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Autore: mirie    02/05/2013    2 recensioni
Il problema era la notte, quando Shizune intimava Sakura di riposare. C'era qualcosa che le impediva di dormire: non era la branda scomoda, non erano le ovattate lamentele dei feriti e non erano neppure i passi affaticati dei medici che si aggiravano di tenda in tenda.
La teneva sveglia la paura di assistere alla morte dei suoi compagni. La paura di essere incapace di curare le ferite di Sasuke o di Naruto. La paura di non poter neanche partecipare al loro ultimo momento di vita, ma vederli direttamente da cadavere. Ecco, quest'ultima supposizione l'atterriva.
[leggeri quanto vaghi accenni al SasuSaku]
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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div style="text-align: right;" dir="ltr" align="left">Welcome to my place: dopo così tanto tempo mi sono decisa a scrivere di nuovo qualcosa. Non che sentiste la mia mancanza, ma io invece ho ritrovato la volontà di postare di nuovo qualcosa. Anche una schifezza come questa (Ah! ritorno di nuovo io e la mia bassa autostima u.u) Sono cresciuta e ciò mi ha portato a classificarmi di nuovo come persona. E spero di essere diventata meno decerebrata. Spero. Comunque sia, bando alle ciance!, vi lascio questa one-shot piuttosto inconcludente, ma della quale avevo bisogno (: Perché sì, finalmente mi sono anche decisa di continuare a rileggere questo manga, il mio primo Cuori neri (carte)amoreCuori neri (carte), poiché non me la sentivo di abbandonarlo: sono arrivata a metà della guerra ninja e lì la mia immaginazione ha preso il sopravvento, tanto da trovare anche un'po d' ispirazione. Ma è meglio che vi lasci leggere! :P    
 
 
 
Cataclysm- and it can't be outfought  
 
Si parla della guerra come di un'entità estranea. Un cataclisma lontano, sfocato nel tempo. Una serie di combattimenti durante i quali gli uomini diventano cifre, numeri senz'anima, percentuali prive di vita. Si disprezza la guerra, se ne ha paura. Ma la storia e le leggende esaltano i propri eroi, semplici persone che si trovavano nel posto giusto al momento giusto o sprovveduti dotati di coraggio. Ma alla fine solo assassini. Sakura aveva studiato i fatti avvenuti durante la guerra. Aveva memorizzato i nomi dei più importanti, aveva sentito le vicende raccontate dai più anziani. Situazioni in cui le emozioni venivano minimizzate in un solo sentimento: paura. Quando Sakura si ritrovò davanti alla consapevolezza della morte sentì il terrore pervadere ogni singola fibra del suo corpo. Nonostante il suo ruolo di ninja l'avesse abituata alla constatazione della morte, Sakura percepì una sensazione non lontana dall'essere considerata panico. Prima della battaglia pensieri, supposizioni, domande e dubbi popolavano la sua mente con insistenza. Aveva paura per i suoi compagni, maestri, amici, genitori. Ma soprattutto temeva per le vite di Naruto e Sasuke. Sentiva uno scontro inevitabile tra i due, sentiva il panico nel vederli morire. Quando la guerra era iniziata però, quando si ritrovò a dover  curare decine di feriti, i suoi pensieri scemarono. La sua mente era piena solo di autocontrollo, di insegnamenti medici applicati e di lucidità. Non ebbe neanche il tempo per sorprendersi di ciò.  
 
 
 Il problema era la notte, quando Shizune intimava Sakura di riposare. C'era qualcosa che le impediva di dormire: non era la branda scomoda, non erano le ovattate lamentele dei feriti e non erano neppure i passi affaticati dei medici che si aggiravano di tenda in tenda. La teneva sveglia la paura di assistere alla morte dei suoi compagni. La paura di essere incapace di curare le ferite di Sasuke o di Naruto. La paura di non poter neanche partecipare al loro ultimo momento di vita, ma vederli direttamente da cadavere. Ecco, quest'ultima supposizione l'atterriva. In quel caso non avrebbe potuto dire a Naruto che era fiera di lui. Non avrebbe potuto dire a Sasuke per l'ultima volta che lo amava e infine baciare quelle labbra destinate a divenire gelide. Avrebbe voluto non piangere durante la notte. Le sarebbe piaciuto rimanere costantemente forte, annullando le emozioni. E se invece fosse morta lei? Non avrebbe potuto partecipare alla vita dei suoi compagni, ma sarebbe diventata un numero, un morto senza nome che aveva sacrificato la sua vita per dovere e per amor di patria. Il suo ricordo sarebbe scomparso col tempo e tutti lentamente l'avrebbero classificata come "la compagna di squadra dell'eroe Naruto e del ninja traditore Sasuke. Il medico dai capelli rosa." Alla fine però Sakura si addormentava, vinta dalla stanchezza. Abbassava lentamente le palpebre bagnate di lacrime, con la paura nel cuore e l'immagine dei suoi compagni nella mente.    
 
 
Sarebbero rimasti traumatizzati. Ecco perché i ninja non sono mai tipi normali: assistere a tante reazioni umane ti porta alla pazzia o alla stranezza. Sakura questa volta pensò a ciò mentre si adagiava sulla branda. Elencò tutti i ninja che aveva conosciuto e il loro crudele passato, infine li divise tra la categoria dei pazzi e quella degli strani. Il nome di Sasuke arrivò come una scossa violenta lungo la spina dorsale. E improvvisamente smise di distinguere sotto le due categorie tutti gli altri ninja e focalizzò l'attenzione solo su di lui. S'immaginò il ragazzo entrare dentro la sua tenda, portare l'indice alle labbra in segno di silenzio e rimanere lì, fermo immobile a scrutarla. Lei si sarebbe meravigliata, ma non avrebbe neanche posto una domanda, godendosi la piacevole presenza. Si sarebbe alzata dalla branda e si sarebbe buttata sul suo corpo, in un abbraccio disperato e desideroso di affetto, di comprensione e di calma. Sarebbe perfino riuscita a baciarlo, vincendo la timidezza e l'imbarazzo iniziale. Forse il loro sarebbe stato un bacio placido, ma divenuto poi convulso, in preda alla foga, vittima della disperazione. Si sarebbero staccati l'uno dall'altra solo per riprendere fiato e poi avrebbero ricominciato a mangiarsi il volto con le labbra e senza denti. Alla fine si sarebbero guardati negli occhi, la mano di Sasuke che accarezzava la guancia di Sakura, mentre il suo sguardo nero rivelava un pensiero irreale, frutto dell'immaginazione della ragazza: "Forse un giorno, Sakura. Adesso ci sono troppi conflitti che mi riguardano e che devo risolvere." Ecco cosa diceva il suo sguardo. Perché Sakura voleva essere amata. Ma la guerra le aveva fatto capire che le bastava essere un'importante presenza nella vita dei suoi compagni. L'amore invece  sarebbe scoppiato alla vista di Sasuke. Solo in quel momento avrebbe reagito. Per una volta la kunoichi si addormentò senza lacrime, senza pensieri nocivi, senza paura.  
 
 
Gli alunni dell'accademia uscirono da scuola con rapidità, sorridenti per la fine delle lezioni. Sakura non si era messa a correre come gli altri, che nel frattempo si erano dispersi per le vie del villaggio urlando. Pensava alla sua interrogazione sulla storia dell'ultima grande guerra ninja. Aveva compiuto un discorso articolato, lineare e ricco di particolari, talmente ben riuscito che il maestro Iruka l'aveva elogiata mentre i suoi compagni l'avevano ascoltata attenti, catturati dal racconto di quei determinati fatti. Sakura era fiera di sé. Ripercorreva le dinamiche della propria interrogazione mentre si dirigeva verso casa. Solo una cosa aveva rovinato il suo discorso a dir poco perfetto: l'ultima domanda del maestro Iruka. "Tu, Sakura, come eviteresti la guerra?" A quella non aveva saputo rispondere e l'insegnate, vedendo l' alunna interdetta e in difficoltà, l'aveva rassicurata, dicendole che l'assenza della risposta non sarebbe stata determinante nel suo giudizio. I suoi pensieri si interruppero per le grida divertite di alcuni suoi compagni di classe. Allora improvvisamente Sakura capì e avrebbe voluto rispondere al maestro Iruka " Amandosi. Io eviterei la guerra con l'amore." Ovvio. Scontato. Banale. Sia la risposta che il sentimento. Sakura col tempo avrebbe capito che per ogni situazione esistono diverse sfumature, diversi punti di vista. Eppure, semplicizzando il concetto, la guerra era davvero il contrario dell'amore. E questo le ritornò in mente anche anni dopo, mentre si trovava sulla propria branda dopo aver curato decine di feriti. 
  
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