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Autore: shewolf_    03/05/2013    9 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 57.

 

Sospirò a pieni polmoni nel tentativo di calmarsi.

Si portò una mano al petto, percepiva sensibilmente il cuore palpitarle sui polpastrelli. Poche volte in vita sua era stata così nervosa, forse mai così tanto.

Inspirava dal naso per espirare rumorosamente dalla bocca. Le stava venendo un attacco di panico, ne era quasi certa.

Si trovava davanti all’aeroporto, era fortunata fosse facilmente raggiungibile dal momento che si trovasse proprio di fronte ad un grande centro commerciale, quindi molti autobus passavano di lì, senza per forza aver bisogno di un taxi.

Si guardò intorno. Quel luogo era colmo di persone opposte. C’erano quelli stremati che uscivano dalle porte automatiche, e quelli invece super elettrizzati per l’imminente partenza; persone impazienti e gioiose e persone tristi e occhi carichi di lacrime; persone che partivano e persone che restavano.

Quel luogo la spazientiva: lei faceva sempre parte della seconda categoria. Lei restava, lei rimaneva, immobile, statica, sempre pronta ad aspettare.

Ok, doveva ammettere che non si era svegliata nevrotica, semplicemente il periodo non era certo dei più tranquilli. Oltre al casino con suo padre e Jared ci si metteva Ingrid, la quale ora sì, si faceva sentire più spesso, ma in certi casi Kim avrebbe preferito se avesse evitato.

L’amica si stava rendendo conto che il tempo Sud Americano stava per scadere e si sfogava con Kimberly, raccontandole di quanto lì la gente fosse meravigliosa, di quanto tutti si volessero bene e si abbracciassero di continuo; le raccontava anche della “sorella” acquisita, con la quale aveva non pochi diverbi, ma del resto si volevano bene come fossero vere parenti.

Proprio il giorno prima le aveva scritto una mail in cui le raccontava di quanto si comportasse male quella ragazza, la quale, pur sapendo che lei partisse a luglio, aveva prenotato una vacanza proprio pochi giorni prima della partenza di Ingrid.

Quando poi si era resa conto della carognata era andata da lei in lacrime a chiederle scusa, dicendole che non sarebbe più partita e Ingrid, sentimentalona come diceva di essere è scoppiata a piangere con lei, pianto a cui si aggiunsero anche madre, padre e fratello.

Insomma si abbracciarono tutti insieme riversando più acqua delle cascate del Niagara e Ingrid era così colma di disperazione da averle comunicato la sua infelicità nel dover tornare! Come si vogliono bene loro, nessuno; i “genitori” non prenderanno più nessun ragazzo perché si sono troppo affezionati a lei e così via.

Kimberly davanti a quella mail non poté trattenere il nervoso che irrimediabilmente si scaturì in lei e dal centro del petto si riversò sulle falangi, facendole rispondere con un’e-mail carica di energia negativa.

Va bene tutto, pensava, ma quando le due si erano salutate sapendo che non si sarebbero viste per un anno, Ingrid non aveva pianto né si era rotolata per terra strappandosi i capelli a ciocche, ma un semplice messaggio “Stammi bene” era bastato; alcuni dei suoi amici non avevano avuto neppure questa fortuna e non la sentivano da più di un anno.

Ma chi se ne frega no? A lei tutto era dovuto, quello era un Paese orribile e non importava se lì ci fosse la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita o persone idiote come Kim che l’aspettavano da un anno, nonostante un pidocchioso “stammi bene”.

Sbuffò ancora più energicamente, di nuovo carica di nervosismo. Però aveva fatto bene a pensarci, distrarsi da quell’agitazione immensa le aveva fatto dimenticare per un secondo cosa, o meglio, chi stava aspettando.

Improvvisamente dalle porta scorrevoli davanti ai suoi occhi si presentarono tre persone, un uomo e due donne per la precisione.

La ragazza li riconobbe per forza di cose, era stata ore a fissare le loro foto. Solitamente scordava i volti, specialmente di persone che non aveva mai visto dal vivo.

In quel caso però era talmente spaventata di dimenticarli che non fece assolutamente fatica a riconoscerli, come se in realtà si trattassero di vecchi amici.

Questi si guardavano intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse assomigliare alla descrizione data da Kim di se stessa, la quale si diede uno scappellotto virtuale per non aver pensato a scrivere un cartello con il  nome degli interessati.

Le gambe non rispondevano ai comandi, tuttavia si fece forza e con una camminata decisamente incerta si diresse verso il gruppetto, guardandoli fissi, in modo si accorgessero che la ragazza ce l’avesse con loro.

Man mano si avvicinava, le figure si facevano più grandi, i volti più chiari, i dettagli più nitidi.

All’estrema sinistra c’era una donna dai capelli rosso aranciato, piccolina, bassa statura, mingherlina.

Le gote erano coperte di lentiggini, al di sopra delle quali due occhi verdi intenso la puntarono. Da quegli smeraldi Kimberly percepì una grande energia, come se nonostante le dimensioni ridotte della donna, in questa giacesse una forza di spirito impressionante, capace di spostare le montagne.

All’estrema destra un’altra donna dai capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri, lasciò perplessa Kim, la quale però non riuscì a spiegare su due piedi il motivo di tale sensazione.

Al centro, l’uomo era di altezza media, capelli molto corti, niente barba. A giudicare da come la felpa gli stesse attillata sulle spalle, la ragazza capì che si trattava di una persona piuttosto muscolosa.

Ma ciò che la colpì particolarmente furono gli occhi.

Erano dal taglio lungo, le ciglia folte rendevano lo sguardo ancora più intenso e il colore attraversava varie tonalità cromatiche dal verde al nocciola. Erano degli occhi davvero interessanti.

Com’era possibile che due fratelli potessero essere così diversi ma al contempo avere una caratteristica strabiliante in comune?

-Buonasera.- salutò Kimberly, cercando di mostrarsi il meno intimidita possibile.

Il primo a porgerle la mano fu l’uomo. –Io sono Shannon, molto piacere. Tu devi essere la ragazza misteriosa..-  intuì lui con un ghigno divertito.

Gli occhi si erano assottigliati in uno sguardo talmente seducente che la ragazza si costrinse a distogliere lo sguardo. Era possibile che anche lui avesse lo stesso potere di Jared e come lui si divertisse alle spalle degli altri?

-Questa è la mia compagna, Jenah.- disse presentando la donna dai capelli rossi, facendole fare un passo in avanti con una mano dietro la schiena.

-Molto piacere, Kimberly.- l’accento era diverso dal suo, del resto era scozzese, ma il timbro di voce era soffice, pareva rimbombarle nelle orecchie al momento.

Shannon fece finta di nulla, ma in quel momento fu altamente riconoscente a Jenah per avergli involontariamente ricordato il nome della ragazza. Non se lo ricordava proprio, anzi, lui tendeva a dimenticare qualsiasi nome nel giro di 3 minuti.

Cominciò a ripeterselo mentalmente infinite volte, dipingendosi una faccia da poker sul volto.

Quando davanti a Kim si parò una persona che doveva per forza di cose essere la madre di Jared, capì perché prima si sentiva così perplessa nel guardarla.

Era troppo giovane, eppure, a meno che avesse partorito quando era decisamente minorenne, doveva avere sessant’anni!

La ragazza cercò di non lasciar trapelare tutti questi dubbi, aspettando semplicemente che la signora si presentasse.

Quando questa le porse la mano e le disse –Ciao Kimberly, io sono Constance.- per poco non le cadde la mandibola.

Incredula, cominciò a pensare che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto, finché i loro occhi non si  incontrarono. Solo allora non ebbe più dubbi.

Era come riflettersi in quelli di Jared; era come tuffarsi in quell’oceano in tempesta, date le tonalità scure causate dal tempo che ormai si era rannuvolato in vista della sera.

Gli occhi del suo professore, grandi, tondi, limpidi, solo leggermente più rugosi ai lati, la stavano fissando di rimando.

Erano uguali a quelli dell’uomo che le faceva venire le palpitazioni, per questo motivo per un nano secondo si estraniò da quel contesto immaginandosi di trovarsi di fronte a lui.

Un sorriso decisamente ebete le si disegnò in faccia, mentre cercò con tutte le sue forze di riportarsi coi piedi per terra.

-Molto piacere.- rispose con un tono soave, il tipico che usava quando si perdeva negli occhi di Jared.

A malincuore dovette separarsene, o la madre avrebbe pensato che stesse flirtando con lei.

Svelta si infilò le mani in tasca, portando lo sguardo a terra, nel tentativo di riprendersi.

Non era normale che anche il solo pensiero di essere col professore di musica la rimbambisse in quel modo.

-Vi accompagno all’albergo?- chiese poi sorridente, indicando loro un taxi. Si sentiva estremamente a disagio, estremamente in soggezione di fronte a quelle tre paia di occhi curiosi che la scrutavano.

Poteva sentire nelle loro menti le domande, le normalissime e comunissime domande, che si stavano silenziosamente ponendo. Ma a lei arrivavano chiare come degli schiaffi in pieno volto.

Quanti anni avrà? Che genere di rapporto è il loro? Sarà così tanta la differenza di età? Jared si era bevuto il cervello? Sarà maggiorenne?!

Loro annuirono all’unisono, raccolsero i proprio bagagli e si diressero verso una delle macchine posteggiate lì di fronte.

La tensione era palpabile, ma la caparbietà di Kimberly era solida e avrebbe compiuto questa missione fino in fondo; voleva sinceramente dimostrare a Jared e a chiunque fosse presente quella sera, quanto in realtà ci tenesse a lui e quanto fosse seria nei suoi confronti.

Quella macchina era terribilmente stretta, però dovette ammettere che in quanto a discrezione e gentilezza, la famiglia del suo professore fosse davvero ferrata.

Le porgevano delle domande generiche, senza intaccare –per il momento- il suo rapporto con Jared, e creando dei dialoghi pacifici e ironici, per alleggerire quell’atmosfera cupa.

Fortunatamente l’albergo si trovava nelle vicinanze dell’appartamento di Leto. Nonostante le varie carinerie, Kim non vedeva l’ora che entrasse in gioco anche lui, non avrebbe retto per troppo tempo la pressione.

Era impaziente che scoprisse la sorpresa, lei amava sorprendere gli altri, soprattutto quando sapeva che l’idea era proprio azzeccata e la reazione sarebbe stata solo che positiva.



note finali:
TAAADAAAAAN!!! MMMbèèè c'eravate arrivate? Avevate pensato a questa chicca?

Eheheh finalmente anche Shannon è entrato nel vivo della storia, facciamo una HOLA tutte insieme :) 
Scusate se è molto corto e molto scritto male ma non sono particolarmente in vena... non sono nemmeno riuscita a trovare una canzone appropriata :(
Spero mi vogliate bene lo stesso e mi diciate cosa ne pensate di questa nuova entrata!!
Grazie a tutte :)

  
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