Capitolo
57.
Sospirò a pieni polmoni
nel tentativo di calmarsi.
Si portò una mano al
petto, percepiva sensibilmente il cuore palpitarle sui polpastrelli.
Poche
volte in vita sua era stata così nervosa, forse mai
così tanto.
Inspirava dal naso per
espirare rumorosamente dalla bocca. Le stava venendo un attacco di
panico, ne
era quasi certa.
Si trovava davanti
all’aeroporto, era fortunata fosse facilmente raggiungibile
dal momento che si
trovasse proprio di fronte ad un grande centro commerciale, quindi
molti
autobus passavano di lì, senza per forza aver bisogno di un
taxi.
Si guardò intorno. Quel
luogo era colmo di persone opposte. C’erano quelli stremati
che uscivano dalle
porte automatiche, e quelli invece super elettrizzati per
l’imminente partenza;
persone impazienti e gioiose e persone tristi e occhi carichi di
lacrime;
persone che partivano e persone che restavano.
Quel luogo la
spazientiva: lei faceva sempre parte della seconda categoria. Lei
restava, lei
rimaneva, immobile, statica, sempre pronta ad aspettare.
Ok, doveva ammettere che
non si era svegliata nevrotica, semplicemente il periodo non era certo
dei più
tranquilli. Oltre al casino con suo padre e Jared ci si metteva Ingrid,
la
quale ora sì, si faceva sentire più spesso, ma in
certi casi Kim avrebbe
preferito se avesse evitato.
L’amica si stava
rendendo conto che il tempo Sud Americano stava per scadere e si
sfogava con
Kimberly, raccontandole di quanto lì la gente fosse
meravigliosa, di quanto
tutti si volessero bene e si abbracciassero di continuo; le raccontava
anche
della “sorella” acquisita, con la quale aveva non
pochi diverbi, ma del resto
si volevano bene come fossero vere parenti.
Proprio il giorno prima
le aveva scritto una mail in cui le raccontava di quanto si comportasse
male
quella ragazza, la quale, pur sapendo che lei partisse a luglio, aveva
prenotato una vacanza proprio pochi giorni prima della partenza di
Ingrid.
Quando poi si era resa
conto della carognata era andata da lei in lacrime a chiederle scusa,
dicendole
che non sarebbe più partita e Ingrid, sentimentalona come
diceva di essere è
scoppiata a piangere con lei, pianto a cui si aggiunsero anche madre,
padre e
fratello.
Insomma si
abbracciarono tutti insieme riversando più acqua delle
cascate del Niagara e
Ingrid era così colma di disperazione da averle comunicato
la sua infelicità
nel dover tornare! Come si vogliono bene loro, nessuno; i
“genitori” non
prenderanno più nessun ragazzo perché si sono
troppo affezionati a lei e così
via.
Kimberly davanti a
quella mail non poté trattenere il nervoso che
irrimediabilmente si scaturì in
lei e dal centro del petto si riversò sulle falangi,
facendole rispondere con
un’e-mail carica di energia negativa.
Va bene tutto, pensava,
ma quando le due si erano salutate sapendo che non si sarebbero viste
per un
anno, Ingrid non aveva pianto né si era rotolata per terra
strappandosi i
capelli a ciocche, ma un semplice messaggio “Stammi
bene” era bastato; alcuni
dei suoi amici non avevano avuto neppure questa fortuna e non la
sentivano da
più di un anno.
Ma chi se ne frega no?
A lei tutto era dovuto, quello era un Paese orribile e non importava se
lì ci
fosse la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita o persone idiote come
Kim che
l’aspettavano da un anno, nonostante un pidocchioso
“stammi bene”.
Sbuffò ancora
più
energicamente, di nuovo carica di nervosismo. Però aveva
fatto bene a pensarci,
distrarsi da quell’agitazione immensa le aveva fatto
dimenticare per un secondo
cosa, o meglio, chi stava aspettando.
Improvvisamente dalle
porta scorrevoli davanti ai suoi occhi si presentarono tre persone, un
uomo e
due donne per la precisione.
La ragazza li riconobbe
per forza di cose, era stata ore a fissare le loro foto. Solitamente
scordava i
volti, specialmente di persone che non aveva mai visto dal vivo.
In quel caso però era
talmente spaventata di dimenticarli che non fece assolutamente fatica a
riconoscerli, come se in realtà si trattassero di vecchi
amici.
Questi si guardavano
intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse assomigliare alla
descrizione
data da Kim di se stessa, la quale si diede uno scappellotto virtuale
per non
aver pensato a scrivere un cartello con il
nome degli interessati.
Le gambe non
rispondevano ai comandi, tuttavia si fece forza e con una camminata
decisamente
incerta si diresse verso il gruppetto, guardandoli fissi, in modo si
accorgessero
che la ragazza ce l’avesse con loro.
Man mano si avvicinava,
le figure si facevano più grandi, i volti più
chiari, i dettagli più nitidi.
All’estrema sinistra
c’era una donna dai capelli rosso aranciato, piccolina, bassa
statura,
mingherlina.
Le gote erano coperte
di lentiggini, al di sopra delle quali due occhi verdi intenso la
puntarono. Da
quegli smeraldi Kimberly percepì una grande energia, come se
nonostante le
dimensioni ridotte della donna, in questa giacesse una forza di spirito
impressionante, capace di spostare le montagne.
All’estrema destra
un’altra
donna dai capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri,
lasciò perplessa Kim, la
quale però non riuscì a spiegare su due piedi il
motivo di tale sensazione.
Al centro, l’uomo era
di altezza media, capelli molto corti, niente barba. A giudicare da
come la
felpa gli stesse attillata sulle spalle, la ragazza capì che
si trattava di una
persona piuttosto muscolosa.
Ma ciò che la
colpì
particolarmente furono gli occhi.
Erano dal taglio lungo,
le ciglia folte rendevano lo sguardo ancora più intenso e il
colore
attraversava varie tonalità cromatiche dal verde al
nocciola. Erano degli occhi
davvero interessanti.
Com’era possibile che
due fratelli potessero essere così diversi ma al contempo
avere una
caratteristica strabiliante in comune?
-Buonasera.- salutò
Kimberly, cercando di mostrarsi il meno intimidita possibile.
Il primo a porgerle la
mano fu l’uomo. –Io sono Shannon, molto piacere. Tu
devi essere la ragazza
misteriosa..- intuì
lui con un ghigno
divertito.
Gli occhi si erano
assottigliati in uno sguardo talmente seducente che la ragazza si
costrinse a
distogliere lo sguardo. Era possibile che anche lui avesse lo stesso
potere di
Jared e come lui si divertisse alle spalle degli altri?
-Questa è la mia
compagna, Jenah.- disse presentando la donna dai capelli rossi,
facendole fare
un passo in avanti con una mano dietro la schiena.
-Molto piacere,
Kimberly.- l’accento era diverso dal suo, del resto era
scozzese, ma il timbro
di voce era soffice, pareva rimbombarle nelle orecchie al momento.
Shannon fece finta di
nulla, ma in quel momento fu altamente riconoscente a Jenah per avergli
involontariamente ricordato il nome della ragazza. Non se lo ricordava
proprio,
anzi, lui tendeva a dimenticare qualsiasi nome nel giro di 3 minuti.
Cominciò a ripeterselo
mentalmente infinite volte, dipingendosi una faccia da poker sul volto.
Quando davanti a Kim si
parò una persona che doveva per forza di cose essere la
madre di Jared, capì
perché prima si sentiva così perplessa nel
guardarla.
Era troppo giovane,
eppure, a meno che avesse partorito quando era decisamente minorenne,
doveva
avere sessant’anni!
La ragazza cercò di non
lasciar trapelare tutti questi dubbi, aspettando semplicemente che la
signora
si presentasse.
Quando questa le porse
la mano e le disse –Ciao Kimberly, io sono Constance.- per
poco non le cadde la
mandibola.
Incredula, cominciò a
pensare che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto,
finché i loro occhi non
si incontrarono.
Solo allora non ebbe
più dubbi.
Era come riflettersi in
quelli di Jared; era come tuffarsi in quell’oceano in
tempesta, date le tonalità
scure causate dal tempo che ormai si era rannuvolato in vista della
sera.
Gli occhi del suo
professore, grandi, tondi, limpidi, solo leggermente più
rugosi ai lati, la
stavano fissando di rimando.
Erano uguali a quelli
dell’uomo che le faceva venire le palpitazioni, per questo
motivo per un nano
secondo si estraniò da quel contesto immaginandosi di
trovarsi di fronte a lui.
Un sorriso decisamente
ebete le si disegnò in faccia, mentre cercò con
tutte le sue forze di
riportarsi coi piedi per terra.
-Molto piacere.-
rispose con un tono soave, il tipico che usava quando si perdeva negli
occhi di
Jared.
A malincuore dovette
separarsene, o la madre avrebbe pensato che stesse flirtando con lei.
Svelta si infilò le
mani in tasca, portando lo sguardo a terra, nel tentativo di
riprendersi.
Non era normale che
anche il solo pensiero di essere col professore di musica la
rimbambisse in
quel modo.
-Vi accompagno
all’albergo?- chiese poi sorridente, indicando loro un taxi.
Si sentiva
estremamente a disagio, estremamente in soggezione di fronte a quelle
tre paia
di occhi curiosi che la scrutavano.
Poteva sentire nelle
loro menti le domande, le normalissime e comunissime domande, che si
stavano
silenziosamente ponendo. Ma a lei arrivavano chiare come degli schiaffi
in
pieno volto.
Quanti
anni avrà? Che genere di rapporto è il loro?
Sarà così tanta la differenza di
età? Jared si era bevuto il cervello? Sarà
maggiorenne?!
Loro annuirono
all’unisono, raccolsero i proprio bagagli e si diressero
verso una delle
macchine posteggiate lì di fronte.
La tensione era
palpabile, ma la caparbietà di Kimberly era solida e avrebbe
compiuto questa
missione fino in fondo; voleva sinceramente dimostrare a Jared e a
chiunque
fosse presente quella sera, quanto in realtà ci tenesse a
lui e quanto fosse
seria nei suoi confronti.
Quella macchina era
terribilmente stretta, però dovette ammettere che in quanto
a discrezione e
gentilezza, la famiglia del suo professore fosse davvero ferrata.
Le porgevano delle
domande generiche, senza intaccare –per il momento- il suo
rapporto con Jared,
e creando dei dialoghi pacifici e ironici, per alleggerire
quell’atmosfera
cupa.
Fortunatamente
l’albergo si trovava nelle vicinanze
dell’appartamento di Leto. Nonostante le
varie carinerie, Kim non vedeva l’ora che entrasse in gioco
anche lui, non
avrebbe retto per troppo tempo la pressione.
Era impaziente che scoprisse la sorpresa, lei amava sorprendere gli altri, soprattutto quando sapeva che l’idea era proprio azzeccata e la reazione sarebbe stata solo che positiva.
note finali: TAAADAAAAAN!!! MMMbèèè c'eravate arrivate? Avevate pensato a questa chicca?
Eheheh
finalmente anche Shannon è entrato nel vivo della storia,
facciamo una HOLA tutte insieme :)
Scusate se è molto corto e molto scritto male ma non sono
particolarmente in vena... non sono nemmeno riuscita a trovare una
canzone appropriata :(
Spero mi vogliate bene lo stesso e mi diciate cosa ne pensate di questa
nuova entrata!!
Grazie a tutte :)