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Autore: Akemi_Kaires    03/05/2013    3 recensioni
{Bakuryushipping; Gold/Sandra}
Piccoli frammenti di vita quotidiana, piccole storie su una relazione insolita e speciale. Perché l'amore è imprevedibilmente sorprendente.
Nona Settimana: «Che ne dici di stare un po’ con me? O il grande Campione non ha tempo da dedicare a una sua grande fan?»
Decima Settimana: «Potevi anche dirmelo che avevi intenzione di tradirmi con mio cugino»
Undicesima Settimana: Come ogni fidanzata degna del suo nome, Sandra possedeva numerosi pregi, ma anche altrettanti difetti.
Dodicesima Settimana: «Mi manca ogni cosa di lui. La sua voce, la sua presenza, il suo amore, il suo profumo, la sua risata e, soprattutto, il suo bel corpo. Quando tornerà a casa, dovrà concedermi tutto di lui, pure con gli interessi».
Tredicesima Settimana: Sandra non avrebbe potuto fargli regalo migliore del suo amore e della sua cieca fiducia.
Quattordicesima Settimana: «Mi ricordi molto il mio Edgy, Goldy caro. Sei proprio un tipo per bene, gentile e garbato, un vero e proprio figurino. E scommetto che sei pure ben fornito».
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold, Sandra
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Pokemon Lance icon photo: Lance icon lancenotsoinnocent.gif

Ringraziate di cuore quelle buone anime di Cheche e Faint, altrimenti neanche questa settimana avreste avuto qualcosa da leggere. Mi scuso ancora per il disagio della settimana scorsa. Come vedete, però, il mio computer è ancora vivo (ma lo sarà ancora per molto?), quindi da questa settimana in poi riprenderò ad aggiornare come si deve. Anzitutto, volevo dare un caloroso abbraccio a chi mi segue, a chi ha messo questa storia nelle Preferite/Ricordate/Seguite. Dolcezze, voi non sapete quanto mi rendete felice! Risponderò a tutte le vostre recensioni Domenica, il mio giorno libero! Promesso!

Qualche piccolo chiarimento sulla Raccolta, visto che non ne avevo ancora fatti. Allora, questa raccolta è ambientata sei anni dopo rispetto agli avvenimenti di HG/SS. Per questo motivo, in questa settimana, si parla di assenze lunghe sei anni (e non dico altro). Ciò vale a dire, però, che Gold e Sandra si sono tenuti in contatto per sei anni, prima di approfondire la loro relazione. Capito?

Per quanto riguarda l’icon, noterete sicuramente qualcosa di strano. Perché c’è Lance, stavolta? Bene, questo personaggio rappresenta un grande ostacolo per la relazione dei nostri cari nenetti. In che modo? Beh, lo scoprirete molto presto! Il Campione forse apparirà un po’ OOC, ma il suo comportamento verrà spiegato in futuro. So, non lamentatevi a riguardo! Graffie

Detto questo, vi auguro Buona Lettura!

 

 

Decima Settimana:

Minacce

 

 

Socchiuse gli occhi fino a farli divenire due fessure minacciose, mentre scrutava e studiava con attenzione l’austera figura del suo avversario. Gold attese con impazienza la mossa successiva di Lance, pronto a replicare in qualsiasi momento gli attacchi del temibile Dragonite.

Nonostante avesse fronteggiato in battaglia il Campione di Johto più volte, la tensione che aleggiava in quel campo di battaglia era palpabile. Sebbene i due sfidanti si mostrassero sicuri di sé, i loro cuori battevano all’impazzata e i loro animi erano vittime di emozioni intense.

Non si trattava di una semplice battaglia: era una vera e propria guerra per il potere, nella quale c’era in gioco un titolo importante, e nessuno dei due aveva intenzione di perire per mano altrui.

Le labbra del Domadraghi si curvarono in un sorriso beffardo. Ciò non fece altro che istigare la curiosità dell’Allenatore, che si fece improvvisamente attento, costringendolo a mettersi sulla difensiva e a focalizzare tutta la sua attenzione sul nemico. Il Maestro di tipo Drago additò Typhlosion con certa veemenza, mentre dichiarava a gran voce la sua azione: «Dragonite, usa Dragobolide!».

Il ragazzo e il Pokémon Vulcano furono costretti a spiccare numerosi balzi all’indietro, pur di evitare la raffica di meteore che minacciava di colpirli e di infliggere loro un ingente numero di danni. Determinati come non mai, elusero ogni masso cocente, per poi scattare nuovamente in avanti per prendersi la rivincita. Nulla avrebbe impedito loro di portare a casa una vittoria, neanche la morte.

«Typhlosion, via con Lavasbuffo. Ora!» gridò il giovane, per poi portarsi un braccio davanti al volto, pur di proteggersi dalla cenere e dal calore che quell’attacco comportava. Sapeva bene di aver utilizzato una mossa poco efficace sul tipo Drago, ma ferire l’avversario non rientrava momentaneamente nei suoi obiettivi: il suo intento era un altro e, per attuare il suo piano, era necessario fingere di essere talmente disperato da dover ricorrere ad un attacco poco efficace.

Gold pregò mentalmente che Lance cascasse nella sua trappola, preso com’era sicuramente dall’adrenalina del momento, per poter approfittare del suo momento di distrazione per poterlo sconfiggere una volta per tutte.

Purtroppo, se il giovane uomo dai capelli rossi era stato proclamato Campione della regione, un motivo doveva pur esserci. Non rivestiva quella carica onorevole solo per fortuna, bensì per merito, e così stava dimostrando anche in quella lotta, per sfortuna dello sfidante. Difatti, l’Allenatore non si mostrò affatto sorpreso, non appena vide il Pokémon Drago danzare nel cielo, evitando con agilità ogni sbuffo di lava e ogni pietra cocente.

«Hai usato una mossa potente, ma scordi il tipo e l’agilità del mio fedele amico! Nelle lotte Pokémon non conta solo la forza bruta, dovresti saperlo » lo schernì il Domadraghi, con un sorrisetto compiaciuto dipinto sul volto. Incrociò le braccia al petto e si mostrò superiore, assumendo una posa austera e fiera, che tradiva una certa fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. «Dragonite, facciamola finita! Iper Raggio!».

Tutto accadde in meno di un secondo. Un raggio luminoso si scagliò verso il Pokémon Vulcano, minacciando di colpirlo e di sconfiggerlo sotto la sua immane potenza. Una nube di fumo e polvere invase immediatamente il campo di battaglia, non appena l’attacco speciale si abbatté contro il corpo del povero avversario.

Una risata vittoriosa sfuggì dalle labbra di Lance. Sorrise al suo fedele compagno, complimentandosi con quest’ultimo per l’ultima, mirabile, performance. «Se tu non avessi dimenticato che cosa conta davvero in una lotta Pokémon, Gold, forse non avresti perso. Questa volta ho dimostrato di aver capito meglio di te che cosa è davvero importante in un rapporto tra Allenatore e squadra. Mi dispiace che tu, col tempo, l’abbia scordato» dichiarò fiero, mentre osservava la figura affranta del ragazzo riemergere dalla cortina. A capo chino, non accennò alcun movimento, né il suo volto tradì alcuna emozione – forse per la vergogna, forse per l’umiliazione, non era neppure in grado di sollevare lo sguardo verso lo sfidante.

«Hai proprio ragione, Lance» mormorò improvvisamente l’Allenatore, cogliendo alla sprovvista il Maestro Drago e facendolo sussultare per la sorpresa. Gli occhi color miele del Campione si sbarrarono, all’udire il tono sprezzante con cui erano state pronunciate quelle parole derisorie. «Forse sto scordando i valori morali di un vero Campione, però non ho affatto dimenticato che in una lotta Pokémon conta essere astuti ed essere fiduciosi nei confronti dei propri amici. Questo, invece, lo hai scordato tu».

Typhlosion, il cui corpo era ancora sotto l’effetto di Protezione, spiccò improvvisamente un balzo e riemerse dalla coltre di fumo, sorprendendo il Domadraghi e il suo amico.

«Gelopugno, Typhlosion!».

L’ultima cosa che Lance vide fu il pugno coperto di schegge gelide colpire Dragonite in pieno petto. Poi, sconfitto, chiuse gli occhi.

 

Gold gettò un’occhiata fugace al suo PokéGear, notando con orrore di essere in ritardo all’appuntamento stabilito con la sua fidanzata. Maledicendosi mentalmente, si avviò verso l’uscita della Lega Pokémon, mentre nella sua mente escogitava un modo per porre rimedio al suo errore. Come avrebbe giustificato quella buona ora di ritardo a Sandra? Non si era degnato neppure di avvisarla che si sarebbe recato alla Lega Pokémon, giusto per rivendicare il suo titolo di miglior Allenatore di Johto. Forse la Domadraghi lo avrebbe perdonato, ma solo perché era riuscito ad umiliare ancora una volta Lance, cosa che lei non era più stata in grado di fare dalla notte dei tempi.

Fece per comporre il numero della sua amata, pronto ad annunciarle il suo prossimo arrivo, quando una mano calda si poggiò sulla sua spalla. Si voltò di scatto e si mostrò alquanto sorpreso, non appena scorse la figura di Lance alle sue spalle.

«Volevo farti i complimenti per la vittoria» esordì il Campione, anticipando qualsiasi affermazione da parte dell’Allenatore. Si passò elegantemente una mano nei capelli vermigli, abbozzando un mesto sorriso, che tradiva però una certa delusione. «Questa volta pensavo che sarebbe andata diversamente, sai?».

«Per un attimo me la sono vista molto brutta, questo lo devo ammettere» confessò il giovane, assetandogli una leggera pacca sulla schiena in modo piuttosto amichevole. Un po’ gli dispiaceva per lui, nonostante il suo cuore traboccasse di orgoglio per l’ennesima vittoria conquistata. «Non devi arrabbiarti con te stesso, su. Qualche sconfitta ci sta, a volte! E poi, se vinci sempre, che gusto c’è?».

Il Maestro Drago soffocò un’amara risata e rivolse lo sguardo verso il soffitto, per poi scuotere il capo con malinconia. «Hai ripetuto la stessa, identica frase che mi disse Sandra tanti anni fa, quando mi sconfisse per l’ultima volta. Ricordo ancora di averle dato dell’ipocrita, dopo averle sentito dire quelle cose» mormorò flebilmente, mentre i suoi pensieri divagavano verso ricordi ormai lontani e persi nel tempo. Si riscosse improvvisamente, per poi tornare a concentrarsi sulla figura dell’Allenatore di fronte a sé. I suoi occhi tradivano una certa curiosità. «A proposito, ho saputo che vi frequentate spesso, ormai. Dimmi, è la stessa di sempre? È cambiata molto in questi sei anni?».

A quanto pareva, era a conoscenza della loro relazione affettiva. Istintivamente, Gold si mise sulla difensiva, mostrandosi inquieto di fronte a quelle domande apparentemente innocenti. Qualcosa, nel tono di voce con cui erano state pronunciate, gli diceva che quei quesiti non erano stati posti per pura casualità – no, ci doveva essere qualcosa di grande sotto, qualcosa capace di spaventarlo a morte.

Una volta notata la sua diffidenza, il Domadraghi cercò di rassicurarlo con un’espressione serena, mentre le sue labbra si curvavano in un sorriso – per quanto cercasse di sembrare accondiscendente e sincero, quel sorriso tradiva anche una certa malvagità.

«Siete più uniti di quanto avessi immaginato, a giudicare da come ti senti minacciato da queste semplici domande» dedusse il Maestro Drago, incrociando le braccia al petto e mostrandosi fintamente felice per quel lieto evento. «Da un lato mi fa piacere saperlo, perché Sandra ha finalmente trovato qualcuno con cui essere veramente se stessa e di cui fidarsi. D’altra parte, però, non posso fare a meno di essere triste per te».

Non si era affatto sbagliato sul suo conto. Giudicando dal suo cambio improvviso di atteggiamento, l’altro gli stava davvero nascondendo qualcosa di importante, che riguardava principalmente la sua relazione con Sandra – relazione che sembrava essere in pericolo, temette l’Allenatore.

«Per me?» lo incalzò, socchiudendo gli occhi fino a farli divenire due fessure minacciose. «A cosa ti riferisci?».

Un profondo senso d’inquietudine prese possesso del suo cuore. Trattenne il respiro, in attesa di una risposta da parte di Lance, non completamente sicuro di volerla sentire. Altro che Campione buono e giusto: in quel momento, gli pareva di aver davanti il demonio in persona, pronto a sgretolare i suoi sogni da un momento all’altro. Il ragazzo era certo che, dopo aver ascoltato ciò che il Domadraghi aveva da dire, nulla sarebbe più stato come prima.

«Ordini dall’alto mi hanno chiesto di approfondire nuovamente il mio legame con Sandra e di rafforzarlo, facendolo tornare solido come un tempo» esclamò il Maestro Drago, facendosi improvvisamente serio e scrutando il suo rivale sottecchi. «Mi pareva giusto avvertirti, dato che sembri essere molto legato a mia cugina».

«Sandra ha fatto una scelta» replicò immediatamente il giovane, avanzando minacciosamente verso l’uomo dai capelli vermigli. Lo additò con rabbia, trattenendosi a stento dall’assestargli un pugno in pieno viso, pur di punirlo per la sua arroganza e per tutto il male che aveva recato alla sua amata. «Fossi in te, non mi illuderei tanto. Non penso ti accoglierà a braccia aperte, dopo tutti questi anni di lontananza».

«Sei sicuro che non ti abbia scelto solo per rimpiazzarmi? Dopotutto, lo avrai notato tu stesso quanto siamo legati. O meglio, quanto lei era ed è legata a me» rispose con sicurezza l’altro, per poi riprendere ad avanzare verso l’uscita della Lega, sicuro di sé come non mai. «Ci sono cose che non si possono dimenticare, per quanto lo si voglia».

«Bastardo» fu l’ultimo mormorio di Gold, prima di precipitarsi verso di lui, pronto a fermarlo e fargli capire – anche con metodi poco ortodossi – che cosa aveva passato la sua Sandra durante quegli anni di solitudine.

 

Gold digrignò i denti, pronto ad avventarsi sul corpo di Lance e assestargli un pugno in pieno viso. La rabbia divampava nel suo petto, conducendolo perfino sull’orlo della follia. Avrebbe fatto di tutto, sarebbe perfino arrivato a colpire il Campione e a picchiarlo, pur di proteggere la sua amata da ricordi tormentati e colmi di sentimenti negativi.

Tuttavia, proprio quando spinse il corpo del Maestro Drago a terra e fu sul punto di aggredirlo, una risatina allegra richiamò immediatamente l’attenzione di entrambi. L’Allenatore sollevò lentamente il capo e trattenne il respiro, sicuro di aver riconosciuto perfettamente quella voce cristallina che tanto amava. Quando si trovò di fronte alla bella figura della sua Capopalestra, stentò quasi a credere che lei si trovasse davvero lì. Per un attimo, pensò che quell’incantevole visione fosse frutto della sua follia d’amore.

«Potevi anche dirmelo che avevi intenzione di tradirmi con mio cugino» esclamò con aria di scherno la giovane donna, avvicinandosi a loro e guardandoli dall’alto della sua magnificenza. Inarcò un sopracciglio e scrutò con attenzione entrambi i ragazzi, per poi curvare le labbra in un sorrisetto beffardo e canzonatorio. «Sinceramente parlando, non vi ci vedo male insieme. Perché non provate ad approfondire il vostro legame? Potrebbe essere un’esperienza interessante».

Nonostante avesse voluto gettarsi tra le sue braccia e stringerla a sé, pur di godere e gioire della sua presenza, Gold si portò una mano al volto e scosse il capo con disappunto. Per quanto fossero assurde le parole pronunciate dalla Domadraghi, mentalmente le fu grata per avergli impedito di compiere una pazzia, smorzando la tensione del momento con una battuta – seppur inappropriata – su loro due. «Alla taverna ti hanno servito birra di pessima qualità, ammettilo» esclamò, per poi alzarsi e spolverarsi i vestiti. Squadrò la Maestra Drago dall’alto al basso, mentre le sorrideva con amore e affetto, lasciandosi però sfuggire una risatina divertita. «Altrimenti non si spiegherebbe perché sei qui e perché inciti il tuo ragazzo a fidanzarsi con tuo cugino».

Alla parola “cugino”, l’attenzione di Sandra si focalizzò immediatamente sulla figura ancora stesa a terra. Una smorfia disgustata si dipinse sul suo volto, una volta trovatasi faccia a faccia con il Campione. Nei suoi occhi si leggeva un certo astio, ma denotavano anche una nota di tristezza, che non sfuggì allo sguardo attento dell’Allenatore.

«Lance» mormorò flebilmente la Capopalestra, chinando il capo. Sembrava quasi sul punto di piangere, se non fosse stato per la sua improvvisa reazione successiva: afferrò il cugino per il bavero della casacca e lo strattonò più volte, propinandogli tutti i peggiori insulti presenti sul vocabolario. «Quando diavolo ti deciderai a muovere il culo e venirci a trovare, una buona volta?! È da sei anni che tutti ti aspettano, disgraziato!».

È da sei anni che tu lo hai aspettato, senza che lui tornasse, avrebbe voluto sussurrare Gold, dispiaciuto per la sua bella. Nonostante gli avesse confessato quanto aveva patito quella lontananza, sicuramente non gli aveva confessato quanto fossero tormentati e letali i sentimenti che avevano dilaniato il suo cuore durante quei periodi bui. Vedere come Lance non cercava di scusarsi o giustificarsi, poi, riaccese in lui sentimenti di rabbia e odio.

«Stai tranquilla, San. Verrò a trovarti molto presto» rispose l’altro, dedicandole un sorriso sincero e carico di affetto. Inaspettatamente, avvolse il suo corpo in un abbraccio caloroso e la strinse a sé, proprio sotto gli occhi irosi del giovane Allenatore. «Ho anche intenzione di soggiornare da te per un po’, sempre che tu non abbia buttato via il mio letto».

Prima che Sandra potesse replicare in qualche modo, il ragazzo dai capelli color notte la prese improvvisamente per mano e la costrinse a interrompere il contatto con il parente, trascinandola vicino a sé. «Non è forse ora di andare? Si sta facendo tardi. E poi, ci resta poco tempo da trascorrere insieme».

La Domadraghi alzò gli occhi al cielo, prima di avviarsi a passo deciso verso la sua Dragonite, fino a quel momento spettatrice indiretta di quelle scene di amore idilliaco. «Se non fosse per il tuo ritardo, io non sarei di certo venuta a cercarti» esclamò, salendo in groppa alla sua fedele compagna, prima di sfoderare un sorriso beffardo. «Vedi di muoverti ad arrivare ad Ebanopoli, altrimenti ti faccio fare una nuotata nel lago!».

Gold si accinse a spiccare il volo con il suo Togetic, pronto a raggiungere la sua amata e trascorrere con lei una serata romantica - non prima però di aver rivolto un ultimo sguardo verso Lance, che in quel momento gli stava rivolgendo un’occhiata capace di incenerirlo e di ucciderlo.

Fu in quel preciso istante che si capacitò dell’esistenza di una forza superiore, contraria alla sua relazione con Sandra e pronta a impedirne il compimento. Quanto fosse pericolosa, però, non sapeva dirlo; l’unica cosa che si permise di fare, tuttavia, fu di augurarsi di essere abbastanza forte da contrastare ogni avversione.

  
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