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Autore: salasar18    22/11/2007    13 recensioni
Quello che Draco non è mai riuscito a dire ad Harry...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mia zia, nel disperato appello che faccio, imitando Harry.



-Mi dispiace-






Prima che tutto questo accadesse, la mia maggior preoccupazione era quella di scegliere il paio di scarpe che avrei indossato l’indomani o di aggiustarmi al meglio i capelli, per apparire impeccabile come sempre.


Dopo la guerra abbiamo iniziato una sorta di storia, ma definirla così forse è riduttivo. Era iniziato tutto per caso, tutto grazie a una bottiglia di Gin, a un letto che abbiamo assediato in una notte di gelido Dicembre.


Cos’era, la seconda o la terza settimana di festa?


Non ricordo esattamente, so solo che, come tutto il resto del Mondo Magico, avevamo bevuto qualsiasi cosa potesse contenere dell’alcol, riducendoci addirittura a mangiare intere scatole di cioccolatini al Rum, ma dopotutto bisognava pur festeggiare la morte di Tu-Sai-Chi, no?


Passare dalla tua parte è stato duro, difficile, ma infondo la decisione più corretta che potessi mai prendere. Era un Venerdì sera, me lo ricordo benissimo, un Venerdì sera di Dicembre che traboccava di gelo e di neve. Si, non dimenticherò mai tutta quella neve.


Abbiamo fatto sesso o “l’amore”, come lo definisci tu, ed è stata la cosa più bella che mi potesse accadere. Lentamente, dolcemente, assaporando ogni centimetro l’uno dell’altro io, Draco Malfoy avevo fatto l’amore, per la prima volta. La mattina dopo mi ero alzato con un’incudine sulla testa, tanto alcol avevamo bevuto. Mi ero guardato attorno,sedendomi faticosamente sul materasso, con la consapevolezza di non avere la minima idea di dove mi trovassi, dato che casa tua io non l’avevo mai vista. Tenere gli occhi aperti mi provocava un gran dolore, ma cercavo di attenuare la cosa, massaggiandomi la fronte con le dita della mano sinistra, mentre con l’altra tentavo di sostenermi. Fu un momento, ma sembrò un’eternità :il rumore della tua mano che scivolava lentamente tra le lenzuola mi solleticava nell’orecchio. Un tocco, uno soltanto, e mi regalasti un calore che non avevo mai provato e che probabilmente non proverò mai più. Mi voltai, fissandoti dritto negli occhi, con il mio sguardo impassibile, quasi scocciato.


Tu non ci facesti caso, anzi, eri piuttosto divertito dalla cosa, tanto da sorridermi.


“Buongiorno”


Una frase semplice, ma disarmante se detta con il tono che usasti tu. Per la prima volta in vent’anni di vita mi sentii disarmato. Ti guardai per la prima volta e non posso più negarlo :eri bellissimo. Ovviamente non te lo dissi, incapace come sono a confessare cose simili, soprattutto a me stesso.


Pensavo che tra noi fosse finita così, una notte brava di gelido inverno, riscaldata per poche ore dall’effetto ottenebrante del Gin, ma tu avevi in mente altri piani. Non mi mollasti nemmeno per un giorno, facendo si che i nostri incontri si facessero da casuali (anche se so benissimo che ti appostavi dietro gli angoli, aspettando che arrivassi, in qualsiasi situazione e/o luogo) a volutamente frequenti.


Tra le lenzuola io non riuscivo a dire nulla, a malapena riuscivo a gemere per il piacere che provavo nel toccare la tua pelle, nello sfiorare le tue labbra arrossate, nel sentire te.


Invece tu…


“Ti amo, ti amo Draco”


Non facevi altro che ripeterlo e ogni volta che lo facevi, il mio petto sanguinava. Si, perché sapere che qualcuno mi accettava per quello che ero mi faceva semplicemente male, male da morire. Lo so, quello che dico non ha senso, ma è un discorso troppo complicato per poter essere liquidato con due parole.


Io che da sempre ero abituato ad essere circondato da ipocriti che dicevano quello che io volevo che mi dicessero, in quel momento ero amato da qualcuno?


Amato davvero?


“Ti amo, ti amo Draco”


Non ho mai dimenticato la prima volta che me l’hai detto :il fiato corto, il sudore, le spinte e tu sotto di me. Ti sei sporto, appoggiando le tue labbra calde sul mio orecchio e… me lo hai detto. Credo che quella volta mi sentii felice, ma non posso dirlo con certezza, perché non lo sono mai stato veramente, ho iniziato ad esserlo solo con te.


Le tue parole erano in grado di farmi sentire bene, proprio come gli abbracci. Oh, gli abbracci. Ti ho mai detto che ho sempre amato il modo in cui mi tiravi a te, circondandomi con le tue braccia ogni volta che eravamo esausti dopo una notte? No, probabilmente non l’ho mai fatto. Dopotutto ho sempre pensato di avere tanto di quel tempo davanti per abituarmi alla situazione, per trovare il coraggio di dirti che stare con te mi piaceva, mi piaceva tanto.


“Anch’io ti amo, Harry. Ti amo come non ho mai amato nessuno prima, ti amo più di quanto ami me stesso ed è tutto dire, no?”


Le senti queste parole? Riesci a sentirle?


Cazzo, perché non riesco a muovere le labbra?


E dire che sei stato l’unico in grado di capire che per me ordinare un Cappuccino, per toglierne la schiuma era una cosa normalissima, l’unico in grado di capire che non erano i tuoni a spaventarmi durante i temporali, ma i silenzi che ne seguivano a terrorizzarmi, l’unico a comprendere che non era il piangere in sé a mettermi a disagio, ma la consapevolezza che ci fosse qualcosa in grado di farmi piangere a spaventarmi.


Tu sei sempre stato tutto, Harry, lo sai, ma io non ero ancora preparato a provare tutto quello. Non ero psicologicamente preparato ad essere voluto, ad essere amato con quella intensità.


Per questo quella notte ti ho gridato quelle cose. Per questo quella notte ti ho gridato di non averti mai amato, di averti solo usato. Com’erano le esatte parole? Ah, si:


“ Per me non sei stato niente, solo un gioco :io non ti ho mai amato. Tutto sommato sei stato una bella scopata, ma niente di più. E’ stato divertente, ma possiamo anche porre fine a questa inutile farsa, non credi?”


Le mie parole erano come aghi non è vero? Potevo leggertelo negli occhi il male che ti stavo causando, ma la mia bocca si apriva e si chiudeva da sola, quasi automaticamente. Potremmo definirlo un fottuto meccanismo di difesa, ti va?


Cerca di capirmi :non ho mai amato, mai provato nulla :ero un guscio vuoto riempito da futili passioni, da odio, da noia. Poi sei arrivato tu, con la tua prorompente semplicità, con la tua onestà e mi hai cambiato, mi hai fatto provare, mi hai fatto sentire.


Non ero pronto, punto.


“Un mese”mi ero ripetuto. Un mese e ti avrei dimenticato. Me lo ripetevo anche nel momento in cui ti sputavo in faccia tutto quello schifo, senza crederci.


“Non ti credo” Fu la tua risposta, mentre lentamente ti avvicinavi a me, allungando una mano nel tentativo di toccarmi per avere una qualsiasi rassicurazione a riguardo.


La scacciai via con uno schiaffo.


“Non me ne frega un cazzo di quello che credi o meno. E’ finita. Stop.”


Il mio tono era volutamente freddo, ma dentro io stavo morendo, questo lo sai, vero?


“Draco se ho fatto qualcosa-“


“Non hai fatto niente. Mi sono semplicemente stufato”


Poi i ricordi si fanno annebbiati :una corsa, un rumore assordante, dolore e poi buio. Quando ho ripreso coscienza ero qua. Tu eri al mio fianco, come sempre. Ti percepivo, sentivo la tua mano stringere la mia, ma non riuscivo a vederti. Mi muovevo, ma rimanevo comunque immobile, senza vedere nulla. Tentavo di parlarti, ma non usciva nulla dalla mia bocca e tu non riuscivi a sentirmi.


La paura prese a scorrermi nelle vene, come un veleno putrido, facendomi morire dentro. Ci vollero tre giorni, tre giorni in cui l’incubo in cui ero prigioniero mi fece morire dentro, prosciugandomi di ogni speranza, ma alla fine compresi la verità :ero in coma.


Sai quei racconti in cui ti dicono che essere in coma è come stare in un dormiveglia, una sorta di limbo in cui è come se fluttuassi, sentendo ogni cosa, prima di svegliarti e avere l’impressione di aver chiuso gli occhi per pochi attimi?


Non ci credere perché è una vera stronzata. Questa condizione è la più terribile delle pene, non tanto perché sei bloccato nel tuo stesso corpo pur essendo vivo, completamente in grado di pensare, di parlare (anche se puoi farlo solo con te stesso), di gridare, di provare, no, essere in coma ti uccide perché riesci a sentire quello che ti succede intorno.


Lo senti, senti tutto il dolore che ti circonda, senti la vita pulsarti attorno, mentre tu sei relegato in questo fottuto corpo-morto. E ti giuro Harry, io le sento le tue lacrime.


Le sento scivolare sulla mia pelle, quando esausto ti metti a piangere sulla mia mano, mentre la stringi con tutta la forza che hai, cercando di farmi reagire,di provocare una reazione, una qualsiasi reazione. Percepisco chiaramente i tuoi singhiozzi tra il silenzio del Reparto ‘Terapia Intensiva’ del San Mungo, ma dimmi, tu senti le mie grida?


Perché l’unica cosa che faccio da tre mesi a questa parte è gridare, gridare parole e frasi che rimangono nel silenzio, rilegate nell’immobilità delle mie labbra. Ti sento anche adesso, mentre ti riscaldi, sfregando le braccia contro il maglione, mentre il Dottore t’invita ad alzarti.


“Signor Potter abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ma la Tac evidenza che non si può fare più nulla :è cerebralmente morto.”


Se ne va, lasciandoti lì, da solo.


Le parole fanno male, Harry, te l’ho sempre detto. Le parole sono peggio dei coltelli, peggio delle Maledizioni, perché un momento possono renderti l’uomo più felice del mondo e il momento dopo essere in grado di spaccarti il cuore a metà. Le tue lacrime scendono, copiose e rassegnate a quello che in cuor tuo temevi. Piangi e ti avvicini a me, prendendomi di nuovo la mano, ancorandoti speranzoso al calore del mio corpo che è l’unica cosa che ancora ti da la certezza che io sia vivo.


“Svegliati, ti prego, svegliati. Farò quello che vuoi, te lo giuro :ti lascerò in pace, non ti scoccerò più, non ti toccherò, non ti bacerò mai più…solo…svegliati” Lo dici tra i singhiozzi, come tutte le volte che m’implori di aprire gli occhi “Ti supplico,Draco…svegliati…”


Io tento Harry, ci provo, veramente, Merlino sa quante volte ho tentato, ma non succede nulla. La tua disperazione mi lacera il cuore e allora lo faccio, anche se sono cerebralmente morto lo faccio.


Il rumore dei tuoi capelli che si risalgono lungo le lenzuola gelide del mio letto mi fanno capire che l’hai vista, come io la sto sentendo :una lacrima scivola lungo la mia guancia.


Una lacrima è tutto quello che posso concedermi per dirtelo.


Mi dispiace, Harry. Mi dispiace per non averti mai detto che ti amo, per averti detto che sei stato solo un gioco, per non averti trattato con il rispetto e l’amore che per te e solo per te ho provato nel periodo più bello della mia vita. Mi dispiace di aver dato per scontato il periodo che Dio ha deciso di non concederci più.


Mi dispiace tanto e ti amo, ti amo, Harry. Ti amo e…cazzo, è la prima volta che te lo dico e nemmeno riesci a sentirlo.


La tua presa si fa più forte, mentre tra le lacrime e i singhiozzi ti limiti a dire:


“Anch’io ti amo”





Fine.





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A questa shot ci tengo particolarmente. Questo periodo per me è davvero brutto, per non dire terribile. Imprimere questo dolore sulla carta mi fa sperare che in un futuro potrò guardare indietro, riuscendo a dire con sollievo "Era solo un periodo no" .


Spero vi sia piaciuto e v'invito a lasciare un commetino, anche breve, anche minatorio.


un bacio come sempre,


sal.




  
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