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Autore: Logan Way    02/05/2013    2 recensioni
[Partecipante al concorso "Work In Progress" indetto da Cosmopolitan00, arrivata terza.]
La pubblico solo ora per mancanza di tempo ( e di voglia).
Dal testo:
"A salvarlo dalla depressione era stato il fatto che lo aveva ucciso per conto di altri.
Perché Sasuke era un oggetto.
Era come la penna per lo scrittore o il pennello per il pittore.
Era una marionetta a cui venivano mossi abilmente i fili, solo quello. E come tale doveva limitarsi a eseguire senza obiezioni."
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Nick: ReaLFictionWay_Hyuga Neji/Logan Way (forum/sito).
Titolo della storia: No more breathe inside.
Lavoro scelto: Killer Professionista.
Personaggio assegnato: Sasuke Uchiha.
Rating: Arancione.
Genere: Introspettivo, Thriller
Avvertimenti: AU
Trama: “A salvarlo dalla depressione era stato il fatto che lo aveva ucciso per conto di altri.
Perché Sasuke era un oggetto.
Era come la penna per lo scrittore o il pennello per il pittore.
Era una marionetta a cui venivano mossi abilmente i fili, solo quello. E come tale doveva limitarsi a eseguire senza obiezioni.”
Note dell’autore [facoltative]: Non mi dilunguerò molto, dico solo che questa è la mia prima ff su Naruto quindi vi prego di essere magnanimi e di recensire e non linciarmi! (scusate eventuali errori)
Enjoy!

Strinse la mano intorno al manico della katana nera che portava al fianco.
Era quasi ora.
La sua vita ormai si limitava a quello.
I suoi occhi freddi e vacui guardavano attentamente il territorio circostante, senza troppo interesse.
La sua vita era in funzione di quello.
Rafforzò la presa sul quella che considerava la sua unica amica, l'unica che non lo aveva mai
abbandonato.
Il vento muoveva i rami degli alberi, scuotendo i suoi capelli neri, scoprendo quel viso niveo e indifferente a tutto.
Gli occhi nero pece si puntarono sul cielo notturno e pieno di nuvole.

Non si vedono le stelle...

Amava le stelle, lo avevano sempre affascinato.
Fin da piccolo, si divertiva a guardarle, a trovare le costellazioni insieme a suo frat-
No quello era un capitolo chiuso ormai.
Non doveva più pensarci, non doveva più mostrare le sue debolezze! Non poteva. Non doveva più dare ascolto ai suoi sentimenti.
Doveva chiuderli da qualche parte per non aprirli mai più.
Quei ricordi lo rendevano debole, e lui non lo era affatto.
Era un Uchiha del resto.
Ma preferiva uccidere con le stelle, si sentiva protetto.
Nessun essere umano alla fine, riesce a non provare alcun emozione, lui non era da meno.
Il vento prese a soffiare più forte. Alcune gocce iniziarono a scendere, bagnando il suo viso.
Ben presto a fare compagnia alla pioggia si aggiunsero alcune lacrime.
Aveva ucciso suo fratello con le sue stesse mani -ma a quel tempo ancora non sapeva la verità.
Ovviamente, a salvarlo dalla depressione era stato il fatto che lo aveva ucciso per conto di altri.
Perché Sasuke era un oggetto.
Era come la penna per lo scrittore o il pennello per il pittore.
Era una marionetta a cui venivano mossi abilmente i fili, solo quello. E come tale doveva limitarsi a eseguire senza obiezioni.
In realtà non aveva nemmeno obiezioni da fare.
Non che gli piacesse uccidere, ma non conosceva quasi nessuno delle persone che uccideva, non provava emozione passando la lama sopra la gola di qualcuno, in più, non aveva la coscienza sporca, pensando a quante persone aveva levato la vita.
Semplicemente in realtà non erano uccise da lui, lui era solo il tramite tra la vittima e chi la desiderava morta.
Però in quel momento non era sotto il comando di nessuno, se non il suo.
Sbagliava? Non sapeva rispondersi, e poco gli importava se la ragione gli intimava di fermarsi, era la sua occasione.
Non si era fermato quando aveva trapassato la lama nel petto di Itachi, non si sarebbe fermato nel momento in cui poteva vendicarlo.
La vittima in questione era Sakura Haruno, talentuosa figlia del maggior antagonista del suo cliente.
Lo stesso cliente che prima aveva fatto sterminare il clan Uchiha dal figlio maggiore di Mikoto Uchiha, e dopo lo aveva fatto uccidere da suo fratello minore.
Infine aveva scoperto la verità.
Aveva pianto lacrime di disperazione, e il confine tra dolore e rabbia era stato così sottile da non vederlo,
fino a quando non era stato ormai sorpassato abbondantemente, portandolo su quel tetto, aspettando che nella casa regnasse la pace, per poter mietere l'ennesima vita.
La pioggia aveva ormai iniziato a scemare, e solo allora si rese conto che aveva stretto la katana fino a
farsi male, perdendosi nei ricordi. Strinse gli occhi, lasciando la presa. Finalmente le stelle tornavano a illuminare quel cielo.
Adesso doveva solo attendere che la famiglia Haruno dormisse, per poter compiere il suo piano.
“Signorina Haruno, vada a dormire, è tardi”
La voce era fievole, di un'anziana probabilmente, e da come aveva chiamato la ragazza si poteva tranquillamente intuire che era della servitù.

Perfetto..

Ma si era preparato anche a quello. Era comunque Sasuke Uchiha. Non era mai impreparato.
Sospirò, doveva pazientare ancora. Non poteva lasciarsi sorprendere, avrebbe mandato tutto a rotoli.
Si stese sul tetto, continuando a pensare.
Guardò la luna, spostando i ciuffi nero pece dai suoi occhi. Il pallore della luna rischiarava quella zona in periferia
di Kyoto.
Intorno alla villa c'erano tanti ciliegi, ormai spogli, ma comunque belli da vedere. Si risvegliò dopo poco, stropicciandosi gli occhi e aggiustandosi i capelli.

Mi sono assopito, cavoli. Speriamo di essere in tempo.

Guardò il cielo, era ancora scuro, poteva ancora farcela, anche se di preciso non sapeva l'ora. Scese dal tetto, la finestra della camera della ragazza era socchiusa, come prevedeva il suo piano.
Entrò silenziosamente, la vittime dormiva placidamente su un fianco, quasi scoperta.
Rimase fermo, per un istante. Era davvero una bella ragazza, era un peccato ucciderla.
Quando è sveglia affatto, è fastidiosa. Pensò una vocina dentro la sua mente.
Gli aveva dato filo da torcere quella, quando stava vicino casa sua per imparare le sue abitudini, o era
vicino a lei quando parlava con le sue amiche, gli arrivava quella voce stridula , quasi che aveva pensato di ucciderla seduta stante. Peró poi cercava di calmarsi, e tornava la solita maschera di sempre.
Si avvicinò lentamente estraendo la spada dalla custodia.
Era una settimana che la lama non affondava nella carne di qualcuno, quindi fremeva dal desiderio.
La ragazza socchiuse gli occhi verdi, tornando però a dormire placidamente.
Ancora non si era accorta, di quello che stava per succedere.
Sorrise a quel viso ingenuo.
Era la prima nel suo genere che stroncava.
Slegò il nodo del fazzoletto nero che aveva legato al polso e le coprì la bocca, in modo da non farla urlare, non voleva scocciature. Ne slegò un altro e le legò le mani.
Alzò la lama della spada portandolo vicino al collo e facendo una leggera pressione.
Rivoli di sangue scarlatto contrastavano quella pelle pallida, mentre quegli occhi smeraldo si aprirono al
contatto col freddo.
Rimasero spalancati mentre cercava di liberarsi. La lama però non si era arrestata, ma continuava il suo
percorso, tagliandole anche i vestiti.
Finalmente aveva la possibilità di non sentirsi più in colpa per il suo Nii-san.
Lo aveva ucciso per il suo cliente, senza pensarci due volte. Adesso Orochimaru-sama doveva pagare.
Gli occhi di lei lo guardavano imploranti, chiedendogli pietà, e anche domande legittime, ma lui non se ne curava. Non era mai successo. Fece scendere la spada fino all'ombelico, rafforzando la presa sul manico.
Fermò quella corsa, non pensando a nulla, se non ha guardare quel fiume rosso che aveva creato, e la ragazza imitò il suo movimento. Negli occhi si notò il cambiamento del suo sguardo, da spaesato e spaventato a inorridito. Sasuke ghignò a quel mutamento.
Tutte le sue vittime sapevano cosa avevano fatto di sbagliato, ma lei era all'oscuro di tutto, e si stava zitta, non che potesse fare altrimenti, ma restava inerme sotto al suo tocco e a quello della spada.
Aprì di poco la giacca del keikogi.
Aveva caldo e doveva farla finire in fretta.
Posizionò la spada sopra il suo petto, esattamente in corrispondenza del suo cuore.
La lama la trafisse, di scatto.
Gli occhi di lei si sgranarono per il dolore, mentre opponeva una leggera resistenza.
Affondò una seconda volta, ritirandola di un poco e trascinandola fino all'ombelico.
Le rimaneva davvero poco, e decise di non farla morire senza avere almeno un minimo di spiegazione.
"Sai Sakura? Ho sentito che se squarci la corteccia di un ciliegio questo appassirà. Forse, quel ciliegio che poco tempo fa ha conosciuto questa spada, è davvero destinato a morire oggi."
Il mio Nii-san amava i ciliegi, amava i loro fiori, ed era sempre triste quando appassivano. Ma poi rifiorivano. Quando lui è morto sono andato a scheggiare la corteccia dell'albero che avevamo in giardino, avrebbe voluto aggiungere.
Levò la spada insanguinata dal suo corpo, e uscì, così com'era entrato.
La sua mente aveva ricominciato a pensare. Ma non si sentiva in colpa. Aveva fatto soltanto una constatazione, la sua mente.
L'unica differenza tra te e quell'albero che piaceva a Itachi è che quell'albero continua a fiorire tutt'oggi. Tu per lo squarcio che ti ho fatto, hai smesso di esistere.
Prese il fazzoletto e pulì la lama della sua katana, per poi rimetterla nella custodia nera, e lasciò villa Haruno, in pace con se stesso.
   
 
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