Crossover
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Autore: Macross    22/11/2007    1 recensioni
Crossover GaoGaiGar/G.T.O./Transformers (il Film) Un'alleanza tra due forze aliene minaccia l'equilibrio della Terra, mentre alcuni studenti cercano di condurre la propria vita normalmente. Ma i loro equilibri saranno sconvolti. Seguito de "Lo Sconosciuto".
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio, Orbita di Giove.

Nella penombra umida e mefitica del suo trono, la creatura sembrava dormire. In realtà, il suo cervello stava subendo un’attività neurale molto intensa: essere collegati ai database centrali (“cervello”) della nave bio organica non era un compito facile né tantomeno riposante, quindi temporaneamente doveva abbandonare il controllo del proprio corpo e focalizzare la propria coscienza in uno spazio subcosciente, una cosa mal spiegabile a parole, ma molto facile da capire con l’intuizione.
Non esisteva un motivo preciso per cui lui e la sua razza erano arrivati proprio in quel sistema solare.
Certe cose succedevano e basta, e questo pensiero riecheggiò per lo spazio vuoto e scuro che adesso avvertiva al posto del proprio corpo. Era sempre stato così: loro vagavano, esploravano e valutavano. Le conquiste duravano relativamente poco, in termini di tempo standard: assorbivano il materiale che serviva al proprio sostentamento e poi se ne andavano.
Non uccidevano per sport o per divertimento, uccidevano per nutrirsi, e se nel processo una civiltà veniva riportata all’era della pietra, pazienza. Se una civiltà veniva distrutta, certamente era considerata una perdita grave, ma non pregiudicava la riuscita dell’intera razza come singola entità: sopravvivere era categorico, non c’era molto spazio per l’Arte né per qualsiasi altra forma di Scienza. Fortunatamente, la memoria genetica della razza insegnava come spostarsi fra le stelle, costruendo gli appositi moduli iperspaziali. O meglio, partorendoli. Nel loro DNA erano racchiusi progetti e disegni che andavano dalle nano sonde alle testate nucleari, dai motori a ioni ai campi di forza; la loro struttura consentiva l’interfaccia totale tra organico e meccanico.
Ma adesso qualcosa si era insinuato nel normale fluire dei pensieri: il bisogno di una particolare stringa di DNA.. Gli alieni, le vili forme meccaniche con le quali aveva (“avevano”) scelto di allearsi, avevano accennato ad una specie di Entità Vivente, denominata Omniscintilla. Da quanto aveva inteso dai brevi cenni, questo “cubo” era in grado di instillare la scintilla vitale nei costrutti meccanici. Aveva trovato tutto questo estremamente banale: loro erano decisamente superiori, in quanto connubio perfetto tra i due mondi. Tuttavia, c’era stato uno strano sviluppo; lasciando perdere quelle stupide lattine semoventi che insozzavano il pianeta chiamato “Terra”. Durante uno degli attacchi superficiali uno dei suoi “soldati” aveva catturato una preda umana per assorbirla. Di solito, tutti i dati genetici della creatura alla quale venivano risucchiati i fluidi venivano inviati via impulsi mentali attraverso la Matrice Psionica per poi essere esaminati e catalogati, però stavolta era arrivata una risposta assolutamente fuori dall’ordinario: l’equivalente di un Processore Organico di livello Quattro, usato per coordinare il fuoco delle batterie di un quarto della Nave Madre.
Era praticamente impossibile che su quel mondo primitivo avessero una tecnologia del genere, ed era ancora più strano che fosse di tipo organico.
Nel vuoto nero della sua coscienza, vide un bozzolo verde smeraldo, galleggiante e traslucido. Lo prese, se lo rigirò tra le appendici, lo guardò e sentì che era caldo. Vedeva il calore, osservava i quattro feti ibernati che si stavano scaldando lentamente.
Egli sapeva chi erano e quanto tempo sarebbe occorso per il risveglio; quindi decise (“decisero”) di non perdere tempo e di scagliare il bozzolo sulla Terra, destinazione Giappone. Voleva quell’essere per inglobare il suo DNA e far evolvere la Razza.
Si rimise tranquillo, seduto nel vuoto, mentre sorrideva a sé stesso immaginando le numerose possibilità di un Processore Quattro per ognuno dei guerrieri. Sorrise ancora di più pensando che la creatura era una femmina: non che questo rappresentasse dei problemi, ma facilitava le procedure per la creazione degli ovuli con la matrice genetica di quell’essere inferiore.
Chiuse nuovamente gli occhi e mandò (“mandarono”) un segnale. Avrebbe convocato gli Alleati; era ora che anche loro, stupide lattine, si dessero da fare per la Razza.

Terra, Tokio, Istituto Seirim.

- Kanzaki! Ti stai divertendo?
- …
- Che bella faccia da funerale, sìsì, proprio carina...
- Ma piantala!
- Scommettiamo che so anche perché?
- Sono proprio curiosa di ascoltare quale idiozia ti sarai inventato stavolta, scimmia.
- Il motivo per cui sei triste è proprio dietro di te.
Urumi si girò, e vide che a circa una ventina di metri da lei c’era il suo salvatore attorniato da uno stuolo di ragazze e ragazzine delle varie sezioni che si struggevano in sua presenza. Qualcuna di loro aveva anche un piccolo pelouche di leone attaccato alla schiena. Sembravano far parte di una specie di fan club. Come mai fra tutti i simboli di questo mondo avessero scelto proprio il leone, era qualcosa che Urumi ignorava, come invece non ignorava la sua voglia irrazionale di strangolare lentamente quel gruppo di oche, una alla volta.
- Mhpf.
- Allora, ho indovinato? Me lo merito un bacio? Vanno bene anche un paio di mutandine usate, conosco una persona che le compra…
- Bacia questo.
Un bel polpo, di circa dieci kilogrammi, si appiccicò al viso del professore. Le ovvie furono le urla del professore e le risate dei presenti. Urumi ne approfittò per uscire e recarsi a prendere una boccata d’aria e fumare una sigaretta. I rumori si facevano più indistinti, più morbidi, mano a mano che si allontanava. Vide la piccola lapide, con i fiori. Davanti c’era una panchina, che era diventata il suo posto preferito dopo il “salvataggio”. Si accese lentamente la sigaretta, aspirò. Buttò fuori il fumo caldo con un sospiro.
- Ancora non ti è passata? - una voce alle sue spalle che conosceva bene.
- No. Si tratta solo di avere pazienza per un altro mese, poi gli esami e dopo mi trasferirò in Europa.
- Quindi, ci rinunci. E’ così?
- Esattamente. Troppo illogico. Poi lui è fidanzato.
- La Kanzaki che conoscevo avrebbe demolito la scuola.
- La Kanzaki che conoscevi tu è cresciuta e queste cose non le farà mai più, Kikuchi.
- Siamo tutti invecchiati…
- Preferisco il termine maturati, siamo diciottenni, non sessantennni. - Sai la cosa buffa? Oggi quella Mikoto è venuta a parlare con me.
- Cosa?
- Sì, è venuta da me mentre stavo rientrando e mi ha chiesto: “Kikuchi-san, ma Kanzaki-san ce l’ha con me? Le ho fatto qualcosa?”
- Tu cosa le hai risposto?
- Le ho detto semplicemente di non preoccuparsi, che non la odi.
- Certo, semmai la invidio.
- Sembrava sinceramente preoccupata: mi sembra il tipo di persona che cerca di essere gentile e buona con tutti in ogni situazione.
- Mi chiedevo se sia VERAMENTE buona e gentile con tutti.
- A Yoshikawa ha fatto una buona impressione, ad esempio…
- A Yoshikawa farebbe una buona impressione anche Mengele.Me lo immagino, esclamerebbe: “che persona distinta!”, se se lo trovasse davanti!
- Non stai un po’ esagerando? Guarda che è maturato molto pure lui…
- Siamo maturati tutti, Kikuchi. Ci sono delle battaglie che non si possono vincere…forse diventare adulti significa questo…
- Non lo so, ancora non mi riesco a vedermi come un adulto, con un posto fisso…
Kanzaki si alzò in piedi.
- Sai cosa? Sembriamo due vecchi bacucchi!
- Andiamo a bere qualcosa!
Rientrando dentro, la situazione non sembrava molto cambiata. Onizuka continuava a fare l’idiota divertendosi un mondo, Murai e gli altri continuavano a sbronzarsi da una parte, mancava Tomoko perché doveva registrare una puntata di una Fiction televisiva…per la solita motivazione mancava anche Mayu. Un vero peccato, non avevano più molte occasioni per stare tutti insieme, e probabilmente molti di loro non si sarebbero più rivisti.
Un sibilo riempì l’aria. “Un altro scherzo idiota di Onizuka.”
Il sibilo aumentò di volume, come vento impetuoso. Come un urlo.
L’urlo diventò rapidamente un rombo.
- Ma che diavolo è?
- Non lo so!
Il rombo sembrava provenire dal cortile. Sembravano i motori di un jet supersonico. Il professore si affacciò alla porta, poi, pallido come un cencio, chiuse la porta sprangandola e mettendo velocemente di traverso banchi e sedie.
- Professore! Ma che succede?
- Sembra che tu abbia visto un fantasma, Onizuka-kun
- AHHHH Aiutatemi! Se viene qui moriremo tutti!!!!
- Ma CHI deve venire qui?
- IL MOSTROOOO!!!
- Il mostro? Ma stai delirando?!
- AHHHHHHH ci ammazzerà ci strangolerà ci mangerà giocherà con le nostre ossa…
- Ma che mostro, non c’è nessun mostro e ve lo dimostrerò! - Murai, cosa stai facendo?!
- Ecco, adesso io apro la finestra e, (spalancò la persiana chiusa che dava sul cortile) non ci sarà nessun mostro qui fuori! Ecco, visto? Non c’è nulla! Mh? Come mai fate quelle facce?
- G-g…girati…gh….g…
- Ma non c’è nul… - Murai si trovò faccia a faccia con una testa piramidale, enorme, che sembrava formata da lame e parti chiare e scure, di metallo, dalla quale spiccavano due pozze rosse di odio e una bocca con dei canini aguzzi. - …la…AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
La parete venne giù di botto, sollevando una nuvola di polvere e calcinacci; le urla si mescolavano a feroci colpi di tosse, mentre il panico dilagava a chiazza d’olio nell’ambiente che fino a poco tempo prima era stato completamente festoso e rilassato.
Starscream si chinò fino al livello del suolo, effettuando una scansione veloce dello spazio in lungo e in largo, ricercando quella particolarissima traccia genetica su cui aveva calibrato i suoi sensori.
Poi, vide Urumi.
Si fissarono intensamente per un istante lungo un calvario, lei con gli occhi pieni di terrore, lui pieno di bramosia per il suo obbiettivo; egli allungò rapidamente la mano scimmiesca verso di lei.
La gente urlava, scappando in varie direzioni. Qualcuno cadeva e veniva pestato, non c’era lucidità, solo un branco di animali impazziti.
Lei emise un urlo, la sua mente fece una cosa terribile: si svuotò completamente.
Le dita si chiusero a tenaglia su di lei.
La presero, la sollevarono e la strinsero.
La mano si ritirò, Starscream decollò lentamente. Potevano sentirlo ridere, un suono metallico di due lastre di titanio che stridevano scorrendo l’una sull’altra.
Egli rinchiuse la sua preda nella cabina di pilotaggio, prima di trasformarsi e volare via. Tuttavia, la sua innata tendenza al sadismo prese il sopravvento e lo portò a fare una delle azioni per cui era diventato famoso: aprì il fuoco con il cannoncino nel braccio destro, annaffiando la folla che fuggiva con una pioggia letale di proiettili di uranio impoverito.
Quei momenti non sarebbero stati dimenticati, mai. A distanza di anni i sopravvissuti avrebbero avuto incubi: occhi rossi, la risata demoniaca e la letale pioggia di fuoco che si abbatteva sul gregge inerme.
Onizuka fece in tempo a buttarsi sulla professoressa Fuyutsuki: rotolarono, evitando miracolosamente i proiettili. Riaprì gli occhi, si guardò intorno e subito prese la professoressa e le ingiunse di non guardare, lo spettacolo non era affatto edificante. I corpi erano distesi in terra, quei pochi che erano rimasti integri. In lontananza adesso si sentiva il suono delle ambulanze, ma nessuno ci faceva caso. Qua e là una persona piangeva o si lamentava sommessamente. Una calma irreale regnava sovrana, i tavoli divelti e i festoni strappati tristi memorie di una festa finita in tragedia. Poi sentirono un urlo, simile a quello di una bestia ferita a morte, entrambi i giovani alzarono la testa.
Lo vide, nel mezzo del salone, con in braccio un corpo di una ragazza. Nonostante avesse un aspetto orribile, pieno di escoriazioni e graffi, il suo volto era insopportabile alla vista. Faceva male solamente guardarlo negli occhi. Si avvicinò al professore.
- Sempai…per favore…si occupi lei di…del…
- Dove vai? Ehi, aspetta!
Egli scappò fuori dalla porta, poi sentì urlare due cose. Vide un lampo di luce dorata e all’improvviso sentì un forte vento, come se ci fosse un hovercraft nel cortile.
Onizuka vide un mezzo stranissimo, dalla forma molto avanzata, spiccare il volo in direzione del jet che aveva causato il massacro.
- …non ci credo…
- ...professore…
- Fujioshi! State tutti bene ragazzi? – In lontananza si udì un boom di un caccia che aveva superato la velocità del suono.
- Sì…sì, almeno noi, è un disastro…
- Professore! Ho trovato Kusano, è ferito!
Arrivarono i soccorsi, che coprirono rapidamente i cadaveri con dei lenzuoli e portarono via i sopravvissuti. Nessuno degli studenti di Onizuka aveva riportato danni gravi, eccetto Kusano, che aveva una gamba perforata dalla quale perdeva molto sangue. Necessitava di una trasfusione immediata o non ce l’avrebbe fatta.
- Fuyutsuki, pensaci tu qui, io vado a recuperare Kanzaki!
- Eh?! Ma sei impazzito?
- Io devo proteggere i miei studenti!
- Eikichi, ragiona un attimo: vai a batterti contro un affare maledetto alto una quindicina di metri!
- NON posso lasciare un mio studente in balìa di quel mostro!
- Ti scongiuro…
- Azusa…ti prometto che tornerò…
- Promettimelo.
Si baciarono. Non era un segreto per gli studenti che loro due stessero insieme; anche se le regole dell’istituto lo vietavano avevano optato lo stesso per questa scelta di vita.
Onizuka inforcò la sua Kawasaki e sparì nella notte, lasciando Azusa sull’ambulanza dove era ricoverato Kusano.

Decisamente una notte ben lungi dalla conclusione.
   
 
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