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Autore: Dahmer    01/05/2013    2 recensioni
-Mamma, papà! Mi hanno presa! Mi hanno presa!- esultò esaltata.
Rylee era figlia di una graziosa coppietta di Canton, Ohio. La madre era casalinga e il padre un piccolo commerciante. Aveva due fratelli. Il più grande, Derek, impegnato nell’esercito americano da due anni e l’altro Jeremy all’università. Lei era l’unica rimasta con i genitori. Era una ragazza modestamente alta e magra, dalla pelle olivastra che faceva risaltare gli occhi verde smeraldo attorniati da lunghe ciglia nere. I lineamenti del viso erano delicati, il naso era leggermente alla francese e le labbra moderatamente carnose e sul labbro inferiore sfoggiava un piccolo anellino d’argento. Aveva i capelli mossi lunghi fino alle ultime costole e il loro colore noce accentuava gli zigomi alti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-God please, tell me that it is a joke-

Rylee si svegliò, accoccolata tra le braccia di Oliver, dopo una notte di intensa passione. Era ormai passato un mese dalla dichiarazione del ragazzo e Ry si sentiva benissimo, si alzava ogni mattina con il sorriso, felice di essere in compagnia di quel cantante così stupendo, ma quella giornata non sarebbe andata affatto bene.

Alle undici, infatti, il cellulare di Rylee vibrò. Dall’altra parte la voce della madre, tremante.

-Rylee, come stai?- chiedeva preoccupata.

-Mamma, tutto bene?- replicò lei, impensierita per la donna.

-Papà non te lo ha detto?- chiese la donna, con voce sempre più debole.

-N-no, che doveva dirmi?- si fece insicura Ry.

-D-Derek … è stato ferito seriamente, lo stanno portando qui, in ospedale, ma non si sa se …- la madre scoppiò a piangere, Rylee la sentì singhiozzare qualche altra parola, non riuscendo però a decifrarla.

La ragazza non rispose, rimase pietrificata da quella notizia.

-Ry? Che succede?- chiese sottovoce Oliver, scuotendola.

Rylee, non proferì parola, riagganciò la telefonata con la madre, senza nemmeno salutarla, poi cadde a peso morto, sul letto. Guardò un punto fisso, senza spostare mai lo sguardo. Riuscì solo a sentire il suo ragazzo sedersi accanto a lei e il suo braccio posarsi sulle sue spalle, stringendola a sé.

Il viso di Oliver si accostò al suo.

-Che succede?- ripeté lui, con un tono dolce e delicato.

-Derek …- fu capace di dire Ry, prima di scoppiare in lacrime, accasciandosi sul suo petto.

-Ci sono qui io- tentò di rassicurarla Oli.

Il giorno dopo Ry tornò in America, insieme al padre, per raggiungere Derek e la madre. Oliver quando la salutò sentì una strana stretta al cuore, temeva di non poterla più vedere e purtroppo fu così. Non la rivide per sei mesi, inizialmente i due si sentivano tutti i giorni, ma alla fine Ry iniziò a non rispondere più e a non dare più notizie di sé. Il cantante sapeva grazie ad Aaron, che Derek era entrato in coma e in quei mesi non aveva dato segni di miglioramento, probabilmente per questo motivo Ry non si faceva più sentire.

Aveva aspettato troppo, decise quindi di partire per poterle stare vicino, purtroppo in quei sei mesi non aveva avuto l’opportunità di andare in America, poiché si stavano tenendo le nuove selezioni per scegliere la nuovo modella della DD, dopo il licenziamento di Amanda, e anche perché stava registrando il nuovo album con i BMTH.

Si sentiva uno stupido ad aver messo in primo piano il lavoro piuttosto che la sua ragazza, la quale stava attraversando un momento difficile.

Finalmente giunse in America, dove, accompagnato da Aaron, si recò in ospedale.

Entrò nell’edificio, era tutto bianco, di un bianco che mette in soggezione, il forte odore di disinfettante inondava l’aria, rendendola soffocante. Passò davanti a diverse stanze, cercando di non guardare dentro, per rispettare la privacy, ma non ci riuscì, non poteva ignorare tutto quel dolore, non poteva restare indifferente a quei volti distrutti dalla malattia.

Si fermò davanti alla 216, la stanza in cui era ricoverato Derek. Spiò dentro, notando Rylee seduta accanto al letto del fratello, tenendogli la mano.
Non sapeva se fosse il caso entrare da lei, dopo essere stato praticamente indifferente alla situazione, anche se, in realtà, pensava ogni giorno a lei.
Fece un respiro profondo e si fece coraggio, varcò la soglia.

La raggiunse, sopraggiungendole alle spalle, le mise la mano su una, stringendola.

-Rylee- sussurrò, con gli occhi lucidi, che lei però non poté notare, poiché non si voltò, rimase fissa sulla figura immobile che occupava il letto.

Un sospiro. Tutto ciò che Oli ebbe di risposta fu quello.

Ci fu un silenzio estenuante che durò più di dieci minuti, dieci minuti in cui non ci fu un singolo movimento ad animare l’aria.

Ry poi si alzò, piazzandosi faccia a faccia con il suo ragazzo, perché lo era ancora. Non disse nulla, lo fissò a lungo.

-Ry, non posso giustificare di non essere venuto prima, posso solo chiederti scusa …- attaccò lui. I suoi occhi incrociarono quelli della mora, il cui viso era segnato da ogni singolo momento di angoscia che aveva vissuto in quei mesi. Si sentì uno schifo per non essere stato presente, proprio quando la persona a cui teneva di più aveva bisogno di lui.

Una lacrima gli rigò silenziosamente il viso, stava cercando di trattenersi, ma cedette quando si arrese anche lei, gettandosi tra le sue braccia.

Sentì le lacrime della ragazza bagnargli la maglietta. La congiunse forte a sé, donandole il calore che in quei mesi non era riuscito a darle.

Aaron osservò la scena restando sulla porta, in disparte, come sempre, per lasciarli soli.

-Scusa, scusami ti prego- la implorava continuamente il cantante.

-Non fa niente. L’importante è che tu sia qui ora- sibilò lei, affondando il viso nel suo petto.

Continuò ad abbracciarla poi la guardò.

-Come sta?- chiese.

Entrambi spostarono all’unisono lo sguardo sul corpo apparentemente privo di vita. La ragazza poi scosse la testa, veementemente.

Lui la attirò nuovamente a sé.

-E tu?- domandò di nuovo.

-B-Bene- sussurrò lei, notevolmente stravolta.

Oliver la guardò, preoccupato. Il suo viso era sconvolto, pallido.

-Sei sicura?- le richiese.

Lei annuì, ma poco dopo cadde in avanti, addosso a lui, in seguito a un giramento di testa. Oliver la sorresse saldamente, facendola poi sedere.

-Chiamo un’infermiera- le disse.

Ry lo trattenne per un polso.

-No, tranquillo, mi porteresti solo un bicchiere d’acqua?- replicò debolmente.

-Certo- asserì lui accarezzandole i capelli.

Uscì dalla stanza, trovandosi di fronte Aaron, che lo fermò.

-Sono contento che tu sia venuto Oliver, sai, non ha mai parlato da quando siamo arrivati sei mesi fa, è stata qui tutto il tempo con lui, senza mai lasciarlo solo, oggi è stata la prima volta che l’ho vista crollare, penso le abbia fatto bene liberarsi tra le braccia di una persona che le vuole bene- gli disse trattenendolo.

-Io non le voglio semplicemente bene, signor Jackson. Io la amo- rispose convinto Oliver, con un’espressione sicura, amorevole.

L’uomo gli diede una pacca sulla spalla, prima di lasciarlo andare.

-Sei un bravo ragazzo- bisbigliò guardandolo allontanarsi.

Poi spostò nuovamente lo sguardo sulla figlia e la raggiunse.

-Come ti senti?-

-Ora che c’è lui, meglio- affermò lei, probabilmente senza nemmeno pensare  a ciò che stava dicendo.

Il padre l’abbracciò.

-Vedrai, ce la farà. Sai come lo so?-

La ragazza scosse la testa.

-Perché lui è forte, è come te, per questo siete sempre andati d’accordo, anche con Jeremy, quando eravate piccoli. Non mollerà, fidati- la tranquillizzò.

-Ti voglio bene, papà- 
  
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