Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: IsAry    03/05/2013    1 recensioni
Leonardo, in una notte solitaria, si imbatte nei Foot Ninja intenti a recuperare un antico manufatto. Quali sono le loro intenzioni? E chi sono la giovane miko dagli splendidi quanto inusuali occhi azzurri? E chi č il misterioso ninja nero? Nuove sfide e nuovi misteri per le nostre amate tartarughe, insieme ad una vena... romantica!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nove

“Che si fa ora ragazzi?” chiese Raffaello con le spalle al muro come i suoi fratelli, intento a respingere l'ennesimo soldato ninja nel buio più totale: “Non so voi, ma non lo trovo affatto facile combattere al buio.”
“Dobbiamo trovare assolutamente una via d'uscita!” rispose il leader riuscendo a calciare un altro soldato alla sua destra percependolo grazie ai suoi sensi affinati: “Don, Mik come sta?”
“Ancora svenuto, ma nessuna ferita grave.” rispose il genio di famiglia spazzando via alcuni nemici con una semplice rotazione del suo Bo rimanendo sempre davanti al fratellino per proteggerlo.
Leonardo sapeva bene che dovevano andarsene alla svelta, il problema era come. La situazione non era certo semplice: tre tartarughe contro un numero spropositato di ninja in una minuscola stanza con una sola uscita e per di piĂą al buio. L'unica fonte di luce proveniva dal piccolo lucernario centrale sopra l'altare d'oro...
“Il lucernario! Ma certo!” mormorò tra se mentre parava l'ennesimo fendente di un ninja, dandosi anche dello scemo per non averci pensato prima: “Don! Hai un rampino dentro uno di questi zaini?” domandò continuando a combattere al viola.
“Certo, ne ho sempre, ma per cosa... Geniale!!!” disse tutto d'un fiato Donatello guardando verso l'apertura del soffitto e intuendo l'idea del blu: “Ragazzi, dovete coprirmi.” esclamò poi incominciando a farsi strada verso l'altare con Michelangelo nuovamente sulle spalle.
“Raf, spalla contro spalla.” esclama il leader al fratello con la bandana rossa il quale annuisce ed entrambi, cercando di fare un po' di luce con le torce e di combattere allo stesso tempo con una sola lama a testa, scortano Donatello verso la loro unica speranza di fuga.
Il viola posò momentaneamente Michelangelo a terra e accanto a lui lo zaino nel quale si mise a rovistare in fretta.
“Con calma, Don, non abbiamo fretta.” esclamò sarcastico Raffaello mentre colpisce alla testa il ninja che lo aveva ferito leggermente a tradimento sulla spalla: “Qui ci stiamo facendo una passeggiata di salute.”
“Vorrei fare più in fretta... se solo ci fosse più luce..” rispose il genio. Purtroppo durante la lotta, la sua torcia era andata distrutta e quella di Michelangelo era rimasta chissà dove nella stanza, quindi era costretto a cercare alla cieca.
Mentre continuava a respingere i nemici, Leonardo si continuava a guardare in giro per una fonte di luce da prestare a Donatello fino a che non notò alla cintura di uno di loro un oggetto tubolare con all'interno un fluido verde fosforescente. Riconosciuto di cosa si trattava, bloccò per il colletto il ninja in questione: “Grazie amico, questa serve a me.” e si appropriò dell'oggetto di suo interesse scaraventando il nemico in un punto indefinito della stanza.
“Forse questo ti può essere utile!” grida il leader al fratello ancora chinato sullo zaino lanciandogli la torcia al neon.
“Grazie fratello!” esclamò Donatello sollevato attivando con forza il gas luminoso e, poco dopo, facilitato dalla luce, si risolleva trionfante: “Eccolo!”
“Non stare a esultare, pensa ad agganciarlo alla nostra via di fuga!” ringhiò Raffaello che per poco non venne sopraffatto da un gruppo di sei ninja, riuscendo però a svicolare da quella situazione in fretta.
“Subito!” e detto ciò, Don lanciò il rampino verso l'alto che trovò immediatamente un appiglio. Controllò con un paio di strattoni che fosse abbastanza resistente prima di ricaricarsi Michelangelo in spalla: “Io comincio a risalire con Mik, seguitemi!”
Fu più faticoso del previsto a causa del peso morto che portava in spalla, ma arrivò in cima senza problemi. Adagiò immediatamente il fratellino in terra estraendo nuovamente il Bo mettendosi in posizione di difesa, in caso di attacco sarebbe stato pronto, ma fortunatamente la zona era deserta.
“Via libera!” gridò in direzione dei fratelli ancora nella stanza sotterranea.
“Vai pure, Leo, qui me la cavo da solo.” disse Raffaello preparandosi a doverli fronteggiare da solo nonostante il sangue che gli sgorgava dalla ferita e gli rendeva scivolosa la presa sui suoi pugnali.
“Sei sicuro?” chiese il leader titubante.
“Vai e non ti preoccupare, ti seguo a ruota.”
“Ok.” e detto ciò, Leo saltò sull'altare rinfoderando la katana e incominciando ad arrampicarsi.
“Vieni, fratello, ti aiuto.” disse Donatello aiutando il maggiore ad issarsi dal buco nella terra, prima di rivolgersi al rosso ancora di sotto: “Raf, sbrigati!”
Raffaello era completamente circondato dai nemici, non avrebbe potuto resistere oltre.
“Scusate gente, la festa è molto bella, ma ho un impegno improrogabile!” esclamò facendo un salto all'indietro tenendosi una mano sulla spalla, schivando così tre ninja che gli si erano buttati addosso e che finirono ammucchiati sul pavimento: “Ci si vede!” e con queste parole cominciò a risalire lungo la fune.
Come era prevedibile, i ninja del clan presero subito ad inseguire le tartarughe cercando di uscire da quel posto nello stesso modo in cui erano usciti loro, ma erano troppo prevedibili.
Non appena Raffaello fu al sicuro sul terreno, Leonardo sguainò una delle sue katana e la portò accanto alla fune: “Buona notte ragazzi.” e tagliò la corda facendo precipitare nel buio i loro nemici.
“Uff... ammetto che questa volta ho veramente pensato che non ce la saremmo cavata.” ammise Raffaello riprendendo fiato dopo quella lunga lotta.
“Fratello di poca fede.” disse scherzoso Donatello mentre con alcune garze tirate fuori dallo zaino medicava velocemente le ferite del fratello. Fece per parlare ancora, quando un lamento proveniente da Michelangelo attirò la loro attenzione.
“Mik, come stai?” chiese Leonardo facendoglisi accanto mentre il minore dei quattro riprendeva conoscenza.
“Come se mi fosse passato un treno sopra....” mormorò non ancora in pieno possesso delle sue capacità: “Dove siamo?” domandò guardandosi confuso attorno.
“Siamo fuori dalle rovine, tranquillo. Ora tutto ciò che dobbiamo fare è raggiungere la nave in partenza prima che lasci il molo.” spiegò il leader aiutando il fratellino a rimettersi in piedi.
“E come pensi di portargli via quel pezzo di pietra? Hai sentito anche tu quanto pesava, saremmo troppo lenti nel portarlo via.” chiese Raffaello rimettendosi a sua volta in posizione eretta.
“Non è assolutamente mia intenzione sottrarglielo.” spiegò enigmatico il blu.
“Pensavo fossimo venuti qui per questo.” disse confuso Donatello.
“E' vero, ma come ha detto Raf, quell'affare è troppo pesante, dunque lasceremo che siano loro a riportarlo a New York con la loro nave e noi ci faremo dare un passaggio. Una volta giunti al porto della Grande Mela, lo ruberemo senza farci vedere. Muoverci per le strade di New York sarà per noi molto più facile anche con un oggetto così grande e pesante.” espose il leader: “Forza mettiamoci in marcia.”
E così cominciarono a correre verso le luci provenienti dagli scavi, dovevano prendere un punto di riferimento.
“Non sarà comunque semplice. Dalla stiva della nave dovremo comunque portarlo sul ponte senza essere visti e non parlo certo di pochi piani.” spiegò Donatello: “Ci saranno molte guardie in giro, non sarà una cosa da nulla.”
“Lo so, ma è l'unica occasione che ci rimane.” ammise Leonardo rendendosi conto che si trattava d un'impresa difficile.
Quando finalmente giunsero al sito archeologico, si resero conto che Karai aveva ordinato di muoversi in fretta dato che giĂ  quasi tutte le tende erano state smontate e numerosi camion telonati avevano imboccato la strada sterrata.
“Cosa facciamo? Non possiamo andare a piedi, saremmo troppo lenti.” osservò intelligentemente Michelangelo.
“Ci faremo dare nuovamente un passaggio.” Spiegò Raf.
“Non so, Raffaello, credo che ora saranno maggiormente all'erta, terranno d'occhio ogni mezzo sospetto e una jeep con quattro tartarughe mutanti sopra credo rientri in questa categoria.” disse titubante il genio della famiglia.
“No, se ci infiliamo in uno di quei rimorchi.” continuò il rosso indicando il retro dei camion.
“Raf, sei un genio.” esclamò Leonardo.
Modestamente ne ero a conoscenza.” si vantò il rosso, ma il leader non gli diede ascolto.
“Però dobbiamo sbrigarci prima che partano tutti.”
Detto ciò cominciarono a correre vero la strada cercando di essere il più silenziosi possibile.
Si appostarono dietro alcune casse poco distante dal gruppo di mezzi pesanti che interessavano a loro. Alcuni uomini stavano terminando di caricare tutto l'occorrente.
“Bene, allora faremo così: non appena partiranno, cercheremo di salire sull'ultimo della coda e attenderemo fino al momento in cui non ci fermeremo al porto, poi saliremo sulla nave.” espose il piano Leonardo guardando attentamente i suoi fratelli che annuirono facendogli capire che avevano capito.
Come detto dal maggiore dei quattro, agirono velocemente salendo agilmente sull'ultimo camion della coda e nascondendosi dietro ad alcuni contenitori di metallo.
“Ma che schifo! Cos'è sta puzza? Nemmeno le fogne hanno questo odoraccio!” esclamò sconvolto Michelangelo portandosi le mani davanti al naso.
“Non so cosa siano, forse materiale organico di qualche ricerca che Chaplin stava portando avanti.”
“Potevamo sceglierci un camino migliore, che so... uno che trasporta pizza!” esclama ancora il minore dei quattro ricevendo un'occhiataccia dai suoi fratelli, prima di sorridere: aveva tirato un po' su il morale.
Finita la scenetta divertente, rimasero sempre in silenzio per tutto il viaggio che sembrò più lungo dell'andata, forse perchè attraversarono sul camion anche la città.
Non appena il mezzo arrestò la sua corsa, le turtles scesero alla svelta prima che i conducenti, che nel frattempo erano scesi dall'abitacolo, li cogliessero in flagrante. Si nascosero sotto il mezzo di trasporto e osservarono le gambe dei due uomini raggiungere il dietro del rimorchio e scomparirci sopra per poi riapparire poco dopo chiaramente affaticate, probabilmente stavano scaricando.
“E' il momento!” disse Leonardo precedendo i suoi fratelli nuovamente alla luce della luna oramai bassa nel cielo: l'alba non doveva essere lontana.
Utilizzando le varie casse come nascondigli, il porto sembrava piĂą popolato della cittĂ  di quel pomeriggio, arrivarono incolumi e senza essere scoperti alla nave: era molto piĂą piccola della nave in cui si erano imbarcati all'andata, ma non potevano avere dubbi che fosse quella giusta dato che sulla fiancata grigia era presente il simbolo rosso del clan.
Quando furono abbastanza vicini al bordo della banchina, videro, accanto alla passerella che conduceva al ponte piĂą alto, Karai che dava numerosi ordini ai suoi sottoposti.
“Mia signora, il disco elementare è stato sistemato nella stiva centrale come da lei richiesto.” disse un ninja inchinandosi davanti alla donna.
“Molto bene, voglio una sorveglianza pesante. Non mi fido di quelle tartarughe, potrebbero essere più vicine di quello che crediamo.”
“Ma signora, oramai i nostri uomini le avranno distrutte.” commentò lo stesso ninja ricevendo però un'occhiata di fuoco dalla sua padrona.
“Hai ricevuto notizie da loro riguardo la morte delle tartarughe?”
“No, mia signora.” disse in un sussurrò a testa bassa.
“Fino a che non vedrò i loro corpi senza vita con i miei stessi occhi, mi aspetterò sempre una loro comparsa. Ora va ed esegui i miei ordini.”
A quelle parole, il ninja se ne andò con un leggero inchino e Karai salì a bordo della nave.
“Bisogna dire che Karai è diventata molto sospettosa.” mormorò Donatello.
“Per lo meno non ci sottovalutano più.” disse soddisfatto Raffaello.
“Non so se sia una buona cosa, ora ci stanno aspettando in massa. Se già prima era difficile prendere il disco, ora lo sarà ancora di più.”
Senza però aggiungere altro, le quattro tartarughe ripresero ad avanzare e riuscirono anche a raggiungere il ponte esterno della nave. L'unica cosa che restava da fare era attendere l'arrivo a New York della nave, un loro intervento avrebbe dato meno nell'occhio con l'equipaggio intento all'ultima parte del viaggio.
La partenza avvenne all'alba, il sole mostrava giĂ  metĂ  del suo disco infuocato incominciando a riscaldare l'aria ancora calda nonostante la notte.
Come previsto, il ponte si svuotò completamente, tutti erano andati all'interno, probabilmente a pattugliare i corridoi che portavano alla stiva centrale.
“Ora che si fa?” chiese Michelangelo seduto in terra con la schiena appoggiata a uno dei container presenti sul ponte.
“Ora aspettiamo.” rispose Leonardo accomodandosi accanto al fratello imitato dagli altri due.
Il viaggio fu lungo e le turtles se ne accorsero maggiormente dato che non potevano permettersi di chiudere occhio per riposarsi nemmeno un secondo.
Accadde piĂą volte che furono costrette a spostarsi a causa di alcune guardie di ronda, ma per il resto fu tutto molto tranquillo.
Quando furono oramai prossimi al porto della Grande Mela, la voce di Karai rimbombò nelle orecchie di tutti.
“Tutti ai vostri posti, pronti per le manovre di attracco.”
“E' arrivato il nostro momento, fratelli.” disse Leonardo alzandosi in piedi e, seguito dagli altri tre, si mise a correre verso il boccaporto principale.
Lui e Raffaello si posizionarono ognuno a un lato dell'ingresso impugnando una lama a testa poi, con alcuni cenni di intesa, entrarono all'improvviso pronti a cogliere di sorpresa chiunque fosse stato presente, ma il corridoio era vuoto.
“Allora, fatemi dare un'occhiata.” disse pensieroso Donatello osservando attentamente una pianta della nave.
“Hai idea di dove possa essere la stiva centrale?” chiese il leader ancora armato e concentrato su possibili rumori.
Il genio della famiglia non rispose immediatamente, studiò a lungo la mappa, ma poi esordì con parole affermative: “Si, da questa parte.” Indicò verso destra e insieme corsero in quella direzione.
Come avevano previsto, la zona era piena di soldati ninja che tentarono piĂą volte di bloccare loro la strada, ma finivano al tappeto prima ancora che potessero pensare a come agire.
La parte piĂą popolata fu proprio la stiva dove almeno una ventina di soldati li attendeva calorosamente.
“Siete un po' troppo insistenti, amici, la festa ce l'avete già fatta, ora diventate monotoni.” li schernì Raffaello mentre li metteva tutti quanti k.o.
“Ora dobbiamo solo trovare il disco e portarlo lontano da qua.” disse semplicemente Leonardo cominciando a spiare all'interno delle varie casse e sotto numerosi teli.
“Ma come facciamo? Siamo ancora in mezzo al fiume.” chiese Michelangelo confuso.
“A dire il vero, non manca tanto all'attracco. Guardate un po' fuori.” invitò Donatello guardando fuori da un oblò.
Infatti, New York era ben visibile oramai, soprattutto il suo grande porto pieno di scaricatori all'opera da chissĂ  quanto tempo.
“Dobbiamo sbrigarci allora.” ordinò Leonardo.
Cercarono a lungo, ma sembrava non esserci traccia della reliquia che cercavano, eppure erano certi che si trovasse li. Che Karai avesse teso loro una trappola.
“Qui non c'è nessun disco di pietra!” esclamò esasperato Michelangelo afflosciandosi a terra.
“Eppure deve esserci.” rispose incredulo il leader.
“Ragazzi, dobbiamo sbrigarci, oramai hanno quasi attraccato la nave, fra poco saranno qua a decine.” spiegò leggermente preoccupato Donatello osservando ancora all'esterno.
Raffaello nel frattempo si era appoggiato a braccia conserte contro una delle tante casse, alterato all'idea di aver fallito la missione.
Ad un certo punto, però, avvertì qualcosa, qualcosa che lo attirava verso una zona particolare della nave. Era come una forza che lo attraeva a se, come il magnetismo della calamita.
Non riusciva a comprendere cosa fosse, ma doveva seguire quella sensazione e si ritrovò davanti a un telo grigio enorme.
Qualcosa dentro di lui gli diceva di spostare quella coperta e vedere cosa ci fosse sotto. Doveva veramente farlo?
Se lo chiese si, ma il suo corpo rispose al suo posto e con la mano destra tirò via il telo rivelando così il disco elementare del fuoco.
“Ragazzi... l'ho trovato!” esclamò incredulo Raffaello fissando la reliquia a occhi sgranati.
Fu immediatamente raggiunto dagli altri che si complimentarono con lui per essere riuscito dove loro avevano fallito.
Alcune voci concitate provenienti dal corridoio, fecero ricordare loro che non potevano rimanere li fermi.
“E ora? Non possiamo passare da dove siamo entrati o ci ritroveremo a dover affrontare altri ninja rischiando di perdere di nuovo il disco.” disse riflessivo Donatello.
“A me non dispiace l'idea di combattere ancora.” rispose Raffaello estraendo i suoi sai, ripresosi completamente da quella strana sensazione provata poco prima del ritrovamento.
“Don ha ragione, Raf. Dobbiamo trovare una via di fuga.” spiegò Leonardo guardandosi attentamente intorno fino a scorgere le bocchette del ricircolo d'aria abbastanza grosse per il loro passaggio.
“Da quella parte.” indicò il leader, facendo così tirare un sospiro di sollievo a tutti, prima di dare una mano ai fratelli a caricarsi in spalla il disco.
“Raf, usa uno dei tuoi sai.” ordinò Leo preparandosi come Don e Mik a sostenere maggior peso.
Il rosso fece come gli era stato richiesto e in breve tempo la grata di ferro che bloccava il passaggio si ritrovò smontata a terra.
Facendo attenzione alla testa e a non far scontrare con le pareti il disco, entrarono per primi Donatello e Michelangelo che si offrirono volontari per portare da soli la reliquia negli stretti passaggi. Raf e Leo chiusero la fila richiudendo la bocchetta alle loro spalle giusto un attimo prima che dei ninja del clan entrassero nella stiva.
Ora tutto quello che dovevano fare era uscire dalla nave indisturbati.

Miyuki, come ogni sera, era inginocchiata davanti al fuoco sacro. Chiedeva costantemente notizie sulla sorte di Leonardo, ma in risposta riceveva sempre la visione spaventosa di poco tempo prima. Temeva sempre di piĂą che si potesse realizzare mentre lui era lontano da lei. Voleva proteggerlo, ma non sapeva come fare.
A volte tornava con la mente anche al discorso sentito da Hun secondo cui suo padre voleva costringerla ad attivare quegli strani oggetti per fargli ottenere grandi poteri.
Non riusciva proprio a crederci: suo padre non era mai stato un genitore affettuoso, erano state rare le carezze e i regali ricevuti con amore, ma aveva sempre creduto che in fondo al suo cuore l'amasse a modo suo.
Come poteva farle del male il padre che Miyuki si immaginava? L'uomo che, dopotutto, l'aveva cresciuta, l'aveva trasformata nella donna che era.
Ci ripensava in continuazione e si rendeva sempre più conto che era stata Karai la vera persona che l'aveva cresciuta, che le aveva dato affetto e le aveva insegnato a cavarsela. Tutto ciò che aveva ricevuto da suo padre erano solamente delle fredde lezioni di arti marziali.
Stufa di quei pensieri tristi, Miyuki richiamò il fuoco sacro all'interno del ciondolo di sua madre rimettendoselo al collo e decise che era giunto il momento di cambiarsi per andare a dormire. Indossò come al solito una leggera camicia da notte bianca, con delle spalline sottili e lunga fino al ginocchio. Lasciò i lunghi capelli neri liberi lungo la schiena e preparò con cura il suo comodo futon.
Fu distratta da un rumore, un rumore proveniente dal balcone.
Osservò a lungo la porta finestra della sua camera in attesa di veder apparire qualcosa o qualcuno, nel suo cuore sperava fosse Leonardo, ma non accadde nulla. Si disse che era solo frutto della sua immaginazione e si infilò sotto le coperte.
Stava per spegnere la luce quando un altro rumore e un'ombra la fecero sobbalzare.
“Chi c'è?” chiese spaventata mentre si rimetteva lentamente in piedi.
Nessuno rispose alla sua domanda e lei, facendosi coraggio, decise di aprire la finestra per dare un'occhiata al balcone. Fece alcuni passi nella fredda notte newyorkese: nessuno in vista.
“Devo essere molto stanca.” si disse prima di voltarsi per rientrare nella sua stanza.
Si ritrovò la strada bloccata da uno dei soldati ninja di suo padre.
Cosa ci faceva li? Soprattutto a quell'ora?
“Cosa vuoi? Lascia immediatamente la mia stanza!” ordinò seccata, certa che l'uomo avrebbe eseguito i suoi ordini senza discutere come accadeva sempre, ma lui non si mosse.
Subito un secondo ninja si fece accanto al primo. Poi un terzo. Poi un quarto. Un quinto.
Tempo pochi secondi e il suo balcone era pieno di soldati del clan dall'aria molto minacciosa.
“Vi ho detto di lasciare immediatamente le mie stanze o dirò tutto a mio padre e vi farà punire.” tentò senza successo decisamente spaventata.
Lentamente, il gruppo di uomini, per nulla intimorito dalle minacce ricevute, cominciò a farsi sempre più vicino e minaccioso tanto che Miyuki si chiese se avessero intenzione di attaccarla. Era pronta a combattere, ma non era sicura di farcela.
Come immaginato dalla giovane orientale, i ninja l'attaccarono armati di armi di ogni genere e un duro combattimento prese vita su quel balcone.
Miyuki cercava di schivare piĂą volte i colpi di katane, sai, nagitane e shuriken, ma non sempre ci riusciva ritrovandosi numerosi e profondi tagli sulla pelle candida. La vestaglia che una volta era stata bianca, cominciava a tingersi scarlatta.
Alla fine venne sopraffatta da quell'orda di ninja che, non appena notarono che non faceva più resistenza, la lasciarono in pace, in terra dolorante e stanca. Miyuki li osservò con gli occhi carichi di odio, ma incapace di dire qualcosa.
Poi, i soldati fecero alcuni passi indietro e si inchinarono rivolgendo la loro attenzione alla porta finestra aperta dalla quale fece capolino Oroku Saki nei suoi consueti abiti giapponesi.
“Padre!” lo chiamò lei sollevata, ma con fatica a causa delle varie ferite: “Vi prego aiutatemi, i vostri uomini devono essere impazziti, mi hanno attaccata senza motivo!”
Lo sguardo che l'uomo le riservò le fece gelare il sangue nelle vene: era freddo, malvagio e sadico al tempo stesso.
“I miei uomini non attaccano mai senza motivo.” disse con tono apparentemente tranquillo il capo del clan.
“Cosa?” chiese spaesata la giovane osservando incredula il padre.
“Sono stato io a ordinare questo attacco.” ammise l'uomo senza mai togliere gli occhi da quelli della figlia.
Lei spalancò gli occhi incapace di credere a quello che le sue orecchie avevano appena sentito: “Non è possibile...” mormorò.
“Invece devi crederci! E' la tua punizione per avermi tradito!” la voce di Saki divenne molto piu forte e cattiva mentre si avvicinava minaccioso: “Hai tradito me e il mio clan!” e con queste parole cominciò a colpire con numerosi calci allo stomaco la giovane orientale che tentava di parare i colpi con le braccia rannicchiandosi su se stessa: “Ha rivelato ai miei nemici cose importanti dei miei piani! Ti sei alleata con le tartarughe!”
“No, padre, io...” tentò di difendersi a parole Miyuki, ma incapace di farlo a causa delle numerose percosse.
“Zitta!! Sono stato fin troppo buono con te in tutti questi anni!! Ti ho lasciato troppa libertà ricevendo questo in cambio.”
Concluse quelle parole, sollevò verso il cielo la sua mano destra sulla quale Miyuki potè scorgere la lama della sua armatura. Stava caricando il colpo.
“Avete intenzione di uccidermi, padre?” chiese affannata sputando anche alcune macchie di sangue e osservando per la prima volta con odio quella figura paterna.
Shredder rispose con una risata maligna rivolta verso il cielo prima di tornare con lo sguardo di fuoco su Miyuki: “Ora non è ancora il tuo momento, mia cara Miyuki, mi servi per i miei piani. Verrai rinchiusa nelle prigioni e li marcirai fino al giorno del rito. Dopo di che, morirai per mano mia...”
Miyuki chiuse gli occhi per il dolore di sentire quelle parole dalla voce di suo padre cercando però di trattenere le lacrime per orgoglio.
“... esattamente come morirono i tuoi genitori anni fa.”
Miyuki scattò immediatamente a quelle parole: “Che cosa?” sibillò incredula.
I suoi genitori? Oroku Saki non era veramente suo padre? Quella notizia la sconvolse.
“Povera sciocca, hai creduto per tutti questi anni di essere mia figlia quando questa stessa lama” e sollevò ancora la mano destra: “Trapassò i corpi dei tuoi genitori che tentarono in tutti i modi di proteggerti da me, inutilmente.”
Una forte adrenaline percorse immediatamente il suo corpo facendola scattare in piedi: “Assassino!!!! Sei un mostro!!! Come ho potuto fidarmi di te per tutti questi anni?!?!?!?!?! Non otterrai nulla da me!!! Mai!!!” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Qualcosa lacerò la sua carne.
Con un gesto molto rapido, Shredder pugnalò al ventre la giovane orientale che spalancò gli occhi per la sorpresa incapace di reagire.
“Stai zitta, impudente. Sei mia prigioniera e come tale non devi permetterti di rivolgerti a me con quel tono, chiaro?” disse tutto con voce sprezzante, poi con un gesto secco tirò fuori le lame dalla carne giovane di lei che si afflosciò priva di forze a terra.
“Prendetela e portatela nel sotterraneo. Curatela giusto l'indispensabile perchè rimanga in vita, voglio che soffra.” ordinò Saki mentre, voltate le spalle alla ragazza, si allontanava dal balcone.
I suoi uomini obbedirono immediatamente agli ordini appena ricevuti e si avvicinarono piano piano alla giovane ancora inginocchiata a terra.
Miyuki aveva lo sguardo perso nel vuoto. Tutte le sue certezze erano crollate nel giro di poco tempo e ora si trovava sull'orlo della morte nelle mani di un pazzo che desiderava solo i suoi poteri.
Non poteva permettere che la utilizzasse per il rito.
Raccogliendo ancora le forze, si rimise lentamente in piedi sorprendendo i ninja che si bloccarono momentaneamente.
“Non mi avrai mai, Shredder!” esclamò lei mettendo tutta la sua rabbia in quelle parole mentre lentamente indietreggiava.
Il diretto interessato si voltò, sorpreso di sentirsi chiamare in quel modo da lei e sgranò gli occhi intuendo quali fossero le intenzioni di lei.
“Non lo farai...” mormorò Saki più per convincere se stesso che lei.
“Non aiuterò mai un mostro come te.” disse ancora Miyuki raggiunta oramai la balaustra e, con un sorriso di vittoria sulle labbra, si lasciò cadere nel vuoto.




Chiedo scusa per l'enorme ritardo e anche per i brutti segni che appaiono nel testo, purtroppo ricopio dal sito in cui ho gia pubblicato la storia e li sono presenti. Al momento non ho tempo di sistemare, ma vi assicuro che saranno presenti ancora al massimo nel prossimo capitolo e non appena avrň del tempo a disposizione sistemerň tutto.
Mi spiace anche non poter rispondere alla recensione, ma non ho molto tempo. Grazie comunque, fa sempre piacere trovarla! :)
Spero che il capitolo sia comunque piaciuto.
   
 
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