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Autore: Darik    03/05/2013    2 recensioni
Il destino lotta per far accadere ciò che deve accadere, ma i piani millennari sono ormai compromessi, e mentre nuove figure emergono, i vecchi attori cercano di vincere, sopravvivere o almeno vivere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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7° Capitolo

L’immenso cielo azzurro sovrastava Shinji, che lo osservava stando disteso per terra, sulla terrazza della scuola.

Non era l’intervallo, rischiava una nota sul registro, ma francamente non gli importava nulla.

Aveva scelto apposta quel momento, perché voleva stare da solo.

Specialmente dopo la morte di Mana.

Non c’era più, la ragazza che lui aveva sfruttato, ferito e quasi ucciso.

E ora cosa avrebbe dovuto provare?

Dolore? Tristezza? Rabbia?

Dato che si sentiva così in colpa per quanto le aveva fatto, quelle erano le reazioni che avrebbe dovuto avere.

Eppure si tratteneva: niente lacrime, niente sfoghi, niente.

Perché?

Era forse diventato insensibile?

Oppure temeva che il suo sfogo lo avrebbe portato ad atteggiamenti egoistici?

Misato aveva ragione: lui necessitava davvero del perdono di Mana.

Ma se era stato così egoista in passato, non c’era ora il rischio che il suo dolore lo portasse a soffrire solo perché senza quel perdono non poteva neppure tentare di essere felice con Asuka?

“Accidenti, dovrei prendermi a ceffoni da solo”, si disse da solo.

“Ikari”.

Shinji si girò e vide la capoclasse sovrastarlo, con i pugni chiusi.

“Cosa c’è, capoclasse?”

“Stai bene?”

“Diciamo di sì. Comunque se intende riportarmi in classe perché adesso non è intervallo, può risparmiarselo. Avere una nota sul registro è l’ultima delle mie preoccupazioni”.

Hikari s’inginocchiò affianco a lui e poggiò le mani a terra.

“Sono venuta solo per dovere. Fai come credi”, gli disse ad alta voce, per poi aggiungere con tono attutito: “Ho un messaggio per te. Leggilo senza dare nell’occhio”.

Hikari rapidamente se ne andò, incuriosito Shinji si mise a sedere e notò un foglio di carta vicino a lui, dove prima stava la ragazza.

Cautamente lo raccolse nascondendolo nel pugno chiuso e andò a leggerlo in un piccolo ripostiglio che stava sul terrazzo.

 

Caro Shinji, sono Mana.

Hikari ti dovrebbe consegnare questa lettera tre giorni dopo la mia presunta morte, quando le acque dovrebbero essersi abbastanza calmate.

Nonostante la Nerv abbia decretato la mia morte ufficiale, sono invece ben viva.

Non posso dirti dove mi trovo e non posso spiegarti cosa c’è dietro tutta questa faccenda, molti dettagli non sono chiari neppure a me.

Comunque mantieni il segreto su questa lettera, confidalo solo a quelli di cui puoi fidarti al 1000%.

Posso dirti chi, purtroppo, è morto al posto mio sullo 03: era Maaya Sakamoto.

Ti prego però di non affliggerti, il suo è stato un nobile gesto, un sacrificio da ammirare, e non credo vorrebbe vedere qualcuno perdere tempo a piangere per lei.

Se invece cerchi un responsabile per tutto questo, sappi allora che si tratta di quel bastardo di tuo padre.

Non oso immaginare che razza di vita tu possa aver avuto per causa sua, unita alle sofferenze legate agli Evangelion, sofferenze che tu hai subito in quantità maggiore rispetto a me.

Anche se non approvo quello che mi hai fatto, riflettendoci credo di averti capito meglio.

Tu mi avevi spiegato il tuo passato, ma certe cose bisogna viverle sulla propria pelle per comprenderle veramente.

Ti reputavo un bastardo dentro, come il tuo genitore, con una maschera da bravo bambino, invece adesso capisco davvero che sei realmente una persona che cerca solo affetto e consolazione, una persona di quattordici anni che ha subito situazioni estreme ed è stata portata ad agire in maniera estrema.

Inoltre, mi è stato riferito dei tuoi sensi di colpa, hai davvero una natura sensibile, e non voglio che tu soffra ancora.

Perciò ti perdono, Shinji Ikari.

Ti perdono sapendo tutto, anche che durante lo scontro con l’Eva-04 sei stato tentato di desiderare la mia morte.

Una cosa orribile, che spero vivamente tu non commetta più, e questo può succedere solo in un modo: devi essere felice, Shinji.

E’ il mio desiderio per te.

Se troverai la vera felicità, sono sicura che non correrai più il rischio di ferire gli altri.

Sii felice con Asuka, è quello che voglio.

Alla fine ci rivedremo, spero in situazioni più liete.

 

Le mani di Shinji tremarono, cadde in ginocchio, iniziando a singhiozzare, mentre un vortice di pensieri e di emozioni si agitavano nel suo cuore e nella sua mente.

Un vortice talmente forte da impedirgli di dire l’unica parola possibile dopo quella lettura.

 

Un gruppo di tecnici si stava recando alla gabbia dell’Eva-01 per effettuare controlli.

In prossimità dell’entrata, dall’ascensore affianco a quest’ultima, sbucò una persona che non avrebbero mai pensato di vedere in quel momento: il comandante supremo Gendo Ikari.

A disagio e imbarazzati, farfugliarono qualcosa abbozzando un saluto militare.

Era, infatti, rarissimo vedere lì il comandante, e le poche volte che accadeva, la sua visita era sempre preannunciata, quindi i tecnici provvedevano subito a sparire, salvo che non fosse richiesta esplicitamente la loro presenza.

Tuttavia Gendo non li degnò di uno sguardo, e in quel momento si percepiva qualcosa d’inquietante in lui.

Entrò nella gabbia dell’Eva e chiuse la porta dietro di sé.

“C-comandante… dovremmo…”, cercò di dire, con ritardo, uno dei tecnici.

Comunque una risposta gli giunse: l’accensione di una spia rossa sopra la porta, per indicare che era stata bloccata dall’interno.

 

Asuka aveva ormai perso il conto di tutte le volte che aveva preso e poi gettato quella rivista.

Stava bene, non ce la faceva più a stare in ospedale, e sapere che entro quella sera l’avrebbero dimessa, le rendeva ancora più pesante l’attesa.

La porta si aprì.

“Chi… Shinji?!”

Il ragazzo si avvicinò al letto.

“Sei sorpresa di vedermi?”

“Insomma. Ho sempre sperato che saresti venuto, ma visto quello che è successo a Mana, pensavo che non lo avresti ritenuto adatto”.

Shinji si guardò intorno, poi si accostò alla ragazza e le disse qualcosa nell’orecchio: “Mana è viva, mi ha mandato una lettera. Sull’Eva-03 c’era la signorina Sakamoto, non chiedermi il perché. Sembra che c’entri mio padre, un maestro in fatto di misteri. Tu fai finta di nulla e non dirlo a nessuno”.

Asuka lentamente annuì.

Fu una triste sorpresa per lei sapere che la Sakamoto era morta, non la conosceva molto, però si era dimostrata una persona simpatica e intelligente, che era persino riuscita a gabbarla, cosa non da poco.

I due rimasero immobili, uno vicino all’altra.

“Che facciamo ora?”, domandò lui.

“Non lo so. Mana ha detto che non dovremmo piangere per Maaya, perché lei non lo vorrebbe”.

“In effetti, non sembrava il tipo a cui piacevano i piagnistei”.

“Già, i gesti nobili servono per aiutare gli altri a vivere, non per farli soffrire”, pensò Shinji.

“Sei venuto per dirmi solo questo?”

“Sì e no. Ecco… vedi, nella lettera, ha detto che mi perdonava. E che mi voleva felice insieme a te”.

“Davvero?!”

“Sì”.

Quella notizia inizialmente fece sorgere una forte sorpresa in Asuka, sostituita poi man mano da una certa speranza.

“C’è un problema in tutto questo?”

“No”, ammise lui mostrando un certo imbarazzo. “Solo che ho un po’ di paura… non so se devo o se posso… io…”

Asuka si sporse in avanti e lo baciò.

Shinji fu ancora preso da qualche dubbio, ma poi si perse in quel bacio e abbracciò la ragazza.

“Grazie, Mana”.

 

“Quindi vi siete baciati.  I miei complimenti”.

Anche attraverso il telefono, si sentiva che Misato era estremamente felice.

“La ringrazio”, rispose Shinji un po’ imbarazzato. “Comunque Asuka è stata dimessa. Può venire adesso?”

“Temo di no, sono oberata di lavoro. Mi sa che dovrete andare a casa da soli. Comunque finito il turno, verrò appena posso, e farò un sacco di spesa. Dobbiamo festeggiare!”

“Uhm sì, ma cerchi di non esagerare”.

“Stai tranquillo. E tanti auguri!”, concluse Misato chiudendo il contatto.

Nel fare la spesa, avrebbe sicuramente esagerato, però andava bene così, gli eventi felici erano da festeggiare ampiamente.

 

Shinji e Asuka, all’uscita dal reparto ospedaliero, erano abbracciati.

“La signorina Misato non può venire. Dobbiamo andare a casa da soli”, avvisò lui.

“Meglio così. Un po’ d’intimità fa sempre bene”, rispose Asuka stringendosi ancora di più a lui.

Avviandosi verso l’ascensore, incontrarono Rei.

“Oh, Ayanami. Salve”, esordì Shinji.

Rei li guardò incuriosita, Shinji capì il perché.

“No, ecco…. Noi due…”

“C’è qualcosa che non ti aggrada, First?”, domandò Asuka con fare sospetto e stringendo il braccio di Shinji fin quasi a fargli male.

Dopo la discussione nell’ascensore, temeva che Rei avrebbe avuto qualcosa da ridire.

“Niente affatto. Anzi, sono contenta per voi”, rispose l’altra, e fece una cosa davvero inaspettata: sorrise.

Un sorriso lieve e molto dolce, convinto.

La stessa convinzione che si leggeva nei suoi occhi rossi, di solito così inquietanti, e ora così umani.

Per Shinji fu una sorpresa relativa, dato che lui già conosceva il sorriso di Ayanami, da quella volta dopo lo scontro col 5° Angelo.

Invece per Asuka fu una sorpresa totale, e rimase pure imbarazzata. “Ehm, grazie”, farfugliò trascinando Shinji verso gli ascensori.

 

Una volta fuori dal Geo-Front, respirarono a pieni polmoni l’aria ormai serale, e si avviarono verso la fermata del pullman.

Shinji sentì di dover dire qualcosa: “Sai, dopo quanto è successo oggi, sento una sensazione nuova, oltre all’amore”.

“E quale?”

“La fiducia. Fiducia negli altri, fiducia nel mondo, fiducia che le cose possano andare meglio. Prima di venire qui, mi sono sempre limitato a vivere passivamente, lasciando che le cose accadessero, credendo che nulla sarebbe mai cambiato. Invece adesso, ho la speranza nel futuro”.

“E ci mancherebbe altro. Con me le cose possono solo andarti bene, stupidello”, esclamò Asuka baciandolo sulla guancia.

Arrivarono alla fermata dell’autobus, deserta, e con affianco un’alta siepe.

“Ora che ci penso, e i biglietti?” domandò Asuka.

“Dovremo andare in un negozio a comprarli. Vedo se mi bastano i soldi” rispose Shinji lasciando il braccio di Asuka per frugarsi nelle tasche.

Tirò fuori qualche banconota.

Fu questione di pochi attimi: un’ombra furtiva uscì dalla siepe muovendosi con molta rapidità.

Si inserì tra Asuka e Shinji, con un guizzo strappò i soldi di mano al ragazzo e corse via.

Shinji rimase più sorpreso che altro.

Fece in tempo a vedere che in una mano, quel tizio aveva un coltello.

Con la lama rossa.

“Shinji”, lo chiamò Asuka.

Anche lei sembrava più sorpresa che altro, mentre si portava le mani al ventre.

Sul vestito si allargava costantemente una macchia di sangue.

La ragazza cadde prima in ginocchio, poi a terra.

Shinji sembrò non aver realizzato subito cosa era successo.

Era impietrito.

Poi cominciò a tremare, piangendo e gridando come una furia si lanciò su di lei.

Ma il suo slancio fu disturbato dall’improvviso rumore di alcuni colpi di pistola.

Nonostante non volesse, qualcosa lo spinse a guardare in direzione degli spari.

A poca distanza vide l’aggressore di Asuka, steso a terra e immobile.

Poi un gruppo di uomini robusti e armati, alcuni in completo nero, altri con una tuta militaresca, corsero verso di lui.

Shinji cercò di abbracciare Asuka, immobile sul pavimento.

Gli uomini del servizio di sorveglianza della Nerv gli furono addosso, e con decisione lo allontanarono afferrandolo per dietro le braccia.

Qualcuno di loro si chinò sulla ragazza a terra e tirò fuori un cellulare.

“Lasciatemi! Lasciatemi! Asuka! ASUKAAAAA!”, strillò Shinji mentre veniva allontanato sempre più da lei.

 

Misato stava controllando le ultime scartoffie, aiutata da Makoto Hyuga.

“Questa sera mi sembra particolarmente raggiante, maggiore”.

“Oh sì. Oggi è successa una cosa molto, ma molto positiva”, rispose la donna chiudendo con soddisfazione gli ultimi fascicoli.

“Capisco. Senta, maggiore, se non sono discreto, che fine ha fatto il signor Rioji Kaji? Prima bazzicava sempre da queste parti, poi è sparito”.

Misato divenne molto seria. “Non so cosa gli è successo”.

Hyuga intuì che non era un argomento da trattare. “Capisco”, concluse ritornando alle sue carte.

Il cellulare di Misato squillò.

Lesse il numero, ed era quello di Ritsuko, per questo fu molto tentata di non rispondere.

Però ritenne che sarebbe stato un atteggiamento assai infantile.

“Cosa vuoi?”, domandò freddamente.

Hyuga notò che il volto del suo superiore da seccato divenne pallido, terribilmente pallido.

Davanti a quel cambiamento, l’operatore della Nerv provò un brivido lungo la schiena.

“Maggiore, cosa… cosa è successo?”

Con un movimento quasi meccanico e lento, Misato girò la testa verso di lui.

“Asuka… Asuka è stata aggredita. E’… è morta!”

  
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