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Autore: elyxyz    01/05/2013    28 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buon 1° maggio a tutti

Buon 1° maggio a tutti!!!

Approfittando delle prime due ore libere e calme, ho sistemato il capitolo.

Buona lettura!

 

SPOILER FREE: Ricordo che questa storia NON contiene/conterrà volutamente alcuno spoiler della quinta stagione; eventuali coincidenze sono appunto casuali coincidenze (è già successo e succederà in capitoli che ho già pronti).

 

Linea temporale: Un anno esatto dall’arrivo di Linette a Camelot; seguito diretto del capitolo precedente e giorni successivi.

 

Riassunto generale: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

Riassunto delle ultime puntate: Il malvagio stregone Ardof è morto, ma la sua maledizione non si è sciolta. Merlin, perciò, fa credere ad Arthur di essere partito alla ricerca del padre mai conosciuto. Al principe non resta che subire questa sua scelta, mentre il tempo passa inesorabile. Con l’arrivo del primo anno di Linette a Camelot, i due festeggiano il finto compleanno della valletta e il loro legame va saldandosi sempre più. Nel frattempo, anche l’augusto genetliaco di Morgana è imminente e al castello non c’è mai tempo di annoiarsi…

 

 

Dedico l’aggiornamento a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A elfin emrys, chibimayu, Burupya, Raven Cullen, saisai_girl, Ryta Holmes, aria, sixchan, LaAngol, rekale, strangerinthistown, ginnyred, Sheireen_Black 22, DevinCarnes, Hamlet_, katia emrys, Orchidea Rosa, _Jaya, crownless, mekbul e Morganalastrega.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo LXXIII 

 

 

Merlin avrebbe conservato il ricordo felice di quel non-compleanno per molto tempo.
Dopo il pranzo col principe, in cui avevano scherzato e chiacchierato amabilmente com’era loro consuetudine, Arthur aveva deciso di boicottare i propri doveri pomeridiani e aveva affidato a Leon gli allenamenti delle reclute per quel giorno.
Benché il tempo non fosse dei migliori, infatti, l’erede al trono aveva proposto alla sua valletta personale di fare una breve passeggiata a cavallo nei dintorni del castello, offrendole l’occasione perfetta per sfoggiare il nuovo regalo ricevuto.

 

Il mago non se lo era fatto ripetere due volte e, dopo essere corso a cambiarsi con i propri abiti maschili, aveva raggiunto il suo signore nelle scuderie, dove lo attendevano la propria giumenta e lo stallone reale con l’Asino già in sella.

 

 

***

 

 

In quell’anno in cui era rimasto a palazzo sotto le mentite spoglie di Linette, erano accaduti un sacco di eventi, belli e brutti, con cui lui aveva dovuto fare i conti.
Ma, pian piano, tutto era stato superato e lui e Arthur avevano ricostruito ogni volta un nuovo equilibrio.


In particolare, dalla Festa di Yule di due mesi prima, altre barriere erano cadute.

Il principe aveva fatto in modo che lei potesse assaggiare alcuni dolci tipici di quella festività – anche se a Camelot non veniva commemorata, nei villaggi d’intorno l’umile gente celebrava i rituali propiziatori –, forse per combattere quella che lui credeva fosse la nostalgia di casa di Linette, o forse per riaccendere un po’ il nostalgico ricordo di quando, sei mesi addietro, alla locanda del Giglio Bianco avevano goduto di un momento di pace nel piccolo borgo, mangiando le frittelle alla rosa e sambuca, i dolci al miele, la frittata al timo e cipolle…

 

Merlin aveva accettato quelle premure con il cuore gonfio di gratitudine, perché comprendeva la dolcezza di quelle intenzioni nascoste sotto all’ironia altezzosa dell’erede al trono.
Arthur si era scoperto fin troppo in quelle gentilezze, e il mago accettava volentieri dei punzecchiamenti che lo proteggessero dal sentirsi troppo vulnerabile agli occhi della sua serva.

 

C’era anche da dire che, dopo gli allenamenti per sviluppare maggiormente la propria autodifesa (che Lady Morgana gli aveva propinato contro la sua volontà, su decisione dell’amato fratello), il principe aveva un po’ allentato la corda del suo protezionismo.

 

Certo, c’erano voluti dei mesi.
Ma con l’andar del tempo alcune questioni – e altrettante paure – erano state superate. Adesso Lin poteva muoversi di nuovo con più libertà, il ricordo doloroso del suo rapimento era, appunto, solo un ricordo.

Con l’arrivo dell’anno nuovo, e con altrettanta ponderata cautela e maltempo permettendo, il nobile Pendragon e la sua valletta avevano anche ripreso ad andare a caccia da soli, come un tempo.

Come prima del fattaccio.

 

Merlin non avrebbe mai dimenticato la propria sorpresa allorché, una mattina all’alba – e il fiato congelava letteralmente appena fuori dalle labbra e sentiva freddo persino in posti che non credeva più di avere, da che era diventato donna –, giunto nella piazza dove abitualmente si radunavano i cavalieri e i battitori in partenza, aveva trovato solo il principe e le loro cavalcature impazienti ad attenderlo.

“Non possiamo sempre aspettare i tuoi comodi, Lin-Lin”, l’aveva apostrofata Arthur, ghignando per nascondere un sorriso davanti alla sua espressione sbigottita.

 

“E… e gli altri?” aveva soffiato lo scudiero, meravigliato, mentre il principe si issava in sella.

 

“Gli altri chi?” aveva fatto eco il suo signore, con una scrollata di spalle, lasciando Merlin imbambolato. “Andiamo a caccia, non a fare una scampagnata! Non serve una delegazione!” aveva rimarcato, facendo partire il proprio cavallo. “Ti muovi o no?” l’aveva poi sgridato, con finto disinteresse.

 

E lo stregone non aveva chiesto altro: caricate in fretta le armi e le bisacce, gli era corso dietro con un sorriso ebete stampato in faccia – non importava più il vento freddo che lo faceva lacrimare né le dita dei piedi e delle mani che perdevano sensibilità –, e lo raggiunse, affiancandolo, senza potersi togliere l’espressione beota che sapeva di stare indossando, ma che, stranamente, il principe ebbe l’incredibile buongusto di non commentare.


Quella battuta di caccia aveva procurato solo un fastidioso gocciolio al naso e tanti sorrisi sciocchi, ma neppure l’Asino Reale si era lamentato – non tanto, almeno – per la mancanza di prede come bottino.
Come anche le volte successive, in quel mese di gennaio, che non erano andate poi tanto meglio – tuttavia era colpa dell’abbondante neve caduta, di Linette che finiva sprofondata nella neve alta e bisognosa di aiuto, delle bestie ancora in letargo, di Linette che scivolava sul ghiaccio e spaventava i pochi animali disposti a sacrificarsi, di Linette che lo colpiva a tradimento con una palla ghiacciata mentre prendeva la mira…

Erano le stesse cose che faceva Merlin, solo che lei non poteva spedirla alla gogna.

 

In fondo, ad Arthur andava bene così.

Aveva avuto tempo, per un intero autunno, per esibire il suo indiscusso valore come cacciatore a tutta la Corte reale.
Aveva primeggiato e raccolto elogi a sufficienza, quindi il suo orgoglio poteva anche dimostrarsi generoso e accogliere quelle sortite come semplici scampagnate fra la neve...

E poi… e poi c’erano i sorrisi di Linette, i suoi occhi vivaci, il nasino arrossato e infreddolito, le sue battutacce irriverenti, la confidenza che si prendeva quando erano solo loro due – lontani dal castello, lontani da tutti – che gli erano mancate da morire, anche se non l’avrebbe mai confessato a nessuno, tantomeno a lei.

 

 

***

 

 

Un’altra cosa che Merlin avrebbe annoverato, fra i suoi ricordi più imbarazzanti di quell’anno, ebbe inizio una mattina, appena dopo il suo non-compleanno, nel momento in cui – mentre egli rassettava il letto e Arthur faceva colazione – qualcuno bussò alla porta degli appartamenti del principe.

 

Ritrovarsi davanti Lady Morgana a quell’ora così inconsueta lasciò entrambi di stucco, anche se l’Asino Reale aveva dissimulato abbastanza bene la propria sorpresa.

 

“Domani sera ci sarà il Banchetto in mio onore e la povera Guinevere, che si è presa un’infreddatura coi fiocchi, non è ancora guarita!” esordì la protetta del re, mentre il suo prezioso abito svolazzava al ritmo delle sue braccia irrequiete.

 

“Difficile dimenticarlo, poiché è da quasi un’intera luna che ci ammorbi con i preparativi, Morgana cara”, le appuntò il fratellastro, con un ghigno di derisione che ella finse di non cogliere.

 

“È tutta colpa di Geoffrey e del suo dannato Cerimoniale!” si discolpò lei, puntando i polsi sottili sui fianchi, facendo tintinnare i bracciali dorati. “E Uther gli dà corda!”

 

Dannato?” le fece il verso il principe, sollevando ironicamente un sopracciglio biondo. “Una dama non dovrebbe usare siffatto linguaggio, Milady”.

 

In risposta, Morgana sbuffò, ruotando gli occhi al cielo e ingoiando una rispostaccia a modo.

“Mi presteresti Linette per domani sera?” sputò quindi, a bruciapelo. “Necessito di qualcuno che mi aiuti a prepararmi come si conviene alla festeggiata…”

 

Il boccone che Arthur stava ingoiando gli andò di traverso e Merlin, nello stesso momento, fece cadere lo straccio che teneva in mano e con cui fingeva di spolverare mentre origliava la loro discussione.

 

“Il castello pullula di servitori e valletti, e a te serve proprio Linette?!” sbottò il nobile, senza darsi pena di dissimulare il proprio disappunto. “Cos’è? Un capriccio di compleanno?”

 

Se non serve a te…” civettò la castellana, con uno sguardo ammiccante, a cui Arthur, incredibilmente, distolse gli occhi per primo.

 

Uhmmm…” bofonchiò l’erede al trono, pasticciando con gli avanzi della colazione, visto che gli era passata la fame. “Se a lei sta bene, io non ho nulla in contrario”, capitolò infine, facendo spuntare un sorriso felino sulle labbra della nobildonna.

 

“Linette, mia cara, vuoi dunque essere la mia valletta per una sera?” chiese Lady Morgana, rivolgendosi direttamente al mago, che era rimasto immobile come una statua di sale.

 

M-ma… ma Mia Signora!” balbettò il servo, sentendo un rivolo gelido corrergli lungo la spina dorsale. “Io sono la persona meno indicata per prepararvi ad un evento così importante! Non so nemmeno da dove iniziare!” sfogò, cercando di dissuaderla.

 

“Non ti devi preoccupare, riceverai da me precise istruzioni…” rassicurò la nobildonna, con un’espressione compiacente. “Avevo già scelto con Gwen l’abito che indosserò e i gioielli più adeguati, dovrai solo prepararmi il bagno, assistendomi-

 

Ba-bagno?” tartagliò lo stregone, interrompendola, mentre le sue enormi orecchie andavano a fuoco per la vergogna e una sfilza di possibili immagini di nudità imbarazzanti gli sfilava davanti agli occhi. “Oh, no! No!” rantolò, mulinando le mani a mezz’aria per corroborare l’obiezione. “Non posso!”

 

“Suvvia!” sbuffò la protetta del re, canzonandola. “Non ti facevo così pudica! Siamo tra ragazze!

 

Per poco, Merlin non si strozzò col suo stesso respiro.

Raffazzonando in fretta una scusa decente, ebbe come unico risultato un pietoso pigolio.

“Ho… ho… ho un- un-” farfugliò, scandalosamente. “Un fungo! Qui, sulle mani!” squittì, animandosi e spiccando i palmi in alto. “È infettivo, contagiosissimo! Non voglio rischiare di trasmettervelo, non posso toccarvi né assistervi!

 

Alla parola ‘fungo’, il principe sputò il pezzo di pagnotta che stava sbocconcellando, scrutando il vassoio del cibo con aria sconvolta e schifata.

 

“Linette!” guaì poi, spalancando gli aristocratici occhioni celesti.

 

“No, Sire. Voi no”, lo rassicurò prontamente lo scudiero, liquidando in fretta la questione, come se fosse di secondaria importanza. “Il vostro cibo non è contaminato e non vi aiuto di certo a fare il bagno…

 

“E i miei abiti, il mio letto?” insistette il Babbeo Reale, per nulla persuaso.

 

“Siete al sicuro, fidatevi”.

 

 “Sono certa che anch’io sarò al sicuro”, s’intromise fra loro Lady Morgana, esprimendo quella che sembrava una decisione definitiva. Senza appello.

 

Merlin imprecò mentalmente. Dannazione! Avrebbe dovuto trovare un’altra scusa...

 

“… E poi mi aiuterai nel vestirmi e, ovviamente, nell’acconciatura dei capelli…” aveva elencato la dama, incurante del suo turbamento.

 

“I capelli?!” eruppe nuovamente lo stregone, con l’unico desiderio di mettersi le mani nei propri, di capelli. E poi strapparseli per disperazione. “Ma io non so fare acconciature! Non so neppure fare una treccia decente!”

 

“Questo è vero!” confermò Arthur, annuendo con fare saputo. “Linette è completamente impedita, sono più bravo io di lei. Non è forse vero, Lin-Lin?” domandò, retorico, guadagnandosi un’occhiata fulminante dalla valletta reale.

 

“E, di grazia, vi fate spesso le treccine vicendevolmente?” li stuzzicò la Veggente, con zuccherosa ironia, facendoli irrimediabilmente arrossire entrambi.

 

“Morgana!” “Milady!” sbottarono all’unisono, strappandole una risata divertita.

 

“D’accordo. Non indagherò oltre”, accettò ella, rimboccandosi la veste di prezioso broccato, avviandosi all’uscita. Ma quella fu l’unica concessione che accordò. “Ti attendo domani, nei miei appartamenti, al rintocco del vespro. Linette, siamo intese?”

 

E al povero mago non rimase che chinare il capo e annuire.

 

 

***

 

 

Merlin era amico di Gwen, quindi ebbe il buon cuore di non incolparla delle proprie disgrazie.

In fondo, la valletta personale di Lady Morgana non aveva buscato un’infreddatura per sua scelta e quindi non le si poteva imputare alcuna colpa volontaria.

 

L’unica cosa che lo stregone aveva fatto, appena aveva avuto un attimo libero dai suoi doveri, era stata quella di farle visita, portandole un sacco di cibo sgraffignato dalle cucine e altrettanti medicamenti che potessero – forse miracolosamente – farla guarire in tempo per il Banchetto dell’indomani.

 

Purtroppo per lui, nessuno dei rimedi di Gaius era così portentoso e il suo mentore gli aveva tassativamente vietato l’uso della magia taumaturga, su cui il mago non si era ancora esercitato a sufficienza.

 

Esprimendo a Guinevere i propri crucci, Linette si era vista snocciolare una serie di consigli utili e indicazioni varie che avrebbe dovuto attuare nei confronti della castellana, e di cui aveva preso mentalmente nota.

Quando, però, Gwen si era offerta di mostrarle la realizzazione pratica di una pettinatura straordinariamente graziosa, ma non troppo elaborata, il mago aveva rifiutato categoricamente di fare da cavia, congedandosi da lì, con la scusa – peraltro ragionevole – che lei dovesse assolutamente stare a riposo e che Lin aveva già abusato della sua precaria salute e della sua ospitalità.

 

Rassegnandosi ad una notte insonne, allo stregone non restò altro che cercare un incanto adeguato e provarlo all’infinito su di sé, fino a giungere ad una parvenza di accettabilità.
Poi, soppesando il rischio, se fosse stato troppo disperato, lo avrebbe usato come soluzione estrema anche in presenza di Morgana.

 

 

***

 

 

“Merlin! Hai visto mia sorella nuda!” gli avrebbe rinfacciato Arthur, scandalizzato, un giorno. Un giorno lontano. Nel futuro. Semmai – mai – fosse riuscito a tornare in sé.

 

Ma intanto il mago si sarebbe accontentato di sopravvivere a quella serata, senza morire di vergogna, e l’ultimo dei suoi problemi erano le rimostranze immaginarie dell’Asino Reale.

 

Ad onor del vero, Morgana si era dimostrata estremamente gentile e paziente con lui, cercando di non creargli motivo di imbarazzo gratuito.

 

Ella si era spogliata al di là del paravento e, coperta da un telo di lino, si era immersa nella vasca intanto che Linette le dava rispettosamente le spalle.

 

La nobildonna non le aveva chiesto di detergerle la pelle né di lavarle i capelli – cosa per cui Merlin aveva ringraziato ogni divinità dell’Antica Religione – e, una volta che il bagno fu completato, la dama si era asciugata il corpo da sé.

 

Ovviamente, lo stregone non avrebbe potuto procrastinare all’infinito i propri doveri, e fu con gli occhi socchiusi che egli allacciò le stringhe del corsetto della nobildonna, cercando di non indugiare nel contatto sulla sua pelle di velluto né con lo sguardo fra le curve di quel corpo attraente.

 

Benché egli non provasse alcun tipo di attrazione verso la castellana, era innegabile che Morgana possedesse un fisico invidiabile da qualunque principessa o regina dei Cinque Regni.

Qualunque uomo sarebbe rimasto incantato dal suo fascino conturbante, qualunque menestrello avrebbe potuto tessere infiniti elogi a cotanta beltà.

 

Eppure, considerò Merlin, abbottonando le asole di seta sulla schiena nuda di Morgana, anche Arthur possedeva un corpo da ammirare e invidiare.

Forte e tornito, possente ed armonioso al contempo. Le cicatrici che lo costellavano non ne deturpavano la magnificenza, erano parte di lui come ogni muscolo e tendine allenato alla fatica, alla danza letale della guerra, allo scontro e alla vittoria.

 

“Ti vedo pensierosa…” rifletté la nobildonna, incrociando lo sguardo di Linette attraverso lo specchio che era davanti a loro.

 

Lo stregone si riscosse dai propri pensieri, arrossendo, colpevole, per aver indugiato in quelle riflessioni.

“Cercavo di concentrarmi per non sciuparvi l’abito, Milady”, mentì, perché davvero, davvero non avrebbe potuto dare voce ai propri ragionamenti.

 

“Finora sei stata bravissima, Linette”, la lodò, per rassicurarla, e il mago si rilassò impercettibilmente.

 

“In tutta sincerità, Mia Signora, trovo più semplice bardare il principe con l’intera armatura piuttosto che lottare con queste stringhe e laccetti!” confessò, con una smorfia di scusa e d’insofferenza.

 

Morgana sorrise all’immagine riflessa dietro di sé.

“Credo sia solo una questione di dimestichezza… Con un po’ di esercizio, persino Merlin potrebbe agghindarmi alla perfezione per un Banchetto!”

 

A quelle parole, le mani dello stregone furono colte da un tremito di sorpresa, che la dama non riconobbe, mentre continuava: “Ai primi tempi del suo arrivo qui, si raccontava che avesse cercato di infilare uno schiniere a protezione del gomito di Arthur e che il mio adorato fratello, per punizione, lo avesse mandato alla gogna per tre giorni di fila…

 

Lo scudiero avvampò al cocente ricordo di quell’umiliante rievocazione.
Perché la gente doveva spettegolare rammentando le sue disgrazie?

 

“Eppure, con l’esercizio ha imparato anche lui e ritengo, allo stesso modo, che apprenderesti anche tu come stare al servizio di una gentildonna”.

 

Merlin le rivolse uno sguardo turbato.

“Milady, cosa…?”

 

“Rasserenati, mia cara. Le mie erano solo considerazioni ciarliere. Sei qui unicamente in prestito, e non intendo sottrarti al tuo padrone. La tua devozione, tuttavia, è rimarchevolmente encomiabile”.

 

Lo stregone, che non sapeva bene come ribattere, preferì rimanere zitto, in attesa.

 

“Io sono fortunata ad avere Gwen accanto. Oltre ad essere efficiente, è anche una buona amica”, rifletté la dama, allungando una mano in direzione del portagioie intarsiato. “Mi prenderesti le collane, nell’ordine in cui sono disposte?” diede istruzioni, cambiando apparentemente discorso; poi infatti riprese, come se non avesse mai interrotto il precedente disquisire: “Ma, alla stessa maniera, Arthur è stato doppiamente favorito dalla Sorte, incontrando Merlin e te. La dedizione con cui lo servi è cosa assai rara”.

 

“Il principe è un buon padrone, Milady”, si sentì in dovere di difenderlo, fingendosi completamente concentrato mentre chiudeva i ganci di tutti i gioielli richiesti; fu per questo che si perse l’annuire della Veggente.

 

“Gradirei gli orecchini pendenti e i bracciali nello scomparto a destra dello scrigno”, chiese quindi, e prontamente il servo eseguì, giungendo – ahilui! – ad una nota dolente.

 

“E per i vostri capelli, Mia Signora?” l’interrogò ansioso, ripassando mentalmente l’incanto che aveva scelto come piano di fuga.

 

“Li lasceremo sciolti sulle spalle, raccogliendo solamente un paio di ciocche sulla sommità della nuca, con un fermaglio; poiché mi è giunta voce che il regalo di Uther sarà una tiara tempestata di pietre preziose, ovviamente dovrò rendere onore al suo dono, indossandolo durante la cena”.

 

L’ancella rilasciò un sospiro di consolazione.

 

“Eri davvero preoccupata per l’acconciatura?” la prese bonariamente in giro la castellana, ed il servitore annuì, imbarazzato.

 

“Sono altre le cose per cui vale la pena preoccuparsi, Linette”, filosofò la Veggente, con tono leggero ed espressione spensierata, mentre sceglieva tra due boccette colorate e si cospargeva con del costoso profumo l’incavo dei polsi e la pelle sotto i lobi degli orecchi agghindati.

 

Certo!, ne convenne Merlin, ironicamente. Stoffe preziose, gingilli e

 

Devi proteggerlo”, riprese Morgana, come se non avesse mai interrotto il suo ragionamento. “Dagli intrighi di palazzo, che prima o poi arriveranno. Persino da se stesso e dalla sua idiozia, perché sarà necessario. Lui tiene in grande considerazione i tuoi consigli. Guidalo, perché molti sono interessati al suo potere. Restagli accanto”.

 

Merlin sbatté le palpebre, stranito, assorbendo quella che aveva il sapore di una profezia.
Cosa diamine poteva sapere Morgana?

 

“Non si sfugge al proprio Destino. Lo sai, vero?” domandò la strega, con retorico sarcasmo, ultimando i preparativi, mentre la serietà delle sue affermazioni veniva annullata dalla frivolezza di una piroetta. “Allora? Come sto?” pretese di sapere, lasciandosi ammirare dal mago frastornato.

 

Alla luce tremolante delle candele, Morgana appariva come una creatura meravigliosa, al pari di una dea.

 

“Siete splendida e incantevole, Milady”, confermò, strappandole un sorriso compiaciuto.

 

“Bene, allora possiamo andare!” dichiarò la castellana, avviandosi per prima. “Ah! Dimenticavo un’ultima cosa…” parve ripensarci, deviando verso il canterano.

 

Merlin la seguì distrattamente con la vista, concedendosi finalmente di rilassarsi, lasciando vagare lo sguardo nell’appartamento della principessa, mentre rimaneva in attesa. E una considerazione gli sorse spontanea.

Anche se Gwen era assente da giorni, nella camera regnava l’ordine più assoluto. Tutto era pulito e sistemato, ogni cosa al suo posto.

 

Quando invece lui mancava da appena qualche ora, Arthur riusciva – chissà come – a creare il caos più assoluto. Quell’Idiota arrivava a dare il peggio di sé, come un bambino viziato e capriccioso. Come diamine ci riuscisse, rimaneva un mistero…

 

“È per te. Per ripagarti dei tuoi servigi…” le spiegò la nobildonna, porgendole della stoffa ripiegata.

 

Linette, che inizialmente aveva allungato le mani per istinto, le ritrasse di scatto. “Ma non potete! Milady, non dovete sentirvi obbligata a farmi alcun dono!” protestò vivacemente, imporporandosi imbarazzata.

 

“Non è nulla di speciale, ma servirà a ripararti dal freddo”, insistette la dama. “Ti piace?”

 

Per un terribile istante, il mago temette che la nobildonna volesse fargli dono di qualche stola ricavata da qualche bestia morta e rabbrividì con orrore, poi lo colse il dubbio che fosse qualche pezzo di seta trasparente di cui non avrebbe saputo che farsene.

 

E invece si ritrovò tra le mani uno scialle morbidissimo, di calda lana pregiata.
Non era certo il tipo di accessorio che una serva poteva permettersi. Persino drappeggiato sulle spalle di Lady Morgana non avrebbe sfigurato, tanto era bello.

 

“Io e Gwen avevamo pensato di fartene dono per il tuo compleanno; poi, però, lei si è ammalata e…

 

Merlin accarezzò la stoffa con devozione, saggiandone la soffice consistenza.
“Non avreste dovuto scomodarvi per me…” si schermì, mentre il suo sguardo dimostrava la propria gratitudine al posto delle parole.

 

“Ti servirà a combattere gli spifferi del castello!” sorrise la protetta del re, insistendo per farglielo indossare, all’istante, come prova.

 

Lo stregone cedette arrendevole, accontentandola, e poi arrossì ancor di più sotto ai suoi apprezzamenti civettuoli. “Vedrai che anche Arthur lo apprezzerà!

 

Il resto della serata si svolse senza intoppi, Lady Morgana ricevette le dovute attenzioni dall’intera Corte e uno stuolo di doni e presenti.

 

Dopo averla aiutata a coricarsi, ed essersi assicurato che anche il suo padrone avesse raggiunto il proprio letto – “Quello scialle ti dona, Lin-Lin!” le aveva detto l’Asino – anche Merlin era crollato, sfinito dalla tensione, nella sua brandina.

Chiudendo gli occhi, il mago aveva ringraziato gli dèi per la fine di quel giorno e aveva pregato che Gwen guarisse presto, per non ripetere quell’esperienza.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: La Festa di Yule celebra il solstizio d’inverno.
Come a suo tempo per Litha, i cibi che ho elencato fanno tuttora parte di questa tradizione celtica.

 

Ecco un capitolo Morganacentrico, come richiesto (tempo fa) da molti di voi. E spero sia stato di vostro gradimento. Ne avremo ancora, ma non tanto presto…

 

Precisazione cronologica: del compleanno di Morgana non si è mai fatto accenno prima d’ora, in questa storia.

Tecnicamente, Linette avrebbe dovuto essere presente al banchetto anche l’anno precedente, all’inizio della fic, appena dopo la sua trasformazione.

Invece, a suo tempo, accennai solo al banchetto privato in onore di Geoffrey, lo scrivano reale.

Del resto, non ho mai raccontato né del compleanno di Uther né di quello di Arthur, oppure del matrimonio di Lady Theresa e Sir Martin, perché li ho ritenuti ininfluenti nell’economia della storia. Se li ritenessi in qualche utilità, in futuro, potrei sempre rimediare.^^

 

Il regalo di Morgana e Gwen lo ritroveremo prestissimo… in mano ad Uther! XD

 

Credo che alcune frasi di Morgana offrano spunti interessanti… E voi, cosa ne pensate?

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Grazie per le parole di conforto e incoraggiamento nei commenti. Ormai sono praticamente guarita del tutto.^^

- Sono contenta che abbiate apprezzato l’idea del compleanno, anche se era finto.

- E ora… dite la verità: in realtà vi piace gufare, eh? XD

Sembrate quasi più cattive di me, consta cosa della disgrazia dietro l’angolo e venti funesti!

Come accennato, abbiamo un paio di capitoli ‘leggeri’ e spero divertenti, poi sì, arriverà qualcosa di sconvolgente… ma non dirò se in bene o in male…

- Sì, Merlin è innamorato perso. Ce lo siamo giocato! XD

- Arthur, sotto sotto, è un cuore di panna. <3

Anche se fa il burbero per conservare una parvenza di amor proprio, in verità è uno da gesti gentili e pensierini… Vi ricordate di quando disse a Linette che anche Merlin doveva mangiare di più e lui lo avrebbe costretto a pasti più regolari? Ecco, dietro a queste prepotenze si può leggere quanta premura ci metta…

- Merlin non si è accorto subito della delusione di Arthur, perché in quel momento era troppo concentrato a nascondere i propri sentimenti.

- Arthur, poverino, ha solo un neurone in testa e lavora part-time. Come potete pretendere che capisca presto:

a) che Merlin e Linette sono la stessa persona.

b) che lui è follemente innamorato di Merlin?
Gli ci vuole del tempo… e un tot di eventi, ecco.

- Ovviamente sia Merlin sia Linette sono arrivati a Camelot di mercoledì… non potevo non farlo! *_*

- Interessante… riflessione che mi è stata posta da due utenti.
Per me, Arthur ha regalato il fazzoletto a Linette perché credeva fosse un dono gradito, ma in parte lo fa anche per egoismo… rivuole vederle addosso *quel* fazzoletto, perché lei è così simile a Merlin.

 

 

Vi metto BEN QUATTRO anticipazioni del prossimo capitolo:

 

Accantonando le proprie remore, lo stregone si lasciò coccolare dalle morbide lenzuola, dal tepore della stanza riscaldata e, ancor più, dal brivido d’aspettativa che lo aveva colto al pensiero di quando i suoi piedini gelidi avrebbero trovato conforto fra quelli reali.

… E forse il suo corpo sarebbe finito fra le braccia del principe.

 

Con un sorriso arrendevole, il mago si lasciò cullare dal respiro familiare di Arthur accanto a sé.

E considerò che, dopotutto, con la primavera alle porte, non sarebbe stato male organizzare qualche altro viaggio per Gaius, ogni tanto, se quelli erano i risultati.

 

(...)

 

“Arthur!”

 

Fu una voce imperiosa a districare Merlin dalle maglie del sonno e dal corpo del principe troppo vicino al suo.

 

Pa-padre?... Padre!” sentì esclamare suddetto principe – il suo principe, l’altra metà della sua medaglia – mentre realizzava con orrore che no, non stava sognando un incubo e che il re – in persona! – si trovava in quella stessa stanza, appena oltre i tendaggi che li separavano.

 

(...)

 

Uther chinò la schiena quel tanto che bastava per sfiorare la lana pregiata di uno scialle, negligentemente abbandonato a terra. Poco lontano, era stata dimenticata una scarpetta inequivocabilmente femminile e almeno un altro capo di vestiario giaceva sparso sul pavimento.

 

“Ho… interrotto qualcosa?” domandò poi, lasciandosi scappare quelle parole, mentre aggrottava la fronte e la sua cicatrice appariva in rilievo.

 

Uno squittire femminile gli diede la conferma, mentre il principe, involontariamente, tirava i capelli di Merlin ed egli si lasciava sfuggire un lamento, un istante prima di riuscire a trattenerlo.

A nulla valse lo sguardo dolente che indirizzò al suo padrone, mentre questi cercava di rendersi presentabile.

 

(...)

 

Arthur che dormiva a torso nudo era uno spettacolo di cui Merlin non si sarebbe mai saziato a sufficienza.

Avrebbe voluto accarezzargli la pelle in punta di dita, sfiorare gli addominali scolpiti, la linea della mascella volitiva, arruffargli i capelli appiccicati alla fronte dal sudore notturno, avrebbe desiderato morderlo e sentire la consistenza di ogni lembo e anfratto, e farlo rabbrividire e poi concedersi a lui, e

 

 

Taaanto cliché in arrivo! ^_=

 

 


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elyxyz

 

   
 
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