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Autore: ZiamStyloranson    01/05/2013    1 recensioni
kate può essere definita la ragazza normale che ha ancora un sogno. quell'incontro inaspettato la porterà a realizzarlo ma non come nella sua mente!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Pensavo a come avevo buttato la mia vita. Non mi ero realizzata, non ero riuscita a fare quello che volevo. Seduta su una panchina sporca, della Londra che mi aveva affascinato da anni ma non più quella. Il mio lavoro non mi soddisfaceva, non riuscivo a sentirmi veramente felice per una volta. Avevo solo voglia di buttarmi giù, lontano da tutto e tutti. Statura media, capelli marroni rovinati dalla permanente, occhi marroni. Ero la tipica ragazza italiana. Presi una sigaretta dal pacchetto che avevo in mano e che continuavo a girare tra le dita. Inspirai come facevo ormai da anni.. Ero solo una ragazza di 21 anni che non aveva ancora capito la ragione della sua felicità. Forse l’amore del suo fidanzato, Stefano, forse l’amore dei genitori che sentiva anche da kilometri di distanza, forse poteva essere la danza e il canto…la sua grande passione, oppure i suoi idoli erano la vera ragione della felicità che passava poche volte da lei. Erano cinque ragazzi normali che, però dopo anni erano cambiati. Jawaad, James, Edward, Nialler e poi Will erano la ragione della felicità che mi aveva accompagnato nella mia adolescenza. Sempre accompagnata da sbalzi d’umore e piccole e grandi tristezze loro erano la mia vera unica ragione di felicità..  Ma non mi potete non biasimare. Avevo solo 14 anni quando mi innamorai di semplici ragazzi comuni che poi per colpa della fama si sollevarono da terra. Vedevo la gente passare insieme, mostravano un sorriso sincero; quello che io non ero  mai riuscita ad avere. Guardavo la terra sporca e grigia. Mi trasferii qui quattro anni fa, senza un motivo preciso. Qualsiasi ragazzina di diciotto anni che può fare quello che vuole seguirebbe il proprio sogno… e quello era il mio. Da sette lunghi anni mi immaginavo la mia vita qui.  Ricordo ancora come sognavo di incontrarli, come in una favola. I primi giorni trasferitami a Londra sarei andata a passeggiare per le strade e come per magia avrei sbattuto contro la spalla di uno di loro. La prima volta che venni a vivere qui, nella piovosa e triste Londra, speravo ancora nell’incontro perfetto forse, con, William   o James o Nialler o Jawaad oppure Edward. Ero scappata dall’Italia. Ero scappata con un sogno, ero scappata dal paese non mi apparteneva. Ero scappata con in mente la mia favola perfetta. Ero scappata con la felicità di ricominciare una vita da sola, una vita piena di esperienze, con tante mete, ero scappata con in mente una vita perfetta; ma quando arrivai nel mio sogno scoprii che era solo un miraggio che scompariva piano piano davanti a me. Guardavo la gente passare davanti a me. Erano felici, erano con un sorriso addosso. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che sorrisi. guardavo i volti dei bambini che giocavano con i genitori e capii che ero un’emerita fallita. Spensi la cicca della sigaretta sulla panchina e rimasi seduta ancora per un po’. Si sedette lei. Forse la persona che io odiavo di più al mondo. La persona che non si sarebbe mai dovuta avvicinarsi a me.  Mi avevano paragonato tante volte a lei. mi dicevano che lei era meglio di me e infatti lo era.

- hai una sigaretta?- mi chiese guardandomi con quegli occhi che avevo sempre visto nei giornali e nelle foto.
Mi morsi le labbra così forte dalla rabbia facendomi uscire il sangue.
-si!- risposi freddamente.
Lo shatush ormai rovinato sui suoi capelli era raccolto in una treccia. Quante volte piansi per lei, non perché l’amavo, piangevo perché sapevo che non sarei mai stata al suo livello. Vedevo in faccia la realtà, vedevo che la vita non mi avrebbe mai permesso di essere la ragione del sorriso della persona che amavo più di tutti. Vedevo che lui non aveva la direzione di tutti gli altri, vedevo che lui amava lui. Capivo che la mia mente era rimasta nel mio sogno da quattordicenne. Passarono 3 anni da quando lui disse di amare la sua metà, da ragazza innamorata non accettai quella idea neanche dopo 36 mesi., anche se smentirono tutto e la sua immagine etero continuò a vivere.
-hai un accento strano, non sei di qui vero?- mi chiese.
-sono italiana- risposi facendo capire anche agli alberi che non volevo parlare con lei.
-bella l’Italia, ci sono andata solo una volta-
-…-non risposi.
Delle ragazze le si avvicinarono, chiedendole di farsi una foto e farsi fare un autografo.
-dopo tre anni non hanno smesso di perseguitarmi, pensavo che avessero capito che era solo una copertura-
-tesoro è per colpa della fama, dovevi scomparire se non volevi essere perseguitata da ragazzine innamorate di te-
-l’ho capito troppo tardi- mi disse spegnendo la sigaretta e continuando a parlare- che ne dici se andiamo a prenderci un caffè? È da un sacco che non esco con qualcuno-
Mi faceva pena ma era più forte di me. Mi alzai e senza salutarla cominciai a camminare nella direzione dell’uscita del parco. Poi, non so.. mi sentii in colpa, girai la testa e la vidi. La vidi senza quegli occhi di odio che mi avevano accompagnato tutti questi anni. Vidi le sue mani che prendevano la testa e mi sembrava quasi che stesse piangendo. Così, non avrei mai pensato che l’avrei  mai fatto, tornai indietro e feci quello che non avrei mai voluto fare. -dai andiamo, pago io!- dissi.
  
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