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Autore: Dheimos    01/05/2013    0 recensioni
Kaus è un cacciatore straordinariamente bello. nel suo villaggio non vi è ragazza che non sia innamorata di lui. ma Il bel cacciatore ha un segreto. lui è vittima di una maledizione che la notte lo costringe a stare isolato dalla gente. Lui stanco della maledizione parte alla ricerca di una cura.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba era spuntata da qualche istante, il sole spruzzava i suoi caldi raggi nel cielo ancora cupo, e le allodole riempivano l’aria primaverile con il loro dolce canto. Nel villaggio di Alphekka, tutti dormivano ancora, tutti continuavano i loro dolci sogni, in cui erano sprofondati la sera prima stremati dalla giornata di lavoro, tutti erano nei loro letti, tutti tranne uno.  Nella casa in fondo al villaggio, qualcuno era sveglio. Kaus, il cacciatore andava preparandosi velocemente, aveva molta fretta, andava per le stanze raccogliendo utensili, cibo, mappe, e tutto ciò che potesse servire per un lungo viaggio. Kaus era un tipo solitario, misterioso come la sua straordinaria bellezza. Costui infatti era di una bellezza imparagonabile: aveva dei capelli biondi e setosi, una pelle diafana, e uno sguardo che avrebbe fatto innamorare qualsiasi ragazza, un corpo muscoloso e proporzionato. Molte nel villaggio lo paragonavano a Regulus, il dio della bellezza, altre pensavano fosse la rincarnazione di Narmo, il più bello dei mortali, e altre fantasticherie esistevano sul cacciatore. Il sole era quasi del tutto sorto, e Kaus uscì di casa con una sacca in spalla, una faretra colma di frecce e il suo arco, ricavato dalle corna di un cervo magico: infatti ogni freccia scoccata da Kaus non manca mai il bersaglio. Il cacciatore si coprì con un mantello , si issò il cappuccio e imboccò un sentiero boschivo: cominciò il suo viaggio. Kaus camminava a passo svelto, non diminuiva l’andatura, non una goccia di sudore si azzardava a cadere dalla sua fronte. Era deciso ,doveva arrivare alla meta,  come se fosse obbligato a giungere in tempo. Doveva andare ,oppure per lui sarebbe stata la fine della sua esistenza. Camminò tutta la giornata, si fermo solo per magiare un po’ di carne secca per pranzo, fino al calare del sole . Quando Kaus notò nel cielo il primo cenno di rosso che dava inizio al tramonto, si arrestò. Cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualche albero con un tronco massiccio. Trovò subito un’enorme quercia, vi si avvicinò e vi appoggiò la mano. La quercia gemette e poi  molto lentamente, si aprì nella corteccia uno squarcio che si allargava sempre più.  Kaus velocemente si inoltrò nella spaccatura dell’albero dove si era creato un ricovero . Poi lentamente la quercia si richiuse su Kaus.  Fu il buio. Kaus accese una torcia che illuminò la cavità divenuta vuota della quercia. Il cacciatore si gettò a terra sfinito, e cominciò ad ansimare. Fu subito un prurito alle mani. Kaus allora si alzò in piedi, si svestì velocemente dei suoi abiti per poi rimanere nudo. Si guardò le mani e le braccia; erano diverse, non erano lisce e diafane come prima: erano rugose e la carnagione era diventata grigia. Stava cambiando. La sua forma perfetta stava mutandosi in qualcosa. Dopo qualche minuto di metamorfosi al posto del cacciatore attraente, stava un nano, un piccolo e massiccio nano, con lunghi  capelli e barba bianca, e uno sguardo duro come il ferro. Kaus si accovacciò nel centro della quercia, si coprì col mantello e si addormentò. Il giorno dopo, il cacciatore  si alzò più tardi dell’alba. Era già avvenuta la metamorfosi ed era tornato il cacciatore attraente. Si guardò attentamente per verificare che del nano non vi fosse più traccia. Si tastò i capelli,  e constatò che erano lisci e biondi leggermente arruffati per la nottata, si passò le mani sul corpo:  le braccia erano lisce e muscolose, il ventre perfettamente allenato da corse nei boschi e nuotate nel laghetto dietro casa, le gambe forti e possenti. Del nano della sera prima non vi era traccia. Allora si strinse le gambe allo sterno, e poi pianse. Era stanco di doversi nascondere, voleva vivere. Da quando quella maledetta megera gli aveva scagliato la maledizione, era costretto a vivere solo il giorno, rinunciando alle feste cittadine, ai balli, alle bevute alla taverna con gli amici, alle ragazze. Si asciugò le lacrime, si vestì e più deciso che mai Kaus uscì dalla quercia e si diresse verso Meka, la città delle streghe, con lo scopo di tornare normale, con lo scopo di tornare a vivere.
  
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