CAPITOLO
6
-Dobbiamo
parlare-
Ryo era
capitato in camera senza neanche bussare non appena Aidan se ne era andato. Lo
guardò con sufficienza.
-Sono
ancora in pigiama, se non l’avessi notato. Devo farmi la doccia e vestirmi-
-Ti
aspetto in soggiorno- replicò lui senza scomporsi
Detto
questo, fece dietrofront e chiuse la porta dietro di se. Kaori gli fece la
linguaccia e si diresse verso il bagno. Deliberatamente, restò sotto il getto
dell’acqua calda il maggior tempo possibile e si vestì con lentezza.
Quando
entrò in soggiorno, Ryo era in piedi davanti alla finestra e batteva il piede
con impazienza. Kaori si concesse un piccolo sorriso di soddisfazione. Lui si
voltò sentendola entrare e lei tentò di tornare seria.
-Eccomi.
Di cosa volevi parlarmi?- disse sedendosi sulla sua poltrona preferita
-Della
tua sicurezza- rispose Ryo serio
-Potevamo
anche parlarne prima che mi cambiassi la serratura di casa- replicò Kaori
ironica –Posso almeno avere la chiave?-
Lui
mise la mano in tasca e posò una chiave sul tavolino di fronte a lei.
-Ho
bisogno di una lista delle persone che lavorano con te e dei tuoi amici…o
amici intimi- fece poi
-Che
cosa vorresti dire?-
-Beh,
tu e quel…Aidan mi sembrate in rapporti molto stretti-
-Non
vedo cosa centri questo con la mia sicurezza- replicò Kaori in tono freddo
-Centra
e molto anche. Cosa sai di lui?-
-Molto.
So che mi fido ciecamente di lui e che non esiterei ad affidargli la mia vita-
Il
pathos e la fiducia con cui parlava di Aidan non piacquero per niente a Ryo, ma
quello non era il momento per lasciarsi prendere dalla gelosia. Doveva essere
lucido per proteggere al meglio Kaori.
-Hai
tenuto le lettere che ti ha mandato il tizio che ti perseguita?- le chiese
-Certamente-
Lei si
alzò e si diresse verso la scrivania che si trovava sotto alla finestra. Aprì un
cassetto e ne estrasse un plico di lettere, che porse a Ryo. Lo sweeper le aprì
e le esaminò. La carta era comunissima ed erano state scritte usano lettere
ritagliate dai giornali. Se il loro amico era furbo come pensava, probabilmente
non c’erano neanche impronte…
-Non ci
sono impronte digitali, le ho già fatte controllare- gli disse Kaori come
leggendogli nel pensiero
Ryo
alzò lo sguardo su di lei.
-Che
c’è? Qualcosa l’ho imparata lavorando con te- fece lei
Eh già,
la sua piccola Sugar Boy era cresciuta, ma lui non aveva mai voluto ammetterlo
finora.
-E che
mi dici della visitina che hai ricevuto la settimana scorsa?- le chiese
–Scommetto che non è stata una coincidenza…-
Kaori
si irrigidì. Come aveva fatto a capire?
-No- si
decise a rispondere –È stato lui. Ho omesso alcuni particolari per non far
preoccupare mia sorella-
-Che
tipo di particolari?-
-La
casa era in ordine quando sono entrata, l’unica stanza in disordine era la mia
stanza. Il letto era cosparso di petali di rose dipinti di nero e…la mia
biancheria era ovunque-
Kaori
dovette reprimere un brivido di repulsione al pensiero che quel pazzo fosse
entrato in casa sua e avesse toccato le sue cose. Dopo quell’episodio aveva
gettato biancheria e lenzuola e ne aveva comprate di nuove.
Ryo si
accorse del suo turbamento, non voleva darlo a vedere ma era spaventata.
-Devi
essere sempre sincera con me, Kaori. Se non mi aiuti non posso proteggerti- le
disse con dolcezza
-Lo so-
rispose lei fissando lo sguardo davanti a se
Ryo si
sedette sul divano, alla sua destra.
-Vorrei
che da oggi in poi uscissi il meno possibile-
Kaori
si voltò di scatto a guardarlo.
-Non se
ne parla- replicò, secca
-Kaori,
è per il tuo bene…- tentò di convincerla
-No- lo
interruppe lei –Il mio lavoro è la cosa più importante per me. Ci sono persone
che sono disposte a stare in fila anche per ore solo per starmi davanti qualche
minuto e io non ho intenzione di deluderle solo perché un imbecille ha deciso di
rompermi le scatole-
Ryo
sospirò.
-Va
bene. D’altronde non mi aspettavo che avresti accettato-
-Bene.
Ho appuntamento con il mio editore, dobbiamo andare-
Kaori
si alzò, ma Ryo la fermò prima che si allontanasse.
-Promettimi
però che mi resterai vicino. Sempre- le disse serio
-Ho
qualche altra scelta?- replicò lei ironica –Se non lo faccio Sayuri è capace di
sculacciarmi-
Si
sorrisero e, per un attimo, entrambi ebbero l’impressione che quei due anni non
fossero mai trascorsi.
-Era
ora che qualcuno ti mettesse un po’ di sale in zucca-
Fu
questo il commento di Russ, il suo editore, quando Kaori gli presentò Ryo e gli
spiegò il motivo della sua presenza lì e di come se lo era ritrovato come
guardia del corpo. Lei si aspettava un commento del genere, perciò non si diede
la pena di replicare.
Ryo,
appoggiato alla parete dietro di lei, accennò ad un sorriso. Quel tizio grande e
grosso gli piaceva, gli ricordava un po’ Umibozu.
-Allora,
posso sapere perché mi hai fatto venire o è un segreto di stato?- chiese in quel
momento Kaori
Per
quello si meritò uno sguardo truce da parte di Russ.
-Ho
pensato che, visto che sei di Tokyo, potresti occuparti tu della traduzione in
giapponese del tuo libro- rispose comunque
-Cosa
non si fa per risparmiare, eh?- replicò divertita Kaori
-Questo
era un sì o un no?-
-Va
bene, va bene. E poi quando mai ho avuto la possibilità di dirti di no?-
-Un’altra
cosa…- continuò Russ senza badare al suo sarcasmo –Domani hai un altro incontro
con i lettori-
-Un
altro?- esclamò Kaori –Ne ho già fatti un sacco negli ultimi tempi! Sono
stanca!-
-Non
fare i capricci, Kaori. Anche questo fa parte del tuo lavoro- replicò l’uomo con
la massima calma
-Uff…Ok,
a che ora e dove?-
Russ le
diede tutte le informazioni necessarie, poi si salutarono e Ryo e Kaori si
avviarono verso l’uscita.
-Ehi,
tu- prima che varcassero la soglia, l’editore si rivolse allo
sweeper
Ryo si
voltò verso di lui.
-Tienila
d’occhio, mi raccomando-
-Puoi
contarci-
Girando
gli occhi, Kaori uscì dalla stanza seguita da un Ryo divertito.
La Rain
Publisher aveva la propria sede in un palazzo di quattro piani risalente al
secolo precedente, sulla 57esima strada, a poche centinaia di metri dall’entrata
sud di Central Park.
Ryo
dovette ammettere che, anche se Tokyo rimaneva la sua casa, New York gli piaceva
molto. Era caotica e rumorosa come ogni grande città, ma c’era qualcosa di
speciale nell’aria, qualcosa che non avrebbe saputo ben definire…Era come se in
quella città chiunque avrebbe potuto essere chiunque volesse, fare ciò che
voleva fare e andare dove voleva andare, senza freni o inibizioni. Si voltò
verso Kaori e pensò che forse era per questo che lei l’aveva scelta come sua
nuova casa.
Lei
sentì il suo sguardo su di se. Poteva sentire fisicamente quando i suoi
occhi color della notte si posavano su di lei. Ma non si voltò. Continuò a
godere del calore del sole e del profumo di quella bella giornata d’autunno.
-Ti va
una passeggiata?- lo sentì chiederle
Finalmente
si voltò verso di lui.
-Cosa?-
chiese, sorpresa da quella richiesta
-Ti ho
chiesto se ti andrebbe una passeggiata. Central Park dev’essere bello in
autunno- rispose Ryo
-Perché
vuoi fare una passeggiata?-
Kaori
era sempre più stranita. Ryo non le aveva mai chiesto di passeggiare con lei. Al
massimo era successo il contrario e lui si limitava ad un cenno indifferente
delle spalle.
Ryo la
guardò con divertita esasperazione.
-Deve
esserci per forza un motivo? Mi va di camminare e se non sbaglio anche a te
piace passeggiare, soprattutto in mezzo alla natura-
Il
cuore di Kaori accelerò i battiti. Ok, Kaori, calmati. Non occorre andare in
iperventilazione solo perché lui si ricorda una sola, piccola, stupidissima cosa
che ti riguarda.
-E, se non ricordo male, l’autunno è la tua stagione preferita- continuò Ryo
Va bene, due stupidissime cose...
-Anche se in realtà tutte le stagioni hanno il loro fascino per te- concluse lui
Ok, mi arrendo.
-Se ti
va di fare due passi…- rispose Kaori noncurante
Si
avviarono verso il grande parco che era il cuore di Manhattan e ben presto si
trovarono a camminare in mezzo agli alberi ingialliti e su un folto tappeto di
foglie dei colori caldi dell’autunno. Era una giornata serena e il sole li
scaldava con i suoi raggi.
-Scommetto
che vieni qui spesso- Ryo ruppe il silenzio che li avvolgeva da qualche minuto
-Abbastanza-
rispose Kaori tenendo lo sguardo fisso di fronte a se
-Da
sola?-
Lei gli
lanciò un’occhiata con la cosa dell’occhio.
-E
questo cosa vorrebbe significare?- chiese poi
-Niente.
Era solo una domanda-
-Quando
il tempo lo permette, vengo a pranzare qui con Sayuri, se lei non è impegnata al
giornale- fece una pausa –Oppure con Aidan-
Vide il
suo sguardo oscurarsi e la sua mascella contrarsi. No, non poteva essere
veramente geloso di Aidan… Non era mai stato geloso di lei…Davvero, Kaori? O
sei tu che finora non riuscivi a vederlo? Una fastidiosa vocina si insinuò
nella sua testa. E perché mai ora avrebbe dovuto riuscirci? Perché erano passati
due anni? Perché quel tempo lontano da lui, tutto il dolore provato, l’avevano
cambiata? Forse siete cambiati entrambi…
Scacciò quei pensieri insistenti dalla sua testa e tornò a concentrarsi sulla natura circostante. Ma Ryo non aveva nessuna intenzione di far cadere l’argomento.
-Tu e
Aidan…insomma…state insieme?- le chiese
Lei si
fermò e si voltò a guardarlo.
-Non
vedo come questo possa interessarti- rispose fredda
-Beh,
devo conoscere la gente che frequenti…-
-Ti ho
già detto che mi fido di lui e questo ti deve bastare-
Ryo
sospirò. Poi piantò lo sguardo in quello di lei.
-Kaori,
perché non possiamo parlare come facevamo una volta?-
-Perché
io non sono più quella di una volta-
-Gia…Sei
cambiata…E la nuova Kaori non mi piace per niente-
Lei lo
guardò, stupita.
-Che
cosa vuoi dire?-
-La
Kaori che conoscevo io non si nascondeva dietro un muro di freddezza. Era
allegra, vitale, impulsiva, testarda…Incapace di controllare i propri sentimenti
come invece sta facendo la Kaori di adesso-
Kaori
lo guardò in silenzio per qualche secondo, sorpresa, dopo di che scoppiò in una
risata amara.
-Sai, è
buffo. Una persona fredda, che nasconde i propri sentimenti…Questa è proprio la
descrizione che io farei di te, Ryo. Allora, dimmi, come fai a dire che tutto
questo non ti piace?-
-Proprio
perché io sono…ero così posso dirlo. So cosa vuol dire soffocare quello
che hai dentro, so cosa vuol dire fare finta che vada tutto bene anche se ti
senti come un leone in gabbia e so che tutto questo alla lunga può rischiare di
ucciderti-
Lei fu
colpita dal tono accorato con cui Ryo pronunciò quelle parole. Era la prima
volta che le parlava in quel modo, che le rivelava anche solo una piccola parte
della sua anima. Tuttavia, fu con voce dura che rispose:
-Io non
posso morire, Ryo. Perché io sono già morta due anni fa. E sei stato tu ad
uccidermi-