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Autore: rosedodgson    03/05/2013    4 recensioni
"Mamma, cosa sono gli stereotipi?"
"Gli stereotipi? Beh è una forma sciocca di razzismo, diciamo che è il razzismo moderno..."
"E cos' è il razzismo?"
"E' il veleno del mondo caro..."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cristiana chiuse il cellulare con un colpo secco. Stupida linea! Non era neanche riuscita a sentire Feliciano per sapere come stava. Appoggiò i palmi sul comò e si stirò la schiena, il viso rivolto verso lo specchio. Era pallida e le occhiaie si erano fatte più profonde. Doveva spogliarsi, fare una bella doccia e filare sotto le coperte ma era troppo in ansia per riuscire a dormire. Era stata più in tensione quel giorno rispetto a tre settimane prima quando aveva dato l’esame di teologia. Lentamente abbassò una mano e tirò il cassetto del comò.
“E voi, adesso, rimanete qui…” disse dopo aver preso la piccola foto incorniciata che giaceva da due anni sotto delle carte. Fissò con occhi spenti il ritratto vecchio di 20 anni.
“Dateci un occhio, ok?”
Si voltò verso la piccola sala che accostava l’ingresso. Era buia e silenziosa, la loro camera era buia e silenziosa. Un anno, forse anche più. Per lei era inconcepibile doversi separare per un così lungo lasso di tempo quando si erano appena ritrovati. Aveva rotto le palle per quattro mesi ad entrambi ma non era servito a nulla. E lei era lì.
Da sola.
Di nuovo.
 

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“Sono nervoso…” mormorò Feliciano affannato, trascinando una valigia su per le scale.
Un tizio all’ingresso dell’edificio aveva indicato le scale mentre gli lanciava una chiave.
“Mmmh…” mugugnò il maggiore “…sei sicuro che sia al quarto piano?”
Stavano sudando come bestie: avevano provato a chiedere se c’era un ascensore o se avessero potuto lasciare le valigie più grandi nell’atrio per poi andarle a prendere successivamente, ma il tizio era troppo impegnato a bere qualcosa da un bicchierone di carta.
“Sono… due appartamenti per piano... la chiave è… il numero è il 8, quindi….”
Arrivarono davanti ad una porta che, molto tempo prima, doveva essere tinta di bianco.
“Suoniamo?” chiese il minore passandosi una mano sulla fronte bagnata.
“No…aspetta, dammi il tempo di asciug…”
Romano rimase con il fazzoletto in mano. La porta si aprì ed un ragazzo pallido e con i capelli chiarissimi li guardò con in ghigno.
“Hey, siete voi i nuovi arrivati?”
Feliciano si fece avanti con finta sicurezza “Sì, siamo Feliciano e Romano Vargas…”
L’altro alzò un sopracciglio e si voltò verso l’interno. Sebbene fosse snello occupava buona parte della visuale.
“Francis… ma non erano diversi? ”
 “I nostri nomi completi sono Feliciano Furlan Vargas e Romano Scalise Vargas….” Intervenne subito Romano, scandendo bene le parole. Per qualche assurda, incomprensibile ragione si sentiva un peso nel petto.
“Aaaaah…” fece l’albino voltandosi di nuovo verso di loro, senza perdere il sorriso straffottente.
“Dai Gil, falli entrare…”
Il ragazzo si scostò e li fece passare. Si ritrovarono in un ingresso/sala/cucina. Tre divanetti scombinati al centro, un televisore, angolo cucina subito sulla destra, attaccapanni a piantana sulla sinistra.
“Benvenuti”
Due ragazzi biondi erano appoggiati vicino alla finestra, poco distante dal cucinino. Uno sorrideva, l’altro no.
“Piacere..” iniziò quest’ultimo avvicinandosi ed allungando una mano. Feliciano la afferrò all’istante, “..mi chiamo Arthur Kirkland… questo è Gilbert Beilschmidt” ed indicò l’albino “…mentre quello è Francis, il francese…” finì con tono ironico accennando una smorfia simile ad un sorriso.
“Ohoh… perdonate l’inglese, è un punk..” sogghignò l’altro staccandosi dal muro “…il mio nome è Francis Bonnefoy…”
Romano prese la mano di Arthur mentre Feliciano sorrideva al francese.
“Vado a chiamare gli altri due….” disse Gilbert mentre usciva dall’appartamento. Dopo pochi secondi di imbarazzante silenzio arrivarono un tizio con gli occhiali e… un orientale.
-E’ uno zoo….- pensò Romano.
“ Siete voi allora?! Benvenuti!” fece il ragazzo con gli occhiali. Era alto ma sembrava piuttosto giovane, anche l’orientale sembrava un ragazzino.
“Buonmattino…” disse quest’ultimo con un sorriso.
“In effetti è molto presto! Scusateci per l’ora… ” cercò di dire Feliciano ma il biondo con gli occhiali lo interruppe subito.
“Presto?!  Tranquillo, noi ci svegliamo sempre all’alba!  Io sono Alfred, lui è Kiku… sarete i nostri coinquilini..”
“Ah…sì?” chiese Feliciano guardando di traverso il fratello maggiore che sembrava caduto in catalessi.
“Perché c’è qualche problema?”
“No no” si affrettò subito a dire l’italiano muovendo una mano. Il francese e il tedesco si lanciarono un’occhiata.
“E’ solo che, ehm…” Feliciano conosceva molto bene l’inglese ma quando si agitava aveva dei vuoti tremendi “…ehm… ci hanno dato il numero 8 e quindi…”
“Ah sì! Sapete qui lo fanno spesso, i ragazzi del “block” intendo, cambiano i numeri degli interni, li svitano di notte e sbam! Se non ti ricordi qual è la tua porta devi dormire sulle scale!”
Alfred sembrava molto soddisfatto di quella spiegazione. “Bene… venite con noi, vi mostriamo le vostre stanze e parliamo un po’. Tanto poi loro quattro vengono sempre a disturbarci…”
“Hey…”
Ma lo sdegno di Arthur venne coperto dalla domanda di Feliciano.
“Quattro? C’è anche un altro ragazzo?”
“Mio fratello, Ludwig” rispose prontamente Gilbert “…sarà felicissimo di fare la vostra conoscenza…”
“Mi raccomando Alfred” cominciò Francis mentre i quattro uscivano “dì loro tutto quello che devono sapere!”
L’americano alzò il pollice dietro la schiena di Romano che trascinava le valigie.
Aspettarono di sentire la porta dell’altro locale chiudersi, poi si guardarono.
“Alors?”
“Non mi sembrano male..” mormorò Arthur voltandosi verso la finestra  “…a parte una pronuncia terribile e un sacco di errori..”
“Ma allora sei fissato!” esclamò Francis sgranando gli occhi azzurri.
“Tranquillo mangiarane la tua è insuperabile…” lo rassicurò malevolo Arthur.
“Je retour à parler français, ne vous inquiétez pas…”
 Nel mentre Gilbert si era avvicinato ad una porta, bussò con delicatezza e chiamò
“Bruder…”
“Devo complimentarmi con Alfred per la balla dei numeri, davvero idiota e geniale…” sghignazzò Francis.
“Mmmh sì,  più idiota che geniale” rispose l’inglese tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette “…solo un italiano potrebbe cascarci. Hai visto quante valigie?”
“Sì, più che altro mi aspettavo gente più, come dire… pulita...
“Sudavano come dei matti” aggiunse Gilbert seguito dal fratello minore.
“Grazie ancora,  per aver accettato il cambio d’appartamento…” disse Ludwig con voce rauca.
“Scherzi! Così io e Gil possiamo spassarcela…” disse Francis avvinghiando il collo dell’albino con un braccio.
“Basta che facciate tacere quei cazzo di uccelli…” borbottò Arthur con la sigaretta tra i denti.
“Io devo scappare ragazzi, devo prendere la metro…” disse Ludwig prendendo due fette di pane integrale da una cesta e mettendosele in bocca.
“Ti seguo a ruota Lud” esclamò il fratello maggiore sollevando un borsone “Es wird Spaß! Kesesesese!”
Ed uscirono.
 

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“Allora è tutto chiaro?” chiese Alfred sulla soglia della loro stanza. Si era rivolto, per tutto il tempo,  all’italiano più giovane. Romano e Kiku non avevano aperto bocca.
“Sì, grazie Alfred” rispose Feliciano mentre faceva cadere la borsa a tracolla su un letto.
 “Dormite un po’ ok? Uscite da qui quando vi sarete ripresi dal viaggio! Ci vediamo!”
Uscì chiudendosi la porta alle spalle.
“Sembrava avere fretta eh…” fece Feliciano sorridendo al fratello.
Romano borbottò qualcosa mentre bisticciava con la cerniera della giacca a vento.
“Romi? Hai capito ciò che diceva vero?”
L’altro alzò lo sguardo stravolto e lo posò sul fratello.
“Certo che ho capito… sono solo stanco… ti va bene se prendo questo letto…”
“Nessun problema, a me piace questo…” disse Feliciano dando dei colpetti quasi affettuosi a quella specie di cuccia.
Era una stanza piccola, senza troppe pretese, come il resto dell’appartamento.
“Sono felice di essere qui con te Romano, se ci fosse anche Cri saremmo al completo no? Ah e magari se ci fosse anche…”
“Oh ma che cazzo…?!”
Romano teneva sollevati due volumi e li guardava con occhi allibiti. Li aveva trovati sotto le coperte.
“C- che c’è?”
Feliciano affiancò il fratello maggiore.
“Oh…”
Quelle due guide sul porto d’armi negli USA e come ambientarsi negli States: (per italiani) sembravano nuovi di zecca.





 -Angolino dell'Autrice_

L'ho scritto sul treno quindi speeeeero che non ci siano errori gravi! Sembra un copione, lo sò, spero di migliorare andando avanti con i capitoli! Riuscite a capire qualcosina? Chissà, forse nel prossimo capitolo sarò più chiara. Se la presenza di Cristiana OC vi turba (mi è capitato spesso con le mie "creazioni") basta dirlo e la facciamo morire XD
 Ringrazio di cuore Yuki 897, Malice e Sachi93!

Baci

RD
  
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