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Autore: Norgor    01/05/2013    7 recensioni
"Il silenzio regna sovrano nella mia mente, ma il respiro mozzo e irregolare mi costringe a soffrire lentamente il dolore che attraversa il mio corpo. Avverto qualcosa premere fortemente sulla mia testa, i colori attorno a me risultano sempre più offuscati e indistinti. Vorrei parlare, ma dalla mia bocca fuoriesce solamente un lamento strozzato. Non percepisco più le braccia, le gambe non rispondono più ai comandi. Sono esausto, sono solo, e sto morendo. Lo capisco dalla stanchezza opprimente, dalla sofferenza lancinante che mi attraversa. Sto morendo, o forse sono già morto. Oramai il dolore è talmente forte che non lo avverto più, riesco a sentire solamente un leggero fastidio poco insistente. Ho paura di chiudere gli occhi, perché temo che non li riaprirò più".
[Raccolta di One-Shots dedicata a personaggi morti nella saga, degni di essere ricordati]
*Finnick: Hybrids and roses smell.
*Clove: It was only a stone.
*Foxface: Nightlock in the dark.
*Rue: My life in a four-notes song.
*Primrose: They aren't parachutes.
*Cato: Born to kill, dead breaking lives.
*Marvel: Death caught me unprepared.
*Glimmer: Shine like a broken diamond.
*Cinna: The chains of my soul.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cinna: The chains of my soul.

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La stanza è fredda, agghiacciante, i miei sospiri si condensano e formano delle soffici nuvole, l’aria punge sulla mia pelle come se fosse ricoperta da mille spilli incandescenti. Il silenzio è opprimente, l’unico rumore che mi giunge alle orecchie è il continuo tamburellare della pioggia che si scontra con le pareti spoglie e prive di vita che mi circondano. Ho la testa china e le mani premute sulle tempie, cerco di massaggiarmi la fronte chiudendo gli occhi. Avverto lievemente l’orecchino sfiorare l’estremità della mia gelida pelle e solleticarmi la nuca. Premo le palpebre e respiro fortemente. L’immagine di una Ghiandaia Imitatrice mi si stampa nel cervello, le morbide piume nere come la pece, il becco dorato e aperto leggermente, le zampe tese e pronte al volo. Sbuffo pesantemente e mi passo una mano fra i capelli. Alzo lo sguardo, mentre una grigiastra atmosfera mi travolge e mi fa venire i brividi. Una scarica di tensione mi attraversa il corpo con un tremolio e decido di alzarmi emettendo un rantolo di frustrazione.  
  Sgranchisco le gambe e mi stiracchio le braccia, mentre un leggero sbadiglio fa capolino sul mio viso. Lentamente mi avvicino alla parete più vicina e senza esitazione inizio a prendere a pugni la pietra fredda del muro. Le mie nocche si scalfiscono nel duro materiale, ben presto riesco a sentire i rivoli di sangue percorrermi la mano. Il mio volto diviene brutale e quasi sadico, la testa inizia a farmi male e dopo qualche minuto sono costretto a fermarmi. Sento le vene gonfie premere sulle braccia e il respiro riprendere lentamente la sua naturale regolarità. Mi reco con passo pesante al bagno e cerco di medicarmi la ferita utilizzando delle bende abbastanza resistenti. Sono portato per queste cose, non mi ci vuole molto per fare un buon lavoro. Successivamente, mi specchio di fronte al lavandino e come riflesso vedo l’immagine di un uomo consumato, forte e bello all’apparenza, ma in realtà torturato e soggetto alle più ardue sofferenze. Duro e resistente come il diamante, ma delicato e appassito come un fiore esposto al sole per troppo tempo. Sbatto le ciglia e per qualche istante ho l’impulso di tornare alla parete e continuare a fracassare il muro lapideo. Ma dopo qualche secondo di incertezza, scuoto la testa velocemente e aggrotto la fronte.
  Che cosa mi sta succedendo? Perché sono vittima di tutti questi tormenti? Perché non riesco più a darmi tregua? Ah già, dimenticavo. Io sono il creatore della ragazza di fuoco, sono colui che ha dato vita al simbolo della ribellione. Ecco perché. In questo momento gli abitanti di Capitol City mi staranno etichettando con le più colorite bestemmie che conoscono, è molto probabile che abbia già anche una taglia elevata sulla testa. Effettivamente, è quasi un miracolo che nessuno si sia ancora occupato di me, fino ad ora.
  Esco dal bagno nello stesso istante in cui un cigolio riempie il silenzio glaciale della stanza. La porta di fronte a me si apre lentamente per mostrare una figura minuta e spaventata. La osservo attentamente, potrei disegnare il suo corpo nei minimi particolari ad occhi chiusi. Lei accenna un sorriso incerto di risposta, non sembra fare caso alla mia fasciatura. Meglio così, non sono in vena di dare spiegazioni. La accolgo fra le mie braccia con una smorfia a trentadue denti e insieme ci ritroviamo abbracciati. Cerco in tutti i modi di trasmetterle calore, fiducia e coraggio, anche perché sono più che sicuro che uno di noi due non vivrà ancora a lungo. D’altronde, la rivoluzione vive grazie a noi, e chi deve pagare il prezzo maggiore?
  Smetto di pensare al nostro destino e concentro la mia attenzione sul compito a me assegnato. Le indico subito il bagno e la invito a fare una doccia, in attesa dell’entrata nella Camera di Lancio. Non parliamo, ci limitiamo a guardarci intensamente e a muovere leggermente gli angoli della bocca, perché per un’intesa come la nostra le parole sono pressoché inutili. Le do l’accappatoio e le apro il getto d’acqua. Nel momento in cui sfioro la sua pelle noto che trema incessantemente, come se fosse percorsa da mille scariche elettriche. Distolgo lo sguardo e decido di aspettarla seduto sulla poltrona di fianco alla parete ermeticamente metallica che mi da le spalle. Chiudo ancora gli occhi, e con un sospiro rassegnato mi lascio trasportare dai ricordi che mi annebbiano la mente.
 – Papà, mi aiuti? Non riesco a vedere – socchiudo gli occhi in una smorfia disgustata e con l’indice punto il dito contro una vecchia capitolina davanti a me. La sua enorme parrucca arancione mi oscura tutta la visuale della Sfilata, e io non ho alcuna intenzione di perdermi nemmeno un singolo istante. Sbuffo rassegnato, ma sorrido quando mio padre mi afferra e delicatamente mi posa sulle sue spalle. La parata ha inizio, l’atmosfera si tinge di colori sgargianti e i Tributi ci appaiono alla vista. Ma io non mi concentro sui loro volti, bensì mi soffermo sugli abiti. Sono a dir poco affascinanti, con i loro tessuti fini e preziosi. Mi brillano gli occhi mentre i carri mi passano davanti.
 – Papà, mi insegni a fare dei vestiti belli come quelli? – chiedo con tono innocente, la voce impregnata di acuto desiderio e pura curiosità infantile.
 – Perché no? – azzarda lui, lo sguardo divertito. Mi prende in braccio e si accinge ad osservarmi attentamente con uno strano cipiglio. – Potresti fare lo stilista da grande, guadagneresti un sacco di soldi. E poi, quale miglior lavoro se non uno che includa anche gli Hunger Games? 
 Penso intensamente a come sarebbe la mia vita da grande in questa prospettiva, e dopo qualche secondo storto il naso contrariato. Successivamente, assicurandomi che non mi senta, sussurro: – Ma a me non piacciono questi Giochi.
  Sto tremando. Mi asciugo il sudore dalla fronte e mi alzo in piedi barcollando. Lacrime copiose mi calano dagli occhi prima che riesca ad impedirlo, mi affretto ad asciugarmi le guance con un lembo del vestito. Sento una porta spalancarsi dietro di me, e la figura di Katniss in accappatoio mi si presenta davanti. Le accenno un sorriso di incoraggiamento e velocemente le mostro la divisa di questa Edizione. Ci guardiamo spesso negli occhi, io mi posso riflettere nei suoi grigi ed umidi che celano una paura incontenibile. Prima che me ne accorga ci ritroviamo ancora abbracciati, e io faccio di tutto per non farla sentire abbandonata, per non farla sentire morta in partenza.
  Molto lentamente ci sciogliamo dall’intreccio che abbiamo formato e come l’anno precedente le attacco la spilla della Ghiandaia Imitatrice sull’estremità del tessuto interiore della divisa. Tremante, Katniss pare sussurrare un grazie di risposta.
  Subito dopo, prendo a guardarla intensamente negli occhi, finché una fiamma non mi divampa nel petto. Mi avvicino e le prendo la testa fra le mani, avvicinando la mia fronte alla sua.
  –  Ricordati – sospiro leggermente, la voce ferma e profonda –  che io punto ancora su di te.
  Ciò che dico sembra spaventarla ancora di più, e quando ormai mancano trenta secondi all’entrata riesco a sentire i suoi denti che battono contro la mascella. Occupa il tempo che le rimane osservando attentamente la stanza in ogni suo minimo particolare, come se fosse l’ultima parte della realtà a cui potrebbe restare aggrappata. Entra nella Camera di Lancio appena in tempo, e successivamente si volta verso di me, lo sguardo carico di ansia e timore. Io come sempre le sorrido, cerco in tutti i modi di farla sentire protetta e al sicuro. Questo mio tentativo, però, dura fin troppo. Passano svariati secondi, ma la figura di Katniss è sempre davanti a me, non si muove di un millimetro. Entrambi assumiamo un’espressione confusa, io le faccio un’alzata di spalle. Cosa sta succedendo? Perché la piattaforma non si solleva?
  Improvvisamente una sorta di esplosione amplificata riempie il silenzio glaciale della stanza, Katniss mi guarda impaurita, grida e si dibatte contro la Camera di Lancio per cercare di uscire. Io sono ancora più in confusione, e non faccio a tempo a girarmi che mi sento prendere per le braccia. Vengo piegato e successivamente una ginocchiata alla nuca mi costringe a cedere e accasciarmi in ginocchio a terra. Il colpo è ben assestato, ma è niente in confronto a ciò che viene dopo. Distinguo dei Pacificatori brandire una sorta di frusta e iniziare a scalfirmi la pelle con pesanti tagli. Io alzo gli occhi lacrimanti verso Katniss e le lancio uno sguardo supplicante, ma per quanto lei si dimeni non riesce ad accorrere in mio aiuto. Sento una presa ferrea da dietro e vengo trascinato fuori dalla stanza come fossi un pesante sacco di patate. Le urla della ragazza in fiamme mi risuonano ancora nella testa e mi accompagnano per tutto il doloroso tragitto. La schiena brucia come non mai, ogni minimo movimento punge terribilmente sulla mia carne lacerata e mi costringe a mordermi il labbro per soffocare le urla. Il dolore lancinante che sto provando mi fa chiudere gli occhi e rende la mia pelle sempre più fredda e grigiastra ogni minuto che passa. Se prima cercavo di dimenarmi e tentavo di liberarmi, adesso non riesco neanche più a muovermi di un centimetro. Non so dove mi hanno portato, né per quanto tempo mi hanno trascinato nella polvere, ma ad un tratto gli spasmi diminuiscono e mi ritrovo immobile contro una parete, le mani legate con delle pesanti catene dietro la schiena.
  La stanza dove mi trovo è strana, consumata nel suo lusso e fin troppo colorata per i miei gusti. Sbianco e sbarro gli occhi quando in lontananza sento una voce trapassarmi il cervello come una freccia avvelenata.
 –  A dir poco sublime, non credi? – un tono soave nella sua brutalità, delicato nel suo disprezzo mi rimbomba nella testa. –  Eppure, non sempre le cose vanno per il verso giusto. La Ghiandaia Imitatrice ha smesso di volare, le abbiamo spezzato le ali.
  Un lieve fruscio sferza l’aria e sento il mio corpo spezzarsi letteralmente in due. Non capisco più niente, l’ultima cosa che avverto prima di affondare nell’oscurità è un fastidioso e acre odore di sangue e di rose inalarmi le narici e perforarmi i sensi. 

Angolo autore:
Riecco lo scemo in persona! Se ve lo steste chiedendo, sì. Sono ancora vivo. Ma tra vacanze, caterbe di compiti e altre storie non sono riuscito ad aggiornare prima :( Se poi penso che questo capitolo speravo mi uscisse anche meglio, posso direttamente prendere una corda ed impiccarmi. Vabbé. Spero che comunque voi lo apprezziate :)
OS sulla morte di Cinna. Ecco, non essendo descritta dalla Collins, ho voluto aggiungere qualcosa di mio :3 Nel senso, Katniss l'ultima volta che lo vede è quando lui viene picchiato, ma non si sa se muoia lì oppure dopo, e io ho deciso di personalizzare u.u
Insomma, spero vivamente che vi piaccia e invito tutti a recensire e scrivere le vostre opinioni. Per me contano moltissimo <3
Detto questo, ringrazio chi legge, recensisce e mette la storia fra le preferite/ricordate/seguite :D Vi adoro u.u
Alla prossima!! C: 
   
 
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