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Autore: debbythebest    01/05/2013    1 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
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28-Quando tutto è buio e tu piangi...



Arrivati ad un certo punto della vita cadiamo tutti. Non si può sfuggire, o saltare questo ostacolo. Tutti siamo destinati a cadere prima o poi, é una certezza. L'incertezza é...ci rialzeremo? O lasceremo che le tenebre ci avvolgano e ci trascinino nell'oscurità?
Io mi sono fatta trascinare. Ho cercato di chiudere  totalmente con il mio lato umano per ora, e ho fatto quello che meno avrei dovuto fare. Spegnere il pulsante.
 
-Vuoi...-. Smetto di scrivere e alzo lo sguardo. Itaca si avvicina lentamente , come se avesse paura e in fretta chiudo il diario. Ho deciso di scrivere tutto, ogni singolo momento di ogni singolo giorno dopo la mia trasformazione. Come i miei antenati prima di me lo terrò ben nascosto e poi forse un giorno qualcuno dei miei discendenti lo aprirà e leggerà il suo contenuto inverosimile. Poi penserà che io sia una pazza e lo rimetterà a posto, ma perlomeno non verrà dimenticato da tutti. Per adesso ho scritto fin qui. Fin dove la mia vita é finita. Ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in fretta.
 
-Elena, il medico ha detto che puoi vederlo se vuoi...Klaus é appena entrato!-. Nego prontamente. No. Basta. Non sopporterei la vista del suo cadavere ripulito dal sangue e con il volto inespressivo. Ho smesso di essere umana, di provare sentimenti che mi fanno soffrire. Ma ora che ci penso io non sono umana da parecchio ormai, quindi perché preoccuparsi, no?
 
-Voglio solo andare a casa...-. Sentenzio guardando fuori dalla finestra  la pioggia che batte forte sull'asfalto del parcheggio.
 
-Elena lo so. Anche io ho perso il ragazzo che amavo, ma se reagisci così rovini la tua esistenza...-. Mi tocca la spalla come conforto.
 
-Lui non era il ragazzo che amavo!-. Dico fredda come il ghiaccio. Poi continuo.
 
 -Lui era l'unica cosa capace di tenermi ancora qui, a parlare con te. Lui era ciò che mi permetteva di respirare senza provare dolore ad ogni respiro. Lui era tutto...mi rimane solo mio fratello Jeremy. E se perdessi anche lui?-. Gli occhi mi si fanno lucidi e succede. Scoppio per l'ennesima volta a piangere come una cretina. Ci sarà tempo per imparare a scacciare le emozioni umane. Adesso ne ho bisogno.
 
-Oh Elena mi dispiace così tanto!-. Itaca mi abbraccia d'istinto e io mi lascio andare. Mi sfogo di tutte le lacrime che non ho versato durante il tragitto per arrivare in ospedale.
 
-Sai qual é stata l'ultima cosa che ha detto??-. Domando leggermente. Lei mi fa segno di rispondere.
 
-Mi recitava "A Elena" di Edgar Allan Poe...-. Mi stringo nelle braccia lasciando andare la semidea e respiro profondamente. Mi fa male respirare. Ogni volta che inspiro penso al fatto che lui non possa farlo più. Una volta ero tutta un'altra persona. Piena di speranze, con un futuro roseo a cui andare in contro...
Cosa sono ora? Una ragazza sola, disperata e confusa? Una dea? Ma a cosa serve essere una dea in momenti come questo?
 
-Che dolce...-. Mi consola Itaca. Io mi tiro una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrido nervosa e stanca.
 
-Il modo in cui la diceva, senza neanche una punta di ironia nella voce, con quello sguardo da pensatore e quella sua aria da poeta incompreso...-. Mi ritrovo a ridere come una matta. Le lacrime continuano a scendere dai miei occhi, ma ormai non ci faccio più caso.
 
-È stato questo che lo ha sempre reso speciale, sai?-. Con gli occhi lucidi la ragazza abbozza un sorriso.
 
-Lo era anche Xavier. Lui era mezzo folle, viveva nel suo mondo...eppure riusciva a farmi entrare in quel mondo insieme a lui ogni volta che stavamo insieme. Eravamo solo noi due, e mi innamorai in un batter d'occhio. Ma era umano, e io no, e come ogni storia d'amore del genere che si rispetti, non ci fu un lieto fine...-. Fissa un punto indefinito nel muro e capisco immediatamente quanto gli costi dire queste parole.
 
-Hai sofferto anche tu, e mi dispiace. Ma io so che non vivrò più da oggi in poi. Io sopravviverò, che é una cosa completamente diversa é mio timore...-. Stringo tra le mani il bracciolo della sedia e cerco di non pensarci troppo. Ma fa male ancora.
 
-Vivi per tuo fratello Elena. Fallo per lui...-. Io mi alzo di scatto.
 
-Non ce la faccio, non adesso.-. E scappo verso la porta di servizio.
Una volta fuori sento la pioggia battere su ogni parte del mio corpo. Mi accascio a terra lentamente. Davvero non ce la faccio. Non voglio andare avanti, non ne ho più la forza.
 
-Elena, ma sei matta?-. La voce un po' roca di Klaus mi fa girare.
 
-Come hai fatto a guardarlo? Come hai fatto?-. Chiedo con voce tremante.
 
-Come avrei fatto a non guardarlo...-. Risponde, e si avvicina con l'ombrello.
 
-Ma, tu più di me. Ti odiava e non hai potuto far nulla per cambiarlo prima che morisse...come hai fatto?-. Alza le spalle con lo sguardo stanco.
 
-Era mio fratello, penso che anche tu avresti fatto lo stesso...-. Faccio cenno di si. So che è sbagliato,ma ho bisogno di dargli un addio decente. Ho bisogno di guardarlo e di abituarmi al fatto che stavolta se ne è andato veramente.
 
-È cosi strano che io voglia vederlo?  Puoi accompagnarmi per favore ?-. Klaus sbatte le ciglia un paio di volte, poi mi ripara con l'ombrello e mi passa il giubbotto asciutto sulle spalle. Quando entriamo dentro l'ospedale mi accorgo di tutto. Sono bagnata da capo a piedi tranne che per la giacca di Klaus.
Penso irrimediabilmente a quando mi sono risvegliata in ospedale qualche tempo fa. Anche lui era nella mia stessa situazione, ed era un po' ridicolo. Sorrido nostalgica al pensiero.
 
-Tutto bene?-. Domanda Klaus. Io annuisco e un attimo dopo ci ritroviamo davanti un'Itaca molto preoccupata.
 
-Elena, il dottore vuole vederti, vuole sapere se vuoi vederlo...-. Tutti e tre ci guardiamo d'intesa.
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Seguo l'uomo con una strana inquietudine dentro. Klaus, a pochi passi da mantiene le debite distanze. Qui, nel seminterrato dell'ospedale di Saint John,Elena Gilbert sta per fare un passo davvero molto importante. Prendo un respiro profondo e continuo a camminare. Ora capisco perché é qui giù che c'é il reparto "legale". É semplicemente tutto morto. I corridoi desolati, le porte cigolanti...una luce si accende e si spegne alle mie spalle e percepisco la morte.
 
-Mi segua signorina Gilbert!-. Il dottor Vaughn apre una porta e mi invita ad entrare, poi la richiude in fretta, lasciando fuori l'ibrido.
 
-Dottore perché mi ha chiamato?-. Chiedo confusa. Siamo in una sorta di studio, e solo in un secondo momento mi accorgo che non sono qui per Elijah.
 
-Cosa...-. Faccio per aprire la porta ma con una forza quasi superiore alla mia Vaughn mi ferma.
 
-L'ibrido resta fuori!-. Dice deciso, e io indietreggio spaventata. Chi diavolo é? Che vuole da me?
 
-Chi è lei?-. Non risponde. Come per magia sento la porta sbattere e capisco che Klaus sta cercando di forzarla per provare ad entrare. Deve aver capito che qualcosa non va.
 
-Deve stare tranquilla Elena, non voglio farle del male!-. Mi appoggio alla scrivania stando ben allerta e pronta a scattare verso la porta.
 
-Chi é lei?-. Chiedo ancora a denti stretti. L'uomo si inginocchia davanti a me e io sgrano gli occhi.
 
-Voglio solo porgerle le mie scuse da parte dei Dodici! Ci è dispiaciuto dover uccidere il suo amico così!-. Se prima era stato sconvolgente ora era anche peggio. Mi sento usata, una nullità.
 
-Lei...-. Annuisce e si alza. Mi sembrava solo un giovane dottore e invece deve essere uno dei Dodici.
 
-Sono il padre di Leo!-. Klaus continua a battere contro la porta, non si arrende. Io mi tengo ancora pronta per andargli incontro.
 
-Elena, cosa succede????-. Urla l'ibrido biondo al di fuori della stanza.
 
-Cosa volete ancora da me??? Non vi è bastato portarmi via tutto???-. Chiedo improvvisamente guerrigliera fronteggiandolo. Apollo nega.
 
-Non tutto, se ne accorgerà. Avevamo bisogno di un punto di partenza, perché tutto deve avere un inizio. Voglio solo avvertirla.-. Improvvisamente si fa minaccioso. -Se cercherà di ostacolare il ristabilimento dell'equilibrio saremo costretti ad intervenire, e non sarà bello!-. Io rido come una matta ma lui rimane impassibile.
-Cosa potreste farmi ancora, è? Mi avete tolto tutto, tutti...pensate che io sia una vostra pedina? Che basti far del male alle persone care per farmi mettere in riga? Avete fatto un passo falso, quello di scatenare la mia ira! Non sapete di cosa sono capace, non ne avete veramente idea!!-. Alza un sopracciglia e si allontana.
 
-Veda di non sfidarci, anche noi siamo molto più potenti di quanto lei crede! Io non sono nulla in confronto agli altri, così come lei. Può essere forte come me, ma non sarà mai forte come Noi!-. Adesso capisco da chi ha preso Leo..
 
-Io non vi sfido, io non vi obbedisco! Non credo nel destino, ma nelle coincidenze!-. Alzo le spalle e in un secondo sono alla porta. La apro e un momento dopo mi ritrovo davanti Klaus. É tutto rosso, sembra che abbia lottato contro una squadra di football.
 
-Il dottore, lui...-. Cerco di spiegare frenetica e lui mi interrompe.
 
-Quale dottore?-. É confuso. Come quale dottore?
 
-Il dottor Vaughn!!-. Dico rabbrividendo.
 
-No, il dottor Vaughn é nel corridoio più in la ad aspettarti!-. Rimango con la bocca asciutta.
 
-Ma...io...-. Provo a spiegare. Lui apre la porta ed entra dentro guardandosi intorno.
 
-Sei entrata dentro, Elena. Con te non c'era nessuno!-.
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Mi dirigo in fretta verso il corridoio indicato da Klaus. Sento tutto strano dentro di me. Possibile che non abbia visto Apollo? Che l'abbia visto solo io?
Ma la vera domanda che mi frulla nel cervello é : Perché avvertirmi? Ovvio, non volevano arrivare alla forza, e quando si evita di arrivare alla forza significa che si ha timore. Di cosa? Di me? Forse i Dodici hanno davvero paura dei Cinque?
Scuoto la testa impercettibilmente. "No! Che assurdità! Loro hanno solo una faccia tosta, non paura!!! O forse...".
Mi interrompo quando vado quasi a sbattere contro una porta. Ingoio dolorosamente. Era stato bello abbandonarsi ai propri pensieri per qualche secondo, ma ora la realtà mi era stata letteralmente sbattuta in faccia. Sento che sto tremando. "Oddio...". Penso. "Ma perché ho voluto farlo????". Chiudo gli occhi e afferro la maniglia spingendo verso l'esterno. Ecco. Sono dentro adesso, e un uomo sulla trentina mi sorride con leggera amarezza.
 
-Elena, lui é il dottor Vaughn!-. Fa alle mie spalle Klaus, e forzando un sorriso sul mio volto stanco porgo la mano al dottore.
-É un piacere signorina Gilbert...-. Un cipiglio si fa strada sul bel volto del vero Vaughn, e mi accorgo che sto guardando a terra.
 
-Senta se vuole...-. Incomincia.
 
-No!-. Lo interrompo io. -É una cosa che sento di dover fare!-. Ammetto decisa, e annuendo l'uomo ci fa entrare in una stretta area sterile e buia. Mi mordo il labbro inferiore. So esattamente dove sono, e mi viene da vomitare e da piangere allo stesso tempo. Nell'aria c'é uno strano odore di detersivo per pavimenti. Odore piuttosto sterile. "Beh...e di cosa dovrebbe odorare?". Mi faccio compagnia con me stessa.
 
-Ciao amore...-. Dico debolmente. É lì, di fronte a me. Il volto non é inespressivo come me lo immaginavo, ma i medici per un crudele scherzo gli hanno dipinto sulla faccia un sorriso beato. Come se stesse dormendo. "Ma non sta dormendo Elena!". Mi dice la mia coscienza. "É morto!!". Mi tormenta ancora. Il tremore inizia a scuotere il mio ormai fragile corpo. Alla mia sinistra Vaughn ni fissa distaccato, ma comunque interessato.
 
-Era il suo fidanzato?-. Domanda curioso. Con una mano asciugo la lacrima che sta per uscire dal mio occhio destro e annuisco silenziosa.
 
-Si, ora dottore potrebbe lasciarci un po' da soli con...-. Prima che Klaus possa finire il dottor Vaughn si fa austero e si chiude la porta dietro uscendo. Rimango a fissarlo per non so quanto tempo. Sono talmente concentrata sulla sua espressione che mi dimentico persino di respirare. Neanche l'ibrido prende aria, forse per non farmi sentire a disagio. Guardo il bel volto di Elijah come se fosse ancora vivo. Per un attimo penso che abbia mosso il sopracciglio, ma poi mi ricordo che se fissi una statua o un quadro per troppo tempo succede la stessa cosa. È dunque questo che sembra lui adesso? Una statua, che i medici hanno modellato a tal punto da non far sembrare artificiale?
 
-Vuoi che me ne vada ,vero?-. Per quanto mi sforzi di odiarlo non posso, non ora almeno. Non adesso che ho bisogno di amici con cui piangere. Odio tutto il male che lui ci ha fatto, che gli ha fatto. Ma che scelta ho se non quella di abbandonare i vecchi rancori almeno per ora?
 
-Non te lo chiedo.-. Esclamo ferma.
 
-Ma é così!-. Chiarisce. Io lo fisso stanca e ferita. Non ho la forza di odiare, e sento che tutto sta di nuovo precipitando. Le trance sono più frequenti e lunghe, Elijah, l'aldilà...cosa ancora? Cos'altro? Non solo i Dodici ce l'hanno con me e cercano in ogni modo di mettermi in riga, ma io stessa mi sento uno schifo.
 
Però non mi arrendo. Vendicherò Elijah, e farò qualsiasi altra cosa che servisse a riportarlo anche momentaneamente da me.
 
-Io vado, ti aspetto con Itaca di sopra...-. Stringe gli occhi come con sofferenza e facendo uno strano movimento con la testa se ne va anche lui. Perfetto. Rimaniamo io e l'ex-vampiro.
 
Le palpebre iniziano a tremare, e le lacrime vorrebbero uscire dai miei occhi, ma non lo permetto loro. Assolutamente no.
 
-Mi dispiace così tanto...-. La mia voce tentenna lo so. E so che lui non può sentirmi, ma forse il suo spirito può. Sono patetica mentre cerco di forzare un sorriso, eppure questo non mi ferma.
 
-É stata colpa mia!-. Ammetto senza rimpianti. -Tu diresti che non é così perché c'eri tu al volante, ma é stata colpa mia. Dannazione tutto questo lo é!-. Allargo le braccia a vuoto e mi poggio ad un mobile la vicino. Avrei bisogno di dormire, di farmi una doccia e rinfrescarmi, però non ce la faccio.
 
-Se io non fossi tornata come vampiro...se io non fossi tornata adesso tu non saresti lì, ma probabilmente saresti in qualche posto che ti piace tanto!-. Sorrido a quell'idea. Nell'immaginarmelo su qualche spiaggia assolata che si diverte.
Anzi ora che ci penso a lui sarebbe piaciuto di più qualche luogo ghiacciato.
 
-Dio, come vorrei poter morire adesso!-. Dichiaro apertamente. -Poter porre fine a questo. Ma non posso, e sai perché?-. Tremo leggermente al pensiero. -Per Jeremy, perché lui non merita questo, e poi perché devo saperne di più sui Cinque...-. Ogni cosa ha un inizio e una fine, io invece ho avuto solo inizi. Avrò mai fine?
 
-E tutto senza di te! Dio, ma ti immagini una leader senza il suo consigliere? Una macchina senza benzina? Una dea...tsè!-. Mi sto prendendo in giro da sola. -Io non sono mai stata veramente tutto questo. Eri tu che mi incoraggiavi, che mi capivi veramente...ora...tornerò al vecchio principio quando sentivo di non appartenere a niente e nessuno...quando mi sentivo incompresa...-. Basta, sto esagerando! "Come  se lui mi rispondesse...". Mi chino leggermente su di lui e gli bacio le labbra. Spero silenziosamente che siano anche minimamente calde, calorose...e invece sono fredde come il ghiaccio. Non le sento veramente fredde, perché io sono fredda come un morto, quindi le sento alla stessa mia temperatura. Ma rispetto a come le sentivo prima questo é un enorme cambiamento, che a dirla tutta non sarei neanche pronta ad accettare. Però sopporto, e mi tengo pronta ad affrontare nuove battaglie. Non l'ho superato, probabilmente non riuscirò mai a farlo. Soffro come non mai,giusto ora. Eppure non posso lasciarmi collare dal dolore, perché se lo facessi cadrei e stavolta non ci sarebbe lui a rialzarmi. Farò ciò che va fatto. Sarò quella che sarei dovuta essere quando sono caduta da quel ponte: morta.
Prima di chiudere gli occhi e sperare che tutto questo svanisca, gli accarezzo la guancia un'ultima volta. "Addio amore. Stavolta per sempre...".
 

Nda: Allora, ci sananno belle sorprese nel futuro, ma nn vi anticipo nnt. Vi dico solo che niente è come sembra...
Un bacione grande grande a Sere che mi segue sempre.
Alla prossima,
Debbythebest
   
 
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