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Autore: Aven90    03/05/2013    2 recensioni
A di Aven, naturalmente! La storia si articola calcando un po' quello che è stato il manga, e conterà di tre saghe complessivamente, e in questa long verrà trattata la prima, la più lunga! A causa di varie esigenze, ci saranno personaggi OOC, ma spero che gradiate ugualmente!
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball A'
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Il commissario di polizia di West City non capiva cosa era successo. Ricordava solamente che aveva Bulma Brief davanti ai suoi occhi, e poi più nulla.

Ah, già: aveva mandato il suo sottoposto Johnny ad ispezionare un punto imprecisato che non ricordava.

Spense subito il sigaro: non si sapeva mai, fumare in un luogo pubblico era pericoloso.

Compose dunque il numero di Johnny, per vedere a che punto erano quelle indagini.

“Qui Johnny” rispose lui, quasi immediatamente.

“Hai trovato qualcosa?” chiese l’altro.

“No, spiacente. Che fra l’altro, chissà cosa avrei dovuto trovare. Anche lei ricorda vagamente un buio totale, per poi risvegliarci intontiti?”

Il commissario non rispose: che fosse un’epidemia?

“Sta’ zitto e torna in centrale. Non so nemmeno perché ti ho mandato lì, eppure ho la sensazione che fosse qualcosa di importante”

All’improvviso, squillò il telefono.

Un rumore sordo, come se fosse guasto da chissà quanto tempo. Certo, l’essere un modello con il filo a coda di maiale aiutava.

“Centrale, parla il commissario” borbottò timidamente.

“COMMISSARIO!” urlarono dall’altra parte della cornetta, con diversi rumorini di sottofondo.

“Che succede?” chiese quest’ultimo, non del tutto sicuro che chi l’aveva chiamato sapesse usare un apparecchio per comunicare a distanza e quindi tenne la cornetta a distanza dall’orecchio, nel caso di ulteriori esplosioni.

“Ebbene, è successa una cosa incredibile!” riprese il tizio, finora sconosciuto.

“Sì, ma chi è lei? Come osa rivolgersi a un funzionario dell’ordine pubblico nell’esercizio delle sue funzioni in cotanta inopinata maniera?”. Quando s’irritava, il Commissario cominciava a parlare antiquata e forbita. Ecco spiegato il motivo del modello così antiquato dell’apparecchio telefonico. Era adirato quando lo acquistò.

“Ricorda il morto davanti la sede della capsule Corporation?” fece il suo interlocutore.

Il Commissario rifletté: non lo ricordava.

“Ebbene, non lo rammento. È forse successo qualcosa per la quale devo essere ragguagliato?”

“Beh, è tornato in vita. Le basta?”. Era plausibile che chiamavano dall’obitorio.

“Bene, lo metterò in notifica e archivierò il suddetto caso. La ringrazio sentitamente e le auguro una splendida giornata. Una resurrezione è sempre auspicabile”, e chiuse la cornetta, chiudendo la comunicazione.

Non sapendo di quale caso si trattava, cominciò  cercare negli archivi, non sapendo che da un po’ di tempo salvava i casi su una cartella nel computer.

Non sapendo o facendo finta di non sapere.

Nel frattempo che il mistero era stato risolto con la resurrezione della vittima, Lothar tornò a riassaporare l’aria pesante del suo pianeta.

L’ossigeno sulla Terra era in prevalenza rispetto all’anidride carbonica,  in Gi’isa era esattamente il contrario.

Sospirò. Si aspettava di incontrare i sette Capi, ma non che quelli erano lì ad accoglierlo.

E non certo con striscioni di benvenuto.

“Bentornato.” Esordì serica Efisime.

Fantastico, si disse Lothar, mi fanno salutare da un Eskeloth.

“Sono sicuro che il Prescelto sia nato con le maggiori precauzioni” continuò Ag’naroth, un altro dei Capi, quello con una barba marrone scuro che gli arrivava fino al  petto e il cranio calvo. Teneva sempre le mani dietro la schiena, come a nascondere qualcosa, probabilmente un’arma.

“A proposito, dov’è l’Astronave Madre? Ah, già: tu sei tornato con questa poiché il Predestinato non ti ha voluto nemmeno come compagno di ritorno. Ahahah, che essere orribile che sei” commentò Hypergarth, il capo fra i sette che tendeva ad insultare. Poteva farlo, al solo guardarlo, con i suoi denti da coccodrillo e le tre code sembrava pronto ad atti di cannibalismo in qualunque momento.

“Porto grave ambascia dalla Terra”. Lothar si inchinò ai loro piedi, e cominciò ad esplicare il suo discorso, confidando in una labile pietà.

“Non c’interessa!” replicò Hypergarth. “Dicci dov’è il Prescelto, affinché possiamo… accoglierlo”

Gli altri sei lo guardarono apprensivi.

“Perché hai atteso tanto per dire accoglierlo?”. Lothar, avendo gli occhi a terra, non era sicuro, ma dalla voce riconobbe Nadir, il decano. La sua pelle celeste comunicava grande saggezza ed esperienza.

Hypergarth sudò appena. “Beh, non mi veniva il termine. A volte capita, quando sei davanti a cotanta leadership”

Tecléo, il Gi’isa giallo ma rivestito della solita tunica nera con cappuccio, ridacchiò. “Salvato in calcio d’angolo, eh?”. Da quando aveva visto una partita di calcio terrestre, parlava sempre con quelle metafore.

“In ogni caso” tornò a dire Nadir, “comunicaci queste cattive notizie e poi penseremo il da farsi”

“Anche se è già stato concordato” sentì sussurrare da un Capo imprecisato. Troppo basso per capire di chi si trattava.

“Kolom è caduto durante la missione” disse Lothar, evitando di aggiungere l’identità dell’assassino.

 “Ti imputeremo questo delitto. Sai bene che i Gi’isa non possono morire!” lo accusò Noctimer, il Gi’isa nero. Sua peculiarità i combattimenti al buio.

“Lo so, Sommo Noctimer, e me ne dolgo. Ma lasciatemi spiegare la negligenza di sir Kolom, che lo ha portato dunque a cadere alla sua prima missione, e…”

“Basta!” lo interruppe Tecléo, “sei in offside. Hai altre nuove?”

 Lothar si sentì mancare. Se lo avessero imputato per la morte di Kolom, cosa avrebbero detto della scomparsa di Zenit?

Gli conveniva raccontare tutta la storia dal principio, sperando che almeno Nadir ascoltasse.

“Sono felice di comunicarvi che il Prescelto è nato senza macchia, col nome di Zenit” iniziò.

“Oh, bene” commentò Nadir, agitando il suo pastorale recante in cima un globo smeraldino, “Zenit, poi… che nome bellissimo. Zenit, come il Sole sta allo Zenit per ergersi alla massima cima su tutti noi poveri mortali”

Qualcuno dietro di lui tossicchiò, un altro sospirò a causa di un piede pestato.

“Egli ha espresso il desiderio di allenarsi sulla Terra prima di sedersi sul trono a lui designato” proseguì Lothar, col suo riassunto.

“Ancora meglio… abbiamo bisogno di un leader che ha bisogno di mettersi in discussione. Altrimenti il popolo come può avere fiducia in lui?” commentò Nadir.

 Lothar non poté fare a meno di notare come la sua mano strinse più a fondo il pastorale, causando una luce maggiore nel globo.

“E quand’è che tornerà? L’ha detto?” chiese Opakh, il più giovane fra i capi, dal colorito rosa pallido. Il più “umano”, fra i Gi’isa.

“La sua voglia di fare mi è ben nota, e mi tornano in mente le sue destrezze in battaglia” proseguì imperterrito Lothar, se possibile ancora più con la faccia a terra.

Non voleva sapere quali erano le reazioni dei Sette, a quelle parole così ambigue.

“Cosa stai cercando di dirci, fessòmetro?”. Lo apostrofò Hypergarth, citando uno strumento di misura per i fessi.

“Mi rincresce, e ciò che sto per dire non avrei mai voluto che passasse per la mia bocca. Mi dolgo di quanto è successo, e so bene che questo non basterà a scusarmi ai vostri occhi…”

“VAI AVANTI! Per cortesia… dimmi che non è quello che penso. Lothar, mi fido di te.” Lo minacciò serico Nadir, il globo sopra il pastorale più brillante che mai, guardandolo fisso coi suoi occhi verde scuro. Stavano cominciando a fuoriuscire saette smeraldo, il che non era mai un buon segno.

“Insomma, per farla breve Zenit è morto, no?” buttò lì Hypergarth.

“Trai sempre le conclusioni peggiori, eh, Hypergarth?” chiese Efisime, enfatizzando un po’ troppo il termine peggiori.

 Lothar notò anche quello, ma in realtà non riusciva a distogliere lo sguardo da quello mortifero di Nadir.

Chissà se Son Goku avrebbe continuato a rimanere impassibile anche davanti quello sguardo.

“Mi dispiace comunicare che Zenit, il Prescelto, è caduto sulla Terra!” disse con la voce alterata dalla disperazione.

Sapeva bene che con quella frase aveva posto fine alla sua vita.

Seguitarono cinque minuti buoni di silenzio.

“Rendendo così inutile la Profezia” concluse Nadir. “beh, questo è quanto mai inauspicato…”

“Certo, però io proporrei di punire con la pena capitale il qui presente Lothar. Così, senza né leggere né scrivere” propose Hypergarth, senza alcuna pietà.

“Certamente. Morirai, Lothar” annunciò Nadir. La parola del decano era l’ultima, ed esprimeva a riflesso il pensiero degli altri sei.

“Peccato. La partita è finita, e senza recupero. Non avresti dovuto tornare. Non da solo” commentò Tecléo.

Il Gi’isa inginocchiato lo sapeva, sperava solo che l’esecuzione non avvenisse in quel momento.

“Che ne sarà del futuro di questo pianeta?” chiese.

“Non ti riguarda. È come se  i nostri antenati ci facessero la stessa domanda. Chi muore, non è tenuto a sapere che cosa capiterà al nostro pianeta. Ci inventeremo un altro Prescelto e continueremo a governare sapientemente questo mondo” spiegò Noctimer.

Ma Lothar non poté fare a meno di notare una certa rilassatezza nei volti dei sette.

“Voi non aspettavate altro che la morte del Predestinato, dico bene? E se vi dicessi che a causa della sua ferocia sono morti anche sir Kroove, sir Mistrok e sir Kelos, sareste così rilassati? E Kolom? Di lui, nessuna parola di cordoglio, eh? Adesso capisco cosa intendeva Zenit quando parlava della possibilità del marcio nella politica. Voi non siete adatti a governare!”

“Che blasfemia! A morte!” lo additò Opkah.

“Nessuno mi ha mai tanto offeso in vita mia! E sono un Eskeloth, i commenti sessuali di dubbio gusto sono all’ordine del giorno!” disse Efisime, guardandosi le mani e i tre seni.

“Lascerò perdere questo vilipendio, Lothar, se accetti di governare con noi e rilanciare questo mondo” propose Nadir, interrompendo i brusii degli altri con un gesto del pastorale.

“Sapete quanto me la risposta, Sommo Nadir” rispose Lothar, alzandosi, asciugandosi le lacrime e voltando le spalle ai Sette.

“Come osa voltarci le spalle? Uccidete quell’essere ignobile!” lo additò Hypergarth, tuttavia nessuno lo ascoltò.

Invece, assistettero alla sua risalita sull’astronave e il ritorno sui propri passi dell’ex Generale.

Ex, perché lasciò i suoi gradi a terra, dov’era stato inginocchiato per tutto quel tempo.

“Presumo che l’Astronave Madre sia andata distrutta nella guerra che ha visto morire tutta questa gente… peccato per Kroove, era il nostro migliore Eskeloth” commentò Nadir.

“Già, ora sei tu il migliore!” punzecchiò audace Ag’naroth, pungolando Efisime col gomito.

Quest’ultima scosse la testa e seguì gli altri verso la Base. Quale che sarà il destino del mondo Gi’isa, non ci è dato saperlo.

 

 

 

The End! Si chiude così la prima parte di Dragon Ball A, spero che vi sia piaciuta! Vi chiederei un parere generale della storia, più che del capitolo in sé (questo!). Vorrei ringraziare chi ha seguito fedelmente questo mio delirio, recensendo o no, comunque grazie! Mi avete fatto felice! E inoltre, stavo pensando di creare un piccolo spinoff sui Gi'isa, per vedere che fine hanno fatto e descdrivere meglio la loro civiltà! Chissà, mai dire mai! Arrivederci, spero, alla seconda parte, che tratterà acnora più profondamente il mondo di Dragon Ball!

   
 
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