Fanfic su attori > Josh Hutcherson
Segui la storia  |       
Autore: la ragazza del pane    30/04/2013    8 recensioni
Mio padre lavora come avvocato a Cincinnati, che dista 32 km da Union, e spesso e volentieri fa tardi. Perciò trovarmi seduta a tavola con gli Hutcherson almeno cinque sere su sette è del tutto normale. Da quando i miei genitori hanno divorziato, si è buttato a capofitto nel lavoro. Forse non era del tutto pronto a lasciare mia madre. Non come diceva lui.
Ho incontrato Connor un paio di mesi dopo il divorzio, il primo giorno di scuola superiore.
Eravamo entrambi in un momento di totale smarrimento della nostra vita. Suo fratello si era appena trasferito a Los Angeles per lavoro e a lui mancava terribilmente. Così, quando ci eravamo trovati seduti allo stesso tavolo della mensa avevamo cominciato a chiacchierare come se ci fossimo conosciuti da sempre. Da quel giorno siamo sempre seduti vicini, in qualsiasi occasione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL FRATELLO DEL MIO MIGLIORE AMICO
 
“Non dite mai di non avere una vita.
La vita non è niente se non quello che fai. È come agisci.
Siate i migliori più che potete e trattate le persone con rispetto.
Si vive una volta sola.”

- Josh Hutcherson
 
Capitolo cinque

 
<< Sam, se non gli faccio un regalo, mamma mi ucciderà>>
Sospiro, esasperata, lanciando un’occhiata piuttosto torva al mio migliore amico. È mezz’ora che siamo arrivati al centro commerciale ed è mezz’ora che continua a ripetere che non sa cosa comprare a Josh per il compleanno.
<< Con, se continui così finirà che tornerai a casa a mani vuote, lo sai?>>
<< Tu cosa gli hai preso?>>
Il mio regalo per Josh era a casa, già impacchettato e dentro al suo sacchetto.
<< L’interpretazione dei sogni di Freud*>>
Un paio di giorni fa mi trovavo a casa Hutcherson e stavo leggendo la mia copia de L’interpretazione dei sogni spaparanzata sul divano. Josh mi ha visto e abbiamo incominciato a parlare di Freud. E dato che questo era uno dei libri che gli mancava, ho pensato di regalarglielo.
Connor emette uno strano verso gutturale e si copre il viso con le mani. Sto seriamente perdendo la pazienza.
Mi guardo intorno un paio di volte e la mia attenzione viene catturata da una felpa esposta in una vetrina. È grigia, con una stampa più scura che ritrae un rettangolo e al centro di questo un orso polare. Sotto c’è scritto “California”, e francamente non capisco cosa centri un orso polare con la California, ma è davvero una bellissima felpa**.
<< Connor, guarda!>> gli tiro una gomitata e dopo indico la vetrina << Quella è stupenda>>
Lui la guarda, piega la testa a destra e poi si apre in un sorriso:<< Sam, ti ho mai detto che ti adoro?>>
 
Entro in casa e getto la borsa sul divano.
Sono davvero esausta: quando si tratta di fare un regalo, Connor diventa davvero intrattabile. Una specie di donna in piena sindrome premestruale.
Apro il frigo alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Non che ci sia molto. Dovrò di nuovo andare a fare la spesa. Prendo uno yogurt e il mio cellulare squilla.
<< Pronto?>> rispondo, incastrando il telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre apro lo yogurt.
<< Ehi, ciao Sam!>>
Riconosco all’istante la voce squillante dall’altra parte dell’apparecchio.
<< Ciao, Nicole!>>
<< Ti disturbo?>>
<< Cosa? Assolutamente no! C’è qualche problema?>>
<< Ho bisogno che tu scriva un articolo per il giornale>> il suo tono di voce è strano, leggermente intimorito. E Nicole non è una di quelle persone che si intimoriscono. Proprio no.
<< Certo, volentieri. Su cosa devo scrivere?>>
<< C’è una mostra fotografica a Cincinnati questo weekend. È qualcosa di importante, si tratta di McCurry***. Però…>>
<< Però?>> la incalzo, portandomi una cucchiaiata di yogurt alla bocca.
<< Dovrai svolgere il lavoro insieme ad Alex!>> dice tutto d’un fiato.
Il vasetto dello yogurt mi cade dalle mani, versando il contenuto sul pavimento. Io. Alex. Cincinnati. Queste tre parole si inseguono senza sosta nella mia mente.
<< Sam? Ci sei?>>
<< Sì.. sì.. Nicole. Stavo… metabolizzando la… notizia>> mormoro, passandomi una mano sugli occhi. Io. Alex. Cincinnati.
<< So che ti sto chiedendo molto, ma sei l’unica. E poi Alex è esperto di fotografia, ti darà una mano con i termini e tutti quegli effetti che usano loro fotografi. Se c’è qualche problema, però…>>
<< Stai tranquilla, Cole>> la interrompo, cercando di calmarla, utilizzando il suo soprannome << Posso farcela. Sono grande e vaccinata. Ed è passato un anno. Che sarà mai?>> cerco di sdrammatizzare, ma mi accorgo di una lacrima che lenta sta scendendo sulla mia guancia.
Io. Alex. Cincinnati.
<< Sei Wonderwoman, Sam. Davvero>>
Chiudo la chimata, mentre inizio a piangere. Piango tutte le lacrime che ho trattenuto per un anno. Piango e mi accascio sul pavimento, mentre cerco di pulire il casino che ho combinato con lo yogurt. Piango e la mani mi tremano. Piango e continuo a piangere. Piango mentre mi metto a letto, senza neanche aspettare che mio padre torni a casa. Piango mentre mi addormento. E piango nei miei incubi.
Io. Alex. Cincinnati.
 
<< Buongiorno>>
<< ‘Giorno>> mormoro a mezza voce, salendo sull’auto di Alex.
Indossa una semplice maglietta grigia a maniche lunghe, tirate su sugli avambracci. Si nota il suo tatuaggio all’altezza del gomito. Ha calcato sulla testa un cappello della Vans e sorride. Ma non è il solito sorriso divertito e allegro. Sembra più dispiaciuto.
Mi siedo al posto del conducente, tirando sulla testa il cappuccio della mia felpa ed affondando le mani nella tasca sul ventre. Mi appoggio con il capo al finestrino leggermente appannato e aspetto che parta.
<< Sam, senti…>>
<< Non voglio parlare, Alex, okay? Anzi, voglio che questa giornata finisca il prima possibile, così da poterla archiviare. Quindi non parlare. Limitati a spiegarmi qualcosa sulla fotografia una volta alla mostra e vedrai che andremo d’amore e d’accordo>>
Mi sporgo leggermente in avanti, accendendo la radio, lasciando che Californication dei Red Hot Chili Peppers invada l’abitacolo.
Lui spegne la musica.
Gli lancio un’occhiataccia e la riaccendo.
Lui la spegne di nuovo.
<< Voglio solo dirti che non è stata una mia idea, quella di farci fare il lavoro insieme. Non l’ho chiesto io a Nicole>>
Lo guardo inespressiva, poi sospiro:<< Lo so. Non sei così stupido>> e riattacco la radio, chiudendo gli occhi.
 
<< Ti è piaciuta la mostra?>> mi chiede, una volta seduti fuori dal museo, con un bicchierone di Starbucks tra le mani.
Bevo un lungo sorso di cioccolata calda ed annuisco:<< Semplicemente favolosa. McCurry è bravissimo>>
<< Già. È un maestro dei colori>>
Annuisco. Le fotografie che abbiamo visto avevano dei colori semplicemente meravigliosi. Sarei rimasta a guardarle per ore.
Io e Alex ci siamo comportati da persone civili. Davvero. Lui faceva qualche foto e intanto mi spiegava. Rispondeva pazientemente alle mie domande. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo di due anni, a quando ci eravamo conosciuti ed eravamo diventati amici.
Lui finisce il suo caffè, poi mi guarda senza dire nulla:<< Mi eri mancata>>
Punto il mio sguardo sulle mie Vans rovinate, arrossendo un poco sulle guance.
<< Anche tu>> ammetto, alzandomi << Forza, torniamo a Union. Mio padre starà cominciando a preoccuparsi>>
Butto il mio bicchiere ancora mezzo pieno in un cestino della spazzatura e mi dirigo al parcheggio.
Mi è passata la sete.
 
Quando parcheggiamo davanti a casa mia, il sole è tramontato da un po’.
Rimaniamo entrambi fermi, senza dire nulla. L’unico rumore è quello dei nostri respiri e del vento che scuote le fronde degli alberi sotto i quali ci siamo fermati.
Giocherello con il bordo dei miei guanti senza dita, incerta sul da farsi.
<< Senti, Alex. Io ti ho… ti ho perdonato per quello che hai fatto. Davvero>> parlo con lentezza, scandendo bene ogni parola, perché non voglio dover ripetere un'altra volta il discorso << Mi ha fatto malissimo, quando me lo hai detto. Ma l’ho superato, sul serio. Rivederti è stato, beh, un po’ inaspettato. Non pensavo saresti tornato. New York è sempre stato il tuo sogno. Sono orgogliosa di te e di quello che sei riuscito a fare. Hai dimostrato un coraggio che non molti altri hanno. Ma io non posso continuare a vivere nel passato, lo capisci? Devo poter uscire con altri ragazzi, senza sentirmi ancora legata a te. Ho bisogno di voltare pagina. Ma non ci riesco. Perché non abbiamo mai posto la parola “fine”>>
Mi giro verso di lui che mi guarda serio. Ha le labbra leggermente aperte e i suoi occhi mi scrutano.
<< Vuoi davvero chiuderla per sempre?>>
Annuisco con il capo:<< Non ti amo più. Anzi, forse non l’ho mai fatto. La mia era una sorta di adorazione nei tuoi confronti. Di profondo, sincero affetto. Ma l’amore è un’altra cosa>>
Chiude gli occhi, mormorando un “capisco”. Poi li riapre:<< Posso baciarti un’ultima volta?>>
Faccio di sì con la testa ed entrambi ci avviciniamo. Sento il suo respiro sul viso e subito dopo le sue labbra si posano sulle mie. È un bacio diverso da tutti quelli che ci siamo mai dati. È un bacio che sa di sincerità, di nostalgia, di malinconia, di fine. Un bacio giusto, che gira quella pagina della mia vita, dandomi la possibilità di iniziare un nuovo capitolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane
 
Ehilà, ciurma!
Ebbene sì, non sono stata rapita dagli alieni, né bruciata sul rogo, né uccisa negli Hunger Games (Josh mi ha gentilmente salvato :3 ).
Allora, vi giuro che ho una serie di buoni motivi per giustificare il mio ritardo:

  • La SCUOLA. Ebbene sì, quel posto è peggio di un’Arena e non si decide a darmi pace.
  • La mia band preferita, i My Chemical Romance, si sono sciolti e sono in lutto. Non so quando finirà. Erano davvero molto importanti per me, mi avevano aiutato ad uscire da un periodo particolarmente difficile della mia vita e mi hanno sempre supportato da quando soffro di attacchi di panico. Mi sono sentita come se mi avessero tolto una gamba o un braccio. Per non parlare del mio cuore che sembrava essere stato maciullato da un taglia-erba.
  • Ho perso la password di EFP. Miserere me! Dopo un’angusta ricerca nei più oscuri meandri della mia mail che non ha portato a nessun risultato (ma che ha dato l’ispirazione alle due mie amiche Hutchers Ilaria e Jade per scrivere una nuova fanfic “Bibi e la password perduta” con relativi sequel) mi sono decisa a richiederne una nuova, la seconda nuova che chiedo. E l’ho cambiata in una più semplice, così da non scordarla più :3
 
Bene, ora passiamo al capitolo.
Non è molto lungo, è vero, ma non avrei potuto scrivere di più, perché sarei stata costretta ad introdurre un nuovo argomento, che non vi spoilero ù.ù
E mi sembra che il capitolo sia già abbastanza full of feelings (o è una mia impressione?).
Finalmente tra Alex e Sam si è conclusa. Non avete idea di che parto è stato scrivere l’ultima parte. Mia sorella mi tamponava il sudore dalla fronte stile “chirurgo in azione”. No, non è vero. Però ci siamo andati vicino.
By the way. Spero che il capitolo non vi abbia deluso. Spero proprio di no, perché anche se non c’è Josh ( e sento tantissimo la sua mancanza :c ) a me piace molto. Insomma, Sam è finalmente “libera”, per così dire.
Bene, ora mi eclisso. Vi ricordo il mio twitter e la mia pagina facebook in cui ho deciso che scriverò qualche Missing Moments (soprattutto sull’amicizia tra Sam e Connor, fin dagli esordi).
Vi ringrazio tutte per le splendidissime recensioni che lasciate, che rendono il mio cuore asdfghjhgfdsa :3
Buon primo maggio :D

Un abbraccio stritola costole
 
La ragazza del pane
 
ASTERISCHI (tutti dedicati a Ilaria e Ilenia, che mi hanno minacciato di morte più di una volta in questo ultimo periodo)
 
* Sigmund Freud è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui.
 
** la felpa di cui parlo è una felpa a cui Josh sembra essere particolarmente affezionato e che adora indossare. Mi è piaciuto pensare che sia stato Connor a regalargliela :3
 
*** Steve McCurry è un fotoreporter statunitense, conosciuto principalmente per la fotografia Ragazza afgana, pubblicata come copertina del National Geographic Magazine di giugno 1985, divenuta la più nota uscita della rivista.
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Josh Hutcherson / Vai alla pagina dell'autore: la ragazza del pane