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Autore: Galelosacco    03/05/2013    0 recensioni
A molti è capitato di ritrovarsi in un mondo parallelo, è capitato a Dante , tolkien, ma oggi capiterà a qualcun altro. Queste persone non sanno quello che li accadrà e si preparano per una normale giornata.
con l'aiuto di fuyuka3
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 TUTTI I RAGAZZI DELLA SECONDA MEDIA ERAnO GIà ARRIVATI A SCUOLA. QUEL GIORNO C'ERA IL COMPITO DI ITALIANO: TEMA DANTE
la professoressa entrò in classe e consegnò i compiti, spiegando le varie trAcce , tutte riguardanti Dante Alighieri. (S)FORTUNATAMENTE GLI STUDENTI LESSERO CONTEMPORANEAMENTE la prima traccia : Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole.


in un nano-secondo si aprì uno squarcio nella lavagna da cui fuoriuscì una luce abbagliante che risucchiò tutta la classe in un vortice luminoso e poi...


NICOLAS

In una frazione di secondo io e i miei amici fummo scaraventati in una sorta di pozzo senza fondo, buio ed oscuro. pensavo che non ce l’avrei fatta, ma poi in basso vidi una luce molto fioca che si ingrandiva man mano che cadevamo fino a diventare una luce abbagliante che ci impediva la vista. vedevo tutto bianco e poi d’improvviso vidi la sagoma sfocata di un uomo avvicinarsi a me. L’uomo mi disse: “chi sei?che ci fai qui?”. Mi stropicciai gli occhi e cercai i miei amici; ma intorno a me c’era solo campagna arida e questo contadino vestito in modo bizzarro, che continuava a fissarmi come se fossi un alieno in attesa della mia risposta. Mi venne in mente l’ultima cosa che stavo facendo e pensai di essermi addormentato . Il signore mi scosse con il bastone e capii che non era un sogno e gli dissi; “Non so dove mi trovo, ero con dei miei amici poi ho perso i sensi e mi sono ritrovato qui”. Dopo un’iniziale diffidenza, il signore capì che ero sincero e mi invitò nella sua casa per bere un bicchiere d’acqua. Durante il tragitto, mi guardavo intorno e non vedevo  nessuna traccia di civiltà, fin che arrivammo ad una specie di capanna, dove il contadino mi fece strada. Davanti a me c’era uno stanzone grande in cui c’erano almeno dieci persone tra adulti e bambini. Le donne indossavano abiti larghi e tutti rattoppati e i bambini erano a piedi nudi e a vedersi sembrava che non si lavassero da settimane. “Ma dove sono capitato?” “Siamo nelle terre Haafingard

, precisamente a Stolben, un villaggio nei pressi della capitale Hajlmark.” Rispose l’anziano signore 

“Per quale motivo vivete tutti in questa capanna?” Chiesi al signore, il quale non rispose subito e stette un minuto in silenzio, come se si sentisse mortificato; al suo posto rispose una donna che mi disse:”Noi gente umile ci spacchiamo la schiena per lavorare le terre dei signori che non pagano le tasse e vivono al palazzo governativo, mentre fanno pagare a noi tutte le imposte che usano per vivere nel lusso e fare feste. Ma tu da dove vieni?” “Vengo da un mondo diverso da vostro, non prendetemi per pazzo, ma non so veramente come sono arrivato qui” Risposi.

Un bambino osservava attentamente il mi9o cellulare che mi usciva dalla tasca e disse: “Che cos’è questo oggetto?” Rimasi sbigottito da tale domanda e gli spiegai che era un telefono, ovvero un mezzo per comunicare usato dalla mia civiltà. Il bambino disse “ Sarà uno di quei giocattoli del primo stato.” Chiesi spiegazioni e una signora mi rispose “Qui la società è divisa in quattro stati: il primo è composto dall’alta nobiltà, il secondo stato è formato dal clero, i “lacchè” del governatore, poi c’è il terzo stato composto da borghesi, ricchi non di nascita e in basso ci siamo noi, quelli dimenticati dal governatore e da Dio.

Restai stupefatto e basito, mi sembrava di essere capitato nel 1700.

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che un uomo bussò bruscamente alla porta, urlando: “Milizie governative! Aprite la porta pezzenti!” Le donne e i bambini si agitarono visibilmente e una signora che aveva un neonato in grembo me lo diede  in braccio e un uomo mi intimò di seguirlo con fare preoccupato e rapido. Mi condusse vicino ad un tappeto che con velocità spostò, scoprendo una botola dove mi disse di nascondermi e non fiatare per nessun motivo. Scesi per la scaletta rapidamente con il neonato che dormiva tra le braccia ; sopra di me il portellone si chiuse  e mi ritrovai al buio. Purtroppo ascoltai la conversazione, un uomo a gran voce disse: “Siamo venuti a riscuotere le tasse governative” e il contadino che mi aveva trovato rispose:” non abbiamo nulla, il raccolto non è stato fruttuoso, non avete visto i campi aridi?” sentii un’altra voce minacciosa:” o ci date i soldi o ci prenderemo qualcos’altro!”, il contadino, implorando pietà, gli chiese di tornare fra una settimana e di lasciarli in pace, ma i due ceffi si fecero una grossa risata. Si sentirono molti rumori, grida e pianti; aguzzai l’udito per capire meglio cosa stesse accadendo, ma nel frattempo il bambino nelle mie braccia cominciò ad agitarsi ed io lo cullai per cercare di farlo calmare nella speranza che i due malfattori non si accorgessero delle nostre presenza. 

Usciti dalla botola non vidi altro che disordine e tumulto, le milizie si erano portati via tutti i pochi averi di quella povera gente. Con tono stupito gli chiesi:” ma cosa è successo? perché hanno fatto razzia in casa vostra?”

“ Il governatore è un uomo crudele ed egoista, a lui non interessa il fatto che noi moriamo di fame”. 

con molta velocità un altro contadino entrò nella stanza, esclamando: “Lo faremo stanotte!” e l’altro contadino esclamò “ è troppo presto, dobbiamo prepararci meglio!”

Incuriosito, gli domandai di che stessero parlando. i contadini inizialmente titubarono nel rispondermi, io capii e li rassicurai dicendogli che non conoscevo affatto la loro società e non avevo legame con nessun altro. Un’anziana signora alzò il capo ed esclamò:” e’ sincero! Si vede dai suoi occhi!” la donna mi incuteva timore, mi dava l’impressione di essere una strega. Alle sue parole, gli uomini si rasserenarono e mi fecero cenno di seguirli. Ci incamminammo verso una meta a me sconosciuta; mi adattai al passo dei contadini e gli domandai: “Dove siamo diretti?” Il gruppo si fermò e l’uomo più anziano mi chiese:” Non sai nulla della leggenda della pietra di Shor?”  

“No, non so nulla di questa leggenda” risposi

“Le antiche scritture narrano che la pietra è custodita nelle grotte di Sholder, nella regione dei Polder , zone sottratte al mare di Hori. La miracolosa pietra per noi è un oracolo e ci svelerà l’identità del giovane eroe che ci libererà dal regime tirannico del governatore e da chi lo comanda, Wulfrich dei Manto della Tempesta; egli è il dittatore che comanda tutti gli stati, l’uomo malvagio per eccellenza. 

Un altro uomo proseguì: “La storia vera è: Dieci anni or sono, sul trono c’era Gherard il bello, con lui al potere l’economia era all’apice e la cultura era nell’aria; i bambini andavano a scuola, le donne lavoravano e c’erano molte industrie; la povertà era un lontano ricordo. era una sorta di civiltà utopica dove tutti vivevano felici, fin che Wulfrich, il cugino di Gherard, accecato dall’invidia cercò di ucciderlo più volte e ci riuscì. In seguito estinse tutta la sua stirpe, così rimase l’unico erede al trono. da quel giorno ebbe inizio l’inferno: le scuole vennero chiuse, ogni forma di libera espressione fu non solo proibita ma anche severamente punita. Furono bruciate le industrie e così si ritornò all’era oscura: le donne ribelli vennero condannate al rogo, gli uomini torturati e sottoposti a lavaggi del cervello ; le uniche attività consentite sono l’agricoltura e l’artigianato. L’agricoltura è di sussistenza, perché la maggior parte dei prodotti non bastavano neanche alla sopravvivenza e i prodotti venivano consegnati al governatore che Wulfrich aveva imposto nel nostro stato.

Un altro contadino, con tono rammaricato disse: “Adesso siamo schiavi di quel vigliacco!”

Sempre più sconvolto dai loro racconti, crebbe in me la voglia di aiutare questa povera gente; nel frattempo vidi arrivare un gruppo di uomini imponenti e l’anziano del gruppo annunciò che si sarebbero uniti a noi i più valorosi cavalieri e guerrieri dei villaggi limitrofi. Quando arrivarono ci presentammo ed io non riuscivo a ricordare il mio nome,dopo questo accaduto ci rimettemmo,  l’uomo che mi aveva trovato mi disse: “ comunque io mi chiamo Alocin ,lui è otiv indicando il vecchio . Arrivati nei pressi delle grotte io continuai a vedere solo campagna, quindi domandai dove fossero queste leggendarie grotte, loro risposero di pazientare qualche istante e dopo circa 20 secondi un contadino spostò un masso e pronunciò una formula indecifrabile e delle colonne di roccia che mi ricordavano molto gigant’s couseway comparvero sotto i nostri piedi. Fu uno spettacolo incredibile, sembrava di essere in un video-gioco. Queste colonne formavano delle scale discendenti che ci portarono all’accesso di una grotta buia. All’ingresso un contadino spezzò la punta della stalattite e magicamente la grotta si illuminò. Al centro di essa c’era la pietra, di colore giallo oro.

Avvicinandosi ad essa il contadino disse: “Abbiamo portato gli uomini più valorosi del villaggio, affinché tu possa giudicarli e indicare il predestinato che potrà combattere al fianco degli altri dodici per liberare il popolo dall’oppressione.”

Iniziò un rituale ordinato e sacro in cui ogni uomo si avvicinava e inchinandosi al cospetto dell’oracolo lo toccava con la mano sinistra; ad ogni rituale corrispondeva una grande emozione, anche io mi sentii influenzato dal potere della pietra e, pieno di una strana energia, che mi portava ad avvicinarmi ad essa, involontariamente. 

All’improvviso, inciampai e mi ritrovai in ginocchio di fronte alla magica pietra. Nel gesto istintivo di alzarmi, mi aggrappai ad essa e all’improvviso una luce folgorante mi abbagliò e mi invase una forte energia. Rimasi pietrificato, immobile per qualche istante che mi sembrò un’eternità. Intorno a me esclamazioni di gioia e sorpresa. L’anziano mi si avvicinò, prese una spada che giaceva accanto alla pietra e con tono solenne disse:”L’oracolo di Shor ha individuato il 13° cavaliere, che prende il nome di Nebrax”. 

Intorno si formò un  cerchio,una sorta di danza tribale ed io al centro. Con incredulità ma anche con fierezza accolsi questa missione

Un uomo disse: “ finalmente dopo anni di agonia riponiamo in te la nostra speranza, gli dei ti hanno portato qui per compiere ,con gli altri cavalieri la nostra libertà .  andammo via e con entusiasmo ed eccitazione tornammo al villaggio.

Comunicammo a tutti la lieta novella  e la sera dopo  i festeggiamenti ci riunimmo in una capanna per pianificare la strategia di liberazione  in tutti  i suoi dettagli.

 Il primo passo era sconfiggere il governatore ed impossessarsi  delle sue truppe

e delle sue armi.

Per fare questo ci volevano armi e uomini valorosi e scaltri.

Ci recammo presso le botteghe del migliori artigiani presso la capitale Hàlmark e ci procurammo le armi più robuste,poi andammo in piazza e con un discorso accordato l’anziano del villaggio annunciò il piano e chiese a chi volesse di prendere parte alla rivolta. In qualità di “uomo scelto”, presi la parola e al centro della piazza mi trovai a pronunciare tali parole:” Libertà, uguaglianza, fratellanza!Sono i diritti di cui ogni uomo deve godere. Questo è il momento di far sentire la vostra voce, per troppo tempo ingiustamente soffocata. Chiunque ritiene che le mie parole siano vere può unirsi agli uomini valorosi e coraggiosi che ho conosciuto e per i quali umilmente mi pongo al servizio!” 

La folla esultò e i loro volti si illuminarono, come se si fossero risvegliati da un incubo. Ad uno ad uno fecero un passo avanti: tutti gli uomini, ma anche le donne volevano partecipare. Il gruppo di uomini con cui avevo raggiunto la pietra, non perse tempo e iniziò a distribuire le armi: spade, asce e lance agli uomini, pugnali e archi alle donne.

Il piano fu spiegato a tutti, grazie all’aiuto di un infiltrato che viveva a corte ed era lì presente quella sera, decidemmo quando intervenire: il sabato ci sarebbe stata la festa di fidanzamento della figlia del governatore e quindi sarebbero stati tutti lì; l’infiltrato avrebbe distratto le guardie e aperto i cancelli della reggia. Tutti eravamo pronti, fiduciosi e motivati alla rivoluzione.

I giorni seguenti furono ricchi di preparativi trovammo alleati anche tra i nobili, stanchi di vivere sotto il dominio del prepotente e ci misero a disposizione le loro milizie. Il piano sembrava funzionare e più si avvicinava il momento più ero teso. 

Il giorno fatidico arrivò e all’ora prestabilita ci recammo nei pressi della fortezza.  Ci nascondemmo sul lato ovest, le cui guardie erano state precedentemente sedate dall’abile infiltrat. A mezzanotte in punto, quando ormai i fumi dell’alcool scorrevano nelle vene degli invitati, l’assedio ebbe inizio. 

Le milizie del governatore non erano pronte all’attaccco ed erano totalmente impreparate. Riuscirono solo a sparare qualche colpo di cannone, ma non fecero molti danni. Insieme al mio esercito sbaragliammo le prime linee. Con un inspiegabile coraggio uccisi tutti i soldati governativi che mi capitavano a tiro, quando tra la folla vidi le coulotte argentee dell’ignobile governatore non ebbi il tempo di brandire la spada che il capitano delle milizie si fiondò su di me per impedirmi di assalire il governatore. Il suo nome era Oturb, grande massiccio muscoloso e spietato, si diceva che con quell’ascia avesse ucciso tremila uomini. Ci alzammo, non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa fosse accaduto che un fendente d’ascia mi sfiorò il volto; con un riflesso rapidissimo schivai il colpo; sguainai la spada e lo colpii alla spalla, ferendolo, ma non gravemente. Senza controllarlo, il mio braccio andò in avanti e Oturb volò all’aria; mi sembrava morto, ma non era così; si alzò e duellammo a lungo, fino a che mi trovai sul punto di essere vinto. Oturb  sferrò un colpo che per me avrebbe dovuto essere fatale ma per fortuna involontariamente serrai i pugni,e desiderai che quel fendente non arrivasse mai a destinazione e fu così che Oturb rimase bloccato e senza scrupoli lo trafissi. dopo che la guardia morì dovevo trovare il governatore . purtroppo era troppo tardi,il governatore era già fuggito in carrozza con alcune guardie .

chiamai alcuni dei miei a raccolta e partimmo,prendemmo i tre cavalli più veloci e lo seguimmo per tutta la notte fin quando una ruota del suo carro si ruppe al confine con kvach la terra dei ghiacci e noi potemmo neutralizzarlo.

-Arrenditi governatore Enoren!

-No,mai!

-Sarò costretto ad ucciderti!!!

Col movimento del mio braccio il governatore rimase sospeso a mazz’aria e proprio quando credevo che fosse finito tutto ,il governatore fece una grande risata : “ hahahahahahahahahah” con una voce macabra e continuò: “ credi che Wolfrich abbia  affidato uno dei suoi stati più potenti stati ad un rammollito ? No ,ti sbagli di grosso!

Si liberò dal mio incantesimo e con una forza sovrumana mi scagliò su delle rocce, cercai di riprendermi ma sentii una voce nella mia testa che faceva salire a galla tutte le mie insicurezze

-smettila! Implorai ma lui continuò

-Non vali niente, sei una nullità, perdente!!

- Smettila !! non riuscivo a far uscire la sua voce dalla mia testa, tu menti  Gridai

- No io non mento guarda come starebbero tutti meglio senza di te!

Quando Enoren pronunciò quelle parole mi ritrovai nella mia classe, bma c’ era qualcosa di strano… io non c’ ero , “ Ilaria “ esultai quando vidi la mia amica, ma non mi rispose come se io non ci fossi, “ Ale, Carlo, Mari mi sentite?

Ma niente era come se non ci fossi ma la cosa peggiore era che si divertivano molto senza di me!

Visto mi disse quel vigliacco

- No tu menti, ora basta! Stai solo dicendo menzogne! In quello stesso  momento mi sentii potentissimo ,magico e importante e un fulmine abbagliante folgorò che in fin di vita mi disse: “ti prego risparmiami”

Lo feci…cioè… non proprio affidai le sue sorti al popolo affamato che lui         aveva sfruttato ,il popolo decise per la morte e tramite lo strumento della ghigliottina.  Enoren di casa verdefiamma  si spense allo spuntar’ del sole. Anche senza il consenso degli anziani il governatore venne buttato in una fossa comune, mi diressi verso Alocin e Otiv e gli dissi : “Grazie per tutto”

Sei tu che ci hai liberato dal tiranno, non potremo mai sdebitarci . Ti doniamo il bastone adaig ,che ti possa donare saggezza e coraggio,

Il bastone era tutto dorato con una pietra azzurra in cima

-Addio, allora

-Addio nostro salvatore, Nebrax

Partimmo da Ernalf , una base strategica al confine con kwach, partii insieme al mio esercito dopo tre giorni e tre notti. Arrivammo davanti ai cancelli neri cercai insieme all’esercito di oltrepassare il portone , ma una forza estranea me lo  impedì: Capii che era opera do Wolfrich

Wolfrich esci allo scoperto! Non nasconderti dietro i tuoi sotterfugi! Brandì la spada e in quello stesso momento il terreno scosse e cedette e io insieme a lui, per fortuna qualcosa attutì la mia caduta : Un uomo con un’armatura  molto resistente .

-idiota cos’hai in testa , L’acqua??

Dai  modi scorbutici che aveva capii che era Andrea , il mio stranissimo amico. Allora dissi: “ ciao Andrea”

Nicolas? Ciao amico… hem scusa per prima!


continuo a una recensione. questo è il diario delle avventure di ognuno dei ragazzi

                                                                                                                   
  
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