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Autore: wuopkay    30/04/2013    3 recensioni
«Quando si ama una persona la si deve amare a tutto tondo, con i suoi pregi e i suoi difetti. Il punto, però, è che tu amavi Danielle con tutto te stesso, ogni parte di lei, ogni particolare, ogni sfaccettatura... Ma lei non amava te nella stessa maniera.»
Mi sembra di essere appena stato pestato pesantemente, di averne prese così tante da avere un paio di emorragie interne. Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista. Mai. Non avevo mai nemmeno pensato una cosa del genere.
«Sono sicuro, però, che prima o poi troverai una ragazza che non veda alcun difetto in te... Anzi, che li veda ma non gli interessino perché sono sciocchezze in confronto a ciò che di te trova perfetto.»
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storia su cui lavoro da un po', e non so bene come sarà andando avanti, le idee mi vengono in ordine sparso, ecco perché ho dato una datazione agli avvenimenti, non sarà una roba lineare, a volte torniamo indietro, a volte facciamo un salto troppo avanti. 
Intanto vi lascio, e spero che vi affezionerete ai personaggi tanto quanto me, e se vi va di farmelo sapere, mi trovate sempre al solito account twitter, @itsEarry.

La vostra Emma.



 

Venerdì 10 Maggio 2019
 

La luna di miele è magnifica, dovresti esserci! Danielle quando vuole le cose le fa per bene! Larry

 

Sorrido immaginando Louis scrivere una stronzata del genere, dettata dall’insana mente di Harry, seduti sul bordo della piscina dell’hotel a sette stelle, nel quale mi sarei dovuto trovare al posto loro, sorseggiando Margarita e latte di cocco fresco. Richiudo velocemente la cassetta delle lettere e rigiro la cartolina tra le mani un paio di volte, osservando la ‘gang of Hawaii’ che mi saluta da una bianchissima spiaggia caraibica.
Aspetto con impazienza l’ascensore, tamburellando con le dita sul cartoncino della cartolina, notando che, con il giro del mondo che ha fatto, probabilmente è perfino in quelle che definiremmo ‘ottime condizioni,’ sempre ammesso che una cartolina abbia delle buone condizioni. Finalmente le porte si aprono con un clangore metallico che fa dubitare della sicurezza di quel cubicolo. Nonostante il rumore salgo senza esitazione, e mi volto dove ero convinto averi trovato uno specchio, invece tutto ciò che trovo è una parete di legno chiaro. Rimango deluso. Lo ammetto. Sono così abituato a trovarmi lo specchio alle spalle, come nel palazzo in cui vivevo con Danielle, da anni, che non trovarlo mi lascia un senso di vuoto nello stomaco.
Tutto ciò che non è più come un mese fa, mi lascia un vuoto nello stomaco.
Finalmente le porte si richiudono e schiaccio il pulsante dorato, leggermente arrugginito e incastrato, del quarto piano, che intima la cabina a salire. Un altro clangore metallico avvisa che siamo arrivati al piano, concedendo alle porte di aprirsi e lasciarmi uscire.
Non ho nemmeno inserito la chiave nella toppa che sento suonare il campanello. Entro velocemente e corro a rispondere inciampando in uno scatolone mezzo pieno. «Chi è?»
Devo sembrare un vecchietto che ha appena fatto i quattro piani del palazzo correndo e saltellando su un piede solo.
«Credo di aver sbagliato campanello, mi scusi.» Riconosco la voce sempre allegra di Tom.
«Tom sono io!» Lo canzono aprendo.
«Sembri mia nonna!» Urla qualche secondo prima che io riagganci la cornetta del citofono.
 
 
Non appena apro la porta d’ingresso per accogliere Tom una furia piccola, dorata e pelosa mi schizza fra le gambe dimenando la coda come se non ci fosse un domani, accompagnando il tutto da sommesso e strano abbaiare.
«Che cos’è?» Chiedo allucinato, guardando l’animale scorrazzare indisturbato per il mio appartamento.
Tom entra chiudendosi la porta alle spalle come fosse casa propria. «Un cane,» conclude come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Effettivamente è una cosa ovvia che sia un cane, ma sono ancora talmente shoccato da non voler far funzionare il criceto. «Da quant’è che non ti radi, vecchio?» Tom nota tutto, sempre, dall’abbigliamento spartano e casalingo, ai capelli arruffati, alla barba incolta.
«Un paio di settimane.» Borbotto tentando di ricordare.
«Perfetto stasera si esce!» Decide come faceva sempre: senza chiedere il parere degli altri. Non ci pensa minimamente a farlo. «Funky Buddha e non si discute, a parte che credo che ci sia un tema particolare... Ti farò sapere, tranquillo.» Lo guardo attonito, non sono in vena di uscire, e sinceramente deduco che lo sappia perfettamente anche lui, visto il modo in cui si sente di rattoppare il danno, «senti, lo so che è dura, ma noi te lo avevamo detto. Quindi, ora, hai venticinque cazzutissimi anni, sei un figo dell’ostia, e lo sai, sei uno degli scapoli più ambiti della capitale del Regno Unito, e sei stato un cantante di successo, ora torni in pista e ti rifai una vita. Già una volta ti ho visto fare così, aspettare un segno divino tappato in caso, e hai sprecato tempo dietro ad una figa di legno che non ti ha dato altro che merda, adesso basta.»
Sospiro rumorosamente. Non posso non guardarlo con condiscendenza. Ha ragione. Ogni parola che ha pronunciato è pura e semplice verità, e mi ha trafitto come aghi nel cervello.
«Bravo.» Conviene il moro guardandomi intensamente. «Alle nove sono qui, sento anche Andy.»
«Non credo che verrà,» lo avverto cauto, e molto incline al trovare una scusa per stare a casa. «Insomma, sai, ora che ha la ragazza non credo che avrà tutto questo tempo per scorrazzare.»
Tom fa un cenno di assenso con testa. «Tentar comunque non nuoce.» Conclude avviandosi alla porta, senza darsi per vinto nemmeno un secondo. «Rendersi presentabili.» Mi ricorda mentre oramai è arrivato all’ascensore.
«Vecchio, il cane!» Gli ricordo guardandomi intorno per capire dove fosse finito quel botolo peloso.
«No, è per te! Bentornato tra i single!» Canticchia baldanzoso mentre le porte dell’ascensore si aprono.
«Che cazzo dici? Non voglio un cane Tom!» Gli urlo tentando di afferrare il cane.
«Fa niente, ora ce l’hai e te lo tieni. È un Golden Retriever, ha bisogno di un veterinario e un nome, da maschio.» Conclude felice entrando in ascensore sorridendomi.
 
 
Non è nemmeno lontanamente pensabile che io mi tenga questo cane. Ora che stiamo pensando di tornare sulla piazza. Non posso, è infattibile, inimmaginabile. In più, in un’ora e mezza che è qui dentro ha disfatto più scatoloni di quelli che ho disfatto io in settimane. Decisamente questo non è il suo posto. Prima o poi avrà bisogno di mangiare, e di fare i suoi bisogni. 
«Ricapitolando, hai bisogno di un nome, un veterinario, e a quanto pare di cibo.» Borbotto come se potesse anche rispondermi. «Ho sentito dire che se dai un nome alle cose ti ci affezioni.» Continuo a parlare con un cane, e mi sembra anche una cosa normale. «Non credo che ti darò un nome.» Finalmente si ferma, si siede e mi guarda. Mi fissa come se fossi un osso, o la mamma. «No davvero non ti darò un nome, quindi non guardarmi così, prima o poi ti rispedirò al mittente... Qualunque esso sia.»
Il cellulare vibra sul ripiano della cucina, spostandosi sempre di più, e avvertendomi di una chiamata in entrata. Il cane punta il telefono e comincia ad abbaiare, e continua fino a quando non prendo la chiamata. «Pronto?» Rispondo senza tono, cercando di far star zitto il cane.
«C’è finalmente qualcuno lì con te?» Esulta Niall all’altro capo del telefono. Niall, il più single dei single che chiede a me se finalmente c’è qualcuno. «Come va, comunque?»
Se dicessi che va bene mentirei, perché non va e non sto bene, non sto per niente bene.Sembra che qualcuno abbia tolto il sole dal cielo, lasciando il mio mondo di una tonalità fredda e monocromatica. Sembra che qualcun’altro, invece, abbia rubato la luna, lasciando solo buio, buio senza fine, buio ovunque, così tanto da schiacciarti e non farti respirare. «Si tira avanti,» sbiascico infine, per rispondere, e finirla lì.
«Bene,» sospira. «Mi ha detto Tom che uscite stasera, penso di aggregarmi, ti serve un compagno di bevuta… Mi dici chi è che fa sto casino?»
«Il cane.»
«Hai un cane?» Sbotta sorpreso, scoppiando a ridere. «L’ho capita.»
«Hai capito cosa?» Sono indeciso se scoppiare, io, a ridere in faccia a lui.
«La battuta, tu non hai un cane.»
«Ho un cane Niall, me l’ha portato Tom.»
Si zittisce di colpo, «sì, hai bisogno di una donna…» 

  
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