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Autore: hold_me_hazza    01/05/2013    6 recensioni
E si sente bene, Zayn, quando finalmente la pillola fa effetto. Quando non sente più il dolore dei lividi sul corpo, quando smette di rivivere quella scena nella sua testa milioni e milioni di volte.
Gli fa male la testa e gli brucia lo stomaco. Non riesce a sentire nessun muscolo. Gli sembra di essere un burattino nelle mani della sorte.
È perso, Zayn. Perso e fottuto oltre l’orlo della disperazione.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti!!! Come va bella gente? Spero bene! Avete visto? Le giornate comincino a farsi calde e il sole splende imponente! Motivo in più per stare dentro casa a scrivere ff!! Odio il caldo!!
Anyway... ho scritto questa cosetta e ci tenevo a farvela leggere! È una song-fic su Stella degli All Time Low, che consiglio vivamente di sentire, perchè è spettacolare! Ma ora basta far pubblicità ad altre band! :P
Vedremo Zayn combattere contro qualcosa di molto potente e distruttivo! (non è un mostro) Spero che vi piacerà e se volete ditemi che ne pensate! :) Non sono per niente brava con le presentazioni, ma vi giuro che è meglio di quello che può sembrare :P
Enjoy the story



Stella

«3 p.m on my feet and staggering
Through misplaced words and a sinking feeling
I got carried away»

 
Si sente stanco, Zayn. Si sente stanco e ha paura. Ha paura mentre si getta sul divano rovinato di casa di Harry, mentre sospira pesantemente, come per scacciare via ogni pensiero dalla sua testa attraverso le sue labbra carnose, secche e bianche.
Ha sete, Zayn. Ha sempre sete quando gli passa l’effetto. L’effetto delle pillole, della cocaina, o anche solo di qualche medicina presa il doppio della dose prevista e senza averne realmente bisogno. Gli gira la testa, ha i crampi allo stomaco e gli tremano le gambe, non se le sente e ha paura di non riuscire a reggersi in piedi, per questo ora è sprofondato nel divano di un ragazzino che a mala pena conosce. Per questo e perché sa che il suddetto ragazzino ha sicuramente qualche droga in casa.
“Vuoi qualcosa da mangiare, Zayn? O hai già pranzato?” gli chiede Harry, non aspettandosi una risposta, con una felpa troppo larga a coprirgli il corpo e i ricci spettinati. Si avvicina a Zayn, ma lui neanche se ne accorge. Gli accarezza i capelli scuri, morbidi, con un leggero odore di fumo, li sfiora dolcemente con le mani grandi, solitamente goffe, mentre Zayn lascia andare la testa indietro e si copre gli occhi con un braccio. C’è troppa luce in quella casa. A Zayn non piace la luce, preferisce il buio, l’oscurità, preferisce essere celato al mondo, nascosto, invisibile. La luce invece scopre, rivela e lui non ha nulla da rivelare a un mondo ingrato e crudele.
Vorrebbe scappare, Zayn. Vorrebbe andare via, lasciarsi alle spalle tutto e tutti. Vorrebbe scappare da suo padre, dalle sue botte, dai suoi insulti, dai suoi occhi inquisitori, che non fanno altro che giudicarlo. Odia soprattutto gli occhi, Zayn. Perché è attraverso di essi che si scoprono le persone, che riesci a capirle, che riesci a odiarle e ad amarle. Per questo Zayn non guarda mai nessuno negli occhi, perché dentro la sua anima si racchiude un mostro pronto a divorare, si nascondono fiumi di paure pronti a straripare e a distruggere tutto, si cela tutta la sua disperazione e la sua rabbia, ma questo la gente non lo deve sapere. Non guarda le persone negli occhi per non vedere la loro anima, non per egoismo o disinteresse verso la gente, semplicemente non ha voglia di essere schiacciato da un’anima che non è la sua, da paure che non sono le sue, da sentimenti che non sono i suoi. Forse perché sono troppo forti o forse perché è lui a essere troppo debole.
Vorrebbe scappare da sua madre, Zayn. Da quella donna troppo debole perché faccia qualcosa, troppo debole per difendere il suo stesso figlio, troppo debole per opporsi a un ubriacone che pensa solo a se stesso.
Vorrebbe scappare da ogni persona che potrebbe anche solo sorridergli per educazione, da tutte quelle che provano dei sentimenti per lui, amore, amicizia, odio, rispetto, qualsiasi tipo di sentimento. Vorrebbe scappare dalla società, che non fa altro che opprimere la gente, limitarla, soffocarla, distruggerla. Vorrebbe scappare dal mondo, da ogni cosa, animale, persona, da tutto, per poi ritrovarsi in un immenso spazio vuoto, da solo, in silenzio. Per questo accetta la pasticca che Harry gli sta offrendo, prendendola direttamente dalla sua lingua, baciandolo in un modo strano, goffo, perché Zayn fa ancora fatica a capire dove si trova, figurarsi cosa sta facendo. Forse è per questo motivo che Zayn ha cominciato a drogarsi, per ottenere finalmente un po’ di silenzio. Per riuscire a far tacere tutte quelle voci nella sua testa che lo assillano, che non gli lasciano neanche spazio per pensare, che non lo lasciano respirare.
E si sente bene, Zayn, quando finalmente la pillola fa effetto. Quando non sente più il dolore dei lividi sul corpo, quando smette di rivivere quella scena nella sua testa milioni e milioni di volte, la scena in cui suo padre lo distrugge, fisicamente e psicologicamente. E sente come se la sua vita stesse andando sempre più affondo, sempre più giù e sa anche che arriverà al punto di non ritorno, arriverà il momento in cui sarà arrivato così in basso, che sarà impossibile risalire. Poi dimentica tutto. Sente solo un gran benessere, come non credeva possibile e si sente invincibile e felice. Non riesce a vedere niente, non vede la tappezzeria di casa di Harry che cade a pezzi, non vede i mobili rovinati, vecchi, non vede il pavimento sporco, pieno di vestiti, cartacce, fogli scarabocchiati, non vede il gatto del riccio che miagola di fronte alla ciotola, come per chiamare il suo padrone e chiedergli da mangiare, non vede nulla. L’unica cosa che i suoi occhi distinguono chiaramente sono le labbra di Harry, rosse, carnose, delineate, bellissime. Non vede gli occhi verdi che lo osservano con un misto di malizia e preoccupazione, lui non li vede mai gli occhi della gente, anche se sono occhi così belli. Vede solo le sue labbra e un attimo dopo le sta baciando.
 

«Sick, sick of sleeping on the floor
Another night, another score
I’m jaded
Bottles breaking»

 
Il pavimento su cui si sveglia è duro. Duro e terribilmente freddo. Gli fa male la schiena per la posizione scomoda in cui ha dormito e il freddo gli entra nelle ossa. Rabbrividisce. Aspetta che il freddo attraversi tutto il suo corpo. Poi si alza lentamente, senza fretta. Ha ancora la vista e la mente annebbiati e ci mette un po’ per capire dove si trova. Si guarda intorno, gira la testa con una calma quasi snervante, con gli occhi mezzi socchiusi, la bocca impastata e capisce di essere a casa di un amico di Harry. Il ragazzo riccio deve avercelo portato dopo l’epico pompino che gli ha fatto. E non si stupisce neanche che se lo ricordi, il pompino, nonostante la droga. Un pompino così l’avrebbe ricordato persino dopo un’overdose. È quello che è successo dopo che non ricorda. Nella mente gli appaiono dei flash di ragazze senza maglia che ballano, tante birre, tanta musica, tanta droga e gli viene da vomitare.
Sbadiglia, Zayn. Si gratta la pancia in un gesto quasi tenero, aggirando le bottiglie di birra per la stanza e i vetri rotti. Si taglia leggermente un piede. Se ne accorge solo quando finalmente è arrivato in cucina e ha ficcato la testa nel frigo, alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“Ti sei tagliato?” una voce dolce, calda, forse troppo veloce. Zayn volta di scatto la testa, sorpreso, ma è costretto ad appoggiarsi al mobile per non cadere. La testa gli gira così tanto che sembra che lui sia l’unico essere fermo nel ciclo infinito dell’universo. Fermo, in mezzo al caos.
Gli piacerebbe tanto che fosse così. Invece è costretto a girare nel caos insieme a tutti gli altri e per di più a sopportare il caos nella sua testa.
Si porta una mano a massaggiare la fronte, mentre dalle labbra carnose, bellissime, rovinate, gli esce un grugnito di fastidio. Il ragazzo con la voce troppo veloce gli si avvicina.
“Ehi amico, ti senti bene?” gli chiede.
Sì, decisamente troppo veloce.
Zayn ci mette qualche secondo per capire cosa gli dice, la testa gli pulsa e sente le gambe pesanti. Prende una scatola di latte dal frigo, miracolosamente salva dalla festa della notte passata, si siede sul ripiano della cucina e comincia a bere direttamente dal cartone. Non risponde alla domanda, semplicemente perché non ne ha voglia.
“Ciao Zayn, ci si vede in giro!” esclama Harry Styles, con la voce roca e ancora mezza addormentata e la mano intrecciata a un tipo strano con un ghigno furbo e troppo sicuro di sé e gli occhi così azzurri che a Zayn danno il mal di testa. Troppo luminosi. È quando Zayn distoglie gli occhi dal soffitto e li punta sui due ragazzi, che stanno uscendo furtivi da quella casa, che si accorge che il ragazzo che parla troppo veloce non c’è più. Non fa neanche lo sforzo di guardarsi in giro per cercarlo con gli occhi, semplicemente alza le spalle e torna a bere il latte freddo.
Quando il ragazzo torna, ha con sé del disinfettante, che usa per medicare la ferita al piede di Zayn. Non chiede neanche il permesso, sapendo già che il moro non gli avrebbe risposto, e inizia a disinfettare il graffio. Zayn è ancora seduto sul ripiano della cucina, mentre il ragazzo si è abbassato e ha appoggiato le ginocchia a terra.
Zayn sogghigna.
Sembra una posizione compromettente. Ma il ragazzo parla troppo, ora si è messo a sparare stronzate sulla festa appena finita, su cosa diranno i suoi genitori quando vedranno la casa, su tutte le persone che c’erano e che lui non conosceva e altre cose che Zayn non ha né la voglia, né la forza di sentire. Gli fischiano le orecchie e le tempie gli pulsano. Zayn tirerebbe un calcio in bocca a quel ragazzo se avesse le energie necessarie. L’unica cosa che fa, dopo che quello gli dice “Comunque sono Liam. Liam Payne.”, è tirarlo su e baciarlo.
Non si divincola neanche, quel Liam. Zayn non sa se è per la sorpresa o per la voglia, ma non gli importa. Non gli importa neanche quando gli lecca le labbra rosse e Liam capisce ciò che sta succedendo.
Il suo nome gli martella in testa. Deve averlo già sentito da qualche parte.
Liam Payne apre le labbra per accogliere la sua lingua e Zayn crede di ricordare, per un attimo. E mentre le loro lingue entrano in contatto e Zayn comincia a strusciare il corpo su quello del ragazzo, gli torna in mente un flash.
 
Scuola. Primo giorno di scuola. Primo giorno di scuola di primo liceo. Lui non conosce nessuno. Neanche quel ragazzo conosce nessuno. “Ehi ciao, sei anche tu del primo anno? Io sono Liam, Liam Payne.” Zayn non ha neanche voglia di conoscerlo, quel Liam, ma gli stringe comunque la mano, presentandosi.
 
È un bravo ragazzo, Liam Payne. La sua stanza è sempre in ordine, fa la doccia due volte al giorno e conserva sempre nel cassetto un po’ di erba per le emergenze. È simpatico, parla sempre troppo e si preoccupa in modo esagerato. Organizza qualche festa ogni tanto e invita chiunque, senza fare distinzioni. Ha sempre i soldi per comprare della droga e sempre il tempo per non diventarne dipendente. Zayn li odia quelli come lui. Li odia perché sa che non sarà mai come quel ragazzo, non sarà mai buono, non riuscirà mai ad aiutare gli altri, così, solo per il semplice fatto che qualcuno ha bisogno di aiuto, senza considerare i guadagni o gli svantaggi che potrebbero derivarne. Sa che lui non ci riuscirà a guardare le persone negli occhi. Ma, in fondo, neanche gli interessa.
Zayn ce l’ha duro nei jeans attillati. Pensa a Harry Styles, ai suoi ricci scomposti, alla sua droga, ai suoi pompini.
Poi pensa a quando, una volta, durante l’ora di ginnastica, al secondo anno, si è scopato Liam Payne negli spogliatoi. Ora ricorda perché era da tanto che non lo vedeva.
Pensa a quando gli era venuto dentro, ma non lo ricorda. Ricorda che dopo lo aveva baciato, quindi non doveva essere stato tanto male, ma non ricorda cosa aveva provato. Zayn non lo ricorda mai, cosa prova. È come se la sua anima cancellasse, insieme alle emozioni negative, anche quelle positive e alla fine si ritrova vuoto, Zayn. Ed è stanco, stanco di passare un'altra notte solo. Vorrebbe avere qualcuno accanto, che lo aiutasse a ricordare la notte passata. Non questa notte, tutte le notti. Poi lascia le labbra di Liam Payne e va via, ferendolo un’altra volta, come tanti anni fa. Ma non gli importa, a Zayn. Ha bisogno di altri soldi. E altra droga. E magari anche di un posto dove dormire la notte senza morire assiderato per il freddo di Londra. In fondo, presto arriverà Dicembre.
 

«You’re only happy when I’m wasted
I point my finger but I just can’t place it
It feels like I’m falling in love
When I’m falling to the bathroom floor »

 
Zayn ricorda perfettamente come ha iniziato a drogarsi. A volte gli viene persino da ridere quando ricorda quei giorni. Quando con la mente torna alle sue giornate sempre uguali, alle sfuriate di suo padre, al suo bisogno di aria, di libertà. In fondo non è cambiato niente da allora.
Ricorda perfettamente, Zayn, quando si era ritrovato in quello scantinato buio. Riesce ancora a sentirlo, l’odore di muffa e umidità, l’odore di chiuso e di sudore. Era sceso in quell’inferno per comprare dell’erba, ma era tornato su con un sacchetto di pillole blu e il portafogli completamente vuoto.
Si sentiva in trappola, Zayn. Ci ha messo poco a far diventare un vizio del sabato sera un impiego a tempo pieno. Succede così ai ragazzi come Zayn. A quei ragazzi soli, abbandonati dalla società, su cui non è riposta nessuna speranza. Zayn non aveva nulla da dimostrare, non aveva nessuno che riponesse in lui ambizioni o speranze. E succede così, ai ragazzi di strada, dicono "la tengo sotto controllo", "non ci casco io" ma è raro che vada così. E allora cominci a farlo anche il martedì, poi il giovedì e alla fine non ne esci più. Tutti continuano a dire “a me non succede" ma succede.
Ma è difficile, è sempre più difficile. Perché Zayn non ha più nessuno e nessuno vorrà mai avere a che fare con uno come lui. È difficile perché tra i tossici l’amicizia non esiste. Sei totalmente solo. Sei sempre solo. Tutto il resto te lo inventi. E allora cominci a rubare, qualsiasi cosa va bene, l’importante sono i soldi. Perché con i soldi comprerai altra droga.
E continua a sentirsi solo, Zayn. Si sente solo quando si addormenta in una palestra abbandonata, insieme a tanti altri ragazzi che come lui non hanno più niente. Si sente solo quando si alza dal pavimento freddo e pensa che non può andare avanti così. E allora deruba una vecchietta per strada. E si sente solo anche in quel momento. Si sente solo soprattutto in quel momento. Si sente solo quando, per riuscire ad avere altri soldi inizia a prostituirsi. E quando un vecchio grasso e pelato entra in lui senza prepararlo e gli viene dentro, per 100 sterline. Si sente solo soprattutto in quel momento. E Zayn lo vorrebbe davvero, smettere, ma la droga è come un sogno, un sogno lungo e devastante, e non si possono fermare i sogni.
Gli piace pensare, a Zayn, che forse è la Vita. È per colpa della Vita se ora non ha più niente e sarà così fino a che lui non sarà completamente devastato, fino a che Lei non sarà finalmente soddisfatta.
Gli piace pensare, a Zayn, al destino. Pensa che la sua vita è voluta dal destino, è destino tutto ciò che gli è successo e non avrebbe mai potuto fermare il corso degli eventi. Sua madre lo riprenderebbe, a Zayn. Gli direbbe che ciò che succede è per volere di Dio, che deve pregarlo per migliorare la sua vita. Un tempo Zayn pregava tutti i giorni. Poi il suo migliore amico è morto per una stupida sparatoria e sua nonna, l’unica persona importante nella sua vita, se n’è andata dopo una settimana di agonia. Ha smesso di pregare da tanto, Zayn. Ma ammira le persone che hanno ancora il coraggio di credere in qualcosa.
Gli piace pensare, a Zayn, che forse Dio esiste e che forse lo odia. È per questo che ora si ritrova disteso sulle piastrelle di un bagno pubblico, sporco, disgustoso, a vomitare anche l’anima, mentre la neve scende a imbiancare Londra. Forse Dio non lo ama abbastanza. Forse per niente.
Gli piace la neve, a Zayn. È bianca, perfetta, immacolata, incorruttibile. È tutto ciò che lui non è. Ma la neve è fredda, gelida, crudele, mentre gli inzuppa i vestiti logori.
Zayn ora è steso per terra, in mezzo a un parco. Non ricorda bene come è finito lì, né perché la sua schiena è contro il terreno ricoperto dalla neve soffice, ma non ha voglia di sforzarsi a ricordare.
Gli è rimasta un'altra pillola nella tasca dei jeans strappati. E improvvisamente sente come una lunga ondata di calore per tutto il corpo; ogni senso di dolore, di tristezza, di colpa, completamente spazzato via. Non c’è più la neve, il freddo, non c’è più Londra. È libero.
Alza una mano al cielo, scuro, grigio, minaccioso. Non riesce a puntarlo verso le nuvole, la sua mano oscilla nell’aria e ricade giù pesante. Ha la vista offuscata, Zayn. Ha la vista offuscata e ora ha freddo.
 
 

«I’ll remember how you tasted
I’ve had you so many times, lets face it
Feels like I’m falling in love alone.
Stella would you take me home»

 
È una strana sensazione, per Zayn, svegliarsi in un letto. Non ricordava che un materasso e delle coperte potessero farti sentire così, così caldo, così al sicuro, così protetto.
Sente una mano che gli accarezza i capelli, Zayn. Anche sua madre gli accarezzava i capelli mentre dormiva, prima che lui scappasse via.
Si rigira tra le coperte, Zayn, cercando più calore, quel calore che gli è sempre mancato.
“Sei sveglio?” una voce. Una voce bussa al suo silenzio, chiedendo di entrare.
Zayn apre gli occhi. Che ci fa Liam lì?
Decide di chiederglielo e apre la bocca, ma non esce nessun suono. Gli fa male la testa e gli brucia lo stomaco. Non riesce a sentire nessun muscolo. Gli sembra di essere un burattino nelle mani della sorte.
È perso, Zayn. Perso e fottuto oltre l’orlo della disperazione.
“Ti ho trovato svenuto nel parco e ti ho portato a casa mia. Se rimanevi sotto la neve ancora un po’ saresti morto” gli dice Liam, con la sua solita faccia tranquilla e rilassata, come se gli stesse raccontando cosa ha mangiato ieri a cena. Zayn lo prenderebbe a schiaffi, ma non riesce a muoversi. La voce di Liam è troppo forte, troppo veloce, troppo intensa e fracassa i timpani e la mente di Zayn, aumentando il suo mal di testa.
Mugugna qualcosa, Zayn. Liam gli va a prendere un bicchiere d’acqua e lo aiuta a bere. L’acqua fresca gli scioglie la gola chiusa, gli libera il nodo alle corde vocali, lo fa respirare.
Liam comincia a parlargli, ma Zayn non lo ascolta. Zayn non lo ascolta mai. L’unica cosa che sente è la sua voce fastidiosa nell’orecchio, ma di comprendere il senso delle sue parole proprio non ne ha voglia.
Pensa che sarebbe bello, rimanere ad ascoltare quella voce per sempre. Quando Liam parla è fastidioso e insopportabile, ma Zayn è troppo impegnato a trovare un modo per farlo stare zitto per stare ad ascoltare anche i suoi pensieri, la sua disperazione. Semplicemente la voce di Liam è più forte delle voci nella sua testa.
Liam lo scuote per le spalle, costringendolo a prestare attenzione a quello che sta dicendo. Forse sta parlando di qualcosa di importante, sembra così serio.
Capta qualche parola, Zayn. Gli sta dicendo della droga, che lo sta rovinando e che dovrebbe smettere. Zayn annuisce, ma lo sanno entrambi che non smetterà.
Quando vuoi smettere, lo vuoi veramente. Ma la droga è una dea che non ti lascia, che ti viene a salvare dal fondo e ti trascina più in profondità. È come una bellissima donna, con un coltello in bocca e le mani sporche del tuo sangue.
Ora Zayn ha un posto dove stare. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che è stato a casa di Liam. Doveva essere una festa, non ricorda bene. Ma Liam è dolce, gli permette tutto e non fa domande. Forse parla troppo, ma non cerca di indagare. Gli è grato, Zayn, per questo.
Ma Zayn gli ha promesso che non si sarebbe più drogato. Glielo ha promesso in modo serio, con una mano sul cuore e l’altra a masturbargli il membro. Glielo ha giurato mentre affondava nelle sue carni, mentre lo spaccava in due, mentre Liam si lasciava sporcare. E ora ricorda, Zayn. Ricorda com’era scoparlo fino a farlo urlare, com’era venirgli dentro, com’era baciarlo.
Ma proprio non ce la fa, Zayn. Proprio non riesce a resistere a quelle voci nella sua testa. E gli obbedisce cecamente, Zayn. Perché proprio non ci riesce. Si sente morire, si sente squarciare il petto. Sente come un mostro dietro di lui che lo insegue e lui non può fermarsi, anche se le gambe gli fanno male, anche se non ha più fiato e i polmoni sembrano scoppiare, lui non può fermarsi. E allora ruba dei soldi a Liam e esce per strada. Sente quella voce sempre lì, dentro la sua testa... “un'altra volta sola, poi smettiamo”. Ma non finisce mai. E ogni volta è un’emozione fortissima, è come un uragano. Ma la cosa brutta delle emozioni forti è il vuoto che lasciano dopo.
Ma la cosa ancora più brutta è il sorriso di Liam, che nonostante tutto non lo lascia andare, non si arrende. Che gli tiene la mano la notte, mentre Zayn urla in preda all’astinenza. Che gli tiene fermi i polsi, bloccando i suoi istinti autodistruttivi. È soprattutto la notte, il momento peggiore. È quando Zayn si ritrova solo nel letto, con quelle voci a fracassargli la testa. Vorrebbe scappare, Zayn. Vorrebbe altra droga. No, non la vuole, lui ne ha bisogno. Ne ha un bisogno fottuto. Ma Liam continua a stringerlo tra le braccia, mentre lui cerca di scappare. Continua a sussurrargli parole dolci, durante ogni crisi. Continua ad accarezzargli la schiena, mentre lui rigurgita quelle poche cose che ha mangiato. Continua a parlare, con quella voce che supera tutte le altre.
“Lo sai?” gli dice una volta Liam. Una volta che Zayn non sta male e sono stesi sul tetto del palazzo, coperti da tre strati di coperte, mentre guardano le stelle. Zayn non risponde, continua a guardare il cielo limpido, tempestato da quei diamanti bellissimi. Si sente bene, Zayn e questo lo spaventa, perché sono almeno tre giorni che non prende niente.
Liam sa già che Zayn non gli risponderà e continua “In realtà le stelle cadenti non sono realmente delle stelle, ma minuscoli pezzettini di polvere e roccia che bruciano quando entrano in contatto con l’atmosfera.”
Poi Zayn fa qualcosa che Liam proprio non si aspettava, comincia a parlare. “Questo vuol dire che i desideri li esprimo a un pezzo di roccia? Tanto vale dirli a un sasso”
Ok, magari poteva dire qualcosa di più intelligente o romantico, ma va bene così. Perché Zayn non parla mai, e questo è un evento straordinario, quasi miracoloso. Non parla non perché non ne è capace, semplicemente non ha voglia di esprimersi. Non ha voglia di fare la fatica di manifestare sentimenti, gusti, attitudini, modi di vedere la vita. Non ha voglia di sforzarsi per far capire agli altri i suoi pensieri. Non ha voglia di cercare una forma per rendere il suo pensiero condivisibile. Arrivare agli altri gli costa. Ma ora ha iniziato a parlare e Liam non ha intenzione di lasciarsi scappare questo momento, così gli risponde.
“È molto più difficile trovare una stella cadente che un sasso, per questo si esprimono a loro. Te lo devi meritare. Devi cercarle e dopo tanta fatica hai il diritto di esprimere un desiderio” dice, avvicinando il suo corpo a quello di Zayn, cercando di non parlare a voce troppo alta, quasi avesse paura che Zayn si spaventasse.
Continua a parlare, Zayn. “E se poi non si avvera? È perché non hai cercato abbastanza? O semplicemente non te lo meritavi?”
Liam sorride soddisfatto. Questa sì che è una domanda. Risponde “Tu credi di non meritare che i tuoi desideri si avverino?”
Zayn sussulta. Liam ha paura di aver posto la domanda sbagliata. Sa che non deve entrare troppo nel personale con Zayn e questa era decisamente una domanda personale.
Passano alcuni minuti, nessuno dice niente. Poi Zayn parla di nuovo “Ogni volta che vedo una stella, nella mia testa penso: vorrei essere a casa. Ma questo desiderio non si avvera mai”
Liam non lo sa, non sa cosa quelle parole significano, ma non dice niente. Sa che Zayn non considera casa sua come ‘casa’, altrimenti non sarebbe andato via. Per questo non capisce. Ai suoi occhi Zayn gli appare come un ragazzo solo, che cerca invano di ribellarsi, a cosa non lo sa con precisione. Sa cosa la gente dice su di lui, ma si rifiuta di credere che Zayn sia solo un drogato. Zayn Malik è un ragazzo fragile, che non ha mai conosciuto l’amore e che lo cerca disperatamente. O almeno così gli piace pensare. E forse è l’unico che ha capito qualcosa, ma Zayn non ammetterebbe mai che il ragazzo ha ragione.
Zayn, mentre guarda il cielo scuro, profondo, infinito, si sente risucchiare, si sente minuscolo e debole. Sotto di sé sente il pavimento duro, e gli tornano in mente tutte quelle notti passate a dormire per terra, in un posto squallido e sporco, senza nessuno, la brezza della notte lo fa rabbrividire, ma il corpo di Liam, accanto al suo è caldo, e la sua voce è sempre troppo veloce. Non è più solo, Zayn.
Ma Liam è così vivo, mentre Zayn si sente sempre di più morire dentro. E nella sua testa continua a rimbombare la parola ‘casa’, senza sosta, fino a farlo diventare pazzo. Vorrebbe capire che significa, quel desiderio che lo assilla. Vorrebbe capire cosa vuole. Vorrebbe riuscire a rispondere a tutte le domande che lo torturano. Forse così riuscirebbe a zittire le voci nella sua testa. Prende una pillola, Zayn. Perché per adesso è questo l’unico modo che conosce per ottenere un po’ di silenzio interiore. Liam sospira, rassegnato.
 

«2 a.m. I’m on a black-out binge again
You know I don’t need sleep and I lost my keys but
I got so many friends »

 
C’è odore di sudore lì dentro. E di fumo. E di sesso. E Zayn si sente leggero, si sente libero, felice. La musica rimbalza sulle pareti e rimbomba nel suo stomaco. Non nella testa. Nella sua testa non riesce a entrare, è troppo occupata dal niente, da quel sottile strato di nebbia che gli offusca i pensieri. Ed è felice, Zayn. Perché almeno per adesso quelle voci si sono fermate.
Le persone intorno a lui ballano, alcune ragazze gli si strusciano contro, tutti gli vanno addosso, facendolo barcollare. Zayn si sente soffocare, gli gira la testa, allora sniffa un’altra dose. Sopra di lui una cappa di fumo aleggia minacciosa, come un siero aeriforme a cui nessuno può sfuggire.
Balla, Zayn. Più che altro si muove goffo, sulle gambe stanche e pesanti, mentre la musica lo stordisce, mentre la droga lo distrugge.
È andato via da Liam, Zayn. È andato via da Liam e ora non sa dove altro fuggire. Sa che non può farne a meno, di scappare. Deve andare via, non importa il dolore, non importano i polmoni che sputano sangue, deve scappare, non può fermarsi. Ma perché? Perché non può bloccare la sua corsa? Perché non può rimanere? Da cosa sta scappando? Di cosa ha paura?
Esce da quel locale, Zayn. E vorrebbe vomitare tutti i mostri nella sua testa. Vorrebbe sputarli e schiacciarli, ma è debole. È sempre troppo debole.
Guarda il cielo, Zayn. Cerca di vedere le stelle, ma sono nascoste dalle nuvole grigie.
E continua a cercarlo, Zayn, quel cielo che lo sovrastava quando Liam era con lui. Quel cielo che non sembrava notte, perché le stelle splendevano. Quel cielo che non sembrava notte, perché accanto a lui Liam era caldo, era vivo. E non lo trova. Forse non ha cercato abbastanza? O forse non se lo merita?
Ed è stanco, Zayn. È stanco mentre collassa a terra. Non riesce a respirare, si sente soffocare, non sente il suo corpo. Non sente niente. Non sente le sue ossa, la sua pelle, i suoi muscoli, sente soltanto il suo cuore che batte a un ritmo instancabile. E si sorprende, Zayn. Perché questo vuol dire che un cuore ce l’ha. E allora sorride, mentre si accascia a terra senza forze.
Quando si sveglia è in ospedale. Stacca la flebo e gli altri fili dal suo corpo e scappa via. Quando si è svegliato era in ospedale, ma lui è già altrove.È già sulla strada, a camminare senza meta, a fare a botte con qualche altro ragazzo che, come lui, sta cadendo a pezzi.
Non dorme, Zayn. Non ne ha bisogno. Una volta Zayn dormiva tanto. Sua madre lo rimproverava, perché, mentre i suoi amici la mattina si vedevano ai campetti, lui li raggiungeva dopo pranzo. Lo rimproverava perché saltava sempre l’ora delle preghiere. Per i musulmani era inaccettabile. Zayn pensa che sia per questo che Dio ce l’ha tanto con lui. Perché dormiva invece di pregarlo. Zayn non dorme più e non ne ha bisogno.
Ed è solo, Zayn. Lo hanno abbandonato tutti. Un tempo aveva tanti amici, tante persone che gli volevano bene. Se ne sono andati tutti. Nessuno rimane quando tu non sei nessuno. Le persone se ne vanno, lo fanno spontaneamente o inevitabilmente. Se ne vanno perché tu non gli servi più, perché capiscono chi sei veramente, perché semplicemente li annoi un po’ di più oppure se ne vanno perché te le portano via.
Ricorda perfettamente, Zayn, il giorno in cui il suo migliore amico è morto. Il giorno in cui gli hanno portato via l’unica persona importante nella sua vita. E piano piano ha cominciato a dimenticarlo. Ha dimenticato i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri luminosi, sempre felici, sempre buoni. Ha dimenticato il suo sorriso, sempre presente, sempre bellissimo. Ha dimenticato il suono della sua voce, quel suono che riusciva a calmarlo e a rassicurarlo. Ha dimenticato il calore delle sue mani, che lo stringevano gentili. Ha dimenticato tutto. Fino a che non è rimasto un manichino che Zayn ancora tenta di chiamare Niall. Ma la verità è che Zayn è solo.
 

«And they keep, keep me coming back for more
Another night, another score
I’m faded
Bottles breaking»

 
C’è stato un periodo, nella vita di Zayn, in cui ogni volta che usciva di casa gli sembrava di aver dimenticato qualcosa. Era sicuramente qualcosa di importante, ma Zayn non ricordava mai cosa. Poi ha cominciato ad avere questa sensazione anche prima di andare a dormire. Ora, quest’impressione, lo assilla tutta la giornata. È arrivato al punto di credere che, ciò che ha dimenticato, forse è se stesso. Forse se cominciasse a prendere in mano la sua vita, se smettesse di drogarsi, se ammettesse di aver bisogno di aiuto, forse questa sensazione sparirebbe. Ma la droga ti si infiltra nelle vene e s'incomincia a morire ben presto e la felicità è solo un ricordo. E Zayn riesce a sentire tutto in tutte le maniere, riesce a essere la stessa cosa in tutti i modi possibili. Si sente invincibile, si sente importante. Non si sente più solo, mentre, in una mano la siringa e nell’altra un laccio delle scarpe per stringere il braccio proprio sopra la vena, si inietta in corpo chissà quale merda. E improvvisamente è capace di tutto. Non c’è più paura, non c’è più vergogna, solo pura e empirica realtà, solo un sogno meraviglioso.
Ha sempre pensato, Zayn, che gli sarebbe piaciuto cantare. Magari avrebbe messo su una band, magari avrebbe chiamato Harry Styles e il suo amico con gli occhi troppo luminosi. Magari a Liam sarebbe piaciuta l’idea, perché cantare è bello, non fa male. È sicuro che Niall ne sarebbe stato entusiasta.
È sempre piaciuto, a Zayn, cantare. Cantava sempre per le sue sorelle, cantava per farle addormentare, per farle distrarre quando erano tristi, per farle sorridere. Era la cosa che gli piaceva di più, cantare. Perché quando cantava non c’erano litigi in casa, nessuno urlava, nessuno piangeva, erano tutti lì, fermi, ad ascoltarlo. Era bello, perché nessuno ascoltava mai cosa aveva da dire, ma tutti adoravano ascoltarlo cantare.
Ci si vede, Zayn, a fare la rock star. Ci si vede a fare un tour, ad avere tanti fan, milioni e milioni di persone felici solo di ascoltarlo. Riesce quasi a sentirla, la folla, le urla, le lacrime, la felicità.
E Zayn si sente una rock star, in quei momenti. Si sente fortissimo, in cima al mondo. E ha bisogno di continuare a sentirsi così, di continuare a sentirsi qualcuno. Non vuole più sentirsi come un fantasma, senza vita, senza anima e senza futuro. Non vuole più sentirsi come se non fosse niente, come se la sua vita non valesse abbastanza. E aggira le bottiglie rotte sul pavimento, insicuro e traballante, allo stesso modo con cui aggira le sue paure con la droga.
 

«One more reason I should never have met you
Just another reason I could never forget you
Down we go
The rooms spinning out of control»

 
Prende morfina, temazepam, ciclozina, nitrazepam, propoxyphene, diacetylmorfina, codeina, metadone, nalbufina, petedina, destromoramide, fenobarbitale, amobarbitale, pentazocina, buprenorfina, chlormetiazolo, Zayn. Si butta in corpo qualsiasi tipo di droga, farmaco o stupefacente, fino a diventare uno schiavo, un manichino, senza controllo di sè, della propria vita, del proprio futuro. Senza casa, senza nessuno accanto.
Si lascia toccare da estranei, Zayn, per riuscire a sentire ancora il suo corpo, per riconoscersi come essere umano, per sapere di avere ancora una consistenza e non essere definitivamente sparito.
Vaga per la città, Zayn. Dorme in rifugi o luoghi abbandonati. Per la strada si trovano droghe di ogni tipo, Zayn le prende tutte. Ma non gli bastano. Non gli bastano mai.
Non vede Liam da un paio di mesi, Zayn. Ogni notte continua a cercare le stelle, nel cielo scuro e infinito. Non le trova mai. I suoi occhi non riescono a vederle. Vorrebbe dire che gli manca, Liam. E forse è così. Ma proprio non ci riesce ad ammettere a se stesso che un ragazzo stupido e ingenuo ha fatto breccia nel suo cuore. Non può ammetterlo. Non vuole soffrire più di così. In fondo glielo diceva sempre suo padre “chi mai amerà uno come te?”. Zayn ci crede profondamente a queste parole. Forse è l’unica cosa in cui crede. E questo lo distrugge.
Vorrebbe non averlo mai incontrato, quel Liam Payne. Perché ora sa com’è avere qualcuno che si prende cura di te, che si preoccupa per te e che tenta di aiutarti. E lo trova stupido. Liam è uno stupido. Perché le persone non si preoccupano per gli altri. Le persone ti divorano fino a che di te non rimane che un mucchietto di ossa. È per questo che Zayn sa che non si leverà più dalla testa quel Liam Payne. Perché a quel tipo strano, che parla troppo velocemente e si preoccupa troppo, non è mai venuto in mente di divorarlo. E allora a tutte le voci nella sua testa si aggiunge anche l’immagine fastidiosa e snervante di Liam Payne. E Zayn vorrebbe cancellarla. E non ci riesce.
Continua ad andare più affondo, Zayn. Continua a rubare, a prostituirsi, a rubare ancora. Intorno a lui non vede niente, le pareti della stanza girano vorticosamente, lo confondono, lo distruggono. Continua a scappare, scappa sempre. Vorrebbe sapere da cosa. Ma Zayn ha smesso di cercare di rispondere a tutte le sue domande, perché sa che non troverà una risposta. O forse ha troppa paura di quale sia. Ha paura, Zayn. Zayn ha sempre paura. E allora continua a drogarsi. Ma continua ad avere sempre più paura.

 

«Lose myself in a chemical moment
White lights taking it’s tole
That’s just the way it goes
Come on, Stella would you take me home»

 

Le ombre intanto si sono allungate. Il sole è sparito dietro palazzi tutti uguali.
Zayn non riesce a vedere, non riesce a sentire, non riesce a capire, ma allo stesso tempo finalmente vede, sente, capisce. Si sente spingere a fondo, Zayn. E improvvisamente si sente in cima al mondo. È perso, spiritato, schizzato, intorno a lui vede cose che non ci sono, cose che dovrebbero esserci, cose che vorrebbe che ci fossero.
Continua a guardare le stelle, Zayn. Continua a cercarle. Continua a sperare, a desiderare, a chiedere disperatamente a quella stella. E la parola ‘casa’ gli martella in testa, non accenna a sparire. Poi, a un tratto, Liam compare di fronte a lui e Zayn comincia a capire cosa vuol dire ‘casa’.

   
 
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