Il
disegno di Lorence
ovvero
la
mucca viola
Lorence
non aveva mai avuto particolari problemi di apprendimento, era stato
un bambino normale, un adolescente normale e infine un adulto
normale.
Normale
ovviamente non era sinonimo di perfetto, aveva sempre pensato, quanto
meno di meglio e ultimamente aveva dei seri dubbi sul significato del
termine.
Aveva
imparato a scrivere, ad andare in bicicletta, aveva salito ogni
gradino che la convenzione o i suoi genitori gli chiedevano. Non
aveva problemi a manifestare il suo affetto per qualcuno, ad
esprimere i suoi sentimenti a parole eppure era stato sempre
discretamente sfortunato, perché ciò che gli accadeva non sapeva
definirlo diversamente.
<<
Che cosa stai disegnando Lo? >> Gli occhi pieni di suo fratello
si divertivano a seguire il pastello colorato che si muoveva in
maniera fluida guidato dal piccolo Lorence.
Ebbene
Lorence rispondeva sempre allo stesso modo. << Il mio futuro.
>>
Su
quei fogli vi era sempre colore, talvolta mischiato insieme senza
nessun senso cromatico o ordine, in un esplosione tanto caotica da
sembrare quasi armonica. Gli alberi divenivano viola, il cielo verde,
gli occhi di un personaggio un arcobaleno empio di sfumature, di
ricordi e immagini in cui poter sognare, in cui poter andare lontano.
Il
suo piccolo universo felice.
Con
il tempo si era scoperto molto empatico con coloro che gli stavano
attorno. Se qualcuno era triste anche lui di conseguenza lo era, se
sua madre era nervosa lui ne risentiva, così per suo fratello e via
discorrendo.
Più
cresceva e più i disegni divenivano monotoni e questo a Lorence non
andava, doveva trovare un modo per far si che tornassero vivi, in
fiore.
Che
bisogno c'era di essere tristi? Avrebbe trovato un modo per far si
che tutti fossero stati allegri.
Lui
avrebbe curato la gente, ma da dentro, avrebbe fatto il medico del
cuore. Non delle arterie e dei vasi sanguini, ma del battito del
cuore, dei sentimenti di quell'affarino rosso, lo avrebbe protetto da
ogni male così nessuno sarebbe mai stato triste.
Ma
le grandi intenzioni finiscono per morire sempre per prime quando ci
si affaccia alla realtà lasciando solo un ombra, un impronta che ci
trascina avanti se di noi stessi non è rimasto più nulla.
E
fu così anche per Lorence che si era tanto adoperato per tenere al
sicuro il cuore degli altri dimenticandosi di proteggere il proprio.
Ecco,
era questa che definiva sfortuna.
Tutti
vengono delusi, la vita è anche questo ma quello che Lorence non
aveva mai capito era che nessuno era in grado di farcela da solo.
<<
Che vengano pure i problemi, io non ho paura! Pensi questo vero? Tu
sei forte tesoro, lo so, assomigli a me. Ma tutte le persone forti
hanno un brutto vizio: pensano di poter continuare da sole. Credono
che nonostante la vita continui a buttarle giù continueranno a
rialzarsi come niente fossi. Ma non è così, un giorno rimarrai a
terra e non ti rialzerai più, sarai troppo ammaccato per rimanere in
piedi. Fermati adesso oppure ti distruggerai. >>
Il
problema era che non aveva mai trovato qualcuno che lo sostenesse.
Perché
lui cercava molto più di questo.
Il
Lorence di adesso afferra dubbioso la penna nera, incide qualche
segno a casaccio sul foglio poi improvvisamente si ritrova a
congiungere i punti dando forma a un disegno troppo astratto per
essere qualcosa. Nemmeno un critico di arte moderna potrebbe capirci
qualcosa.
Continua
così per un po', procedendo senza un vero senso e dopo anni si
ritrova a desiderare di possedere un pastello, verde se possibile,
verde come il prato della montagna che pare tanto allegro illuminato
dalla luce del sole il quale avrebbe colorato di giallo e con gli
occhiali da sole.
E
piano piano il suo disegno si colora, nella sua mente si delinea
anche un ruscelletto, degli uccellini stilizzati prima di scomparire
nel nulla giusto per ricordargli che è tutta un'illusione.
<<
Che cosa disegni? >> Lidia si sporge in avanti, apparsa al suo
fianco da chi sa dove, i riccioli castani seguono la figura
inclinandosi. Anche loro sono illuminati dai raggi, gli occhi
mandorlati osservano la strana opera inerme sotto le strane idee di
Lorence.
<<
A dire il vero non lo so...spero non il mio futuro. >> Ironizza
l'uomo, ridendo da solo. Lei non lo segue non può capire ma sorride
comunque, forse perché le piace vederlo fare altrettanto, non lo sa,
è solo una stupida teoria.
<<
Dai, tira fuori i colori! >> La ragazza saltella sul posto,
agitata come una bambina che in fine dei conti è. Bambina che si ostina a
fargli un dispetto dandogli del tu.
<<
Davvero secondo lei, signorina, ho dei colori? >>
Lei
mette le mani sui fianchi contrariata. << Uf! Basta chiedere
agli uffici affianco! >>
Lorence
sorride, quel giorno sembra averne voglia, forse solo per
dimenticarsi dei suoi fallimenti, disegno compreso. << Questa
sarebbe un seduta, non un corso di disegno. >> Il tono con cui
lo dice però non è duro e non blocca minimamente la ragazza che è
già vicino alla porta.
<<
Tanto sono io a pagarti! >>
<<
Allora va a prenderli. >> L'uomo si arrende e gli da del tuo
lasciandola sparire dietro l'uscio. Lei riappare dopo poco, ha tutti i
capelli scarmigliati per la corsa che deve aver fatto.
Gli
si siede in braccio, Lorence pensa che lo faccia apposta per cercare
di tirargli fuori qualche reazione, ma lui non se la sente di privare
quel raggio di sole al mondo.*
Lidia
comincia a colorare e a parlare. ad ogni pastello che prende gli
chiede se va bene.
<<
Questo lo facciamo verde? Ti piace come colore? O preferisci quello
più chiaro? >>
Improvvisamente
a Lorence non importa più di che colore sarà il prato o il sole o i
fiori, gli importa solo che sia lei a colorarlo, come ha sempre
tinteggiato la sua vita da quando la conosce. Gli posa delicatamente
le mani intorno alla vita impedendole di scivolare via ma lasciandole
la possibilità di andarsene quando lo desidera.
<<
Sai, però come colore un po' triste... >> Si volge verso di
lui brandendo il colore come un arma.
<<
Allora fallo viola... >> Non sa nemmeno di cosa stanno
parlando.
<<
Viola? Vuoi fare una mucca viola? Non sapevo ti piacesse la
milka...comunque va bene... >>
Una
mucca? Da dove era uscita un mucca? Lui di certo non l'aveva
disegnata, gli facevano paura ma non importa. Lascia che Lidia
aggiunga cose che la sua mente non può nemmeno immaginare allargando
quegli orizzonti che aveva sbarrato tanto tempo prima.
*Si,
ho copiato spudoratamente da Tutti insieme appassionatamente e grazie
moonguardian, mi hai fatto venire un idea!