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Autore: BlackKay97    03/05/2013    6 recensioni
C’è un solo semidio che ha deciso di rinascere tre volte: Luke Castellan.
A quattordici anni Luke Reasonson, sua seconda vita, scopre di essere un semidio e si imbarca, suo malgrado, in una missione che lo condurrà ad oscure verità su sé stesso e sul suo destino. Potrebbe essere la maledizione vivente che porterà alla fine del mondo.
Contemporaneamente il divino Hermes rischia l’esilio al Tartaro nel tentativo di salvarlo dall’ira dei fratelli e del padre che ritengono Luke debba morire: è troppo potente per essere un semidio. Eppure il dio dei ladri pare aver notato qualcosa che agli altri sarebbe sfuggito.
Scritta da: Kay
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ermes, Gli Dèi, Luke Castellan, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sdraiai su di lui, petto su petto, continuando a versare lacrime. Sentii il muso umido della signora O’Leary sulla spalla. Non mi aiutava, ma volevo che restasse al mio fianco.
Capivo perfettamente come si era sentito mio fratello per il suo ultimo anno di vita.
Mi sentivo colpevole della sua morte, questa volta perché ne ero davvero colpevole.
Urlai.
Urlai con le lacrime ad affogarmi e rigettando nella voce tutto il mio indescrivibile dolore.
Urlai stringendo i denti preso da una furia disperata senza precedenti.
Strinsi le mani sull’elsa di Vipera e guardai il mio riflesso sulla lama: mi guardava quel ragazzino debole ed incapace di tutto rinfacciandomi quanto fossimo odiosamente uguali. Sotto quei tratti fragili leggevo il ghigno di Luke Castellan che, ancora una volta, aveva ucciso. Aveva usato me per uccidere.
Urlai di rabbia piantando la lama a terra, quindi non trattenni un conato di vomito tanto era il ribrezzo per quello che avevo causato. Se solo non fossi stato così preoccupato dal sangue che i miei nemici avevano versato... mi sarei difeso e Travis sarebbe stato ancora con me. Mi strinsi a lui:- Perdonami... perdonami ti scongiuro... - singhiozzai devastato.
Il vento soffiò portandomi l’immagine di una figura in piedi accanto a noi. Nessuno sa da quanto mi stesse osservando. Avrei riconosciuto quei lineamenti ovunque. Senza aprire gli occhi incrostati di sale mi gettai tra le braccia di mio padre che ricambiò la stretta.
- Non è giusto! Non è giusto!!! - urlai fuori di me. Mi strinse al fianco sostenendomi e si mise in ginocchio, la mia testa sul suo petto.
- Perché papà? Perché è successo? - singhiozzai:- Perché succedono alle persone buone le cose brutte?! -
Qualche anno prima, avevo otto anni, e mia nonna materna era venuta a mancare. Anche allora mi ero messo a piangere e mi ero stretto a mio padre chiedendogli quello che gli avevo chiesto anche oggi, ossia “Perché succedono alle persone buone le cose brutte?”. Lui, all’epoca, aveva risposto che la nonna aveva vissuto a lungo e felicemente e che, diventata anziana, era dovuta andarsene. Travis, però, era un ragazzo di ventinove anni con tutta la vita davanti, vita che non avrebbe mai vissuto. - Perché?! - ripetei, ma mio padre tacque passandomi dolcemente la mano tra i capelli. Guardò mio fratello, poi mosse una mano ed il corpo s’incendiò. Volsi lo sguardo alle fiamme ed urlai ancora, ormai quasi senza voce. Mio papà mi strinse di più e, con voce tremante, mi disse:- Luke, te lo giuro, se avessi potuto, l’avrei salvato. Ti giuro che lo avrei fatto. -. Io mi abbandonai tra le sue braccia piangendo a dirotto senza sperare di riuscire a calmarmi. Ero così disperato che non mi accorsi neppure che mio padre era ferito ai polsi incrostati di sangue laddove parevano esserci state delle manette ben più pesanti di quelle della polizia.

Restammo così a lungo.
Travis era diventato cenere al vento.
Avevo paura. Avevo paura di morire. Non potevo tornare indietro e andare avanti sarebbe stato un suicidio. La paura e la tristezza mi si confondevano in testa impedendomi di finire di piangere.
Mio padre mi carezzava dolcemente la testa ascoltando i miei gemiti scoraggiati, poi, si alzò. Lo guardai negli occhi tirandomi su a mia volta, tremando instabile sulle gambe. Fece un passo indietro.
- Dove vai? -
- ... Devo andare. Non posso restare. - socchiuse gli occhi. Senza rendermene conto mi ritrovai sbilanciato in avanti e con due passi veloci mi aggrappai a lui. Probabilmente gli piantai le unghie nei fianchi perché sentii in suoi muscoli irrigidirsi di colpo respingendomi. Strinsi più forte schiacciando la faccia nel suo plesso solare:- Non puoi... -
- Luke, devo. -
- No, non devi! Non devi! Resta con me! - ripresi a singhiozzare. Mi circondò la schiena con le braccia:- Luke, cerca di capire, non... -
- No, sei tu che devi capire! - singhiozzai:- Ho bisogno di te! Ti prego, non lasciarmi. Non lasciarmi proprio ora... - le gambe mi cedettero ed io mi lasciai cadere. Sentì le sue mani afferrarmi per le spalle e sostenermi, ma aveva sorretto solo il mio corpo perché nell’anima ero a pezzi:- Ti prego, non abbandonarmi... - riuscì a mormorare con gli occhi di chi ha perso le speranze ed il tono di un condannato sul patibolo. In un istante fui stretto dal suo abbraccio.
Un tuono rombò, segno che stava per arrivare un temporale.
Sentì i morbidi capelli di mio padre sfregarmi la guancia fino a che le sue labbra non furono accanto al mio orecchio:- Luke, non vorrei abbandonarti e non ti abbandonerò mai, promesso. Sarò sempre con te. - mi baciò sulla fronte:- Fosse per me sarei già corso a salvare Shilla. Fosse per me non saresti mai dovuto partire. - mi diede un altro bacio:- Fosse per me ti resterei accanto per sempre. - mi prese per le spalle e mi costrinse a guardarlo in faccia:- Ma non dipende da me. Se ti dico che devo andare è perché non ho scelta. -
- Si che ce l’hai. - ribattei devastato dalla disperazione:- Puoi restare con me. - sorrisi dolorosamente con le lacrime a corrermi per le guance. Il cielo tuonò. Lui mi sorrise amaramente:- Vorrei che fosse vero. Ti voglio bene Luke. Voglio che tu lo sappia, ti voglio un bene dell’anima! - mi strinse intensamente a sé come fosse l’ultima occasione per vederci. Si staccò da me continuando a guardarmi ed io continuai a guardare lui. Si voltò, fece qualche passo mentre le ali si spiegavano e con un leggero sfavillio che mi diede fastidio agli occhi, scomparve.
La signora O’Leary fischiò, come fanno i cani, alle mie spalle.
Abbassai lo sguardo:- Siamo soli. -

Angolo di kay 
& Connor & Travis

Kay: Ciao! Mi spiace... capitolo cortissimo... non so se avete presente ma... nella mia testa il capitolo doveva finire in questo punto con questa frase e... non ho saputo scrivere altro... aggiungere più frasi al testo mi pareva di "sovrabbondare"...
Connor: Se se... intanto ci metti ansia!
Travis: Ma dove?!
Connor: Non so... volevo dirlo da tanto...
Kay: Intanto facciamo gli auguri a Stelplena_Cielo, che è stata poco bene. Passate da lei! E passate anche a vedere qualche storia di Ale_Kiss_ che è tanto dolce! :D
Connor: Si, passate dall'Ale e dalla mia Cassie! :D
Travis: ... ... ... Ok, vado a drogarmi di Nutella...
Connor: Anch'io! Anch'io! Anch'io! *lo segue*
Kay: Dai, il capitolo... 21 (se non ho sbagliato i conti dato che sul mio file sono salvati con numerazione diversa) sarà bello corposo! :D E pure importante! Resistete, coraggio! Non manca troppo, ma dovete stringere i denti e decidere di fidarvi di me! :)

Un abbraccio,

Kay, Connor & Travis
   
 
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