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Autore: malfoya    03/05/2013    1 recensioni
"Quelle mani, forse imperfette, ma bellissime comunque, per me. Quando mi prendeva da dietro per abbracciarmi, quando facevo per andarmene ma lui mi tirava per un braccio, quando teneva il mio viso per strapparmi un bacio, quando faceva per unirle con le mie… le sue mani erano tutto ciò che ci stava di sereno al mondo. Infondevano in me serenità quando percorrevano delicatamente la mia schiena dopo aver fatto l’amore e rimanevamo stretti le ore sul letto, quando camminavamo mano nella mano per le strade quasi fossimo usciti da un fotoromanzo, oppure quando mi cingevano i fianchi mentre lavavo le ultime stoviglie e poi, quando l’acqua finiva di scorrere, mi facevano voltare verso lui."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Lasciai che le sue dita sfiorassero delicatamente il mio viso e che lentamente lui avvicinasse le sue labbra alle mie. Sentivo il suo odore: ero convinta che mi sarebbe piaciuto per sempre, veramente. Tante sono state le volte in cui mi strinsi forte a lui solo per sentire il profumo della sua pelle. Tante volte, sfiorandogli i capelli e poi la nuca, mi sono imbattuta nella sua pelle, così bella, sua, forse unica. Ed erano quegli abbracci a togliermi il fiato, a non farmi desiderare altro che rimanere lì, stretta tra le sue braccia per l’eternità. Era tutto vero: eravamo nostri e forse lo eravamo sempre stati, ci appartenevamo.  Lasciai dunque che le sue labbra si spostassero sul mio collo e con piccoli baci, lui poteva assaporarmi. Era ovvio che tutto ciò che voleva ero io, lo leggevo nel suo sguardo. E lui poteva leggere nel mio quanta voglia avevo di lui. Eravamo tutto ciò che avevamo sempre desiderato…e questo lo so perché lo sa lui. Avevamo sempre saputo di esserci appartenuti, e in quel momento, stretti, su quel divano di pelle marrone, con tutto l’amore che ci circondava, avevamo tutto ciò che avevamo sempre sognato: noi.
Io, lui, il nostro amore, il profumo della sua pelle, il più buono che abbia mai sentito oserei dire e il mio, che gli ricordava un campo di fiori viola, lavanda forse, diceva.
Lasciai che lentamente le sue labbra scorressero più in basso del collo e che le sue mani percorressero il tragitto dei miei fianchi.  Quelle mani, forse imperfette, ma bellissime comunque, per me. Quando mi prendeva da dietro per abbracciarmi, quando facevo per andarmene ma lui mi tirava per un braccio, quando teneva il mio viso per strapparmi un bacio, quando faceva per unirle con le mie… le sue mani erano tutto ciò che ci stava di sereno al mondo. Infondevano in me serenità quando percorrevano delicatamente la mia schiena dopo aver fatto l’amore e rimanevamo stretti le ore sul letto, quando camminavamo mano nella mano per le strade quasi fossimo usciti da un fotoromanzo, oppure quando mi cingevano i fianchi mentre lavavo le ultime stoviglie e poi, quando l’acqua finiva di scorrere, mi facevano voltare verso lui.
Gli lasciai quindi il tempo necessario di percorrere il mio corpo ancora vestito con le mani, che pian piano andarono a nascondersi sotto il  mio caldo maglione di lana azzurra. Era tutto perfetto, ogni cosa al suo posto. Iniziai anche io impacciatamente a percorrere la sua schiena, i suoi fianchi, la sua pancia, il suo petto. Mi fermai sul suo viso e lo osservai: era lì, davanti a me, bellissimo, e mi guardava come fosse il migliore amante di sempre, e forse lo era  davvero, e cosa più importante, era mio.
Non saprei dire come  iniziò veramente, forse non ha avuto neanche un inizio preciso questa storia. Probabilmente ci eravamo appartenuti sin dalle origini, sicuramente eravamo stati nostri sin da sempre.
Lasciai dunque che accarezzasse la mia pelle sotto al maglione, che con le mani fredde d’inverno, facesse nascere brividi lungo la mia schiena. Le sentivo, fredde, leggere, le unghie quasi inesistenti ormai mangiate forse a causa di un periodo nervoso, o probabilmente per un fastidioso vizio, che scivolavano lungo la colonna vertebrale e percorrevano le costole, ritornavano giù e sfilavano delicatamente il caldo maglioncino…
  
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