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Autore: Dragasi    01/05/2013    4 recensioni
Mi rimisi in piedi e guardando in faccia il Sith gli dissi disprezzandolo con tutto il mio cuore:– Quello che tu chiami vecchio barbuto è il mio Maestro. Mi ha dato l’opportunità di addestrarmi per diventare Cavaliere, mi sta regalando il suo tempo e il suo affetto ogni giorno da quando siamo insieme. Mi sta insegnando a essere un Jedi, mi sta guidando nella mia crescita e mi sta evitando di diventare un uomo come te. Lui è il mio Maestro e io sono fiero di essere il suo Padawan –
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi, Yoda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Volevo ringraziare chi e arrivato a leggere fin qui e chi mi ha lasciato 
le recensioni ovvero, fino adesso, Sylvia Nabierre. Mi fanno molto
piacere le tue recensioni.
Spero che continiuate a leggere, io continuerò a scrivere anche se non avrò più lettori.
Io continuerò a scrivere e non mollerò a metà.
Ho iniziato questa fanfiction senza avere una fine e scrivendo a braccio,
ma adesso ho in mente come questa storia si concluderà.
Continuo a scrivere a braccio, ma adesso so dove andare.
 


Eravamo arrivati davanti alla porta della sua stanza. L’aprì ed entrammo. Come al solito mi tolsi il mantello e lo appoggiai in un angolo della stanza, lui si tolse il suo e lo mise di fianco al mio. Ci sedemmo per terra a gambe incrociate. Obi-Wan disse:– Voglio che tu riesca a spostare i due mantelli sul letto, e successivamente alzerai uno per uno tutti gli oggetti che ci sono sullo scaffale –. Io annuii in silenzio e guardai lo scaffale, c’erano una decina di oggetti. Finii in fretta, anche se gli ultimi due oggetti della mensola, grandi più o meno come due arance mi diedero qualche complicazione.
Alla fine degli esercizi il mio Maestro mi congedò:– Va pure, per oggi abbiamo finito, ti verrò a chiamare domattina per svegliarti –.
Uscii dalla stanza e in un primo momento mi stavo dirigendo alla volta della biblioteca, come avrebbe desiderato il mio Maestro, ma sentii un tremito familiare nella Forza. Cercai di capire da dove proveniva espandendo i miei sensi. Dopo alcuni istanti compresi, dal corridoio sul quale si affacciavano alcune camere di Padawans tra qui la mia. Corsi per raggiungere il prima possibile il corridoio, per non perdere quella sensazione. Sapevo a chi apparteneva quel particolare tremito… era da un po’ che non lo sentivo quel tremito così familiare e così piacevole da percepire. Mi aveva fatto sentire meno solo e più sicuro molte volte negli anni trascorsi lì al Tempio. Arrivai nel corridoio quando una figura alta circa un metro e sessanta coperta da un ampio mantello marrone stava entrando in una delle stanze. Lo riconobbi già da dietro, era impossibile non riconoscerlo, la sua testa da Togruta rossa e bianca e i suoi montral che gli cadevo davanti alle spalle e i tre lekku, le code della testa, che gli arrivavano alla vita. Urlai pieno di gioia:– Dragasi Tyek! Amico mio –.
Lui si voltò e mi guardò per un secondo stupito poi gridò anche lui di gioia:– Koi-Jon Talker! Dannato
amico! –.
Io sorrisi, mi aveva sempre chiamato così, “dannato amico”, forse perché quando eravamo Youngling al Tempio lo facevo sempre finire nei guai inventandomi mille avventure ed esplorazioni. Eravamo stati entrambi addestrati nel Clan dell’Orso, insieme ad altri diciotto bambini, ma nonostante la compagnia di altri diciotto Youngling passavamo tutto il tempo tra noi due. Dissi:– Drag vecchio mio, quanto tempo. Sei diventato un Padawan vedo –.
Lui sorrise e mi rispose:– Anche tu, vedo, dall’orribile pettinatura che sei costretto a portare avendo i capelli mio caro Koi –, ci guardammo un secondo e scoppiammo a ridere poi lui continuò:– Dai entra nella mia stanza, abbiamo tanto da raccontarci –.
Entrammo e ci sedemmo sul letto, io gli toccai apposta uno dei suoi montral, e lui si innervosì subito:
– Piantala, lo sai che non mi piace –
– Lo so, ma era troppo tempo che non lo facevo Drag –
Lui mi guardò storto e disse:– Non sei cambiato vecchio mio. Da quanto sei Padawan? –
– Da tre mesi, quando sono stato scelto non ho avuto il tempo di passare a salutarti, sono partito subito con il mio Maestro. E tu? –
– Io sono stato scelto poco tempo dopo, appena due settimane dopo di te. Non ti avevo più visto al Tempio, così ho immaginato che dovevi essere stato scelto, hai dieci anni, troppo presto per mandarti via in uno dei Corpi secondari. Chi è il tuo Maestro? –
– Obi-Wan Kenobi, è un umano. Il tuo? –
– Atria Karkel, umana. Maestro Kenobi ti ha scelto? Hai avuto fortuna dannato amico –
– Sì – dissi io – Obi-Wan è un ottimo Maestro – rimasi un momento in silenzio poi dissi:– Drag mi sei mancato – e lo abbracciai.
Lui disse imbarazzato:– Mi fai il solletico, mi stai toccando i lekku – e si scrollò per liberarsi dal mio abbraccio.
Io mi staccai ridendo e gli risposi: – Sei l’unico Togruta che soffre il solletico sui lekku – poi gli chiesi:– Hai già fatto qualche missione da quando sei Padawan? –.
Lui scosse la testa e rispose:– No sono stato solo al Tempio, è stato parecchio noioso, ma la mia Maestra è stata convocata dal Consiglio per domattina. Magari ci affidano una missione. E tu?–
– Il giorno che sono stato scelto sono partito subito, ho avuto giusto il tempo di prendere le mie cose dalla mia stanza. Io e il mio Maestro siamo andati a Naboo, il mio Maestro doveva discutere con la regina. Domani partiremo per Socorro, c’è una rivolta in corso portata avanti da un cacciatore di taglie –
– Forte! Però in questo periodo non ti ho visto in giro per il Tempio, Koi. Dannato amico!–
– Obi-Wan mi lascia poco tempo libero, anzi in questo momento dovrei essere o alla Palestra Padawan o in biblioteca –
– Tu in biblioteca Koi? –
– Sì, lo sai che sono un ragazzo studioso – risposi io in tono ironico e scoppiammo a ridere.
Mi sembrò di tornare ai tempi in cui eravamo Youngling, sembravano passati anni, in realtà erano passati appena tre mesi, ma tre mesi senza Drag erano un’eternità quando eravamo bambini, e lo sono tutt’ora.
Drag ha due anni più di me. Quando arrivai al Tempio lui era lì già da un anno. Fui assegnato al Clan dell’Orso dopo un breve test. Lì conobbi Dragasi Tyek, il Togruta che divenne il mio migliore amico. Diventammo subito inseparabili e ne combinavamo una dietro l’altra. Lo considero mio fratello e lui mi considera suo fratello. Non credo che ci siano due amici appartenenti a razze diverse legati quanto io e Drag.
Quando arrivai al Tempio ero disorientato, mi era tutto estraneo e mi ricordo che Drag, proprio come un fratello maggiore, mi aveva aiutato a capire come funzionavano le cose lì al Tempio e dopo appena un mese che ci eravamo conosciuti erano iniziate le nostre bravate, venivamo rimproverati almeno tre o quattro volte alla settimana, ma non combinavamo mai niente di grave. Ogni tanto si sgattaiolava in cucina  a prendere qualcosa da mangiare, oppure si andava in una Sala d’Addestramento e ci si iniziava ad esercitare con le spade d’addestramento del Tempio all’insaputa dei Maestri. Condividevamo tutto, i guai e i successi, i nemici e gli amici, anche il cibo a tavola.
– Dannato amico studioso, ti va di fare una capatina in cucina? Avrei una certa fame –
Sorrisi e risposi:– E poi un po’ di combattimento? –
– Certamente Koi –

Stavamo sgattaiolando lungo il corridoio di servizio che portava alla cucina, i sensi espansi al massimo per riuscire a percepire se arrivava qualcuno. Giungemmo in cucina e lì il vecchio capocuoco, Aran Kinot, ci riconobbe subito:– Dragasi Tyek e Koi-Jon Talker era da un po’ che non vi vedevo nella mia cucina. Ah, ma vedo che siete Padawans adesso, ecco perché eravate spariti! –.
Il vecchio Aran era l’unico cuoco che ci vedeva sempre volentieri, e non diceva mai ai Maestri delle nostre bravate in cucina, anzi ci dava sempre qualche dolce.
Drag disse:– Alla fine hanno scelto anche due disgraziati come noi, Aran. Senti avresti una di quelle meravigliose tartine al Quampunk che solo tu sai fare bene? –.
Aran scoppiò a ridere e si mise le sue manone sul suo enorme pancione e rispose:– Dragasi non sei cambiato per niente. Comunque certo che le ho, e le ho appena sfornate, mio caro Togruta – poi prese due tartine di un arancione acceso, qualsiasi pietanza cucinata con il Quampunk prende quel colore, e ce le porse. Affondammo i denti nella pasta dolce e saporita delle tartine. Erano squisite, come al solito, solo Aran le sapeva fare bene. Quando le finimmo Aran ne prese una terza e la tagliò a metà, poi mise le due metà dentro a due fagottini e disse:– Queste sono per dopo, piccoli scalmanati. Promettete di venirmi a trovare ogni volta che siete al Tempio –.
Noi prendemmo i fagotto e li mettemmo in una piccola sacca appesa alla cintura e rispondemmo all’unisono:– Promesso –.
Aran rise di nuovo in quel suo modo gioviale e disse:– Adesso sparite, prima che qualcuno vi veda, oppure gli Strani Fratelli si beccheranno l’ennesimo rimprovero –.
Strani Fratelli, era il suo modo di chiamarci, nessun altro usava quel soprannome. Usava quel nome perché ci diceva sempre che eravamo fratelli che per qualche strano scherzo del destino appartenevamo a due razze diverse.
Lo salutammo e corremmo via.
 
Poco dopo eravamo in una delle Sale d’Addestramento seduti sul pavimento a mangiare la nostra metà di tartina.
Mentre mangiavamo Drag mi disse:– Usiamo le spade d’addestramento, non le nostre. Almeno non rischiamo di mutilarci a vicenda – e sorrise addentando la tartina.
Io avevo la bocca piena, deglutii e gli risposi:– Concordo, e almeno non dobbiamo fare attenzione – ci guardammo e scoppiammo a ridere. Finite le tartine prendemmo due spade e le attivammo. Le lame blu emisero un bagliore e noi ci preparammo a combattere.
Drag iniziò subito ad attaccare e io parai, mi iniziai a muovere veloce e a parare i suoi colpi. Provò ad attaccarmi di lato, io portai avanti la spalla destra facendo una capriola schivai il colpo e rialzandomi cercai di colpirlo alle gambe. Lui parò il colpo e mi attaccò dall’alto. Io saltai di lato e provai un affondo, Drag schivò facilmente.
Sentii che Drag si stava affidando alla Forza, per lui è sempre stato facile mettersi in contatto con la Forza vivente, abbandonarsi ad Essa. Ha sempre avuto molta fede nella Forza. Quando eravamo piccoli lui aveva molta più fede di me, ma con il passare del tempo la mia fede è aumentata, specialmente dopo quella volta, quella volta che senza la Forza sarei morto. Certo, un Jedi deve essere pronto ad affrontare la morte in qualsiasi momento, ma a dodici anni si è troppo piccoli per essere pronti.
Sapevo che mi avrebbe sconfitto in fretta se non riuscivo ad abbandonarmi alla Forza. Mi concentrai sulla Forza vivente intorno a me, l’avvertivo, possente, in Drag. La Forza era con lui. Continuavo a parare i suoi attacchi cercando di abbandonarmi completamente alla Forza. Ogni tanto riuscivo ad attaccare, ma Drag parava senza sforzo, la Forza lo guidava e gli faceva vedere da dove sarebbero arrivati i colpi. Era in netto vantaggio. Mi attaccò con un colpo diagonale che parai con un leggero ritardo e la lama blu di Drag mi prese di striscio la guancia e odore di carne bruciata invase la stanza. Mi attaccò con tre attacchi veloci e legati uno all’altro, io li parai tutti tranne l’ultimo che mi prese di taglio il polso. Ringraziai che stavamo usando spade d’addestramento, altrimenti avrei detto addio alla mia mano destra.
Finalmente sentii la Forza che mi riempiva, iniziai a vedere i colpi prima che arrivassero effettivamente, sentivo che la Forza era con me e che mi avrebbe guidato, non mi avrebbe mai abbandonato, sarebbe rimasta con me fino alla fine.
Rimasi sulla difensiva, una vecchia tattica Jedi, aspettando in una minima distrazione di Drag per rispondere.
Dopo un paio di minuti mi accorsi che era una situazione di stallo così, concentrandomi sulla Forza,  saltai Drag e con una capriola gli atterrai alle spalle. Lo attaccai, lui si girò, ma gli presi di striscio i lekku.
Adesso tutti e due contavamo sulla Forza e il duello era veloce e rapido. Scattavamo, attaccavamo, paravamo e saltavamo muovendoci per tutta la stanza. Ci colpimmo altre volte. Lui mi prese una spalla e sulla tunica si aprì un taglio. Io gli colpii un braccio con un attacco laterale. Continuammo a combattere, orami eravamo madidi di sudore e pieni di tagli e bruciature.
Proprio mentre Drag stava per fare un affondo nella stanza entrò un Maestro con due Youngling. Sentii la Forza provenire dal Maestro e capii immediatamente che era.
Il rimprovero del Maestro arrivò come una secchiata d’acqua gelida:– Padawans imprudenti siete stati. Più maturi dovete essere. Molto deluso da voi sono, e i vostri Maestri anche lo saranno –.
Disattivammo le spade e ci voltammo verso il Gran Maestro Yoda. Io chinai il capo e dissi dispiaciuto:– Mi spiace Maestro Yoda, avremmo dovuto esercitarci nella Palestra Padawan e non qua senza il permesso dei Maestri. Non succederà più –
– Inutile che lo dici, da Youngling sempre lo facevate, e di non farlo più sempre promettevate. Con i vostri Maestri ora parleremo –.
Noi mettemmo a posto le spade d’addestramento mentre Yoda diceva ai due Youngling che si sarebbero addestrati più tardi, poi ci fece cenno di seguirlo. Uscimmo dalla Sala d’Addestramento.
Ci portò all’interno di una piccola stanza spoglia e ci disse:– Voi qui aspettate – detto questo uscì.
Noi aspettammo nella saletta, eravamo silenziosi e Drag, nonostante fosse sempre ottimista, mormorò:
– Siamo in guai seri questa volta dannato amico – io annuii soltanto. Stavo già immaginando la faccia di
Obi-Wan, lo sguardo deluso e la voce dura e severa Il mio cuore si riempì di angoscia e mi appellai alla Forza “Ti prego aiutami, non posso riuscire a sostenere il peso della vergogna per aver deluso il mio Maestro da solo. Forza sii con me, ti prego “.
Non riuscivo a muovermi tanto ero preoccupato. Rimasi fermo in piedi al centro della stanza con lo sguardo basso. Obi-Wan sarebbe stato arrabbiato, molto, per lui ero alla Palestra Padawan o nella Biblioteca, non certo in giro per il Tempio a combinare guai con un Togruta, con il mio migliore amico.
Dopo una ventina di minuti Yoda rientrò seguito da Obi-Wan e da Atria Karkel, la Maestra di Drag.
Obi-Wan mi guardò, i suoi occhi erano pieni di delusione e già mi rimproveravano prima che lui aprisse bocca. Io abbassai lo sguardo, incapace di guardare un solo istante di più il mio Maestro negli occhi.
Yoda ruppe il silenzio glaciale che c’era in quella stanza dicendo:– Imprudenti i vostri Padawan sono stati.  Soprattutto Koi-Jon, domani con il tuo Maestro tu partirai, bisogno di tutte le tue forze tu avrai. Invece in parte per guarire le userai. Se addestrarvi volevate, chiedere ai Mastri dovevate. Oppure la Palestra Padawan usare –.
Obi-Wan a quel punto disse:– E io cosa ti avevo detto di fare, giovane Padawan? –
Io risposi guardandomi i piedi:– Di andare in Biblioteca o nella Palestra Padawan, Maestro –
– Come mai non eri né nella Biblioteca né nella Palestra?– la voce fredda e severa mi toglieva il coraggio di parlare.
Risposi con un filo di voce:– Avevo sentito la presenza di Dragasi, Maestro. Drag è il mio migliore amico. Sono andato da lui e poi ci siamo comportati come se fossimo ancora Youngling –.
A quel punto la Maestra di Drag, Atria Karkel, disse:– Dragasi ti facevo più maturo. Siamo stati convocati dal consiglio per domani mattina e tu vai a metterti nei guai rischiando, oltretutto, di farti male. Stasera avremo una bella chiacchierata Dragasi – la voce di Maestra Karkel mi sembrò molto più morbida rispetto a quella di Obi-Wan.
Drag chinò la testa e mormorò:– Si, Maestra –.
Obi-Wan si rivolse di nuovo a me:– Koi-Jon adesso vieni. Da te non me l’aspettavo. Mi hai deluso, ti sei comportato da bambino. Hai dieci anni, questo è vero, ma sei un Jedi. Un Jedi che ha intrapreso il cammino di Padawan. Sei un Jedi e un giorno sarai Cavaliere. Spero non succederà mai più una cosa del genere –.
Io riuscii a rispondere con un groppo in gola:– Sì Maestro, non succederà più –.
Drag in quel momento si fece coraggio e disse:– Maestro Kenobi, non è stata colpa di Koi, gliel’ho chiesto io. Non essere duro con lui –.
Io gli fui grato, ma non potevo permettergli di prendersi la colpa al posto mio. Lui aveva proposto la cucina, il combattimento era stata una mia idea. Così dissi:– Maestro, non è stata colpa di Drag. Gli ho proposto io di andare in una Sala d’Addestramento per esercitarci – poi continuai rivolgendomi ad Atria – Maestra Karkel, sono stato io a convincere Drag. Non ci siamo mai detti di no e lui ha fatto come sempre, ha acconsentito. Avrei fatto lo stesso se me l’avesse proposto lui –.
Calò il silenzio. Obi guardava me, Atria guardava Drag. Yoda parlò, dopo aver posato lo sguardo su me e Drag e sui nostri Maestri, – Una grande amicizia tra voi c’è. A vicenda vi difendete, ma la colpa di entrambi è. Adesso i vostri Maestri a voi penseranno – detto questo se ne andò. Obi mi fece cenno di seguirlo e io, dopo un cenno di saluto a Drag, mi incamminai dietro di lui a testa bassa.

 

   
 
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