Ringraziate di cuore
quelle buone anime di Cheche
e Faint, altrimenti neanche questa settimana avreste
avuto qualcosa da leggere. Mi scuso ancora per il disagio della settimana scorsa. Come vedete, però, il
mio computer è ancora vivo (ma lo
sarà ancora per molto?), quindi da questa settimana in poi riprenderò ad
aggiornare come si deve. Anzitutto, volevo dare un caloroso abbraccio a chi mi
segue, a chi ha messo questa storia nelle Preferite/Ricordate/Seguite. Dolcezze, voi non sapete quanto mi
rendete felice! Risponderò a tutte
le vostre recensioni Domenica, il mio
giorno libero! Promesso! ♥
Qualche
piccolo chiarimento sulla Raccolta, visto che non ne avevo ancora fatti.
Allora, questa raccolta è ambientata sei
anni dopo rispetto agli avvenimenti di HG/SS. Per questo motivo, in questa
settimana, si parla di assenze lunghe sei
anni (e non dico altro). Ciò vale a dire, però, che Gold e Sandra si sono
tenuti in contatto per sei anni,
prima di approfondire la loro relazione. Capito? ♥
Per
quanto riguarda l’icon,
noterete sicuramente qualcosa di strano. Perché c’è Lance, stavolta? Bene, questo personaggio rappresenta un grande ostacolo per la relazione dei nostri
cari nenetti.
In che modo? Beh, lo scoprirete molto presto! Il Campione forse apparirà un po’
OOC, ma il suo comportamento verrà spiegato in futuro. So, non lamentatevi a riguardo! Graffie ♥
Detto
questo, vi auguro Buona Lettura! ♥
Decima Settimana:
Minacce
Socchiuse
gli occhi fino a farli divenire due fessure minacciose, mentre scrutava e
studiava con attenzione l’austera figura del suo avversario. Gold attese con
impazienza la mossa successiva di Lance, pronto a replicare in qualsiasi
momento gli attacchi del temibile Dragonite.
Nonostante
avesse fronteggiato in battaglia il Campione di Johto
più volte, la tensione che aleggiava in quel campo di battaglia era palpabile.
Sebbene i due sfidanti si mostrassero sicuri di sé, i loro cuori battevano
all’impazzata e i loro animi erano vittime di emozioni intense.
Non
si trattava di una semplice battaglia: era una vera e propria guerra per il
potere, nella quale c’era in gioco un titolo importante, e nessuno dei due
aveva intenzione di perire per mano altrui.
Le
labbra del Domadraghi si curvarono in un sorriso
beffardo. Ciò non fece altro che istigare la curiosità dell’Allenatore, che si
fece improvvisamente attento, costringendolo a mettersi sulla difensiva e a
focalizzare tutta la sua attenzione sul nemico. Il Maestro di tipo Drago additò
Typhlosion con certa veemenza, mentre dichiarava a
gran voce la sua azione: «Dragonite, usa Dragobolide!».
Il
ragazzo e il Pokémon Vulcano furono costretti a
spiccare numerosi balzi all’indietro, pur di evitare la raffica di meteore che
minacciava di colpirli e di infliggere loro un ingente numero di danni. Determinati
come non mai, elusero ogni masso cocente, per poi scattare nuovamente in avanti
per prendersi la rivincita. Nulla avrebbe impedito loro di portare a casa una
vittoria, neanche la morte.
«Typhlosion, via con Lavasbuffo.
Ora!» gridò il giovane, per poi portarsi un braccio davanti al volto, pur di
proteggersi dalla cenere e dal calore che quell’attacco comportava. Sapeva bene
di aver utilizzato una mossa poco efficace sul tipo Drago, ma ferire l’avversario
non rientrava momentaneamente nei suoi obiettivi: il suo intento era un altro
e, per attuare il suo piano, era necessario fingere di essere talmente disperato
da dover ricorrere ad un attacco poco efficace.
Gold
pregò mentalmente che Lance cascasse nella sua trappola, preso com’era
sicuramente dall’adrenalina del momento, per poter approfittare del suo momento
di distrazione per poterlo sconfiggere una volta per tutte.
Purtroppo,
se il giovane uomo dai capelli rossi era stato proclamato Campione della
regione, un motivo doveva pur esserci. Non rivestiva quella carica onorevole
solo per fortuna, bensì per merito, e così stava dimostrando anche in quella
lotta, per sfortuna dello sfidante. Difatti, l’Allenatore non si mostrò affatto
sorpreso, non appena vide il Pokémon Drago danzare
nel cielo, evitando con agilità ogni sbuffo di lava e ogni pietra cocente.
«Hai
usato una mossa potente, ma scordi il tipo e l’agilità del mio fedele amico! Nelle
lotte Pokémon non conta solo la forza bruta, dovresti
saperlo » lo schernì il Domadraghi, con un sorrisetto
compiaciuto dipinto sul volto. Incrociò le braccia al petto e si mostrò superiore,
assumendo una posa austera e fiera, che tradiva una certa fiducia in se stesso
e nelle proprie capacità. «Dragonite, facciamola
finita! Iper Raggio!».
Tutto
accadde in meno di un secondo. Un raggio luminoso si scagliò verso il Pokémon Vulcano, minacciando di colpirlo e di sconfiggerlo
sotto la sua immane potenza. Una nube di fumo e polvere invase immediatamente
il campo di battaglia, non appena l’attacco speciale si abbatté contro il corpo
del povero avversario.
Una
risata vittoriosa sfuggì dalle labbra di Lance. Sorrise al suo fedele compagno,
complimentandosi con quest’ultimo per l’ultima, mirabile, performance. «Se tu
non avessi dimenticato che cosa conta davvero in una lotta Pokémon,
Gold, forse non avresti perso. Questa volta ho dimostrato di aver capito meglio
di te che cosa è davvero importante in un rapporto tra Allenatore e squadra. Mi
dispiace che tu, col tempo, l’abbia scordato» dichiarò fiero, mentre osservava
la figura affranta del ragazzo riemergere dalla cortina. A capo chino, non
accennò alcun movimento, né il suo volto tradì alcuna emozione – forse per la
vergogna, forse per l’umiliazione, non era neppure in grado di sollevare lo
sguardo verso lo sfidante.
«Hai
proprio ragione, Lance» mormorò improvvisamente l’Allenatore, cogliendo alla
sprovvista il Maestro Drago e facendolo sussultare per la sorpresa. Gli occhi color
miele del Campione si sbarrarono, all’udire il tono sprezzante con cui erano
state pronunciate quelle parole derisorie. «Forse sto scordando i valori morali
di un vero Campione, però non ho affatto dimenticato che in una lotta Pokémon conta essere astuti ed essere fiduciosi nei
confronti dei propri amici. Questo, invece, lo hai scordato tu».
Typhlosion, il cui corpo era ancora sotto l’effetto
di Protezione, spiccò improvvisamente un balzo e riemerse dalla coltre di fumo,
sorprendendo il Domadraghi e il suo amico.
«Gelopugno, Typhlosion!».
L’ultima
cosa che Lance vide fu il pugno coperto di schegge gelide colpire Dragonite in pieno petto. Poi, sconfitto, chiuse gli occhi.
Gold
gettò un’occhiata fugace al suo PokéGear, notando con
orrore di essere in ritardo all’appuntamento stabilito con la sua fidanzata.
Maledicendosi mentalmente, si avviò verso l’uscita della Lega Pokémon, mentre nella sua mente escogitava un modo per
porre rimedio al suo errore. Come avrebbe giustificato quella buona ora di
ritardo a Sandra? Non si era degnato neppure di avvisarla che si sarebbe recato
alla Lega Pokémon, giusto per rivendicare il suo
titolo di miglior Allenatore di Johto. Forse la Domadraghi lo avrebbe perdonato, ma solo perché era
riuscito ad umiliare ancora una volta Lance, cosa che lei non era più stata in
grado di fare dalla notte dei tempi.
Fece
per comporre il numero della sua amata, pronto ad annunciarle il suo prossimo
arrivo, quando una mano calda si poggiò sulla sua spalla. Si voltò di scatto e
si mostrò alquanto sorpreso, non appena scorse la figura di Lance alle sue
spalle.
«Volevo
farti i complimenti per la vittoria» esordì il Campione, anticipando qualsiasi
affermazione da parte dell’Allenatore. Si passò elegantemente una mano nei
capelli vermigli, abbozzando un mesto sorriso, che tradiva però una certa
delusione. «Questa volta pensavo che sarebbe andata diversamente, sai?».
«Per
un attimo me la sono vista molto brutta, questo lo devo ammettere» confessò il
giovane, assetandogli una leggera pacca sulla schiena in modo piuttosto
amichevole. Un po’ gli dispiaceva per lui, nonostante il suo cuore traboccasse
di orgoglio per l’ennesima vittoria conquistata. «Non devi arrabbiarti con te
stesso, su. Qualche sconfitta ci sta, a volte! E poi, se vinci sempre, che
gusto c’è?».
Il
Maestro Drago soffocò un’amara risata e rivolse lo sguardo verso il soffitto,
per poi scuotere il capo con malinconia. «Hai ripetuto la stessa, identica
frase che mi disse Sandra tanti anni fa, quando mi sconfisse per l’ultima
volta. Ricordo ancora di averle dato dell’ipocrita, dopo averle sentito dire
quelle cose» mormorò flebilmente, mentre i suoi pensieri divagavano verso ricordi
ormai lontani e persi nel tempo. Si riscosse improvvisamente, per poi tornare a
concentrarsi sulla figura dell’Allenatore di fronte a sé. I suoi occhi
tradivano una certa curiosità. «A proposito, ho saputo che vi frequentate spesso,
ormai. Dimmi, è la stessa di sempre? È cambiata molto in questi sei anni?».
A
quanto pareva, era a conoscenza della loro relazione affettiva. Istintivamente,
Gold si mise sulla difensiva, mostrandosi inquieto di fronte a quelle domande
apparentemente innocenti. Qualcosa, nel tono di voce con cui erano state
pronunciate, gli diceva che quei quesiti non erano stati posti per pura
casualità – no, ci doveva essere qualcosa di grande sotto, qualcosa capace di
spaventarlo a morte.
Una
volta notata la sua diffidenza, il Domadraghi cercò
di rassicurarlo con un’espressione serena, mentre le sue labbra si curvavano in
un sorriso – per quanto cercasse di sembrare accondiscendente e sincero, quel
sorriso tradiva anche una certa malvagità.
«Siete
più uniti di quanto avessi immaginato, a giudicare da come ti senti minacciato
da queste semplici domande» dedusse il Maestro Drago, incrociando le braccia al
petto e mostrandosi fintamente felice per quel lieto evento. «Da un lato mi fa
piacere saperlo, perché Sandra ha finalmente trovato qualcuno con cui essere
veramente se stessa e di cui fidarsi. D’altra parte, però, non posso fare a
meno di essere triste per te».
Non
si era affatto sbagliato sul suo conto. Giudicando dal suo cambio improvviso di
atteggiamento, l’altro gli stava davvero nascondendo qualcosa di importante,
che riguardava principalmente la sua relazione con Sandra – relazione che
sembrava essere in pericolo, temette l’Allenatore.
«Per
me?» lo incalzò, socchiudendo gli occhi fino a farli divenire due fessure
minacciose. «A cosa ti riferisci?».
Un
profondo senso d’inquietudine prese possesso del suo cuore. Trattenne il
respiro, in attesa di una risposta da parte di Lance, non completamente sicuro
di volerla sentire. Altro che Campione buono e giusto: in quel momento, gli
pareva di aver davanti il demonio in persona, pronto a sgretolare i suoi sogni
da un momento all’altro. Il ragazzo era certo che, dopo aver ascoltato ciò che il
Domadraghi aveva da dire, nulla sarebbe più stato
come prima.
«Ordini
dall’alto mi hanno chiesto di approfondire nuovamente il mio legame con Sandra
e di rafforzarlo, facendolo tornare solido come un tempo» esclamò il Maestro
Drago, facendosi improvvisamente serio e scrutando il suo rivale sottecchi. «Mi
pareva giusto avvertirti, dato che sembri essere molto legato a mia cugina».
«Sandra
ha fatto una scelta» replicò immediatamente il giovane, avanzando
minacciosamente verso l’uomo dai capelli vermigli. Lo additò con rabbia,
trattenendosi a stento dall’assestargli un pugno in pieno viso, pur di punirlo
per la sua arroganza e per tutto il male che aveva recato alla sua amata. «Fossi
in te, non mi illuderei tanto. Non penso ti accoglierà a braccia aperte, dopo
tutti questi anni di lontananza».
«Sei
sicuro che non ti abbia scelto solo per rimpiazzarmi? Dopotutto, lo avrai
notato tu stesso quanto siamo legati. O meglio, quanto lei era ed è legata a me»
rispose con sicurezza l’altro, per poi riprendere ad avanzare verso l’uscita
della Lega, sicuro di sé come non mai. «Ci sono cose che non si possono
dimenticare, per quanto lo si voglia».
«Bastardo»
fu l’ultimo mormorio di Gold, prima di precipitarsi verso di lui, pronto a
fermarlo e fargli capire – anche con metodi poco ortodossi – che cosa aveva
passato la sua Sandra durante quegli anni di solitudine.
Gold
digrignò i denti, pronto ad avventarsi sul corpo di Lance e assestargli un
pugno in pieno viso. La rabbia divampava nel suo petto, conducendolo perfino
sull’orlo della follia. Avrebbe fatto di tutto, sarebbe perfino arrivato a
colpire il Campione e a picchiarlo, pur di proteggere la sua amata da ricordi
tormentati e colmi di sentimenti negativi.
Tuttavia,
proprio quando spinse il corpo del Maestro Drago a terra e fu sul punto di aggredirlo,
una risatina allegra richiamò immediatamente l’attenzione di entrambi. L’Allenatore
sollevò lentamente il capo e trattenne il respiro, sicuro di aver riconosciuto
perfettamente quella voce cristallina che tanto amava. Quando si trovò di
fronte alla bella figura della sua Capopalestra,
stentò quasi a credere che lei si trovasse davvero lì. Per un attimo, pensò che
quell’incantevole visione fosse frutto della sua follia d’amore.
«Potevi
anche dirmelo che avevi intenzione di tradirmi con mio cugino» esclamò con aria
di scherno la giovane donna, avvicinandosi a loro e guardandoli dall’alto della
sua magnificenza. Inarcò un sopracciglio e scrutò con attenzione entrambi i
ragazzi, per poi curvare le labbra in un sorrisetto beffardo e canzonatorio. «Sinceramente
parlando, non vi ci vedo male insieme. Perché non provate ad approfondire il
vostro legame? Potrebbe essere un’esperienza interessante».
Nonostante
avesse voluto gettarsi tra le sue braccia e stringerla a sé, pur di godere e
gioire della sua presenza, Gold si portò una mano al volto e scosse il capo con
disappunto. Per quanto fossero assurde le parole pronunciate dalla Domadraghi, mentalmente le fu grata per avergli impedito di
compiere una pazzia, smorzando la tensione del momento con una battuta – seppur
inappropriata – su loro due. «Alla taverna ti hanno servito birra di pessima
qualità, ammettilo» esclamò, per poi alzarsi e spolverarsi i vestiti. Squadrò la
Maestra Drago dall’alto al basso, mentre le sorrideva con amore e affetto,
lasciandosi però sfuggire una risatina divertita. «Altrimenti non si
spiegherebbe perché sei qui e perché inciti il tuo ragazzo a fidanzarsi con tuo
cugino».
Alla
parola “cugino”, l’attenzione di Sandra si focalizzò immediatamente sulla
figura ancora stesa a terra. Una smorfia disgustata si dipinse sul suo volto,
una volta trovatasi faccia a faccia con il Campione. Nei suoi occhi si leggeva
un certo astio, ma denotavano anche una nota di tristezza, che non sfuggì allo
sguardo attento dell’Allenatore.
«Lance»
mormorò flebilmente la Capopalestra, chinando il
capo. Sembrava quasi sul punto di piangere, se non fosse stato per la sua improvvisa
reazione successiva: afferrò il cugino per il bavero della casacca e lo
strattonò più volte, propinandogli tutti i peggiori insulti presenti sul
vocabolario. «Quando diavolo ti deciderai a muovere il culo e venirci a
trovare, una buona volta?! È da sei anni che tutti ti aspettano, disgraziato!».
È da sei anni
che tu lo hai aspettato, senza che lui tornasse, avrebbe voluto
sussurrare Gold, dispiaciuto per la sua bella. Nonostante gli avesse confessato
quanto aveva patito quella lontananza, sicuramente non gli aveva confessato
quanto fossero tormentati e letali i sentimenti che avevano dilaniato il suo
cuore durante quei periodi bui. Vedere come Lance non cercava di scusarsi o
giustificarsi, poi, riaccese in lui sentimenti di rabbia e odio.
«Stai
tranquilla, San. Verrò a trovarti molto presto» rispose l’altro, dedicandole un
sorriso sincero e carico di affetto. Inaspettatamente, avvolse il suo corpo in
un abbraccio caloroso e la strinse a sé, proprio sotto gli occhi irosi del giovane
Allenatore. «Ho anche intenzione di soggiornare da te per un po’, sempre che tu
non abbia buttato via il mio letto».
Prima
che Sandra potesse replicare in qualche modo, il ragazzo dai capelli color
notte la prese improvvisamente per mano e la costrinse a interrompere il
contatto con il parente, trascinandola vicino a sé. «Non è forse ora di andare?
Si sta facendo tardi. E poi, ci resta poco tempo da trascorrere insieme».
La
Domadraghi alzò gli occhi al cielo, prima di avviarsi
a passo deciso verso la sua Dragonite, fino a quel
momento spettatrice indiretta di quelle scene di amore idilliaco. «Se non fosse
per il tuo ritardo, io non sarei di certo venuta a cercarti» esclamò, salendo
in groppa alla sua fedele compagna, prima di sfoderare un sorriso beffardo. «Vedi
di muoverti ad arrivare ad Ebanopoli, altrimenti ti
faccio fare una nuotata nel lago!».
Gold
si accinse a spiccare il volo con il suo Togetic,
pronto a raggiungere la sua amata e trascorrere con lei una serata romantica - non
prima però di aver rivolto un ultimo sguardo verso Lance, che in quel momento
gli stava rivolgendo un’occhiata capace di incenerirlo e di ucciderlo.
Fu
in quel preciso istante che si capacitò dell’esistenza di una forza superiore,
contraria alla sua relazione con Sandra e pronta a impedirne il compimento.
Quanto fosse pericolosa, però, non sapeva dirlo; l’unica cosa che si permise di
fare, tuttavia, fu di augurarsi di essere abbastanza forte da contrastare ogni
avversione.