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Autore: Blooming    03/05/2013    3 recensioni
Sarah, dopo aver superato il Labirinto di Jareth si trova faccia a faccia con lui, il Re di Goblin.
“Dammi il bambino.” Disse Sarah cercando di mantenere la foce ferma, lo fissava dritto negli occhi.
Lui mosse un passo nella sua direzione
“Sarah bada a te.” Un altro passo e le fu accanto “Sono stato generoso fino a questo momento ma so essere crudele.”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jareth scostò le labbra da quelle di Sarah, lei tremava, un brivido che le percorreva tutto il corpo e che l’aveva resa pallida. Gli occhi gonfi e rossi, il naso arrossato, la pelle secca, lo sguardo fisso davanti a sé.
Jareth le passò il dorso delle dita della guancia
“Sarah, Sarah, Sarah. Non essere così triste. Vedrai i tuoi amici, tutti i giorni, pensa a quanto sei fortunata. Pensa a quanto ci divertiremo insieme.” Il tono beffardo “Pensa a come non ti saresti perdonata se avesti rifiutato la mia richiesta.” Si scostò da lei, la soppesò guardandola dall’alto in basso “Sarai un ottima regina, nonché moglie.”
Sarah ascoltava le sue parole incassando ogni colpo senza piegarsi.
Piegati Sarah
Non poteva permettersi di piegarsi ulteriormente, si sarebbe spezzata, non voleva apparire di fronte al suo nemico ancora più debole di quanto già non lo fosse sembrata accettando la sua richiesta, ma alle parole “regina” e “moglie”, non potè fare a meno di alzare con coraggio il viso e guardare il suo carceriere con occhi colmi di odio
“Ti ripeto, Jareth, che non sono rimasta per amare te!”
Il Sidhe sogghignò
“Oh si che lo farai mia cara, dolce, sciocca Sarah.” La fissò negli occhi smeraldini “Imparerai, con gli anni, ad amarmi, lo posso vedere nei tuoi occhi.”
Fece comparire una sfera e la fece roteare su tutto il corpo sfidando le leggi della fisica, guardò la ragazza che remissiva aveva chinato il capo cingendosi il corpo tra le braccia
“Prendi Sarah, questi sono i tuoi sogni. Ti appartengono.” le porse il cristallo
Sarah non disse niente, rimase silenziosa e curva su se stessa come impossibilitata a muoversi.
Si trovavano ancora tra le rovine del centro del Labirinto, quel Dedalo stregato che tanto aveva fatto soffrire la giovane donna ora sarebbe diventata la sua casa, la sua eterna dimora. Le lacrime le rigarono le gote, una goccia le scivolò sulla punta del naso e cadde infrangendosi a terra
Piangi Sarah, lasciati andare
Sarah crollò sotto il peso di tutto quello che aveva fatto, pensò a suo padre.
Non hai più un padre Sarah
Pensò a Karen, anche se non la sopportava non riusciva a non pensare che ora, nessuno a cui fosse legata si ricordasse di lei, non era mai vissuta, mai nata, mai stata.
Pensò a Toby, quel piccolo bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri che piangeva sempre non lasciandola in pace.
Sarah crollò, crollò a terra, la schiena curva, le braccia strette intorno al petto, i capelli neri ricadevano sul terreno circostante. Jareth la fissò con un’aria tra lo stupito e il divertito, amava quando le persone si piegavano al suo volere ma quasi riusciva a provare un po’ di pietà per quella ragazza china al suo cospetto. Era riuscito a dominarla ma non a farsi amare, avrebbe provato di tutto per farla reagire, anche a essere dolce con lei
Solo per una volta Jareth
Si avvicinò silenzioso a lei, si chinò al suo fianco, il suo abito era cambiato, indossava dei pantaloni grigi e degli stivali di cuoio neri, la camicia scollata bianca e un corpetto nero, un mantello blu che slacciò con un semplice gesto delle dita e lo posò sulla ragazza che tremava scossa dai singhiozzi, lei si voltò, lo fissò negli occhi, uno chiaro, l’altro più scuro. Lo ringraziò di quella premura solo guardandolo, il Re di Goblin ebbe un sussulto, le mise le braccia intorno alla vita, la sollevò delicatamente, lei si sostenne al suo braccio
Jareth cosa stai facendo?
Quella voce non voleva smettere, Jareth non l’ascoltò, provava una sorta di compassione per Sarah, lei non riusciva ad emettere un fiato, le lacrime scivolavano silenziose lungo il viso per cadere inesorabili sulle mani tremanti, il Sidhe la tenne stretta, tirò fuori il tono più dolce e umano che possedeva
“Andiamo Sarah.”
Sarah sperò che si potesse ritrattare sulla sua permanenza nella città di Goblin ma in cuor suo sapeva che Jareth non l’avrebbe mai lasciata andare anche se in quel frangente lui si dimostrò gentile e comprensivo.
Il Sidhe fece comparire un portale sulla sala del trono, tenendo stretta la sua preziosa la portò nel salone, i piccoli gnomi stavano in silenzio a osservare la scena, solo qualche mormorio sommesso
“Quella è la nuova regina?”
“Guardate lui come la tiene stretta.”
Sarah sentiva tutto attutito, Jareth la condusse lungo un corridoio, si ritrovarono davanti a un salone da cui partivano due scalinate, una portava verso il basso, verso le segrete, l’altra in alto, verso il cielo vermiglio.
Jareth guardò Sarah, sempre piegata su se stessa.
“Povera piccola Sarah, come ti ho ridotta.”
La voce calda, come non aveva mai avuto. Proseguirono salendo lentamente, uno scalino per volta, fino a raggiungere un altro corridoio, più luminoso, largo, la tappezzeria rappresentava un bosco, verde smeraldo, verde chiaro, azzurro. Jareth continuò a fissare la ragazza che piangeva, il cuore gli si strinse.
Raggiunsero una porta verde, come gli occhi di Sarah. Con uno scatto si aprì, Sarah alzò gli occhi, non poteva credere a quello che vedeva, seppur in modo offuscato, dietro quella porta c’erano tutte le sue cose, i suoi pupazzi, i suoi poster, il suo scrittoio, le mensole con sopra i libri, Lancillotto posizionato sul suo letto come ad accoglierla. Si staccò da Jareth facendo qualche passo tremante all’interno della stanza, l’unica cosa diversa da camera sua era la finestra, piccola. C’era un’altra porta, quella portava al bagno, uguale a quello di casa sua.
Jareth la fissò compiaciuto
“Pensavo avresti voluto le tue cose.”
Sarah non disse niente, rimase in piedi, fissava il vuoto, continuava a piangere silenziosa. Jareth cercò di essere comprensivo per un’ultima volta
“Non piangere mia adorata.”
Sarah scosse la testa, lo fissò per un tempo indefinibile, quelle piccole gocce d’acqua salate si inseguivano rigando il suo volto da bambina. Jareth non riuscì a essere ancora gentile
“Piangere non ti farà uscire di qui!” disse furente
Il Re di Goblin uscì dalla stanza sbattendo la porta dietro di se, appoggiò la testa contro la porta, sospirò, la sentì singhiozzare violentemente, non doveva mostrarsi debole, non ancora.
Sarah si lanciò piangente sul letto, abbracciò Lancillotto, lo strinse forte al petto, aveva ancora sulle spalle il mantello di Jareth, vi si avvolse, aveva il suo odore, quel profumo inebriante che tentò di stregarla ancora. Continuò a piangere forte
“Cosa ho fatto?!”
Una musica si propagò nei corridoi del castello, Sarah l’udì, nitida e forte, le rimbombò nelle tempie:

Lascia ch’io pianga mia cruda sorte
E che sospiri la libertà


Il duolo infranga queste ritorte
De miei martiri sol per pietà
(*)


Jareth scoppiò a ridere, maligno e divertito, il castello sapeva come si sentiva la nuova regina e glielo diceva sempre più forte.





 
 
 
*La canzone è “Lascia ch’io pianga” di Handel, cantata da Cecilia Bartoli.
   
 
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