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Autore: artemide82    20/11/2007    4 recensioni
Autunno a New York, un attore che cerca di calarsi nella parte...ed una ragazza che gli ricorderà il sapore di certi momenti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Graziegraziegrazie delle recensioni! Posto oggi perché ho un po' di tempo, anche se non ci saranno sempre aggiornamenti così fulminei.

Spero che vi piaccia anche questo capitolo.







Rimasero in piedi uno di fronte all'altra a guardarsi negli occhi nella penombra della stanza resa azzurrina dalle luci della città che filtravano dai vetri della finestra. Aveva ricominciato a piovere stancamente ed il battere lento delle gocce era percepibile tra le scie delle auto sull'asfalto bagnato due piani più sotto.

Jared restò a contemplarla per un tempo infinito, poi lentamente si avvicinò e senza far aderire i loro corpi la baciò piano, le labbra che giocavano dolcemente e le lingue che si sfioravano appena, voleva scoprirla a poco a poco, prendersi tutto il tempo di questo mondo se fosse stato necessario. Il bacio fu breve e delicato, poi tornò a guardarla mentre senza neanche sfiorarle la pelle le toglieva il dolcevita, poi si mosse portandosi alle spalle di lei, lei che restava immobile godendo di ogni sensazione amplificata dalla lentezza e dal silenzio.

Jared risalì con un impercettibile carezza dei polpastrelli le sue braccia mentre la pelle le si riempiva di brividi, ed il respiro si spezzò quando sentì il suo alito caldo sul lobo dell'orecchio mentre le labbra riservavano lo stesso trattamento delle mani al suo collo.

E Viola pensò, ancora con lucidità (anche se aveva il sospetto che presto questa l'avrebbe abbandonata), che Jared si accostava a lei come se stesse facendo musica, come se lei fosse uno sconosciuto e prezioso strumento musicale nelle sue mani che scopriva ed esplorava lentamente, per poi, con mani esperte, strapparle un suono, e poi un'altro, finché le sue corde non avrebbero vibrato all'unisono con lui e la sua passione.

Ora i baci sulla sua nuca si erano fatti più profondi e le mani, dopo aver disceso la schiena lungo la spina dorsale, si allargavano intorno alla sua vita fino a raggiungere e annientare in un unico gesto la resistenza dell'agganciatura dei suoi jeans che calarono lungo le sue gambe sotto la gentile pressione di lui. Scivolò fuori dai suoi pantaloni e si voltò perché le sue mani la invitavano la a farlo. La guardò negli occhi con un piccolo sorriso, e lei capì che gli stava passando il comando del gioco.

Si allontanò di qualche centimetro così da poterlo percorrere interamente con lo sguardo e sentì che il sospiro che non era riuscita a trattenere era tremante, così come lo era la sua intera persona all'idea di poter scoprire, esplorare, possedere quell'essere intriso di tanta bellezza racchiuso in corpo che aveva l'idea potesse realmente rasentare la perfezione di quell'ideale maschile che così preciso e perfetto popolava i suoi pensieri.

Sfiorò il suo corpo attraverso la semplice maglietta nera che indossava, il sentirlo fremere sotto il suo tocco le dette l'incredibile e totale percezione della suo essere reale, del suo essere uomo sotto le sue mani, spazzando via quell'immagine eterea che albergava nella sua mente per sostituirla con una sicuramente più concreta, e anche decisamente migliore si disse Viola mentre scopriva il suo torace bianco e disegnato. Passò la punta delle dita sulla linea di ogni muscolo, dividendo il suo sguardo tra il suo corpo e i suoi occhi che a tratti si chiudevano per il piacere, la testa gli si rovesciò impercettibilmente all'indietro ed l'incavo tra il collo e la clavicola fu un richiamo irresistibile per la sua bocca che pazientemente iniziò ad esplorarlo seguendo con intensità fluttuante il tocco delle sue mani che, come dotate di vita propria, erano arrivate a risalirgli la schiena.

Jared si mosse, ormai deciso a passare ad un registro più alto, con un gesto fluido le slacciò il reggiseno e l'attirò a sé, pelle contro pelle, e cercando la sua bocca in un bacio profondo e sensuale si lasciò cadere sul letto trascinandola con sé.


La pioggia doveva essere cessata, ma non ne era troppo sicura, non aveva ancora ripreso totalmente il controllo del suo corpo e ancora questo cercava di riprendere fiato allacciato al corpo altrettanto ansimante di Jared mentre l'orgasmo che li aveva colti entrambi nello stesso momento fluiva lentamente da loro lasciandoli inermi.

Non si era sbagliata con quel pensiero su Jared, la musica e il sesso, convenne poi Viola con sé stessa.

Si sentiva talmente bene che le venne da ridere e la prima cosa che disse fu una battuta:

    - Diamine...passa pure di qui quando vuoi.

Lui rise con lei, allungando la mano verso il comodino per prendere una sigaretta dal pacchetto lì sopra

    - ti va se ne smezziamo una?

Lei annuì passandogli l'accendino per poi stringersi ancora di più a lui sotto le coperte nel tepore dei loro corpi ancora un po' sudati.

Restarono in silenzio per un po', l'unico rumore la combustione della sigaretta che continuavano a passarsi.

Fu lei a parlare per prima

    - com'è la tua vita Jared...?

    Lui sorrise, quella domanda aveva un preciso significato: quello che lei lo accettava totalmente, così com'era.

    - Movimentata. Sempre in giro a suonare o per qualche film, le interviste, i paparazzi...scrivere, provare...

    - e ti piace? - domandò Viola anche se aveva già intuito la risposta

    - ogni minuto. Ho lavorato molto, sono maturato come persona e come artista e adesso ho continue conferme che il mio lavoro è apprezzato. È... stimolante. Certo comporta delle rinunce nella mia vita privata, ma per adesso non ne ho sentito troppo il peso...che dirti? Probabilmente sono solo un tremendo egoista egocentrico, e mi sa anche un pochino stronzo. - concluse tra il serio ed il faceto.

Viola si era voltata sulla pancia appoggiandosi sui gomiti per guardarlo bene in faccia, e non poté fare a meno di ridere a quelle parole

    - che c'è, non ci credi? Non fare l'errore di donarmi virtù che non ho, potresti rimanere delusa.

    - In realtà ti stavo prendendo proprio sul serio, Jared. È che in qualche modo questo di te lo avevo intuito, forse perché anche di me penso si possa dire lo stesso in tutta onestà...voglio dire, stavo bene qui e non sono tornata a casa, con tanti saluti a chi mi stava aspettando. Ma sentivo che questa per me era l'unica strada possibile, perché era l'unica che mi faceva sentire bene con me stessa, e se ci avessi rinunciato sarei morta...morta dentro. Certo, può essere considerato onorevole detto così, ma penso che tu sappia meglio di me quanto terreno bruciato ti fai intorno seguendo la tua felicita. Ma siccome chi è egoista ed egocentrico di solito è particolarmente indulgente con sé stesso finisce con l'esserlo anche con quelli in cui rivede i suoi peccati. Per quanto ti riguarda... Non credo che tu potresti fare nient'altro, per te deve essere come una droga: lo spingere l'acceleratore della tua vita fino al limite invece di stancarti credo che finisca per darti energia, per farti sentire sempre meglio, e Dio ci aiuti, sempre più attivo.

    - Come diavolo fai a inquadrarmi così bene? Da dove esci fuori tu? - le chiese lui guardandola a metà tra lo stupito e l'ammirato

    - Come faccio a inquadrarti così bene, dici? - rispose lei divertita – incredibile intuito, certo... ma anche un piccolo aiuto da parte della scienza. Di' hai mai studiato psichiatria?

    Non di recente...aspetta un momento: stai dicendo che sono pazzo?

Lei rise piano, di gola

    - ti sei mai chiesto qual'è il confine tra genio e follia? Secondo me è talmente labile da non esistere. Ci sono follie che sono socialmente accettate, acclamate addirittura...e la chiamiamo genialità. Sto dicendo che se ti guardi i criteri di diagnosi dei disturbi psichiatrici è facile trovarne in tutti noi, chi più chi meno. Certo, purché siano persone speciali. È quel tocco di follia che rende il mondo e le persone così incredibilmente affascinanti a volte, fuori dal grigiore della massa.

    - E da che patologia sarei affetto, dottoressa?

    - Da quella comune a molti artisti, anzi, forse proprio quella che li rende tali: tu sei un maniacale, Jared. Semplicemente i tuoi pensieri viaggiano velocissimi e su più binari, ti colpiscono e ti esaltano, portandoti a vivere ed agire con una velocità frenetica, a volte senza dormire, mangiare...i medici che sono privi di fantasia le chiamano crisi maniacali, io e te semplicemente ispirazione. Se poi ci aggiungi un'altro sintomo tipico della malattia...l'ego smisurato...

Lui ridacchiò scostandole con delicatezza i capelli dal viso

    - Non dico tutto questo per sminuirti, anche se forse trovare per forza un nome alle cose ed ed etichettarle sistematicamente le sminuisce...sai che ti dico? Abbandoniamo la scienza e torniamo alla letteratura con un avverbio e un aggettivo: tu sei “semplicemente straordinario”, Jared.

A lui non restò altro che baciarla.

    - Posso dormire qui? - le chiese poi

    - Certo che puoi. - rispose lei dandogli le spalle e lasciando che i loro corpi aderissero completamente in un abbraccio così perfetto che presto li avrebbe donati al sonno

    - c'è un ora precisa a cui vuoi essere svegliato domattina?

    - No, non ti preoccupare tanto a qualche ora cominceranno a chiamarmi sul cellulare – rispose lui sprofondando il viso tra i suoi lunghi capelli che profumavano di frutta e stringendosi al corpo di lei ancora di più

    - guarda che l'hai spento il cellulare – provò a ricordargli

    - tanto meglio – fu la sua risposta appena borbottata mentre già Morfeo si impossessava di lui.


  
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