Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Hazza_Boo    03/05/2013    2 recensioni
Louis Tomlinson fa parte di una famosa band, i The Rogue. Harry Styles, invece, è un paparazzo sempre sottomesso dalla sua capa Miss. Granger, la quale è sul punto di scoprire il segreto dei The Rogue: uno di loro, Louis, ha un'amante e Eleanor Calder, la sua "ragazza", è solo una copertura. Ma ancora nessuno riesce a scoprire chi sia l'amante, quindi Miss. Granger incarica Styles di venirne a conoscenza.
C'è un problema, però. L'amante segreto del famoso cantante dei The Rogue, è proprio Harry Styles.
____
(chiedo scusa per questa introduzione orrenda). Io direi che è essenziale dire solamente: Larry. AU
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avviso: è una Larry dal rating imprecisato.
E’ mio dovere informarvi che ci sono dei momenti di intimità (es: baci) tra due uomini.

 

 IT IS WHAT IT IS 

 
«Capito, Styles?»
La voce stridula e nervosa di Miss Sophie Granger fece sussultare Harry sulla sedia, davanti alla scrivania della sua capa.  
Il ragazzo annuì, mantenendo un’espressione fredda, dura ed impassibile. Una maschera impenetrabile, senza emozioni. Era solo un semplice soldatino tra le mani di personaggi più forti di lui, e se non stava alle loro regole allora perdeva il gioco e veniva portato via dal vento troppo forte.
«Voglio quelle foto. Voglio scoprire cosa nascondono i The Rogue» disse ancora Miss. Granger, battendo il pugno sul legno levigato e lucido della scrivania del suo raffinato ufficio.
Harry la osservò tormentarsi, mentre deglutiva e ricacciava la sensazione di dolore e lacrime. Si sentiva avvampare, bruciare e corrodere dentro. La donna di fronte a sé portava una lunga collana al collo, come ciondolo un cuore… Harry si immaginò quella collana stretta ancora di più intorno alla pelle, così tanto da lasciarle il segno e soffocarla. E mentre Miss. Granger si passava una mano tra i capelli corti e scuri Harry desiderò potere strapparne ciocca dopo ciocca. Come sempre, immaginò il corpo magrolino e dalla pelle cadaverica della donna disteso in una pozzanghera di sangue.
Ma nonostante Harry entrasse in quello studio con delle volgarità e se ne uscisse con pensieri suicidi e omicidi non poteva farci nulla. Era il suo modo di rassegnarsi. Aveva le mani legate. L’importante era mantenere il segreto, no? L’aveva promesso.
Miss. Granger se ne rimase seduta a riflettere dietro la sua scrivania, sulla quale si trovano fotografie, riviste, fogli, cartelle, articoli ed un laptop acceso. Dietro di lei, appeso al muro, vigeva la grande scritta colorata “Celebrities’ Gossip”. Da lì uscivano tanti articoli di gossip ogni giorno, finivano tra le mani di ragazzine e di adulti. Gossip, scoop, vita di celebrità, moda, qualsiasi cosa che poteva interessare ai ragazzi d’oggi.
Harry si sentì morire dalla rabbia. Perché lui era lì in mezzo? Perché lui doveva scrivere quegli articoli e non leggerli? Perché non poteva essere esterno a tutto quello?
Un sospiro fece sussultare Harry, riscuotendolo dai suoi pensieri loschi. «Beh, allora, ci siamo intesi?» fece Miss. Granger alzando un sopracciglio, lanciando uno sguardo serio e autoritario al ragazzo di fronte. Di nuovo Harry sentì un nodo in gola bloccargli il respiro e la possibilità di parlare. Allora annuì solamente, poi si schiarì la voce e farfugliò: «Scatto qualche foto e creo uno scoop. Come sempre»
«Sì, ma questa volta voglio qualcosa di davvero grande, Styles. Il tuo compito è di cercare di capire con chi Louis Tomlinson, dei The Rogue, ha una relazione segreta»
E fino ad allora Harry era rimasto in silenzio, aveva annuito, aveva finto di prestare attenzione e capire al discorso che gli aveva fatto Miss. Granger, pensando a mille modi per farla fuori, ma ora non poté trattenersi. «Magari Tomlinson non ha nulla da nascondere, no?» il suo tono era quasi di sfida, come per dire “ehi, prova a ribattere a questo”. Ed infatti Miss. Granger non si fece mettere i piedi in testa e replicò: «Ops, purtroppo Payne ha visto Tomlinson al bar con un uomo.»
Payne, Payne, dannato di un Payne, pensò Harry furioso, stringendo in pugno la macchina fotografica. Payne era uno dei migliori paparazzi all’interno di “Celebrities’ Gossip”, ed era perennemente in competizione con Styles.
«Così, verrà fuori che Tomlinson è gay e la sua ragazza attuale è solo una copertura. Che scoop migliore può esistere?» disse Granger con gli occhi sognanti, il volto felice per quel pensiero. Era così fissata con i The Rogue e Tomlinson che cercava da mesi di capire chi fosse l’amante con cui era stato visto spesso Tomlinson. Purtroppo non c’erano prove sicure, e le foto non mostravano mai l’uomo.
Per quanto potrò andare avanti così? Quanto ancora potrò tenere tutto questo a bada?
Harry rabbrividì. Nella sua mente si aprì un varco che gli mostrò in successione tutte le immagini di ciò che stava succedendo nella sua vita: Una band famosa, i The Rogue; occhi azzurri più belli di una galassia; un incontro per caso; una musica ed una voce celestiale; un bacio di nascosto; la voglia di stare vicini; un amore malato; Miss. Granger e la sua voglia di scoprire la verità; il mondo che crolla.
«Ti sei incantano, Styles?»
«No, » Harry di riscosse e si alzò dalla sedia. «Devo andare.»
Prese la sua giacca dallo schienale della sedia e si vestì, si mise al collo la macchina fotografica e in spalla la borsa tracolla. Miss. Granger se ne stava seduta comoda sulla sedia, con i piedi sulla scrivania, ed i tacchi a spillo vertiginosi. Si avvolgeva intorno ad un dito una ciocca di capelli, osservando nervosa, infastidita ed impaziente il ragazzo prepararsi per andare.
«Senti, Styles, adesso tu vai a scoprire con chi diavolo esce Tomlinson, mi porti lo scoop ed io ti aumento la paga. Ti do una settimana. Se qualcosa non andrà come voglio sei fuori da Celebrities’ Gossip, intesi?» Miss. Granger concluse inarcando le sopracciglia.
Harry si fermò sulla porta, si voltò verso la donna e la fissò per un breve istante. E mentre diceva: «Sì, certo. Capito» avrebbe tanto desiderato tornare indietro, prendere la testa di Miss. Granger e sbatterla contro il legno duro della scrivania. Ma non lo fece. Scosse la testa, aprì la porta dello studio e uscì prima che Granger potesse fermarlo per impartirgli altri ordini. Harry camminò veloce per i corridoi della casa editrice del magazine “Celebrities’ Gossip” in cui lavorava come paparazzo da anni ormai. E scendendo le scale si chiese come mai stesse ancora lì. In fondo non aveva mai desiderato fare il paparazzo, semplicemente voleva fare il fotografo. Invece si era ritrovato lì dentro, ad invadere la vita privata di personaggi famosi, sotto il controllo di Miss. Sophie-Schizofrenica-Granger, a scrivere articoli e scoop spesso inventati. Non era ciò che voleva, ma forse era destino che fosse così.
Raggiunse l’atrio, salutò i suoi colleghi, lanciando un’occhiataccia minacciosa a Liam Payne. Aveva troppi motivi per detestarlo, ma in realtà provava un po’ paura per lui. Sapeva che era molto attento e un bravo fotografo, soprattutto sapeva nascondersi e sapeva come scoprire la verità anche laddove era troppo nascosta per essere notata. Anziché detestarlo, dunque, Harry doveva temerlo. Doveva stargli più lontano possibile. O forse non era Payne a cui avrebbe dovuto stare distante.
Con le gambe tremanti, il cuore che batteva forte, le lacrime agli occhi Harry si diresse fuori dell’edificio, raggiunse il parcheggio e salì sulla sua auto. Buttò la borsa tracolla sul sedile accanto, mise le chiavi e diede gas. Con un rombo il vecchio motore della sua Mustang si accese. Prima di partire Harry si stropicciò gli occhi, si passò una mano tra i ricci e buttò la testa all’indietro. Aveva bisogno di andarsene da lì. Desiderava poter mollare tutto e scappare. Ma non poteva farlo da solo, aveva bisogno di lui… ma lui non avrebbe mai acconsentito perché erano troppi diversi, perché non poteva funzionare, perché semplicemente non si poteva.
Lui.
 
Harry entrò nel locale, lasciando richiudere la porta alle sue spalle. Si tolse il cappuccio del giaccone dalla testa, si passò una mano tra i capelli per togliere le gocce di pioggia, guardandosi intorno. I suoi occhi caddero sul palco sul quale si esibivano sempre dei cantanti, ballerini o giocolieri per il cabaret. Ora, però, stavano salendo dei ragazzi che Harry conosceva bene. Sorrise pieno di emozione. Prese posto ad un tavolo in fondo alla sala, si mise nascosto, in un angolino poco illuminato, ma in modo da poter avere una bella visuale del palco. Il locale era pieno e in fermento, forse era stato avvisato dell’arrivo di ospiti speciali.
Infatti, sul palco, ora si trovavano tre ragazzi che tutti ormai conoscevano o di cui avevano sentito parlare. I The Rogue erano stati chiamati in quel locale per cantare il loro nuovo singolo. Appena il cantante, Louis Tomlinson, prese posto al microfono – e Niall, il biondo irlandese, alla chitarra, Zayn, di origine pachistane, alla batteria -, partirono gli applausi eccitati da parte del pubblico. Una voce fuori campo presentò la band, le luci si spensero, i riflettori furono sui ragazzi e poco dopo partì la musica di base.
Harry gioì a quel suono famigliare. Quante volte aveva sentito Louis e la sua band provare quel pezzo nei mesi precedenti. Harry era quello che sapeva più di tutti su quella band, li aveva seguiti passo dopo passo, li aveva osservati fare le prove, li aveva aiutati a scrivere anche delle canzoni, e ora li stava amando come una famiglia.
Louis Tomlinson iniziò a cantare. Ed i suoi occhi incontrarono quelli di Harry.
 
 
Quella sera al cabaret del locale ospitava ospiti speciali. I The Rogue erano stati convinti a partecipare, a cantare una canzone del loro nuovo album per pubblicizzare, e senza dire nulla ai manager quella sera avevano fatto una fuga per andare a cantare in un vecchio locale, come ai primi tempi. A Louis, Niall e Zayn, i componenti della band, mancavano quei giorni in cui nessuno li conosceva, potevano fare i ragazzi ribelli, uscire di casa di nascosto senza farsi vedere dai genitori, andare a cantare in qualche pub, fumare sigarette all’alba di mattina distesi sul prato di qualche parco dopo una notte di alcol e canti. Ora non c’era più nulla di tutto quello. Anche cantare aveva perso senso. Ogni cosa era un gesto meccanico, ogni parola, ogni testo, ogni nota era solo per fare un po’ di successo e soldi. A Niall e Zayn andava bene così, poco importava. L’importante era stare insieme, amici fin da quando avevano sei anni, uniti come fratelli. Ma ormai Louis si sentiva freddo e distaccato da tutto e tutti. Cantare, una volta, lo rendeva felice e gli dava serenità. Ormai non valeva niente, se non qualche applauso e delle banconote.
Però Louis sa che non tutto è perso. C’è una luce tra il buio. L’unica forma di vita in mezzo alla morte: Harry Styles. Il quale, in quel momento, se ne stava seduto tra il pubblico, nascosto in un angolo buio del locale, seduto solo ad un tavolo. Lo stava guardando, gli stava sorridendo, gli dava la forza di aprire bocca e cantare con tutto se stesso. Harry Styles era la vita e l’energia che Louis aveva perso da tempo. E allora cantò, fissando per tutto il tempo nella direzione di Harry, sorridendo, gridando, agitandosi sul palco, saltando, cantando e divertendosi. Così facendo riuscì a rallegrare anche quella serata noiosa in quel locale, che da quel giorno avrebbe avuto parecchi fans dato che vi avevano suonato i grandi The Rogue. 
Louis stava cantando la canzone che qualche mese prima aveva scritto insieme a Harry. Parlava di due amanti che non potevano stare insieme, il mondo era contro di loro, ma erano certi che anche in un’altra vita si sarebbero incontrati, perché era destinato ad essere così.
« ‘It is what it is, you know. Keep your head up, darling. Our love is stronger than their bullshit. You’ll never be my another lie, you’re my only truth.’» andava cantando a squarcia gola Louis, tenendo il microfono stretto in una mano, usando tutto il suo fiato e sforzando la sua voce al massimo. La sua voce che era così soffice e acuta di solito, ma che spesso diventava aggressiva. Durante all’assolo della chitarra elettrica di Niall, Louis prese un profondo respiro, rimase immobile sul palco, fissò in fondo al locale, incrociò gli occhi di Harry e sorrise radioso. Un attimo dopo stava già saltando qua e là cantando l’altra strofa.
 
Qualcuno davanti al tavolo di Harry stava fumando, e quindi il puzzo di sigaretta ed il fumo gli giungeva davanti agli occhi. Vedeva, dunque, il palco leggermente sfuocato. Ma era sicuro di aver visto Louis sorridergli. Gli aveva sorriso… ah, ed il cuore gli era scoppiato nel petto!
Louis si era scatenato quella sera. Indossava una maglietta dei Ramones troppo grande per lui, e Harry sapeva anche il motivo. Perché quella maglietta era sua. Sicuramente Louis gliel’aveva rubata quella mattina quando, dopo una notte sfrenata di sesso, si erano dovuti dividere per tornare ognuno alla propria vita. Doveva ammettere, però, che quella t-shirt donava di più a Louis. Forse perché gli metteva in mostra le braccia muscolose e coperte di tatuaggi. Per non parlare dei jeans neri aderenti che gli fasciavano le gambe perfette e gli mettevano in risalto il lato b, che a Harry eccitava così tanto. In testa, poi, indossava un berretto, sulla fronte gli ricadeva un ciuffo di capelli castani. Un po’ di sudore gli imperlava la fronte, le guance erano rosse. Sul sopracciglio brillava il piercing che si era fatto qualche settimana prima. Harry lo osservò, lo contemplò. E tutto ciò che riuscì a pensare era che Louis Tomlinson era perfetto. Non c’era nulla che non andasse in lui, anche il suo carattere particolare e lunatico – e sì, bisognava ammetterlo, anche un po’ difficile da gestire – era spettacolare.
Harry sospirò, si godette il resto dello spettacolo fino a quando la canzone finì. IThe Rogue pubblicizzarono il loro nuovo album, ringraziarono il pubblico che applaudì caloroso, e alcuni chiesero anche il bis, poi augurarono buona serata a tutti e scesero dal palco. Harry rimase immobile incatenato al tavolo. Seguì con lo sguardo la band, li vide imbucare una porta che portava ai camerini. Prese un profondo respiro, si guardò intorno per assicurarsi che nessuno lo stesse osservando, e poi prese la sua giacca e si alzò dal tavolo. Camminò nell’ombra, con la testa china in modo che i suoi capelli ricci potessero cadergli sul volto e coprirlo, anche se solo in parte. L’importante era che non ci fossero paparazzi… oh, ma Harry era un paparazzo. Era quasi un paradosso: un paparazzo che cerca di non farsi beccare da un paparazzo. Avrebbe dovuto detestare se stesso.
Raggiunse la porta in cui erano entrati i The Rogue, si fermò davanti e controllò intorno. Il proprietario del locale stava parlando sul palco per annunciare il prossimo che sarebbe salito per il cabaret, il pubblico era concentrato a mangiare e ad ascoltare l’uomo. Accertatosi che nessuno lo stesse guardando e che non ci fossero fotografi, Harry aprì la porta e sgusciò dentro. C’era un piccolo corridoio, su cui si affacciavano altre porte che erano i camerini. Una di queste era aperta, dentro c’erano due ballerine pronte per salire sul palco. Harry raggiuse l’ultima porta, si fermò davanti e bussò. Aspettò paziente, guardando le due ragazze per assicurarsi che non badassero a lui. Erano troppo ansiose per la loro prossima esibizione per prestare attenzione a qualsiasi cosa. Un istante dopo, distogliendo il ragazzo dalle ballerine, la porta sì spalancò. Sulla soglia apparve Louis Tomlinson senza maglietta, con solo i pantaloni neri aderenti, i capelli senza barretto spettinati, le gote rosse ed un sorriso raggiante sulle labbra. Il petto nudo era asciutto, i muscoli sulle braccia ora risaltavano ancora di più. Era a dir poco una visuale mozzafiato. Harry si dovette ricordare di respirare.
 «Su, forza,» disse Louis togliendo subito il sorriso dal volto, accorgendosi che a poca distanza, anche se girate di spalle, si trovavano le due ballerine. «Entra.» mormorò a Harry, prendendolo per il polso e facendolo entrare nel camerino. La porta si richiuse alle loro spalle. Niall e Zayn, sicuramente, si stavano vestendo nella stanza accanto, dato che sapevano che Louis amava la sua privacy.
«Bello spettacolo questa sera.» commentò Harry mettendosi le mani nelle tasche dei jeans, dopo aver gettato la giacca sulla sedia di fronte allo specchio. Si mosse verso il centro della stanza, guardandosi intorno e dando le spalle all’altro ragazzo.
«Davvero? Sono felice che ti sia piaciuto» disse Louis. Ho cantato solo per te. Avrebbe voluto dirgli anche quello ma non lo fece, si morse la lingua prima che potesse lasciare uscire quelle parole. Restò immobile a qualche passo dietro Harry, chinò la testa di lato e lo fissò perplesso. Capì subito che c’era qualcosa che non andava.
«Tutto bene, Hazza?» domandò gentilmente, facendo un passo avanti. Harry continuava a dargli le spalle, però l’altro notò perfettamente che questo aveva scosso la testa, e alcune ciocche di ricci gli erano ricadute davanti al volto.
Harry sospirò, chiuse gli occhi e disse, con tono piatto e monotono, consumato dalla rabbia e dal dolore: «Granger mi ha dato il compito di scoprire chi è l’amante di Louis Tomlinson dei The Rogue.»
La bocca di Louis si aprì a formare una “o”, inarcando le sopracciglia e restando momentaneamente stupito e spaesato. Beh, prima o poi sarebbe successo. In fondo Louis era a conoscenza del fatto che il capo di Harry stava per scoprire la verità, ovvero che Louis era omosessuale e ciò sarebbe stato uno scoop e una tragedia per la band e i manager. Ma se fosse venuta a conoscenza che Louis stava con uno dei suoi migliori paparazzi?
Gli unici che sapevano della relazione tra Harry e Louis erano Niall, Zayn e i manager della band, i quali cercavano in tutti i modi di mascherarlo. – avevano perfino dato a Louis una finta ragazza, una copertura, una certa tipa… Eleanor Calder, o qualcosa del genere-.
Ecco, Harry tornò a desiderare di scappare, di fuggire via con lui, Louis. Voleva prenderlo, portarlo fuori dal locale, metterlo in macchina e partire per posti sconosciuti, per posti in cui nessuno sapeva chi erano e potevano vivere tranquilli. Ma tutto quello non era possibile.
Louis si avvicinò a Harry, lo abbracciò da dietro, posando le mani sul petto dell’altro. Lo sentì singhiozzare. Sulle guance di Harry scendevano calde e amare lacrime. All’improvviso Louis si sentì piccolo ed inutile. Era lì per quale motivo? Aveva fatto piangere Harry… sì, era colpa sua, perché se lui non esistesse Harry non si sarebbe mai innamorato di lui e quindi tutto quello si sarebbe potuto evitare.
Harry si voltò, mostrò il suo volto segnato dal dolore e dalle lacrime all’altro. «Non so più che cosa fare, Louis» borbottò tra i singhiozzi. Louis si sentiva marcire dentro. Il dolore era come sale sulle ferite. Avvolse tra le sue braccia Harry, il quale nascose il volto all’incavo del suo collo e si abbandonò al pianto. Mentre gli accarezzava la schiena e cercava di confortarlo, Louis cercava di trattenere le lacrime e di pensare razionalmente. Erano davvero alle strette. I manager non permettevano loro di stare insieme, ciò avrebbe portato alla perdita di parecchi fans; Miss. Granger, direttrice di una famosa rivista di gossip, stava per scoprire che Louis Tomlinson aveva un amante uomo; Liam Payne, un paparazzo attento e bravissimo, era sul punto di scoprire chi fosse il famoso amante. Tutto stava andando male. Tutto stava crollando addosso ad Harry e Louis.
Allora Louis capì cosa doveva fare: un passo alla volta. Tutto ciò che desiderava era stare con Harry. Avrebbero fatto qualsiasi cosa per stare insieme perché, forse, era destino che fosse così. Sciolse l’abbraccio, prese il volto di Harry tra le mani e lo guardò in volto. Quando i loro occhi si incontrarono, azzurro nel verde, verde nell’azzurro, sentirono uno strano calore che fu in grado di spezzare anche il dolore causato da tutta quella situazione. «Guardami, Harry,» mormorò Louis, era serio ma il suo tono cercava di essere il più confortante e dolce possibile. A quel dolce richiamo Harry prestò attenzione al ragazzo. «adesso ti porto a casa, ti preparo un thé e poi andiamo a dormire. Hai bisogno di riposare.»
«Ma Louis» protestò Harry con le lacrime secche sulle guance. «Tra una settimana dovrò consegnare a Granger un articolo su te ed il tuo amante. Cosa faccio? Cosa faccio? Sono fottuto…» Harry si mise le mani tra i capelli, strinse i pugni ma subito questi vennero raggiunti da quelle di Louis, che gli afferrarono i polsi e gli abbassarono le braccia lungo i fianchi.
«Calma,» disse. «ce la caveremo. Ce la siamo sempre cavata. »
«Non ne verremo mai a capo. Che diavolo è questa storia?» Harry alzò la voce, roteando gli occhi stanco e fuori di sé. Louis gli teneva i polsi saldamente, cercava di mantenere la calma anche per Harry.
«E’ quel che è» mormorò. Posò una mano sulla guancia dell’altro ragazzo, gli lasciò una tenera carezza. Harry rabbrividì e sussultò. Si mise subito buono però, come un bambino che piange in cerca del giocattolo perduto e appena lo ritrova si tranquillizza. Essendo appena più basso di Harry, Louis dovette alzarsi in punta di piedi per poi chiudere gli occhi e lasciare un tenero bacio sulle labbra dell’altro.
Prima che Louis potesse allontanarsi, Harry, come un riflesso istintivo, gli avvolse i fianchi con le braccia in una presa ferrea. Approfondì il bacio, carico di speranze, dolore e passione, elementi che spesso caratterizzavano i loro momenti di intimità. Speranza per il futuro, dolore per il presente, passione per sempre. Louis passò una mano tra i capelli ricci, profumati e setosi dell’altro ragazzo, quando questo gli morse il labbro inferiore si lasciò scappare un piccolo gemito. Ciò diede il via libero a Harry di fare scendere una mano lungo la schiena dell’altro, il quale rabbrividì, iniziò ad ansimare leggermente e dovette staccarsi dal bacio. Gettò la testa all’indietro, chiuse gli occhi e tirò un sospiro, mentre Harry iniziava a lasciargli una scia di baci sul collo. Si fermò per mordergli un lembo di pelle, succhiando appena per lasciargli un segno violaceo. Ciò stava a significare “lui è solo mio”.
«H-Harry,» farfugliò Louis con le pupille dilatate, posando una mano sul petto scolpito dell’altro ragazzo per allontanarlo. «E’ meglio andare a casa.» gli mormorò all’orecchio, con fare malizioso. Ma nascondeva anche la paura di essere scoperti.
Harry concordò annuendo, si allontanò delicatamente da Louis e subito l’aria apparve fredda, il mondo tornò a girare e i problemi tornarono ad assillare i due ragazzi. Velocemente, divorato dalla passione e dalla voglia, Louis si vestì, mentre Harry lo aspettava seduto sulla sedia vicino allo specchio, ammirando il corpo perfetto dell’altro muoversi di fronte a sé.  Nonostante quella visuale gli faceva sentire una certe eccitazione, anche abbastanza evidente, non poteva dimenticare ciò che Miss. Granger gli aveva ordinato di fare.
«Inventerò una menzogna.» mormorò tra sé, in volto un’espressione pensierosa. Louis si stava mettendo la t-shirt quando si voltò verso il ragazzo e domandò: «Che cosa?»
«Che i The Rogue si drogano. Tanto poi i vostri manager faranno in modo che quel tipo di notizia non si divulghi, e anche se lo facesse non sarebbe poi un grande scoop. Tutte le grandi band lo fanno»
Louis ridacchiò. «Noi no»
«E le canne cosa sono, eh?» provò a scherzare Harry, sorrise anche, nonostante i suoi occhi era ancora immersi nella tristezza di poco prima. Louis riprese a sistemarsi e radunare la sua roba.
«Poi mi licenzio. Anzi, posso farlo anche da domani così evito di scrivere un articolo su di voi. Troverò un lavoro, un qualsiasi altro tipo di lavoro.»
Louis prese la sua borsa, si voltò verso Harry e fece un’espressione dispiaciuta. «Passerà molto tempo prima che io e te possiamo stare insieme alla luce del sole»
Harry lo sapeva. Ma già sapere che non avrebbe più dovuto infangare la reputazione della band di Louis per uno sciocco magazine era qualcosa. Si alzò dalla sedia, raggiunse Louis già pronto e gli cinse i fianchi con le braccia.
«Lo so. Per ora aspetterò»
«Aspetterai?» chiese scrupoloso Louis, immergendosi negli occhi verdi di Harry.
«Aspetterò.» rispose sicuro Harry.
Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto. Un passo alla volta, no? Con un grosso sospiro, rinunciando a parecchie cose, soffrendo e incassando colpo su colpo sarebbero andati avanti. Ma insieme non c’era nulla che poteva fermarli. Ed erano sicuri che alla fine ne sarebbe valso la pena.
Si baciarono di nuovo. Quel bacio fu la scintilla che fece scoppiare l’incendio. Avevano bisogno di andare a casa, in un posto tutto loro e al sicuro, al nascosto dagli occhi indiscreti, in cui potevano amarsi ed essere se stessi. Si fecero forza ed uscirono dal camerino. Fuori Niall e Zayn li stavano già aspettando per andare a bere una birra in qualche pub, ma Harry e Louis dissero che dovevano andare a casa perché erano stanchi.
Così si tennero mano nella mano nel buio della notte. Amanti segreti di cui solo le stelle e la luna potevano ammirarne la bellezza.
 

Note finali:
Mmm, ho scritto questa storia inutile per dimostrare che, a mio parare, è destino che Harry e Louis si amino e stiano insieme.
Quindi: anche in un’altra vita si amerebbero. E sì, non posso nascondere il fatto che ho preso spunto da un post di Tumblr. Non mi chiedete quale perché non ricordo.

Chiedo scusa per gli errori. E spero che vi sia piaciuta questa os.
Oddio, ma è già la seconda os che pubblico in meno di venti minuti? Ma che cavolo…? O.o
Beh, ‘Notte. (Forse)
 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Hazza_Boo