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Autore: weretogether    02/05/2013    4 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
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Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5.
''just tired..''

 

Mi preparai in fretta e, come mi aveva detto, alle otto Jonathan era già sotto cosa mia. 
Indossavo degli shorts, una maglia in pizzo nera, una giacca nera e delle ballerine nere.
Quando suonarono al campanello, presi la borsa e mi diressi verso il piano di sotto nella speranza che nessuno avesse aperto alla porta, ma, ovviamente, non era così.
Trovai mio padre che faceva l’interrogatorio a Jonathan, era stato così anche con Justin, solo che ora era diverso. Quando stavo con Justin, lo conoscevano già, Jonathan invece era venuto un paio di volte per qualche ricerca, ma nient’altro, e ora potevo immaginare che volessero sapere tutto di lui, almeno se io non gliel’avessi impedito.
Lanciai un’occhiata a Jon come per dirgli ‘tranquillo, ora smettono’, ma lui non sembrava preoccupato e questo mi rilassava. 
-papà, possiamo uscire ora?- lo interruppi io.
-oh, certo.- disse mio padre quasi fosse deluso del fatto che avessi fatto cessare quella loro straziante ‘conversazione’ in modo brusco.
-ciao.- dissi schioccando un bacio sulla guancia di mio papà e facendo un cenno con la mano a mia mamma.
Prima che Jon potesse salutare, mio padre, quasi fosse una tradizione, pronunciò le solite parole –riportala a casa per le undici.- 
Avevo diciassette anni e non potevo neanche tornare a casa quando volevo. Le undici, quasi non avevamo nemmeno il tempo di mangiare!
Jon annui col capo –certo.- fece una pausa.- arrivederci.- concluse.
Uscimmo di casa e quando la porta si richiuse verso di noi, Jon mi affiancò e percorremmo il vialetto prima di poter arrivare alla sua macchina, si trovava proprio vicino al marciapiedi.
Raggiungemmo subito l’auto e, dopo avermi fatta salire, si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò un –sei bellissima- facendomi arrossire.
-grazie.- balbettai chiaramente non abituata a complimenti di quel genere. Anzi no, non abituata ai complimenti a basta.
Lui si limitò a sorridere e, dopo aver chiuso lo sportello, salì dalla parte del guidatore.
-dove andiamo?- chiesi dopo che ebbe messo a moto.
-tu dove vuoi andare?-
-non saprei, scegli tu.- sorrisi.
-okay. sicura?-
Annuii col capo.
-allora andremo in un posto speciale.- disse felice.
Era davvero giusto quello che stavo facendo? Tornare a frequentare un ragazzo era davvero la cosa migliore da fare? Una parte di me diceva che era giusto, che anche io avevo una vita, ma l’altra parte diceva che non avrei amato più nessuno come avevo fatto con Justin. 
Lui era un capitolo troppo importante per me, uno di quelli che avrei letto e riletto, fino a saperlo a memoria, ma i libri continuano e per scoprire il finale devi andare avanti, non puoi leggere in eterno le stesse pagine.
Dopo dieci minuti Jon parcheggiò la macchina e solo il fatto che non ci muovessimo più mi riportò alla realtà. Durante il viaggio nessuno dei due aveva parlato e a me stava bene così. Non avrei saputo cosa dire.
Scendemmo dalla macchina e Jon mi prese per mano per condurmi al luogo dove mi aveva portata.
Entrammo in una pizzeria poco affollata ma davvero molto carina. La disposizione dei tavoli fuori e tutto il resto rendevano l’aria piacevole. 
Prendemmo posto e poco dopo una cameriera venne a prendere l’ordinazione. 
-è tutto okay?- chiese Jon una volta che la cameriera si allontanò.
-si, perché?- evidentemente aveva notato la tensione che c’era tra noi due.
-sembri strana.-
-no, tranquillo, è tutto okay.- accennai un sorriso per rassicurarlo. 
Ci fu una breve pausa, poi riprese –è la prima volta che esci con un ragazzo da quando Justin ti ha lasciata?- chiese.
Justin, Justin, Justin. Doveva necessariamente essere ovunque?
-beh, si..- risposi imbarazzata.
-è per questo che sei così tesa?-
-anche.- ammisi. 
-mi spiace. non avrei dovuto essere così invadente e costringerti a uscire con me.- si scusò.
-scherzi? se non fosse stato per te sarei a casa a sopportare le lamentele dei miei genitori, o starei studiando matematica.- sbuffai.
o starei piangendo per via di Justin’ pensai. 
Lui si lasciò scappare un sorriso e anch’io feci lo stesso. 
-sono serio Kristen. mi dispiace. la prossima volta che lo faccio prendimi a pugni.- 
-davvero posso farlo?-
Lui annuii ridendo. 
-non ci penserò due volte!- scherzai. 
La serata stava cominciando ad andare meglio rispetto a come era partita. 
Poco dopo arrivarono le pizze, così le mangiammo e, dopo aver pagato, andammo a fare una passeggiata.
-è strano.- disse Jon. 
-cosa?- chiesi. 
-che tu sei qui adesso con me. era tanto che non ci rivedevamo e ora stiamo addirittura uscendo insieme.- lui fece una pausa. Sorrisi. –mi sei mancata tanto.- aggiunse.
-anche tu mi sei mancato. mi dispiace, mi sono comportata da stronza, ma stavo male, davvero male e volevo solo starmene lontana dal mondo, anche se non portava a niente.- 
-avrei voluto poterti aiutare, ma sono stato troppo stupido e ho lasciato che fossi sola.- 
-beh, non ero sola. avevo Izzy, e anche me stessa.- soprattutto me stessa.
-cosa significa?- 
-significa che ho imparato a ‘prendermi cura’ di me. era una cosa che non avevo mai fatto, ma quando sei sola, impari a farlo. impari a badare a te stessa, perché sai che nessuno lo farà mai e tu non puoi esporti a tutti i pericoli di questo mondo come se niente fosse.- spiegai.
-sembri diversa.- 
-forse lo sono.- 
-non necessariamente.- 
Gli rivolsi uno sguardo interrogativo.
-maturare non significa necessariamente cambiare. maturare può anche significare restare ciò che si è, con una sola differenza.-
-che sarebbe?- 
-sei sempre te stessa, solo che impari a capire ciò che è bene e ciò che è male.- 
-già.- affermai. –impari a capire ciò che è bene e ciò che è male.- ripetei sussurrando, quasi avessi paura che le persone sentissero.
E Justin cos’era? Un bene o un male?
-che ore sono?- chiese Jon interrompendo i miei pensieri.
Guardai l’orario –quasi le undici.- 
-forse è meglio che ti riaccompagni a casa.- 
-forse si.- 
Tornammo in macchina, non avevamo più parlato, sembravamo scossi da quella conversazione forse un po’ troppo azzardata per due ragazzi della nostra età.
-siamo arrivati.- affermò Jon una volta che arrivammo a casa mia. 
-beh, grazie per la bella serata. scusa, ma ero un po’ nervosa.- mi scusai per il mio comportamento un po’, inadeguato?
-non ti preoccupare. posso capire, o almeno posso provarci.- fece una pausa. –ho passato una bella serata e spero che anche per te sia stato lo stesso.- 
Io annuii per fargli capire che anche io avevo passato una bella serata. 
-allora, ci vediamo domani?- chiesi io.
-okay, a domani.- sorrise. –ti voglio bene.- disse per poi darmi un bacio sulla guancia.
-anche io, ciao.- gli feci un cenno con la mano, poi scesi e dopo aver attraversato il vialetto, entrai in casa.
-sono tornata.- affermai una volta dentro.
-tesoro, com’è andata?- chiese mia mamma. Si aspettava davvero che io rispondessi?
-bene.- dissi, dopo mi affrettai a salire al piano di sopra, volevo evitare le domande, inopportune, che mia mamma mi avrebbe fatto. Era una quarant’enne sempre in cerca di scoop e questa cosa mi infastidiva abbastanza. Doveva ringraziare che era mia madre e che le volevo bene, sennò l’avrei presa a parolacce ogni volta che si intrometteva, o solo ci provava, nelle faccende degli altri.
Entrai in camera mia e mi buttai sul letto. I miei occhi si posarono subito sul balcone di Justin, era tutto chiuso anche se notai la luce della sua stanza accesa. Chissà cosa stesse facendo.. 
Subito dopo i miei occhi si posarono sulla sdraio che si trovava sul mio balcone e vidi il libro che avevo comprato qualche giorno prima posato li.
Nathan! Era stato di sicuro lui, ma questa me la pagava! 
Sapeva benissimo quanto tenessi ai libri che compravo e quanto odiassi il fatto che prendessero le mie cose senza il mio permesso.
Uscii fuori a riprenderlo e dopo averlo posato nella libreria della mia camera andai dritta in camera di Nathan. Dormiva.
Accesi la luce e lo tirai giù dal letto.
-quante volte ti devo dire che non devi toccare le mie cose?- gli urlai contro prima che potesse rendersi conto d’essere per terra.
-ma che ho fatto ora?- disse nervoso. –non ho toccato un bel niente. non sono nemmeno stato in camera tua.- 
Okay, forse avevo esagerato un pochino- ma giusto un pochino.
-ah si? allora perché il mio libro era sul balcone e non al suo posto nella libreria?- 
-ma che ne so io!- urlò.- se non sai cosa fai non è colpa mia.- 
-cosa hai detto?- stavo per picchiarlo- si, l’avrei fatto!- ma arrivò mio padre.
-che succede qui?- 
-è un’isterica. questa ragazza è una fottuta isterica.- gridò Nathan.
-cosa hai detto?- stavo per prenderlo a pugni, sul serio.
-smettetela tutti e due!- urlò papà.
-calmatevi, spiegatemi cos’è successo e moderate il linguaggio.-
-è entrato in camera mia, ha preso il mio libro e l’ha portato fuori.- spiegai.
-ma non è vero!- ribatté Nathan. –io non ho fatto un bel niente, non so nemmeno di che libro sta parlando.- 
-perché menti?- gli urlai contro.
-ma è la verità!- gridò lui a sua volta.
-volete smetterla per una volta?- sospirò.- Kristen, ti sembra il caso di fare una scenata del genere per un libro? un libro, non so se mi spiego.- prese una pausa e prima che potessi aggredirlo continuò.- e tu, Nathan. sai quanto Kristen odi il fatto che entriamo in camera sua, potresti per una volta rispettare le sue scelte?- 
-ma se non ho fatto niente.- ribadì lui.
-ancora?- chiesi io. –abbi almeno il coraggio di ammetterlo.- 
Lui andò su tutte le furie e stavamo per picchiarci quando mio padre mi trascinò via dalla sua camera e mi portò in camera mia.
-devi smetterla di comportati così, Kristen. – disse prima di uscire dalla mia camera.
-così come?- gridai nervosa, ma non ebbi nessuna risposta.
-fanculo.- borbottai mentre mi dirigevo in bagno. 
Indossai il pigiama, una canotta e dei pantaloni enormi –per intenderci, li adoravo- e andai in camera mia. 
Notai Justin fuori. 
Era solo? 
Lo guardai per un istante e dopo vide che lo osservavo. 
Mi fece un cenno con la mano e io andai fuori sul balcone.
-ehi.- sorrise. Il suo sorriso, Dio, il suo sorriso era qualcosa di meraviglioso. L’avevo sempre amato e ne ero sicura, l’avrei amato per sempre.
-ciao.- mi limitai a dire, dopo presi posto sulla sdraio, portai le ginocchia vicino al petto e legai le braccia intorno alle gambe in modo da stringerle ancora più forte.
-sei triste?- chiese.
-no, solo pensierosa.- mentii.
-com’è andata l’uscita con quel ragazzo?- 
-come fai a sapere che sono uscita con un ragazzo?- 
-ti ho vista.-
-mi spii?- chiesi.
-forse.- 
Lui si che era strano, strano davvero.
Rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire o fare.
-state insieme?-
-no.- perché tutto questo interesse?
-siete solo amici?-
-si.- era peggio di mio padre.
-stai ancora male?- 
-per cosa?- feci finta di non capire.
-lo sai, per noi..- 
Noi. Quel ‘noi’ mi fece sussultare, lui che diceva ‘noi’, quando in realtà quel ‘noi’ non esisteva già da tempo, e forse era solo stato una mia fantasia, forse quel ‘noi’ non era mai esistito.
-chi ti dice che sono stata male?- chiesi a mia volta. Non avevo voglia di rispondere alla sua domanda, se avessi detto no avrei mentito, se avessi detto si lui avrebbe pensato che fossi una sciocca.
-lo so e basta.- 
-può darsi.
-allora? non hai ancora risposto.- 
-cosa vuoi che ti dica?-
-la verità.-
-mi dispiace, ma la verità è troppo.- dissi per poi tornarmene dentro.
-scappi di nuovo, Kristen-panda?-
Mi girai di scatto, infastidita dal fatto che lui pensasse che stessi scappando, quando invece quello che era scappato era lui.
-non sei la persona più adatta per dirmi che ho paura della realtà.- detto questo me ne tornai dentro e, stanca per la lunga giornata, mi sdraiai sul letto e lasciai che le mie lacrime accarezzassero quel viso a loro ormai tanto familiare.
Era tutto così difficile e il ritorno di Justin non migliorava di certo le cose.

**

Eccomi qui! Che ne dite? Avrei dovuto pubblicarlo questo pomeriggio ma non ne ho avuto il tempo.
In ogni caso mi scuso se fa schifo, ma avevo tanta, e sottolineo tanta, voglia di scrivere.
Ho cercato di farlo quanto più scorrevole e lungo possibile e spero almeno d'esserci riuscita.
Spero vi piaccia e in una vostra recensione.
Ah, ringrazio tutte quelle che leggono e recensiscono, sul serio, siete fantastiche. 
(scusate se non rispondo ma non ho tempo, ma sappiate che le leggo!)
Alla prossima, weretogether ♥

  
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