Ultimamente ero sempre lì, forse perché mi sentivo persa, abbandonata. Avevo voglia di ricominciare, di scappare via dal mio mondo, dalle mie preoccupazioni, dalla mia vita. Rifugiarmi nei miei sogni sembrava l’unica soluzione. Era tutto troppo complicato.
Mi trovavo sopra il tetto di casa. Si può pensare fosse pericoloso ma per me era l’unico posto in cui mi sentissi davvero al sicuro. Passavo il tempo ad osservare le stelle o semplicemente ad osservare il paesaggio di campagna e mi aiutava a liberare la mente. Era il mio posto. Da sempre. Piangevo, sfogavo la rabbia ..o ci andavo quando avevo bisogno di stare da sola..
E questo è uno di quei giorni.
 
Qual è il senso della vita?Perché dobbiamo soffrire per gli altri, per le persone che non ci meritano, che ci trattano come delle nullità?Perché le persone sempre  disposte ad aiutarti ci rimettono sempre? Nessuno tiene conto di quello che fai per gli altri, magari senti il bisogno di essere apprezzato per quello che fai, magari speri che a volte il favore venga ricambiato.
No,non succede mai.
Fai di tutto per aiutare gli altri, per essere accettato,ma la verità è che a nessuno importa, la gente è crudele. La gente non può capire quanto può fare male un’offesa. Non può capire che cosa tu abbia passato, giudica e basta. Parla per fare aria alla bocca. La gente ti stupisce, ti delude.
Kate, come hai potuto farlo, mi fidavo di te.
c’è bisogno di qualcuno per dare un senso alla nostra vita.  io credevo di averlo trovato quel qualcuno. ..Peter..
«Emily, dove sei?» grida mia mamma, interrompendo bruscamente le mie riflessioni con voce preoccupata. Scendo dal tetto con la scaletta, passo per il terrazzo e scendo le scale velocemente. Le vado incontro «eccomi».  
Nel viso è colato tutto il mascara nero e me ne rendo conto solo ora. Cerco di asciugarmi con un fazzoletto.
«Ehi tutto bene?»attacca mamma.
«Si»provo a dire, anche se sia io, sia mia mamma sappiamo che non è così. Le lancio un’occhiata come per dire che non è il momento giusto per parlarne. Lei mi capisce all’istante. Adoro mia mamma, sa come prendermi ed è sempre pronta a darmi consigli.
 
Non riesco a smettere di pensarlo. Ai momenti passati insieme… Al nostro primo bacio…quando presi la sua mano sudata, sembrava così imbarazzante e  patetico ma poi mi guardò e mi sorrise. Sentivo il suo cuore rimbombare sul mio petto. Mi baciò le labbra e chiusi gli occhi.
Lui conosceva le mie debolezze, sapeva come farmi sentire meglio, conosceva ogni dettaglio della mia vita.. Mi sentivo fortunata, ero convinta non ci fosse nessuno che mi facesse sentire così, come mi faceva sentire lui.
Non riuscivo a immaginare che l’avesse fatto.
Mi sforzo di togliermelo dalla testa, ma non ci riesco.
 Non voglio andare a scuola.Mi fa troppo male vederlo, solo pronunciare il suo nome sento una voragine aprirsi nello stomaco. Mi sento così vulnerabile e debole.
Litigavamo spesso, non eravamo perfetti, insomma come tutte le coppie d’altronde.
 Non riuscirò mai a dimenticare quello che mi ha fatto.
Siamo andati in discoteca tre giorni fa con dei suoi amici. Lui e gli altri iniziarono a bere, a ubriacarsi. Ho cominciato a sentirmi a disagio così ho detto a Peter che uscivo a prendere un po’ d’aria. Non si respirava, la musica mi pulsava nelle orecchie e c’era un odore di alcool e di fumo. Quando poi sono rientrata vidi Peter baciare un’altra ragazza. Si girarono e
vidi il viso della ragazza. Quella ragazza che conoscevo da una vita, da quando eravamo bambine. Quella stessa ragazza che mi asciugava le lacrime in bagno quando qualcuno mi aveva preso in giro, invece che andare in classe. Quella stessa ragazza che mi scriveva lettere sdolcinate, che rideva e scherzava con me. Volevo piangere, ne avevo bisogno,ma non qui, davanti a tutte queste persone…Cercavo di trattenerle. Mi allontanai da loro, cominciai  a correre. Sentivo la voce di Peter chiamarmi. Non era lontano. Io continuavo a correre,iniziai a respirare affannosamente, così dovetti fermarmi. Mi raggiunse.
«Lascia almeno che ti spieghi»che richiesta stupida e patetica. Non sa che altro dire a parte questo. Che schifo.-
«Non c’è niente da spiegare»sbottai. Automaticamente  cominciarono a scendermi le lacrime. Non riuscivo neanche a guardarlo.
Non volevo che lo scoprissi così, avevo intenzione di parlartene-provò a dire.
«Mi fai schifo»-feci per andarmene.
«Emily, aspetta!»mi prese le braccia e mi bloccò con forza. I suoi occhi si incrociarono con i miei per un secondo. Non riuscivo a muovermi, mi sentivo così debole e vulnerabile. Lui è sempre stato forte, alto. Io invece a differenza sua ero così piccola.
«Lasciami»i mi staccai dalla sua presa. «Lasciami in pace».
«Ti capisco, hai tutte le ragioni»
Lo ignorai. Singhiozzai e mi allontanai da lui. Chiamai mia mamma per venirmi a prendere. Non vedevo l’ora che finisse  quella giornata.
 
Mi sta vibrando il cellulare nei pantaloni.
-chiamata in corso-
Kate
La ignoro.
Dopo neanche un minuto sento vibrarmi il cellulare di nuovo.
-nuovo messaggio-
Ti prego rispondi. Ho bisogno di parlarti
Lascio il cellulare vibrare. Fuori inizia a piovere,è così malinconico,come se rispecchiasse il mio umore. Non ho voglia di uscire, ho solo voglia di stare a casa, stesa sul divano a guardare film sdolcinati e a riempirmi di gelato.  Che schifo. Le uniche persone di cui mi fidavo ciecamente mi hanno delusa. E’ questo che mi merito?
Sento qualcuno suonare il citofono. Mi alzo di scatto dal divano.
 


Ehi buongiorno a tutti c: Questa è la mia prima ff c: spero vi piaccia c: per favore recensite, ho bisogno del vostro parere c: *occhi dolci* grazie mille se lo farete c: un bacio c: