sono anche andato a letto... ma non era questo il filo del discorso, comunque ci tengo a precisare che ero io quello che stava sopra, ovviamente... giuro anche questo! Voi mortali dovete per forza racchiudere tutto in schemi, gerarchie, un imperatore decide quante tasse devo pagare, l'esercito mi protegge dai cattivi, questa marmitta non è un cappello, bla bla bla. In realtà tu non puoi niente contro il caos di questo mondo! Non puoi fermare un fulmine, nè mettere a tacere le urla dell'Oblivion! Potrai chiedere ai tuoi più valorosi uomini di farlo quanto vuoi, ma non ci riusciranno, e se mai anche dovessero riuscirci la gloria e il merito sarebbero tutti loro. Lo dimostra il fatto che stai per morire, tu, Imperatore, come un qualsiasi contadino tuo suddito, come uno Skiver nelle fogne della città»
«No, non è vero! Io posso! Posso fare qualcosa!»
«Ah sì? E cosa? Forza, andiamo! Le tue uniche armi sono carta e penna, editti e dichiarazioni, scribi e urlatori! Cosa vuoi fare? Emanare una legge? Che ti impedisca di morire?»
«Si! Certo!» urlò l'Imperatore.
La moglie, ormai abituata a questi soliloqui, aveva fissato il marito per tutto il tempo, seguendo sul suo volto le reazioni alle parole dell'entità.
«Ahaha! Vedi il bello? Puoi farlo! Ma non perché tu sia Imperatore di Tamriel, oh no, un imperatore normale non sortirebbe alcun effetto: puoi farlo in virtù del tuo titolo di Imperatore Pazzo! E' la pazzia, il tuo potere, così come per tua zia: certo, i suoi terribili poteri magici le diedero man forte, ma fu la sua pazzia a portarla dove arrivò, a consegnarla alla storia, a farla ricordare per sempre come la Regina Lupo! Così tu sarai Pelagius il Pazzo! E sopravvivrai alla morte! Perché la morte, come tutto nella vita dei mortali, è solo un altro schema, un'altra gabbia! Non esiste niente del genere! Esiste l'Oblivion, con le sue orripilanti meraviglie. E tu tra poco ne diventerai parte, anzi già ne sei parte! Perché noi, io e te, Pelly, che riusciamo a vedere oltre le gabbie, siamo aldilà di questa stessa vita mortale grigia e noiosa! Tu, come tua zia prima di te, mi avete aiutato a darle un po' di colore, rosso, prevalentemente!
Quindi getta le tue ultime riserve, mio giovane Septim, e abbraccia il vuoto, l'Oblivion, urla al Mundus la tua follia! Diventa immortale! Diventa Sheogorath, Dio della Pazzia! Diventa come me, diventa me!!»
Con uno sguardo stralunato l'Imperatore aveva seguito il Dio avvicinarsi al suo letto e arrivare ad urlargli ad un palmo dal naso, mentre lui stesso, come attratto da quel discorso si era tutto teso verso di lui.
«IO - urlò - PELAGIUS III DELLA DINASTIA SEPTIM, QUI E ORA, DICHIARO ILLEGALE LA MORTE!»
La moglie si gettò una mano sulla faccia.
Sheogorath esplose in una risata tronfia, seguita dopo un po' da quella dell'Imperatore Pazzo.
  
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