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Autore: idrilcelebrindal    02/05/2013    3 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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7. Andare avanti
7. Andare avanti

Kili cercò di elaborare le informazioni, ma era ancora troppo debole e si accontentò di sapere che tutto stava andando bene. Il solito macigno nel suo petto era ancora lì, e sapeva che non se ne sarebbe mai andato del tutto.
Ammetto che hai fatto un bel lavoro, Kee… incredibile. Non sei mai stato un diplomatico. Molto più incline a passare alle vie di fatto.
Non ho mai avuto bisogno di essere diplomatico, fratellone; alle grane pensavate tu e lo zio!
Fili era sempre  presente nella mente di  Kili.  Aggrottò la fronte: per quel che riguardava gli ultimi  giorni, era tutto  confuso, e faticava ancora a distinguere la realtà dagli incubi: Thorin, Azog, Bolg, Smaug,  ma soprattutto Fili. Fili sorridente, Fili che fumava, Fili che si rifaceva le trecce… Fili che cadeva colpito a morte, Fili tra le sue braccia, il suo ultimo sguardo. E poi uno strano sogno… Fili nelle Montagne Nebbiose, durante la tempesta e la lotta dei Giganti di Pietra, quando erano stati separati e lui  non era riuscito a prendere la mano tesa del fratello: forse il momento  più terribile, quando aveva pensato che l’avrebbe perso, che non l’avrebbe più rivisto… ma gli era parso che questa volta Fili sorridesse scuotendo la testa, senza tendegli la mano… e lui ricordava la  propria disperazione, ricordava di aver fatto ogni sforzo per raggiungere Fili senza riuscirci…
Questa volta ti ho perso davvero, Fee. Non sono riuscito ad arrivare in tempo…
Mi sembra di averti già detto che questi “e se” non mi piacciono. E poi, vedi, non mi hai perso: riesci ancora a sentire la mia voce!
A  questo punto Fili avrebbe fatto la sua  risatina, pensò il giovane  nano. La sento ancora… per Mahal, quanto  mi manca!
Ma un altro ricordo  - o un sogno – era  mescolato a queste visioni. Occhi verdi, una voce sottile, tocchi delicati  e freschi sul suo corpo rovente, mani sulla sua fronte, un profumo di rose…
“C’era… c’era qualcuno, qui?” si chiese, senza rendersi conto di aver parlato ad alta voce. Dwalin lo guardò con una espressione curiosa.
“Miralys, la guaritrice. Ti ha ripulito la ferita, ricordi?” Kili rabbrividì.
“Oh, sì… questo lo ricordo bene. Doveva essere lei…”
“E’ rimasta qui per due giorni e due  notti, non ti ha mai lasciato, finchè stamattina non l’ho costretta a prendersi un po’ di riposo. La rivedrai presto, credo, è veramente molto brava.”
Dwalin non disse che quella mattina all’alba, entrando nella tenda, aveva trovato Miralys inginocchiata a fianco del letto di Kili, addormentata. Aveva appoggiato la testa su un gomito ripiegato, affondato nelle coperte, mentre l’altra mano era appoggiata sul petto del giovane nano. Quando l’aveva svegliata delicatamente, era arrossita, ed aveva spiegato confusamente che temeva di non accorgersi di un eventuale risveglio… ma Dwalin aveva trovato il quadretto tenero a tal punto da meravigliarsi di se stesso.
“Beh, Dwalin, puoi andare a dire a tutti che sono risorto. C’è un po’ d’acqua? Mi sento come se avessi attraversato il deserto… “

Durante la giornata molte persone chiesero di poter vedere colui che era ormai di fatto, se non ufficialmente, il Re sotto la Montagna, ma Miralys respinse tutti con un piglio da sergente maggiore che Kili trovò assolutamente  divertente. Era ancora molto debole e non aveva alcuna inclinazione per la diplomazia o per le chiacchiere senza senso. Furono ammessi solo i suoi Compagni, e li abbracciò tutti con grande commozione. Ori era stravolto: la malattia di Kili, appena dopo la morte di Fili e di Thorin, era stato un colpo terribile, ed il giovane re dovette ricorrere a qualcuna delle sue vecchie battute per fargli tornare un piccolo sorriso. Alla fine gli disse:
“Avrò bisogno di te a partire da subito, Ori: sai che non sono un grande letterato – preferisco la spada alla penna – e ti chiedo se vuoi farmi da segretario.” Così un Ori estremamente ringalluzzito fu spedito a cercare penne, inchiostri, pergamene e tutto il necessario.

Alla fine rimase solo Balin. Kili allungò una mano e strinse quella del vecchio mentore.
“Siamo rimasti noi, zio… solo noi. Avrò bisogno di te: ti prego, non lasciarmi anche tu,” disse con  voce sommessa. Le lacrime scorrevano sul vecchio viso e si perdevano nella lunga barba.
“Lo so,” continuò il giovane nano, “che avevi votato la tua vita a Thorin; pensavi che saresti stato al suo fianco per tutti i tuoi anni. Non è andata così. So che io non sono il ‘tuo’ re; non ho la pretesa di prendere il suo posto; ma ho bisogno di te. Avrei voluto essere uno studente migliore” fu felice di vedere un mezzo sorriso spuntare tra la barba bianca  “ma in ogni caso era Fili quello nato ed allevato per essere Re, non io.  Non credo di sapere come si fa a fare il Re. Sono sicuro che ci sono milioni di cose a cui non saprei  nemmeno pensare.”
“Finora non ta la sei cavata male,” commentò Balin.
“Un po’ di buon senso e molta fortuna,” rispose Kili. “Non credo che basti. In nome di Thorin, che amavamo entrambi, vuoi aiutarmi?”
Balin rimase in silenzio qualche istante,  registrando con un angolo della mente il cambiamento avvenuto nel giovane che gli stava davanti. No, in realtà non è cambiato;  quella forza, quella determinazione, anche l’istinto politico ed il carisma, tutto questo c’era anche prima, l’avevo visto. E’ solo venuto alla luce nel momento del bisogno. C’è un enorme potenziale… sarà un grande Re, Thorin, amico mio: degno di te e della nostra Casa.
“So esattamente cosa vorrebbe tuo zio,” disse infine Balin alzando gli occhi. “Quindi, sì: sarò al  tuo fianco finchè avrai bisogno di me.”
Kili si alzò dai cuscini contro i quali era appoggiato, ignorando la fitta che gli lanciò la spalla ferita,  ed abbracciò il suo vecchio maestro.
“Grazie” sussurrò. “Non sai quanto sia importante per me.”

Il giorno dopo Balin entrò nella tenda e si rese conto che era in corso una crisi.
“Perdonami, mio signore, ma devi essere impazzito! O forse hai ancora la febbre?” Miralys, in piedi, i pugni piantati sui fianchi e gli occhi stretti per la rabbia, fronteggiava Kili che, seduto sul letto, altrettanto corrucciato, aveva appena finito di esporre la sua intenzione di assistere alla chiusura dei feretri di Fili e Thorin.
I capi dei Popoli Liberi avevano infatti deciso di provvedere alla tumulazione dei morti in battaglia in una zona della pianura tra Erebor e le rovine di Dale, che sarebbe stato in seguito trasformato in un giardino a perenne ricordo. Era da tempo in corso l’opera di composizione e sepoltura delle salme; ma nella riunione informale tenutasi il giorno prima, a cui Balin aveva partecipato a nome di Kili, ancora troppo debole, si era deciso che il Re sotto la Montagna ed il suo Erede sarebbero invece stati  sepolti nella cripta sotterranea con i loro antenati, durante una  cerimonia  solenne che si sarebbe tenuta tra qualche giorno. Per il momento i feretri sarebbero stati esposti nella grande Sala di Thròr, dove tutti avrebbero potuto rendere omaggio; ma prima sarebbero stati definitivamente chiusi. Kili non intendeva rinunciare a rivedere i suoi cari ancora una volta; ma avrebbe dovuto recarsi ad Erebor, dove si trovavano, mentre Miralys riteneva che non fosse in grado di alzarsi dal letto senza gravi rischi. La discussione stava assumendo le proporzioni di uno scontro e Balin si dileguò prudentemente.
“Ci devo andare, è fuori discussione!” affermò il giovane nano.
“Per cadere lungo disteso davanti a tutti, facendo riaprire la ferita? Mi sembra che sia già successo! Hai intenzione di ucciderti?” Miralys inviò a Kili un’occhiata che avrebbe incenerito una foresta. Ad ogni frase la sua  lunga treccia bionda frustava l’aria come se fosse dotata di vita propria.
“Perché i nani maschi devono essere così cocciuti?” continuò. Kili a sua volta la guardò con gli occhi neri che mandavano lampi e il suo cipiglio più feroce.
“Come pensi di impedirmelo?”
Miralys trasse un profondo respiro esasperato.
“Stavo pensando ad una botta in testa, ma ho cambiato idea.” disse. Poi scostò la coperta con gesto deciso. “Pensi di poter andare fino alla Montagna? Forza, fammi vedere! Alzati!”
“Ehii!!” gridò Kili, che era completamente nudo. Miralys sbuffò.
“Non c’è niente che non abbia già visto, là sotto” disse, al che il giovane re arrossì fino alle orecchie. Con il viso tempestoso, raccolse la  sua dignità e gettò le gambe giù dal letto. Si avvolse ostentatamente nella coperta e guardò la ragazza con aria di sfida. Miralys  ricambiò lo sguardo, poi sbuffò di nuovo.
“Aspetta. Non ho lavorato giorno e notte per permettere che ci lasci la pelle per una stupida polmonite,” disse.  Prese dalla sedia accanto una lunga camicia che Bofur aveva portato il giorno stesso, insieme ad altri oggetti ed indumenti, ed aiutò Kili ad infilarla, cominciando dal braccio sinistro. Poi tolse di tasca un grande quadrato di seta sottile, lo ripiegò   e formò un sostegno  per il braccio ferito. Kili la lasciò fare sbirciando  di sotto in su con aria dubbiosa.
“Hai cambiato idea?” La guardò incuriosito, e lei ricambiò lo sguardo. Ha dei riflessi dorati negli occhi… si ritrovò a pensare lui.
“Penso sempre che non dovresti stancarti in questo modo, e che rischi di ucciderti, ma se sei deciso a provare, ebbene, proviamo! Quando sei pronto…”
Kili si alzò lentamente, appoggiandosi al braccio di  Miralys. Immediatamente, il mondo cominciò a girare ed ombre scure presero a danzargli davanti agli occhi. Ansimò e barcollò. Subito sentì le braccia della ragazza intorno al torace, ed istintivamente la cinse con il  braccio buono, stringendola a sé.
Kili abbassò lo sguardo, e gli occhi verdi catturarono i suoi… senza rendersene conto, entrambi trattennero il respiro e ogni pensiero sparì dalle loro menti.
Fu lei la prima a riprendersi, ed interruppe il contatto visivo, sussurrando, con voce strozzata:
“Credi.. credi di arrivare a quella sedia…?” Miralys si sentiva le guance in fiamme. Stretta al petto di Kili, lo sguardo carezzevole di quegli stupendi occhi castani l’aveva turbata, e sentiva il cuore di lui  battere forte, come il suo.
Il giovane re non rispose, così la guaritrice osò alzare lentamente lo sguardo di nuovo. Kili era frastornato. Non riusciva a staccarsi dal corpo morbido che sentiva tremare contro il suo; il profumo di rose che emanava dai  capelli  dorati gli inebriava  i sensi.
“Kili… te la senti…” ripetè Miralys, e lui si riscosse. Annuì, non credeva di avere fiato per parlare. Fece pochi passi, poi  si sentì svenire.
“Non.. non ce la faccio…” Subito la guaritrice lo fece indietreggiare verso il letto, lo aiutò a sedersi  e si inginocchiò accanto a lui, tenendogli un braccio intorno alle spalle.
“Kili… hai perso un lago di sangue. La febbre non è ancora passata. Hai rischiato di morire. Ci vorrà un po’ di tempo…”
“Ma io devo andare adesso!”
Miralys lo guardò. Gli occhi scuri, improvvisamente pieni di lacrime, parlavano di un dolore tale che il cuore della giovane nana si sciolse. Davanti a lei non c’era né un principe né tanto meno un re, solo un ragazzo che aveva perso il fratello che era il centro del suo mondo, oltre all’uomo che gli aveva fatto da padre.
“Oggi…” continuò Kili con voce incrinata, “oggi chiuderanno  le bare, ed io non vedrò mai più il suo viso… “
Miralys sentì che anche i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“Oh, Kili… ma tu l’avrai sempre davanti agli occhi, nel tuo cuore…” istintivamente, senza pensare, lo abbracciò. Lo sentì irrigidirsi per la sorpresa, ed immediatamente pensò: per gli dèi, cosa sto facendo? Ma nello stesso momento in cui cercò di staccarsi, lui ricambiò l’abbraccio, abbandonando la testa sulla sua spalla, scosso da singhiozzi disperati. Tutte le lacrime ed il dolore che aveva nascosto dentro di sé, che ogni volta aveva rinchiuso in un angolino della sua anima, trovarono finalmente sfogo. Pianse per Fili, per Thorin, per sua madre, per se stesso, e per tutti quelli che erano morti in quei terribili giorni.  E lei pianse  per tutta quella sofferenza che lui aveva tenuto dentro, che le spezzava il cuore.
Alla  fine, placata la tempesta, Kili continuò per un po’ a tenere il viso nascosto nella spalla  di Miralys.
“Dèi, mi vergogno tanto” sussurrò con la voce soffocata.
“Anch’io,” rispose lei.
“E perché mai?” chiese lui, alzando la testa.
“Perché di solito non vado in giro ad abbracciare bei ragazzi, tanto meno di stirpe reale,” spiegò Miralys, e fu felice di sentire una risatina soffocata nella stoffa del suo abito.
“Prometto di non dirlo a nessuno,” sussurrò Kili vicino al suo orecchio, provocandole un brivido, “se tu non dirai niente di me che piango come un bambino.”
“Promesso,” concordò lei.
“Visto che siamo complici, ormai, hai per caso un fazzoletto?”
“No, ma se vuoi ho delle garze” rispose lei passandogliele. Tutti e due si asciugarono gli occhi, si soffiarono il naso, poi si arrischiarono a guardarsi. Kili si passò una mano sul viso.
“Per Durin, non so cosa mi sia successo…”
“Ne ho visti tanti, in questi giorni. Non avevi mai pianto? Fa bene, ogni tanto, come urlare o distruggere qualcosa…”
“In questo momento non ho abbastanza fiato per gridare, e forse ho già distrutto abbastanza.”
Lei annuì. Lo aiutò a riadagiarsi sul letto, e lo coprì; poi gli accarezzò una guancia, e chiese, timidamente:
“Se ti fa piacere… vuoi parlarmi di lui..?”
Così Kili parlò e parlò, di Fili, di quando erano bambini, e di Thorin, di sua madre Dis, e rise e pianse ed alla fine era talmente esausto che si addormentò. E Miralys vide che, finalmente, la sua espressione non era più così tormentata.           
  
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