Anime & Manga > X delle Clamp
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Autore: nika89    20/11/2007    1 recensioni
Salve a tutti!questa fic l'ho scritta...pensate un pò...alle 03.00 di notte...l'argomento in questione tratta dell'indecifrabile distanza che separa i due protagonisti che vagano tra i loro pensieri...è la mia prima fic...personalmente non saprei...spero che sia il contenuto che il resto sia di vostro gradimento...sparate pure le vostre critiche ^0^ ciao!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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"La realtà è un sonno lontano dai sogni". Ore 05.00_ …e quegl’occhi languidi e velati da una innata malinconia mostravano ai miei un paese sperduto, quieti come una distesa di ghiacciai, avevano il colore dell’acqua e sembravano esserne della stessa sostanza, e tutti gli oggetti su cui ponevano attenzione, per un infinito attimo, sembravano assumere le sfumature della sua anima e conservare, pur se nella loro vacuità, un vivo ricordo di dolcezza. Come un fiume in piena, il suo sguardo scorreva senza intoppi e .… poi…quando mi incontrava rallentava il suo corso e si riversava timidamente nel mio: il vento mormorava e simili pensieri, cocenti sensazioni dimoravano,stranamente, nella mente inflessibile del sakurazukamori e tale era la rigidità climatica anche per le strade solitarie della città …. dalle sue labbra schiuse aspirava fumo di tabacco, la mano destra, aperta, ciondolava lievemente e ancora calda per il delitto, a terra tracciava la tua colpa, e, mentre camminavi, spazzavi via la fitta nebbia….. –Sbrau- Un sorriso carico di malizia sottolineò le sue intenzioni… L’orologio mi ricordava che erano le 5.00 del mattino. Che freddo…. pensai…... quella mattina c’era un gelido impassibile. _Subaru !…Subaru…! chiamava la voce di sua sorella tra i suoi ricordi, ora più che mai. Non c’era anima viva in casa Sumeragi, tutti morti, le ombre degli oggetti presenti nella stanza si descrivevano proiettandosi sulle fitte pareti mentre un dolore acuto gli pervase il petto, era il chiaroscuro di una sedia, nel mezzo della stanza in penombra, rassomigliava vagamente alla figura di quel uomo…che tanto lo esaltava, quel tratteggio indefinito prendeva la forma delle sue larghe spalle, quell’ombra smorzata e terrea, l’ombra del suo nemico che lo inseguiva nelle ore in cui esisteva il sole e si disperdeva nell’enigmaticità dell’oblio notturno. Questi erano i pensieri che si agglomeravano nella sua testa, benchè gli occhi si aprono ad un nuovo giorno, il cuore resta chiuso nel suo dolore… i primi albori si affacciavano tra le nuvole che laceravano il buio della notte; ormai passata. Dalla finestra della sua stanza tiepidi raggi rosati acquerellavano le lenzuola bianche alle quali Subaru si stringeva per il freddo. Si sollevò sul gomito nel momento in cui un tenue miagolio gli pervenne all’orecchio: era un gattino dal pelo bianchissimo e dall’iride di un verde rigoglioso, che il giorno prima aveva salvato in strada dalla solitudine, e ora; come per gratitudine, si accingeva a salutarlo mentre, salito sul letto, affondava dolcemente le sue piccole zampette tra le abbondanti lenzuola, nel tentativo di raggiungere Subaru. Questi lo afferrò e le sue sottili mani ne poterono percepire la morbidezza e il calore. Lo fissò, sollevandolo sulle zampe retrostanti, specchiandosi nei suoi piccoli bulbi ellittici nei quali riconosceva la stessa tonalità alberata dei suoi occhi. Lo circondò delicatamente tra le braccia mentre il suo viso illuminato di candore si addolcì per la tenerezza del cucciolo, per poi ritornare al languido sguardo di sempre. Lì dove c’è molta luce, l’ombra si fa più cupa e il pensiero ritorna a travagliarsi senza sosta. -Seishiro….- da quando si era svegliato il suo cuore lo aveva nominato almeno un centinaio di volte. –Seishiro!- disse tristemente ad alta voce e intanto era giunto alla finestra. La sua immagine apparve trasparente sulla grande lastra di vetro , e oltre, ammirando il dedalo che formavano le strade cittadine, così piccole nel loro intreccio e al contempo tanto selvagge e remote per l’indefinita distanza che lo separavano da Seishiro. Quella mattina per le strade si aggirava una sinistra foschia, e il silenzio incessante perseverava in tutta la sua crudeltà, il ghiaccio formatosi sull’asfalto cambiava gradualmente colore mentre si scioglieva, le pale taglienti lo raschiavano e sulle alture dei grattacieli gocciolava e ogni goccia precipitava nel vuoto, e ogni minuto era un’ora e ogni ora era un secolo e un secolo non si conta ma, Subaru guardava e numerava le gocce e dentro di se osserva e conta quei petali che cadono e mai atterrano: Seishiro…petalo…sei tutto di ghiaccio e la tua bellezza raggela ogni cosa. In quel mattino entrava l’inverno e sembrava gridare a gran voce –MALEDETTO!.... SEISHIROOOO! Perché sei più disastroso e implacabile del mio arrivo, io fermo il sangue nelle vene ma tu lo riversi ovunque.- - Seishiro, questi giorni non si cancellano ma dopo la morte li potremmo buttare via tutti, so che anche oggi non risparmierai le lacrime di nessuno, amo te, il cielo e questa terra che piangono per te, per le lacrime che mai ti vedranno versare.- - L’orologio segnava le 06.00 e il gattino uscì dall’opaca veranda, sul giardino innevato, ruzzolando su quel manto lattiginoso: Subaru gli rivolse un angelico sorriso.
  
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