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Autore: Yes_My_Lord    03/05/2013    0 recensioni
Jack è un ragazzo ostinato, pronto a realizzare il suo sogno ad ogni costo...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Mamma mamma. Guarda, ho fatto un altro disegno!”.
“E’ bellissimo Jack, sei davvero un artista nato. Guarda Tom, tuo figlio ha fatto un altro disegno!”
“Ah, sì… bellissimo”.
Apro gli occhi mentre l’ennesimo sogno finisce. Ogni volta è lo stesso, più che un sogno è un ricordo.
Mi alzo dalla sedia e spengo la sveglia, mi sono addormentato di nuovo sui libri.
M’infilo la divisa scolastica e scendo in cucina dove un uomo beve tranquillamente il suo solito caffè.
Quell’uomo, è colui che m’ha tarpato le ali 5 anni fa e continua a farlo tutt’ora, è colui che m’impedisce di fare ciò per cui sono nato a causa dell’orgoglio, colui che mi costringe ad andare a una scuola che odio perché è convinto che quello sia il mio futuro. Quell’uomo è una serpe.
Quell’uomo è mio padre.
Thomas Despair per la precisione, 49 anni, vedovo e con una strabiliante carriera come commercialista. Vive nella ricchezza e nei privilegi e considera un reietto della società chiunque non porti a casa almeno 2000 dollari al mese.
E’ da esattamente 17 anni, 11 mesi e 29 giorni che Tom è convinto che io possa diventare un uomo degno di portare avanti il suo lavoro e ha ribadito la sua convinzione inscrivendomi a una scuola privata, facendomi frequentare corsi d’ampliamento e cercando di tenermi fuori dal mio mondo: i fumetti.
5 anni fa, infatti, mi negò la possibilità di andare a una scuola d’arte e di inseguire il mio sogno.
“Non manderei mai mio figlio in una scuola di Fattoni, ma hai visto come si vestono? Cosa fanno? Pensi davvero che ti lascerò ridurti così? Mai e poi mai.”
Ce le ho stampate nella mente quelle parole e ogni volta che ci penso mi sale il sangue al cervello.
“Che materie hai oggi Jack? Hai verifiche”
Chiudo il frigorifero mentre mi verso un bicchiere di succo.
“Prime due ore matematica, poi economia, diritto e le ultime di storia”.
Mi guarda e fa un cenno verso le mie scarpe imbrattate di colore.
“Quando ti deciderai a cambiare quelle oscenità?”
Stringo i pugni, calma, devo solo mantenere la calma.
Afferro lo zaino e mi dirigo verso la porta.
“Quando ti deciderai ad accettarmi per come sono?”
Esco senza dargli il tempo di replicare.
Oggi non ho nessuna intenzione di andare a scuola. Perché oggi è esattamente l’ultimo giorno di scuola. Almeno per me.
Domani faccio 18 anni e sarò libero. Ho intenzione di andarmene e seguire la mia passione, a Londra esiste una prestigiosa scuola di grafica e con i miei risparmi dovrei essere in grado di pagarmi i primi mesi. Poi troverò un lavoro e andrò avanti.
Passo la mattinata in fumetteria e torno a casa per pranzo, Tom lavora fino a tardi quindi sono solo per la maggior parte della giornata.
Faccio i miei compiti e poi finisco di preparare le ultime cose per domani. Tiro fuori la valigia da sotto il letto e c’infilo dentro il fumetto che ho disegnato e finito poco tempo fa.
Spero andrà bene.
 
Spengo la sveglia e mi alzo cercando di fare meno rumore possibile. Sono le 4 di mattina, ho il volo fra esattamente 3 ore.
Prendo la valigia, scendo le scale e mi dirigo verso la porta. Voglio andarmene così, senza preavviso, senza lasciare un biglietto d’addio o altro. Come se non fossi mai esistito, è quello che voglio alla fine. Per lui non voglio più esistere.
Sto per aprire ma una voce mi blocca.
“Pensi davvero che sia la cosa giusta?” Tom è in piedi, appoggiato al ripiano della cucina con il suo fottutissimo caffè in mano.
Mi guarda superiore, come se m’avesse appena beccato a fare una marachella.
“Se lo penso davvero? Me lo stai chiedendo realmente? Dici sul serio? Dimmi, tu, pensi davvero che qui, sarei felice?”.
“Scappare non ti aiuterà a nulla Jack, devi rimanere e diventare qualcuno”.
Se solo non fossi di fretta l’avrei già attaccato al muro.
“Chi sei tu per dirmi chi devo diventare? Non mai stato uguale a te, e mai lo sarò”.
“Chi sono? Sono tuo padre Santo Dio!”.
“NO! Non sei mio padre, non lo sei mai stato. Sei un egoista che pensa solo a se stesso e a come trarre vantaggio dalle proprie ricchezze. Non sono figlio di un verme egoista mi dispiace. Come hai fatto a scoprirmi?”.
“Ho trovato il biglietto e la valigia sotto al letto una settimana fa. Dove hai intenzione di stare? Cosa vuoi diventare? Un teppista? Un reietto? Pensi davvero che te lo lascerò fare?”.
“Credi davvero che ti lascerò fermarmi anche questa volta? Che non t’impedirò di stamparmi a tua immagine e somiglianza come tanto vorresti tu? Che ti lascerò manovrare le mie idee come 5 anni fa? No Tom, ti assicuro che non ti renderò il compito così semplice ‘sto giro. Sappilo.”
Esco definitivamente da quella porta e mi dirigo verso il taxi che mi sta aspettando.
Buon compleanno Jack.
  
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